Luglio 2001, Liguria. Il caldo toglie il respiro e rende tutti inquieti. Come si dice da quelle parti, sono giorni di macaia. Quando il boiler della casa estiva di Chiara ed Ermanno esplode, la loro routine si infrange contro una scoperta inattesa: nella loro abitazione c’è una stanza segreta che nasconde armi della Resistenza e il diario di Nero, un partigiano che ha raccontato i suoi giorni fino a un’ultima missione di cui si è perso il ricordo. Ermanno e Chiara vogliono scoprire la verità: che ne è stato di lui? In che cosa consiste il progetto letterario che lo ossessiona? Chi è la giovane pittrice di cui è innamorato?
Sullo sfondo del G8 di Genova, si sviluppa una storia irrisolta che sembra intrecciarsi con vicende di altre epoche e che avrà conseguenze profonde anche sul presente.
1986
Sordevolo, alpi biellesi, Piemonte
I pedali erano sempre più duri sotto i piedi, ma Tommaso sapeva che la salita era quasi finita. Ormai mancavano solo un paio di tornanti prima di potersi fermare a prendere fiato, poi avrebbe imboccato il sentiero verso l’Elvo e sarebbe stata tutta discesa fino al torrente. La BMX non era il massimo, almeno in quelle situazioni, senza cambio bisognava stare dritti sul manubrio e pompare duro con tutto il peso. Non rallentare mai. Nemmeno quando le gambe iniziavano a bruciare.
Tommaso aveva fretta. Di sicuro gli altri erano già tutti alla cascata per fare il bagno, lui era rimasto indietro per parlare al telefono con la mamma. Aveva chiamato subito dopo pranzo, prima che i nonni andassero a riposare. Era da loro da due settimane, quindici giorni in cui aveva praticamente sempre piovuto.
Finalmente era arrivato il sole e l’Hip Hop rosso che aveva al polso parlava chiaro, era in ritardo di quasi mezz’ora sull’appuntamento che aveva con Guido in piazzetta. Tanto valeva puntare dritto all’Elvo. Con una giornata come quella, nessuno sarebbe rimasto ad aspettarlo in paese. Nemmeno Guido.
Era uscito dal cancello del giardino a tutta velocità per guadagnare un po’ di spinta sulla salita. I cubetti di porfido facevano tremare il manubrio, ma ci era abituato. Era a Sordevolo che aveva imparato ad andare in bicicletta, tolto le rotelle, fatto alcune delle sue cadute più spettacolari. La BMX si arrampicò oscillando e raggiunse l’imbocco del sentiero, Tommaso non perse tempo, si buttò subito nello sterrato. Finalmente, pensò, adesso la sua bicicletta poteva dare il meglio. Lungo la discesa accelerò rapidamente, saltò un paio di cunette scodando con la ruota posteriore, fece un salto con impennata e quasi si ritrovò col culo sulla ghiaia. Ma fu solo vicino alla cascina del Nando che rallentò sul serio. Allungò un orecchio per controllare che non ci fosse in giro Buck, meglio non rischiare con quel cane con un occhio marrone e uno azzurro, a lui aveva fatto solo vedere i denti, ma qualcuno ad andargli troppo vicino ci aveva lasciato più di un paio di pantaloni. Campo libero. Buck dormiva al sole accanto al fienile.
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Tommaso diede un paio di pedalate e affrontò l’ultimo tratto sotto gli alberi. Quando raggiunse la radura, trovò conferma alle sue previsioni. La bicicletta di Guido era già lì, accanto alle altre. Erano una decina, le riconobbe praticamente tutte, c’era anche quella di Valentina, una sorpresa, chissà come aveva fatto ad avere dal padre un pomeriggio libero dal bar…
Era un’occasione da cogliere al volo, Valentina lavorava sempre, praticamente viveva dietro al bancone, difficile trovare scuse per stare un po’ con lei se non ordinando un cornetto dopo l’altro.
Tommaso appoggiò la BMX al tronco di una betulla e si infilò dritto fra le felci. Era l’unico modo per arrivare al torrente, un sentiero ripido, inghiottito dalla vegetazione e senza punti di riferimento. Si poteva solo seguire il rumore dell’acqua, non si vedeva niente fino alla fine.
Poi tutto si allargava.
