Uno scambio epistolare di lettere mai inviate: è così che Dada e Trilli, due migliori amiche, decidono di raccontarsi quello che sta succedendo nelle loro vite, tenendo una sorta di diario. Dopo la morte per overdose di Franco, Dada e Il Piccolo vengono mandati in un convento a disintossicarsi. Ma non devono semplicemente smettere di far uso di droghe, devono piuttosto perdonare loro stessi per l’accaduto e capire che non c’è nulla di male nel chiedere aiuto. Nel frattempo, in città, la vita scorre alla ricerca di una normalità difficile da trovare. Anche Trilli ha paura di perdere la sua migliore amica e che quella situazione possa farle cambiare portandole a non riconoscersi più. Ma sarà proprio questo scambio mai avvenuto che manterrà vivo quel legame, permettendo loro di superare le incertezze e la distanza che le separa.
4 aprile
Ciao, Dada, mia sperduta amica.
Oggi sono passata in piazza e mi sono seduta sugli scalini del Barrino. Nella vetrina di fronte avevano messo un poster di Bob Dylan: cappellaccio, chitarra e armonica, davanti a Blonde on blonde, Freewheelin’ e Highway 61.
Li guardavo senza nemmeno rendermene conto, mentre mi perdevo nei miei tristi pensieri. Mi ricordavo quando entravamo e stavamo ore intere per scegliere un disco.
Insomma, me ne stavo lì a crogiolarmi nella mia solitudine disperata, quando a un certo punto mi è sembrato di vederti riflessa nel vetro.
Ti giuro, mi s’è fermato il cuore, mi sono girata piano piano, ma non c’era nessuno. Ho visto un fantasma, ma è il mio cuore che ti ha resa presente. Eri lì con me, lo sentivo, accidenti. Menomale che ero da sola, perché mi sono messa a piangere come una scema. Mi scendevano dei lacrimoni esage! Ho scaricato tutta la tristezza e la rabbia che mi porto dentro.
Cosa abbiamo fatto? Perché tutta questa follia? Lo sapevamo, ma nulla ci ha fermato. È pazzesco, Dada. Eravamo felici, avevamo tutto il mondo solo per noi e alla fine ci siamo persi in questa follia dell’eroina, che ci ha devastati.
Franco è morto per un’overdose, solo come un cane. Ogni volta mi chiedo cosa avrà pensato alla fine. Avrà pensato ad Ale? A un amore che forse non è mai esistito, a una storiella insignificante montata da idee e preconcetti? Oppure si sarà semplicemente addormentato perdendosi nell’oblio della roba e tutto sarà finito banalmente senza moti eroici o frasi da ricordare nei secoli futuri.
Sto diventando pazza… Tu, il Piccolo e Giagio scomparsi per disintossicarsi – speriamo – chissà dove; noi qua, divisi, perché i nostri genitori ci controllano come fossimo ergastolani.
Accidenti, ma è tutto finito? Non posso pensare che il gruppo non esisterà più. Non posso pensare che tu sia lontana. Non posso pensare di non poter parlare con te.
La visione mi ha aperto la mente. Ho deciso che non potevo perderti. Senza di te è come se mi mancasse una parte di me, e allora ti scriverò tutti i giorni fino a quando ti rivedrò. Perché so che un giorno tornerai. Tutto deve tornare come prima.
Buonanotte, ovunque tu sia.
Trilli
Continua a leggere
6 aprile
Oggi è Pasqua! Sono stata a messa con i miei genitori. The Times They Are A-Changin’. Pranzo al ristorante e quello che fa una brava famigliola. Il fatto è che sono stata bene, i miei sono stati carini e non si è mai fatto nessun riferimento alla droga.
