F-Day
– 5.694
Trentaquattro anni dopo
La maggior parte delle persone si svegliano per un rumore, ma per Karl Drayton era diverso: era l’improvviso calare del silenzio che lo faceva saltare fuori dal letto.
Quella maledetta macchina si è fermata di nuovo! Sbuffò, buttò le gambe fuori dal letto, si infilò un paio di pantaloni e andò di sotto, verso la pinzatrice.
L’auto-pinzatrice per la quale aveva speso tanti soldi, che rumoreggiava nella stanza sotto la camera sua e di Gill, sembrava aspettare che si addormentassero per incepparsi e fare silenzio.
Karl entrò nella camera degli imballaggi e vide le spie accese. Imprecò, accese la luce e rimosse dalla macchina due manuali che avevano cercato di rilegarsi insieme in un maldestro abbraccio amoroso. Li staccò con forza per poi buttarli brutalmente nel cestino e premere il tasto reset. La macchina ci pensò un attimo, poi fece un bip e si disinceppò.
Karl sospirò, si stirò e si allungò per prendere una sigaretta. Ne aveva abbastanza di quel lavoro. Stampare e imballare libri nel cuore della notte per grandi multinazionali, banche, uffici governativi. Monotoni bilanci finanziari di fine anno, report di consulenze, manuali tecnici, manuali per il personale – il tutto pagato con monotoni bilanci di fine anno.
Ne prese uno intitolato Salute e sicurezza in primis: nell’industria alimentare.
«Prrr! Probabilmente ha un capitolo intero dedicato alle bucce di banana» borbottò, gettandolo via.
Sapeva che la maggioranza di questi tediosissimi manuali non sarebbe neppure stata guardata. Esistevano solo per soddisfare un adempimento legale e molto probabilmente ciascuno di essi sarebbe rimasto intonso in qualche scaffale per vent’anni, finché un addetto alle pulizie non fosse sopraggiunto per buttarlo.
Trovò alcuni fiammiferi sotto una pila di documenti e accese la sigaretta.
In ogni caso, non poteva proprio lamentarsi. Dopo anni di sacrificio e la rapina che lo aveva mandato quasi sul lastrico, Karl era riuscito a dare una svolta ai suoi affari.
Da quando aveva preso la decisione di trasferire tutto a casa sua, le operazioni erano più semplici ed economiche, il giro d’affari era raddoppiato, e ora, finalmente, guadagnava davvero bene.
Tre anni prima, dei ladri intraprendenti avevano guidato la sua automobile attraverso l’ingresso principale della tipografia nel cuore della notte e avevano prelevato ogni cosa da cui presumevano di poter ricavare qualche spicciolo. Fotocopiatrici, macchine da imballaggio, computer, pacchi di carta; persino un tostapane, per la miseria! Tutto andato. Come se non bastasse, la compagnia di assicurazioni disse che avrebbe rimborsato solo una piccola percentuale del valore, perché aveva lasciato le sue chiavi nell’automobile che avevano utilizzato per il colpo.
Karl era furioso a quel tempo, ma sostanzialmente impotente. Alla fine si risolse a prendere quanto poteva dall’assicurazione e, con un prestito dalla banca, riuscì a rintracciare la sua attrezzatura attraverso dei loschi contatti, pagò un lauto riscatto e “magicamente” riebbe la maggior parte delle cose. Karl non poté mai dimenticare lo sguardo di quei ragazzi, quando diede loro la grossa busta coi soldi. La paura, la rabbia, la disperazione erano tutte impresse nei loro occhi. Karl, più che altro, si sentì come se avesse fatto loro un favore, chiunque essi fossero.
Comunque tutto ciò apparteneva al passato. Ora si era risollevato, anche riscattandosi sulle perdite con la compagnia di assicurazioni, la quale, a sua insaputa, era proprio una cliente della sua tipografia che pagava fin troppo lautamente per i suoi servizi.
Cionondimeno, questa situazione gli faceva schifo.
Accese lo schermo del computer.
Controllò le sue e-mail: spam, la richiesta di assistenza da parte di un cliente.
«Risponderò domattina» borbottò in un pennacchio di fumo, poi guardò fuori dalla finestra.
Un gatto nero si faceva largo silenziosamente attraverso gli oscuri cespugli.
Karl si sentiva insoddisfatto. Era sempre stato un tipo curioso e creativo. Amava la natura, suonare, creare, costruire, aggiustare cose. Se qualcuno aveva un problema, faceva qualunque cosa per aiutarlo e non mollava finché non avesse trovato una soluzione. Eppure, da quando era entrato nell’età adulta, pareva cercasse di risolvere soprattutto la sua vita. Come guadagnarsi da vivere? Cosa voleva essere? Cosa voleva fare? Faceva bene tante cose, ma pareva impossibile far soldi facendole tutte insieme. Non voleva specializzarsi. Voleva farle tutte!
Si sentiva in conflitto con il mondo. Non aveva trovato alcuno stimolo nella scuola. Non riuscì mai a capire il motivo per cui avrebbe dovuto memorizzare cose per le quali non provava alcun interesse e non superò mai alcun esame. Vide poi tutti i suoi amici laurearsi e ottenere buoni impieghi, belle mogli e figli, mentre lui rimaneva a guardare.
