Gli abitanti di Alfena hanno qualcosa che non va: dalla sua fondazione, questa cittadina di provincia dall’aspetto tanto amabile non fa altro che sfornare individui sociopatici, crudeli e ossessionati da vendetta e ambizioni maligne.
Attraverso le vicissitudini dei suoi cittadini, Alfena porta alla luce, in una raccolta di racconti crudi e disturbanti, i sentimenti primordiali più negativi e i pensieri più intrusivi, che da sempre l’uomo cerca di nascondere e sedare.
PREFAZIONE
I fatti narrati sono pure invenzioni di fantasia; ogni riferimento e/o similitudine a fatti, luoghi, cose, persone, accadimenti e istituzioni realmente esistenti e/o esistiti è puramente casuale e non voluto.
L’opera Gli abissi dello stagno è costituita da una serie di racconti tra loro indipendenti che hanno come protagonisti insulsi disadattati, patetici emarginati, anaffettivi dozzinali, sociopatici poco originali, accomunati tra loro dalla sola
circostanza di abitare tutti nella distopica città immaginaria di Alfena.
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Questi anonimi e miserabili antieroi urbani, dietro una labile maschera di apparente normalità psicosociale, mantengono, in ogni frangente, un tono emotivo piatto e monotono, solo casualmente increspato da occasionali transeunti e tragicomici rigurgiti di violenza, mai capaci di tradursi, tuttavia, in un catartico cambiamento catastrofico, ma che hanno, come unico effetto, l’ulteriore e inesorabile scivolamento del derelitto di turno in un baratro di demenziali deliri psicotici e stordenti girandole di surrealtà.
Tuttavia, nulla accade per caso e anche il più ignobile e sconclusionato degli accadimenti potrebbe costituire il tassello di un più ampio mosaico.
LO SCIACALLO DI PERIFERIA
Tonino era cresciuto nella parte povera e sbagliata di Alfena. Suo padre, morto precocemente per cirrosi epatica, gli aveva lasciato in eredità una cicatrice sulla fronte e una serie di ammaccature nell’autostima.
Tonino era povero. Tonino era poco intelligente. Tonino non aveva talenti. Tonino non aveva abilità. Tonino aveva solo la passione per i documentari naturalistici. Dai documentari aveva imparato che Alfena non era poi così diversa da una giungla.
Il quartiere dove abitava abbondava di grandi predatori. I documentari gli avevano insegnato che i grandi predatori ad-
dentano solo la parte migliore della preda, lasciando gli scarti
agli animali più deboli.
Ebbene, come i piccoli predatori, Tonino poteva sopravvivere in quella giungla d’asfalto solo scarnificando i resti delle prede altrui. Non era né eroico né onorevole, ma se la natura lo avesse voluto eroe lo avrebbe dovuto fornire di un altro corredo genetico.
Nei bassifondi di Alfena tutti lo conoscevano e lo tolleravano come il figlio di Temerio; solo per questo motivo poteva accedere impunemente al famigerato Blue Bar.
L’ingresso del Blue Bar era incastonato in un vicolo cieco privo di abitazioni e di illuminazione. L’unica luce che si diffondeva in quel budello di roccia e intonaco era quella del neon dell’insegna bianca a caratteri blu del locale. Nella sala di ingresso troneggiava un bancone blu e avorio, mentre l’altra sala era dedicata al biliardo. La porta d’accesso era presidiata da un mastodontico avanzo di galera incaricato di mettere a disagio gli indesiderati facendo capire loro che quello non era un locale per tutti.
Fu al Blue Bar che Tonino conobbe i Predoni.
Simone Bulleri
Ottima e spumeggiante raccolta di racconti pulp, ambientati nella immaginaria cittadina di Alfena. Fatevi catturare da queste storie di varia umanità sempre in bilico fra delirio e meschinità, volontà di riscatto e feroci scherzi del destino. Puccini debutta come scrittore, inserendosi di diritto nel filone letterario definito “cannibale”; ma ha fatto di più: lo ha scosso dal torpore degli ultimi anni, tanto da arrivare a rilanciarlo come modo per analizzare la vita di provincia in questo assurdo mondo contemporaneo.
La lettura perfetta per le vacanze estive 2024!