In realtà, nei giorni scorsi ne abbiamo parlato molto. Ogni volta che rientro a casa mi devo subire il rito del controllo delle braccia per vedere se ho buchi recenti. Mi sembra una vera follia, oltre che un’umiliazione. Ok, ho sbagliato, vi ho detto tutto: ora provate ad avere fiducia in me. Ma al momento siamo lontani anni luce.
Mia mamma è letteralmente impazzita e ogni giorno mi tartassa di domande e rimproveri, terminando immancabilmente con la solita frase “Con tutto quello che abbiamo fatto per te, questa è la ricompensa?” e giù con pianti e autocommiserazione. Mi dispiace tanto, non volevo farli soffrire e non riesco a far capire loro che non tutti sono tossici. Io mi facevo solo qualche sabato sera, ma questo non rientra nei loro schemi mentali.
Ieri, poi, c’è stato il culmine. Sono stata di nuovo sottoposta a un interrogatorio da Gestapo conclusosi con “Accidenti, Beatrice, ma che cosa hai fatto? Credevamo tu fossi una brava ragazza e scopriamo che sei in mezzo alla droga e chissà che altro. Abbiamo saputo che delle ragazzine si prostituiscono per una dose…” e anche qui pianti, scuse e promesse, giuramenti solenni riguardo al passato, al presente e al futuro. Insomma, una scena straziante.
«Ma tu ti sei prostituita?» mi ha chiesto mia mamma sgomenta.
Non ho risposto nemmeno, perché qualsiasi parola sarebbe stata stupida. Avevano ragione, ma non sono riuscita a dirlo. Capisco che per loro è stato un tradimento, forse mi vedono come un totale fallimento e io non riesco a far capire loro che comunque sono stati dei bravi genitori… Accidenti, com’è difficile essere onesti.
Dada, scusami, non ti scrivevo da due giorni, ma qua è un disastro di proporzioni allucinanti! Mancano tutti i riferimenti. Pippo è nervoso a mille e quasi non mi parla. Tu, il Piccolo e Giagio non si sa dove siete finiti.
È finito tutto? Il gruppo, la nostra amicizia, la nostra vita… Tutto cancellato?
Abbiamo sbagliato, ne sono certa, ma quante belle cose abbiamo condiviso. Ti ho conosciuto e ho scoperto un mondo. Non eravamo soltanto sballo e cazzate. Eravamo un gruppo, sapevamo stare bene e aiutarci a vicenda. Mi piacevano tanto le nostre giornate a parlare di libri e ad ascoltare musica.
Accidenti, Dada, non mi sento così frivola e banale come dicono i miei genitori. Ho un ragazzo che amo e voi siete degli amici esage con un cuore grande. Pazzi, questo è sicuro, forse viziati e anche presuntuosi, strafottenti, per molti antipatici a causa del nostro snobismo verso chi non la pensava come noi, ma profondi. Io credo troppo profondi. Forse avevamo acquisito la noia di vivere. Certamente non la “nausea esistenzialista” che piace tanto a Checca. Sono arcisicura che siamo molto più di quello che appare e molto meno di quanto facevamo credere.
Mi manchi tanto, non so che cosa fai, ma spero che tu stia bene.
Buonanotte.
Trilli
Claudio Agosto (proprietario verificato)
Libro molto originale e coinvolgente, soprattutto per quelli della mia generazione, che hanno vissuto quei tempi. . Le protagoniste Dada e Trilli scrivono lettere che non inviano e, descrivendo il loro percorso di disintossicazione dalla droga e, soprattutto, di ‘ricerca’ di se stesse, ci danno una fotografia delle problematiche del momento.Emozionanti le citazioni ‘nostalgiche’ di scrittori, libri, canzoni di quegli anni. Consigliato a chi, come detto, ha vissuto direttamente i problemi del tempo e a chi, più giovane, li vuol conoscere in maniera non accademica.
Matteo Gerlotto (proprietario verificato)
In neanche una settimana l’ho finito.
Scorrevole, coinvolgente, emozionante.
150 pagine di puro piacere e relax.