Bla, bla, bla. Parole che arrivano da ogni dove, storie di ogni tipo che passano alla TV e alla radio, ma la nostra la ascoltiamo mai? Costretta in casa dalla pandemia e sola, Elisa non ha molta scelta e decide di farlo, di guardare in faccia le ferite ancora aperte e sanguinanti della sua storia: è l’unica possibilità che ha di uscirne, viva. La protagonista, infatti, si trova a dover affrontare uno stato depressivo-ossessivo e gli strascichi di una storia finita ma ancora presente nel suo cuore. Dentro casa il silenzio e la certezza di essere al sicuro, fuori il caos e la paura che dilaga. Eppure dentro quelle quattro mura tanto al sicuro non è. Qualcuno che lei conosce molto bene fa di tutto per impedirglielo, minacciando la sua serenità. Chi avrà la meglio?
Perché ho scritto questo libro?
Il libro nasce dalla raccolta di stati d’animo e riflessioni che le sedute psicoterapiche hanno suscitato in me; nasce perciò inizialmente come diario per mettere ordine nella mia vita, per concretizzare e fermate sul foglio quei meccanismi di pensiero che scattano automatici nella mia testa e divenirne consapevole senza esserne prigioniera. Da strumento per me a libro per altri è stato un passo voluto per dire a chi si rivede nella storia che una via d’uscita c’è e non è solo.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Eccoci qui. Tra una coperta, il divano e quattro accordi alla chitarra, il divano e di nuovo la coperta, alle 16.55 di un pomeriggio di marzo in isolamento dal mondo causa un “fastidioso puntino che pensa di essere un re”– codiv 19, così si chiama; mi trovo qui, davanti al PC, a scrivere – non si sa per quale assurdo motivo o allineamento astrale – udite udite…della mia vita! Che tra l’altro, se ci penso, sono più le avventure e i viaggi pindarici che ho fatto a cavallo di pensieri che si credevano i Chissachì della storia, che i chilometri effettivamente percorsi su questa terra. Allora, da dove cominciare…
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Comincio da una telefonata, proprio di questo pomeriggio, direi. Una telefonata di una cara amica col settimo figlio in grembo, col fiatone, che attraversa le calli deserte di Venezia – ricordo che siamo in situazione mondiale di emergenza virus – per arrivare puntuale all’appuntamento con la ginecologa per controllare che tutto proceda per il meglio e, nel mentre, tra un ponte e una boccata di ossigeno dispensa positività a una che conosce e sopporta da ben 15 anni e che è – dice sempre lei, l’amica ottimista con 5 figli e uno in arrivo che trova il lato positivo anche in quel callo malefico che ti ricorda che è li ogni volta che appoggi piede a terra – che è, dicevo, a un punto di svolta, all’arrivo alla vetta dopo anni di prediche e telefonate e pianti e sedute psicoterapiche. O così sembra. Di quale cima si stia parlando sarà più chiaro via via che srotolerò la mia storia. Ah, dimenticavo: la sottoscritta si chiama Elisa; l’amica inguaribilmente ottimista per natura e per Grazia si chiama Maria. Bene, presentazioni fatte cominciamo dal perché sono finita, volontariamente, in cura da una psicoterapeuta di poco dietro all’angolo (il detto “tutte le strade portano a Roma” nel mio caso è vero dal momento che abito su al nord, in quel di Udine!). Forse in pochi sono abituati a sentire una persona che parla apertamente dei suoi casini, perché diciamocelo: onestamente non ci piace far sapere in giro i fatti nostri, soprattutto se così intimi e personali, e soprattutto ammettere davanti ad altri che sì, ad un certo punto della nostra vita, abbiamo avuto bisogno di un aiuto, di qualcuno che ha scelto come vocazione quella di “sgrovigliare” cuori e teste, sgrovigliare storie e matasse emotivo-psicologiche di persone, perché da soli, per quanta forza di volontà e per quanti sforzi e per quante preghiere abbiamo fatto, credenti e non, non ce l’abbiamo fatta. Ma non è mica un fallimento, sapete! Anzi, significa aver riconosciuto di avere una difficoltà, e questo è il primo passo per farcela. Io, testona come sono, ci sono arrivata coi miei tempi alla soglia dei 30 anni, con un pit stop in corsa per un cambio d’olio e un rifornimento di autostima a 21: un anno da uno psicologo, questa volta della mia città, che mi ha aiutata tanto ma che non è stato risolutivo.
Alessandra Orlando (proprietario verificato)
Una storia vera e profonda raccontata in modo spiritoso e coinvolgente! Conoscere e accettare se stessi è il primo passo verso la felicità…. Elisa riuscirà a trovare la strada giusta? Leggete il libro per scoprirlo!
Giulia Canteri
Bellissimo! Cioè, sembra di avere di fronte una persona in carne ed ossa che ti racconta della sua vita e dei suoi “casini” (casini delicati e molto profondi) in chiave autoironica e con uno stile all’apparenza (abbonami il termine) “disorganizzato” ma che in realtà tiene incollati alla storia. Oltre il fatto che adoro i libri scritti in questo modo. Grande!💪
Cristina Congedo
Una soave nota di nostalgica malinconia associata ad una tenera visione di sé e della sua vita. Elisa è alla ricerca di un “significato” unico e autentico mentre combatte contro i suoi pensieri ossessivi di una bimba non vista. Ha ragione Elisa:”la vita non si ferma” e neanche lei.