La fotografia e lo stencil introducono in modo simile la condizione psicologica dei protagonisti. Il personaggio di Banksy, è un angelo caduto sul peccato durante la pausa, mentre la ragazza della foto vive un interludio esistenziale, ed è un angelo fragilmente caduto sui sentimenti. Il suo è un silenzioso monologo interiore. Intimo, intenso e profondo ma condiviso su Instagram, dove il potere del-l’immagine si amplifica ed è visibile a tutti. E l’autrice ne completa il senso nell’aspettativa interlocutoria dei suoi pensieri nascosti negli hashtag.
#instagirl : — Sono una ragazza di Instagram, vivo su questa piattaforma e sono parte di una comunità virtuale e i follower e i like mi rappresentano, mi rafforzano, mi rendono importante e potente, grazie alle immagini postate sul diario del mio profilo. E gli hashtag sono messaggi tra le righe, sensazioni, umori e appartenenze. Vivo in una realtà virtuale condivisa che mi rende misteriosa, affascinante e desiderabile, come nella vita reale forse non sono. Le fotografie fissano i momenti della mia vita nell’attimo dello scatto. Restano nel tempo sul mio profilo e non sfuggono via, come gli sguardi perduti sulla strada o vissuti fugacemente nei pub e nelle discoteche; dove l’immagine di un momento brucia e svanisce in pochi attimi. Mentre quella ragazza su Instagram, in quell’istante, sono io, per sempre…
Questa eternità ideale, determinata dall’appartenenza alla comunità del Social, viene evocata in modo sublime nel gesto rilassato della sigaretta accesa, nel suo consumarsi infinito nel tempo perpetuo del web. Ma è anche un invito a partecipare alla sua stasi rilassata e paziente, oltre che seducente nell’abbigliamento che la ragazza ostenta nei collant neri sfilacciati con una civetteria maliziosa. Un elemento erotico che rappresenta un’aspettativa che tradisce il desiderio di compiacersi nel sedurre. Piacere in modo gradevole ma moderato, con i collant nascosti nelle calze sportive dell’Adidas infilate negli anfibi Dr. Martens. Contenere l’erotismo con un elemento sportivo che lo mitighi e lo renda accattivante. Ma l’abbigliamento sportivo della protagonista suggerisce la sua appar-tenenza ad una tribù speciale di Instagram: quella dell’Adidas, perché lei è un’Adidas girl.
#Adidas girl : — Nel trifoglio del logo, nella montagna stilizzata nelle tre strisce, ritrovo la mia identità. Nascosta e protetta nel cappuccio della felpa nera, sono losca e temibile agli occhi del mondo e di quella umanità gretta e banale che non voglio conoscere, così miseramente mistificata da brand di tendenza, patetici e fashion, che non mi appartengono. Sono piccola ma grande, ingenua ma erotica, sono un’Adidas girl.
La felpa veste la ragazza fino al ginocchio e nella sua dimensione esagerata dichiara esplicitamente un’appartenenza maschile. È chiaramente un cimelio di valore sentimentale, indossato come un feticcio con orgoglio, ma anche con un finto distacco nell’atteggiamento altero. È un messaggio celato nell’immagine. Comprensibile soltanto dall’interessato che nella foto è assente ma viene citato in un ricordo evaporato che lascia un segno, un residuo, una nostalgia. E la scena, bloccata nell’attesa silenziosa, colora una insolita atmosfera di beckettiana memoria. Un aspettando Godot interlocutorio, personale, sentimentale.
#farawaytime #lostwords #smoke & love : — C’è stato un tempo molto lontano in cui mi perdevo nelle parole, nel loro fumo, per amore.