Dopo anni di lavori presi e lasciati, Karl infine decise di mettersi in proprio. Era stato difficile decollare, ma ora era lì, aveva quasi quarant’anni e aveva un’attività di successo, una ragazza, una bella casa – ma non era soddisfatto.
Perché? Perché gli riusciva così difficile essere felice?
Il gatto, fuori, distolse lo sguardo con sprezzante indifferenza e se ne andò.
Karl aveva trentanove anni, un cespuglio di capelli biondo ramato e occhi azzurri. Era un bell’uomo, ma anni di sacrifici avevano lasciato il segno. Aveva fumato e bevuto troppo e non si era mai curato del suo aspetto. Curvo e con scarsa fiducia in sé, aveva sempre avuto una certa difficoltà nell’incontrare donne e, quelle che incontrava, se la svignavano in fretta.
Con Gill stava vivendo la sua prima, lunga relazione. L’aveva incontrata oltre dieci anni prima in un bar di Dublino. Era una finta bionda e il suo viso portava le stesse cicatrici di battaglia di anni di fumo e rancore. Insieme avevano condiviso lo stesso interesse: bere. Karl era un tipico ragazzo della classe media che si sentiva naufragare, alla deriva in un mondo che non gli apparteneva, Gill invece proveniva da una famiglia povera e da una litania di abusi perpetrati dal padre alcolizzato.
Nonostante giungessero da esperienze molto diverse, insieme trovarono conforto e rifugio da un ambiente che era loro profondamente ostile. Insieme avevano superato i momenti più bui e stavano infine trovando la loro collocazione nella società.
Se questo era il successo, ponderava Karl, allora non lo voleva. Né lei né lui erano felici. Ci doveva essere qualcosa di più nella vita che lavorare per comprarsi delle cose.
Sdraiato sul letto, col rumore familiare delle macchine che aveva ripreso, la mente di Karl cominciò a vagare. I suoi pensieri correvano. Nella bocca, sentiva il gusto acre della nicotina. Era a disagio. Distante. Si allungò verso Gill, ma era profondamente addormentata, sedata in un alito pesante che sapeva di gin. Sapeva che così non poteva continuare.
Whirrr Whirrr…
Concetta Flore (proprietario verificato)
Ho letto il libro che è scritto molto bene, appassionante come un giallo e attento a non scivolare in un’utopia troppo distaccata dalla realtà. Ho sostenuto la pubblicazione in italiano su book a book, e ne sono molto fiera, perché il libro va assolutamente letto, ruminato e digerito. Ti porta verso un domani migliore, in un’umanità migliore, che s coniugare tecnologia, ecologia, solidarietà e libertà- e vincere contro i nemici conservatori, attaccati a un mondo di aride cifre, speculazioni, denaro fittizio; tutta l’impalcatura che sembra sorreggere una globalità indebitata e che è destinata a crollare, prima o poi, perché irreale. Certo che i popoli indigeni vivono senza soldi, prelevando e utilizzando ciò che madre natura offre- e soffrendo in tempi di carenza. Ma non è un libro che invita a tornare al cavallo, anzi, spinge a sfruttare quella tecnologia che già sarebbe disponibile ma viene boicottata da interessi finanziari giganteschi. Si, un libro da leggere e regalare.
Davide Scalisi (proprietario verificato)
Ciao! Ho appena finito di leggere il libro 🙂
.. devo riflettere ancora ma volevo condividere con voi che in ogni caso mi sento migliore dopo questa lettura. Semplicemente perchè l immagine di un mondo senza denaro emersa grazie al libro è così potente che mi ha aperto un po la testa. Di base mi ritengo una persona che mette spesso in discussione le credenze immaginando anche soluzioni abbastanza utopiche, ma spesso mi ritrovo a riflettere in quest ultimo anno sulle reali possibilità che abbiamo nel realizzare cambiamenti d impatto. Mentre prima ritenevo sempre possibile tutto, oggi mi ritrovo spesso a dirmi che siamo troppo profondamente condizionati per farlo. E mi meraviglio spesso di quanto è profondo l oscuro pozzo del condizionamento che limita di fatto sè e quindi lo sviluppo della collettività. Certi condizionamenti non ti rendi conto proprio di averli, do per scontato un sacco di cose.
Ed eccone un altro, il denaro. Praticamente mi è impossibile immaginare un mondo senza, ed è questo che mi ha incuriosito di questo libro: volevo vedere l esercizio di qualcun altro che si cimentava ad immaginare un mondo senza.
Grazie Colin di questo prezioso tentativo, un altro muro nella mia testa ha perso dei mattoni. Non so se un mondo senza soldi sia possibile come scelta consapevole di una collettività, credo di no, probabilmente deve prima crollare da solo il resto, ma solo il fatto di poterlo creare con l immaginazione lo rende più vicino, aprendoci a una nuova opportunità …
Rossella Angioni
Che bel libro scorrevole e avvincente! Un bijoux
metaeducazione.it
Non vedo l’ora di leggere questo libro perché trovo interessantissimo ascoltare chi sa condurmi in strade che non conosco e darmi nuove visioni di come potrebbe cambiare il mondo in positivo… Non c’è niente di più stimolante una lettura che possa aiutare a costruirmi dentro nuove idee, nuove immagini, nuove possibilità a cui non avevo pensato