Bevve un altro sorso sperando di cancellare la delusione del suo ultimo amore, Rino Taggiuro, detto Traliccio per le enormi dimensioni del pene, lo scopatore indomito del suo paese di origine che per mesi l’ aveva illusa sull’ unicità del loro amore, per poi farsi sorprendere a cavalcare vestito da torero una corpulenta commessa di un negozio di vestiti usati, ultima della sua caterva di amanti.
In quel momento apparve nel locale un uomo dall’ aspetto austero ed il portamento sicuro.
Si avvicinò a Carolina e con fare disinvolto le chiese:
“Si fa nulla ?”
Carolina avvertì un leggero senso di fastidio, forse a causa della mano che quell’ uomo le aveva imparentato nelle natiche palpandola come se non esistesse un domani.
“Lei mi sta toccando il culo !” urlò dimenandosi sullo sgabello.
“Si, e allora ?? Io faccio il cazzo che mi pare” rispose lo sconosciuto con tracotanza tentando di infilarle la mano nella scollatura particolarmente ardita.
Carolina afferrò la borsa, si divincolò ed uscì dal locale di corsa.
Era Aprile, ma la sera faceva già abbastanza caldo per la scollatura che metteva le tette in bella vista.
Decise di fare una passeggiata per il quartiere.
Incontrò dapprima un bambino obeso con lo sguardo vacuo ed il sorriso inebetito che ondeggiava pericolosamente a bordo di una bicicletta sgangherata e poi un vecchio che si sfregava la mano contro la patta dei pantaloni grugnendo di piacere.
La luce fioca dei lampioni si rifletteva con mestizia in marciapiedi sconnessi e polverosi che sembravano urlare le parole “sconfitta” e “fallimento”.
Arrivò infine all’ ingresso di una strada senza uscita, totalmente immersa nell’ oscurità. Avvertì un rumore e si voltò.
Nessuno.
Imputò quel rumore in parte alla suggestione, in parte all’ alcol, in parte alla lesione nel cervello ed in parte alla carrettata di acidi che aveva ingurgitato negli anni d’ oro insieme a Traliccio per sballarsi, rischiando, ogni sabato sera, di morire soffocata a causa di una mistura di vomito e bava, con gli occhi sgranati, la lingua ad ostruire la laringe ed il corpo attraversato dai rantoli epilettici.
Il medesimo rumore riecheggiò.
Poche decine di metri più in là sorgeva, in una piazza deserta, un enorme sfasciacarrozze.
Improvvisamente udì un fruscio.
“Chi cazzo è ??” urlò con voce isterica, saltellando sul posto come una trottola indemoniata.
Iniziò a correre con la testa voltata indietro fino a quando non inciampò, cadendo in terra e rotolando su stessa tra una bestemmia e l’ altra.
“Ahiaaa !!!” iniziò ad urlare serrando i denti ad occhi chiusi “Mi sono fatta male !!!”
Dall’ oscurità emerse il molestatore del bar.
Carolina sgranò gli occhi.
“Tu ???!!!! Faccia di cazzo, perché mi stai seguendo ???” domandò con la consueta sobrietà
“Chi ti credi di essere pervertito ??? Capace ce l’ hai anche piccino !!!”
L’ uomo si limitò a fissarla disgustato. Poi si avvicinò sbottonandosi i pantaloni.
“Ooooh, ma cosa fai ??? O merda, non penserai mica di fottermi come una sgualdrina da strada qui sul lastricato ??? Ma sei scemo ??!!”
“Zitta demente” sibilò lui con voce tagliente
“Zitta a chi ??? O testina di cazzo, ti spezzo in due come un coniglio” riprese ad urlare Carolina fino a quando l’ uomo, stizzito, non l’ afferrò per i capelli ed iniziò a tirarli con forza.
“Aaaaahhhhh !!!!” urlò di dolore Carolina strabuzzando gli occhi “Mi ammazzano !!!!”
Stava per perdere i sensi quando vide un’ ombra avvicinarsi.
Commenti
Ancora non ci sono recensioni.