Un rapporto sentimentale interrotto. Concluso e oramai distante nel tempo, evocato nella nostalgia e rammentato in una lunga meditazione, dove la leggerezza delle parole aveva lo stesso peso effimero dei sentimenti consumati nel fumo. E il tempo, in questo spazio, viene scandito proprio dal fumo, nell’elegante modo in cui la ragazza pone la sigaretta. Inserita tra l’indice e il medio, con il pollice adagiato sulla parte iniziale del filtro, in un gesto di pacata rassegnazione, come nell’attesa di far cadere la cenere con un gesto piccolo, delicato, misurato. Questo particolare accende una tensione, rende alta l’attenzione, sostiene l’immagine e la rende vitale. Il dettaglio si integra perfettamente con la leggerezza della ragazza seduta sulla trave che sembra sospesa. Questa elevazione attribuisce all’immagine un risultato compositivo molto originale, e determina una inquadratura non identificabile tra i tagli classici che ne codificherebbero la natura. Ne deriva che il lato compositivo influisce su quello psicologico dello spettatore che osserva la foto e non sul soggetto ripreso.
Ma il fascino della fotografia si nasconde in un altro segreto, celato nelle frammentate antitesi che compongono la sua essenza. Come in un puzzle da ricomporre devono essere ricercate e incastrate tra loro pazientemente.
Tra il luogo e l’atteggiamento della protagonista, l’antitesi è palese, come tra la sua chiusura interiore e lo spazio aperto, tra il suo gravare statico e la trave sospesa, nell’abbigliamento eterogeneo tra il sexy e lo sportivo. E poi, nella sigaretta che brucia incenerita ma non respirata, nella Corona Extra light esibita ma non consumata, nello stato d’animo malinconico, dipinto in una inutile attesa nostalgica, per l’assenza della persona amata e il sentimento perduto che non ritornerà. Ed infine nella condizione psicologica, intima e privata, paradossalmente esposta in pubblico sul Social, visibile a tutti.
Queste antitesi creano una sottile magia che rende sofi-sticata la scena. La ragazza si finge protagonista e si espone completamente nella condizione e nello stato d’animo, ma nega il suo volto che, celato volutamente, alimenta la suggestione, il mistero. La ragazza non vuole mostrare se stessa ma le sue contraddizioni, che sono poi le vere prota-goniste dell’immagine.”
Coez, in sottofondo, mi fa compagnia, e Lontana da me mi aiuta a pensare, ripensare e ripensare ancora, mentre la notifica di un messaggio distoglie la mia concentrazione e attira il mio sguardo sullo schermo dello smartphone.
Bellisa’… ci sei?
sto sotto casa tua 😉
mi apri? :-)) dai che fa freddo…
Caterina, detta Glicerina, come il suo nickname di Instagram, ma che io chiamo semplicemente Glice, mi scrive su WhatsApp, vuol salire da me. Non si fa viva da due settimane e adesso, alle tre di notte, viene a cercarmi.
Wow! che sorpresa… 😀
Vieni su, disastrata ;- )
Grazie, sei un tesoro : *
Apro la porta e davanti ai miei occhi c’è la ragazza emo punk più importante della mia vita. E anche se ha gli occhi gonfi e pasticciati di mascara, non perde niente in bellezza, anzi, forse così è ancora più sexy. Non dovrebbe essere qui, non adesso, a quest’ora, ma è qui, ed è l’unica cosa che conta. È venuta a cercarmi a fine serata, una serata amara come il caffè d’orzo senza zucchero che bevo per restare sveglio, sperando che lei, prima o poi, arrivi. Ma ora devo fingere che la sua visita mi dia noia, per farle conquistare l’ingresso in casa mia come se fosse un favore che le viene concesso. A lei piace così. Adora il disprezzo per il gusto della riconquista che accende il desiderio.
‒ Ciao, ragazza triste…
‒ Non sono triste, sono stanca e sento freddo… dai Bel-lisa’ fammi entra’!
‒ Solo se mi fai un sorriso…
‒ Sto congelata, se ci provo mi esce ’na paresi…
‒ Meglio una paresi che niente… però se proprio non ti esce… ‒ Fingo di chiudere la porta mentre lei infila il piede in mezzo e la blocca con l’anfibio. E solo allora sorride. Ed è un taglio nero di rossetto lucente quello che si curva all’insù e brilla assieme alle sue pupille, così arrendevoli e ingenue, che sanno come conquistare le mie.
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