L’altezza del cielo
Era una mattina in cui il sole splendeva giallo su tutte le case della Tunisia, quando Fatma chiamò a sé il suo bambino. Qualche nuvola mostrava la sua faccia timida sull’orizzonte lontano, ma erano poche, e pareva che vagassero come se fossero state abbandonate.
Rami udì la voce di sua madre chiamarlo. Stava giocando in cortile con i suoi amici, tutti immersi nella polvere vivace. Così disse loro di aspettarlo. Corse verso la voce materna, che ritrovò all’uscio della piccola casa.
«Eccomi, mamma. Cosa c’è?»
Rami aveva sei anni e il fiatone non gli veniva per una semplice corsa. Il suo viso ambrato era sempre illuminato da un vispo sorriso che non toglieva mai.
«Figlio mio, saluta i tuoi amici. Questa sera dobbiamo partire.»
«Perché, mamma? Dove andiamo?» chiese il piccolo alla madre.
«Abbiamo una lunga strada da fare, una strada fatta tutta d’acqua. Una strada che ci porterà in un posto migliore. Andiamo in Italia. Ora saluta i tuoi amici, tesoro. Partiremo quando il sole sarà andato a dormire.»
Rami non smise di sorridere, l’idea di percorrere una strada tutta d’acqua gli piaceva, e poi “Italia”, che nome strano! diceva fra sé e sé.
Così obbedì, ritornò dai suoi amici e li salutò. Disse loro che lui e la mamma dovevano andare via per una lunga strada fatta d’acqua. Andavano in Italia!
Tutti avrebbero voluto seguirlo, ma di posti ne erano rimasti soltanto due.
«Ci vediamo presto,» si dissero «e ci racconterai di questa strada!»
Con l’oscurità madre e figlio raggiunsero il porto. Salirono su una grande barca buia occupando l’ultimo piccolo spazio rimasto libero. In piedi. Rami sentiva l’odore del vento, l’odore del mare, l’odore del sale. Erano in tanti, tutti appiccicati l’uno all’altro, ma anche se erano in così tanti c’era un gran silenzio dappertutto.
«Com’è stretto qui, mamma!»
«Sì, figlio mio, è stretto. Molte persone vogliono fare questo viaggio. Ma tu devi essere forte, ormai sei grande. Tienimi sempre la mano» spiegò Fatma al suo bambino.
«Io sono forte, mamma. Tanta gente vuole vedere com’è fatta una strada d’acqua, lo sapevo! Lo volevano a
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nche i miei amici!»
Dopo diverse ore a Rami facevano male le gambe e il tempo non era più così bello. Pioveva forte, il vento soffiava prima da una parte e poi cambiava idea per soffiare velocemente dall’altra, come se fosse arrabbiato con loro che erano sulla barca. Rami era tutto bagnato, e lo era anche la sua mamma. Eppure, Rami non smetteva di sorridere.
Fatma non capiva l’allegria del suo bambino, allora sottovoce, per non rompere il silenzio e la paura dei grandi, gli chiese: «Tesoro, come mai sorridi?».
Il bimbo guardò gli occhi umidi della madre, in testa aveva il ricordo di vecchie immagini di pescatori viste sui libri di scuola, e senza lasciarle la mano le rispose: «Sai cosa, mamma? È che sembriamo sardine! Come quando i pescatori ne prendono tante con la rete e poi le buttano tutte sulla barca!».
Ma i pesci sotto di loro nuotavano liberi. La mamma questo non lo disse, era commossa dal sorriso innocente di suo figlio e dalla forza dei bambini.
Disse solo, sorridendo anch’ella: «Hai proprio ragione, figlio mio».
La strada fatta d’acqua pareva non finire più, e intanto il piccolo Rami non capiva se la barca si stava muovendo o no; era tutto buio, gli uomini tacevano, il mare urlava. Non capiva più qual era la direzione, avanti e indietro erano la stessa cosa.
Quant’è lontana questa Italia! pensava.
Gli sembrava che la barca fosse immobile e che solo il mare bollisse sotto di loro, un mare agitato, nervoso, pauroso. Si gonfiava in mille onde tenebrose che assomigliavano a mostri dai capelli neri che sbuffavano e sputavano. Rami si convinse che in fondo quella strada costruita con l’acqua era uguale a una di quelle che si costruiscono con l’asfalto che già aveva visto, solo che era fatta di un asfalto molle.
La mamma lo stringeva forte e non diceva niente. La sua schiena era appiccicata al bordo della barca e tutti erano appiccicati alla schiena del suo piccolo bambino.
Guardando le onde cattive che si agitavano sotto alla barca a Rami venne un dubbio, così chiese alla madre: «Mamma, quanto è profondo il mare?».
Fatma non ebbe esitazioni nel rispondere al figlio: «Oh, tanto quanto è alto il cielo».
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