Tommaso si godette lo spettacolo. L’Elvo riempiva tre grandi pozze scavate nella roccia, l’ultima con una cascata. C’era anche uno scivolo uguale a quello della grotta dei Goonies. Nelle giornate di sole, era lì che tutti i ragazzi della valle si ritrovavano per fare il bagno. Quelli più grandi stavano un po’ più a monte, tanto ci andavano col motorino, fumavano e si imboscavano con le ragazze. Lì alla cascata, invece, ci si andava ancora per nuotare davvero. L’idea era quella anche per Tommaso, ma la prospettiva di vedere Valentina in costume lo aveva comunque indotto ad allungare il passo.
Guarda chi c’è, era ora. Fu Guido il primo ad accorgersi dell’arrivo di Tommaso. Si stava arrampicando sul lato opposto della pozza per tuffarsi da una delle rocce più alte.
Lascia stare! Mia madre mi ha beccato al telefono proprio mentre stavo uscendo e mi ha attaccato un bottone che non finiva più.
Niente scuse, vieni qui. Vediamo un po’ come ti ha ridotto un inverno da cittadino! Tommaso non si fece pregare, Guido era il suo migliore amico e non poteva deluderlo.
Vivevano a più di cento chilometri l’uno dall’altro, ma erano legati a corda doppia da quando andavano all’asilo, che non era mai stato lo stesso. Partiva tutto dai genitori, il padre di Guido era stato compagno di scuola della mamma di Tommaso quando viveva ancora a Biella, non si erano persi di vista anche dopo il liceo e avevano continuato a frequentarsi all’università e poi durante le estati a Sordevolo. Il papà di Guido nel frattempo era diventato il medico del paese, mentre la mamma di Tommaso si era trasferita a Milano, entrambi si erano sposati giovani e avevano avuto un figlio quasi in contemporanea.
La roccia era alta, ma Tommaso avrebbe seguito Guido in capo al mondo. E poi non gli dispiaceva l’idea di fare bella figura davanti agli altri. A Valentina, soprattutto. Lasciò maglietta, scarpe e pantaloni su un sasso asciutto e iniziò ad attraversare il torrente in un punto dove l’acqua arrivava solo alle caviglie. Il fondo era scivoloso, ma riuscì a superare il guado senza cadute imbarazzanti, saltò su una prima pietra, si appese a un tronco e in pochi secondi fu accanto all’amico.
Tommaso e Guido in qualche modo erano cresciuti in simbiosi, nonostante la distanza e le scuole diverse. Non avevano mai giocato a pallone nella stessa squadra, ma nei tornei della parrocchia si capivano al volo davanti al portiere. D’inverno cercavano ogni modo per stare insieme, a Biella o a Milano, in vacanza con i genitori dell’uno o dell’altro. Crescendo si erano aggiunte le telefonate, di sera, perché costava meno.
Anche quell’estate Guido avrebbe raggiunto Tommaso in Liguria, subito dopo Ferragosto, e i due non vedevano l’ora.
Bene. Non ti sei rammollito del tutto, disse Guido con una delle sue solite occhiate. Sei pronto?
Quando vuoi.
Andiamo!
Saltarono insieme, senza esserselo detto fecero entrambi una mezza capriola in volo prima di raccogliere gambe e braccia per la bomba. Quel tuffo era una novità, lo avevano imparato dal papà di Tommaso e non avevano ancora avuto occasione di sfoggiarlo davanti agli amici del paese. L’impatto con l’acqua tolse loro il fiato. Era gelida. Quando riemersero fra la schiuma della cascata, cacciarono un urlo che rimbalzò sulle pareti di roccia, si guardarono, erano di nuovo insieme e la loro estate era solo all’inizio.
Tommaso buttò un occhio in direzione della spiaggetta dove le ragazze di solito si sdraiavano a prendere il sole. Valentina si era messa a sedere e li stava guardando, incrociò il suo sguardo e lei gli sorrise. Quella era davvero una giornata speciale.
Ilenia Fregosi (proprietario verificato)
L’autore ti accompagna pagina dopo pagina all’interno del racconto, facendoti affezionare pian piano ai personaggi, rendendoti partecipe della storia assieme a loro. Una storia che ho amato da subito, vorrei non averla letta per poterla leggere di nuovo.