Aspetto un altro paio di intervalli poi rispondo e lo insulto senza pietà, chiunque sia! Intanto il cuore è in gola e sono molto spaventato.
Se insiste così sarà veramente una notizia orribile… aspetto… no, ancora squilla. Basta! Ho capito, rispondo. Mentre allungo il braccio per afferrare il telefono cellulare, mi sovviene il fatto che la sera è mia abitudine spegnere sempre la suoneria, proprio perché non voglio essere disturbato nei miei deliri notturni… e allora perché non lo spegno del tutto? Boh, in effetti è una cosa stupida rimanere connesso a un mondo notturno che non vuoi ascoltare. Il cellulare ha una sua vita autonoma, non si fa dominare dall’uomo, anzi è lui, il telefono, che ti condiziona la vita come un dio geloso che ha bisogno della tua attenzione, della tua devozione, continuamente.
Comunque, furioso e concitato, cerco di afferrare quella specie di ministro della propaganda via satellite che riposa tranquillo, beato e silenzioso sul comodino, ma il cellulare, si sa, ha una sua volontà indipendente e se decide di tacere non lo devi disturbare! E infatti, come allungo la mano per afferrare il telefono, il giuda maledetto connesso con lo spazio infinito vede bene di lanciarsi nel vuoto per trovare il modo, scientificamente impossibile, di frantumare ogni angolo del prezioso vetro da cui partono tutti i comandi.
Accidenti a me, lo sapevo! L’avevo cambiato non più tardi di una settimana fa!
Tutto questo accade mentre lo squillo, penetrante come la risata di una iena davanti a una carogna, non accenna a smettere. Squilla, ma come mai non si illumina questo ordigno malefico?
Si può sapere almeno chi è che chiama a quest’ora di notte?
No, non si può sapere, il telefono non è sul pavimento, tastando qui e là al buio non lo trovo. A dire la verità, non trovo neanche il comodino e neanche il pavimento, intorno al letto è tutto vuoto, mi accorgo di essere ancora sdraiato. Ma non mi ero alzato?
Intanto lo squillo continua senza tregua. Cerco di uscire dal letto, ma una specie di ringhiera me lo impedisce. Poi all’improvviso, come se fosse la cosa più naturale del mondo, capisco che è l’ultimo piano di un letto a castello, come quello di quando ero ragazzino. Deduco che si esce dai piedi, la scaletta sicuramente non c’è perché non l’ho mai voluta, ho sempre fatto un piccolo salto.
Il telefono intanto continua la sua tortura cinese senza alcuna intenzione di smettere. Ormai devo capire a tutti i costi chi è che chiama. Salto giù dal letto a castello. La camera è strana, sicuramente non è quella in cui abito ormai da una vita – d’altronde alla mia età non posso certo dormire al piano superiore di un letto a castello – ma è come se la conoscessi benissimo! Sento russare dalla mia sinistra in modo quasi assordante, la riconosco, è sicuramente mia nonna, solo lei poteva arrivare a questi livelli sonori assurdi, quasi pirotecnici. Arrivo quindi alla conclusione che nel letto di sotto c’è sicuramente uno dei miei fratelli.
Ok, ora ho capito dove sono e so dov’è il telefono.
Esco dalla cameretta e subito a destra tasto la porta dello sgabuzzino da cui parte il corridoio lungo e stretto: a destra la camera dei miei, a sinistra quella di mia sorella, a destra in fondo c’è la sala dove dorme, in un mobile letto, l’altro fratello; davanti a me dovrebbe esserci la porta d’ingresso e a sinistra la cucina, in cui si trova il cane che russa anche lui alla grande, accucciato sotto il termosifone. Il telefono è su un mobiletto proprio davanti alla porta d’ingresso. Il silenzio irreale è rotto solo dal continuo squillo del telefono e dal russare di mia nonna… e del cane!
Possibile che nessuno si svegli con questo suono perforante? Lo sento solo io?
Arrivo al telefono, è tutto buio ma lo vedo lo stesso, è di quelli grigio topo standard forniti in canone dall’azienda telefonica. Alzo la cornetta, una voce amata: «Micio, hai sbagliato numero…».
«Mamma!»
Solo lei mi chiamava così.
Pietro Floris (proprietario verificato)
Ognuno è unico.
Con i “Quaderni strappati”, Michele Corbu non fa sconti a niente e nessuno. Il suo libro è un cazzotto che ti arriva in pieno volto mentre lo leggi. E’ un romanzo, ma è vita vera. Michele non punta il dito ma proprio il pugno intero. E lo punta non solo contro chi fa male il proprio mestiere di insegnante ma contro il sistema che lascia gli ultimi, ultimi, per poi fortunatamente ritrovarseli – come per magia, la magia della musica – primi, come è successo nel suo caso. Punta il pugno, dicevo, contro tutti noi, adulti, genitori, educatori, politici, tutti, grandi, grossi e cogl… che non riusciamo a comprendere ancora che ognuno è unico e che va sostenuto, non certo escluso, qualunque sia la sua unicità.
Unico e prezioso, come la vita.
Natalia Cascio (proprietario verificato)
Il ricordo di un’amicizia, profonda, senza fine nonostante la fine, è sempre presente nel racconto di Michele, che ha scritto con grande amore – e si sente – un libro ben strutturato, che si fonda su una bellissima idea… il non tempo, la scuola, il ricordo conscio di cosa sentono i bambini quando si trovano di fronte al mondo degli adulti e alle loro certezze spesso assurde, il rapporto con la vita. Un racconto dinamico, mai noioso, brillante, ricco di insegnamento e sentimenti di ogni genere, per di più con un finale a sorpresa… veramente un bel libro. Io me lo sono portato dietro ovunque fossi per poterlo leggere… autobus. metro, sala d’attesa del dentista, in macchina aspettando che spiovesse. Ho riso a crepapelle e ho anche pianto come una fontana. Un libro da tenere sempre sul comodino anche quando si è finito di leggerlo. Perché non si sa mai che aprendolo a caso prima di addormentarsi ci si possa ritrovare dentro un globo luminoso, proprio sopra il nostro banco della prima elementare. Grata sempre a Michele per averlo scritto.
Bruno Floris (proprietario verificato)
Libro eccezionale, intimo, travolgente. Riesce a coinvolgere il lettore in un viaggio alle volte doloroso ma senza diventare mai un racconto cupo: la luce c’è in questo libro, è sempre presente e non è mai messa in discussione. Da leggere e rileggere: se all’inizio può sembrare un racconto personalissimo nel quale non ci si può addentrare fino in fondo, ben presto ci si ritrova coinvolti in tutto e per tutto nella lettura tanto da ritrovarsi a fare le ore piccole pur di finirlo. Un libro che riempe di speranza, adatto a tutti ma dedicato ai più giovani. Aspetto solo la mia copia!
Marta (proprietario verificato)
Questo libro è stato un carico di emozioni che trascinano la mente lontano nel tempo… Mi sono ritrovata tra i banchi di scuola con gli occhi, l’anima e la voce dell’autore. Consiglio davvero a tutti di leggerlo! Grazie Michele!