Chi si reca ad un qualsiasi sportello bancario il più delle volte percepisce come lontane ed estranee tutte le regole e le norme esistenti in materia di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Non comprendere la ratio sottesa al processo che in gergo viene definito “adeguata verifica della clientela”, porta inevitabilmente a ritenere invadenti alcune domande. Serve dunque una narrazione leggera, ironica ma con toni seri, fermi e decisi. Rompere gli schemi, smontare narrazioni tossiche, decostruire luoghi comuni con l’evidenza dei dati, l’esperienza e l’uso di analogie con vicende fantastiche. Soddisfare le curiosità del consumatore bancario e in senso più ampio contribuire alla formazione di una coscienza civica sul tema. Perché se ci pensate bene, in effetti, oggi chi non è cliente di una Banca?
Prefazione: Tina D’Oronzo
Introduzione: Michela Beni
Perché ho scritto questo libro?
Nelle aule di formazione antiriciclaggio mi sono accorto di come troppo spesso ci sia un problema di fondo: la comunicazione tra gli specialisti della materia ed il resto del mondo. Questo volume si prefigge l’obiettivo di far comprendere, con la leggerezza delle favole e del mondo immaginario, una materia spinosa e oscura come quella del riciclaggio di denaro sporco, aprendo una finestra alla quale i curiosi che intendono affacciarsi possano finalmente trovare qualcuno che parli la loro lingua.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Prologo
“Papà oggi a scuola abbiamo parlato di lavoro, di cosa fanno i nostri genitori e parenti. Tu esattamente che lavoro fai?”
“Riccardo, dovresti saperlo…lavoro in Banca”
“Si, ma cosa fai di preciso?”
“Mi occupo di contrastare il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo”
“Riciclaggio? Nel senso che ci hanno spiegato a scuola che bisogna differenziare e mettere il vetro nel sacco verde, la carta in quello azzurro e la plastica in quello giallo?”
“No figlio mio, non è esattamente la stessa cosa…anche se da un certo punto di vista le cose si assomigliano”.
“In che senso? Non capisco”
“Immagina di sostituire alla carta, al vetro e alla plastica, dei soldi sporchi”.
“Sporchi? E metterli nei vari sacchi colorati?”
“Esatto. Immagina che questi soldi, proprio perché sporchi, per poter essere ancora utilizzati debbano essere prima controllati per capire come si siano sporcati e come possano essere puliti. Per fare questo bisogna quindi consegnarli alla giustizia. Ma, e qui devi fare uno sforzo di immaginazione, prova a pensare a come qualcuno al posto che metterli negli appositi sacchi, li voglia diciamo così “lavare” in modo da poterli riutilizzare, mettendoli in una lavatrice”.
“Una lavatrice?!”
“Si, esatto”.
“E tu che c’entri con le lavatrici? Papà così mi confondi…”
“Io mi occupo di fare in modo che i soldi sporchi non vengano messi nella lavatrice, ma vengano prima analizzati”.
“Papà…ma io pensavo lavorassi in Banca non in una lavanderia…”
“Certo che lavoro in Banca. Siediti qui vicino e chiama tuo fratello Alessandro, così vi spiego con calma…”
“Eccoci, da dove cominciamo?”
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