Angelica è una ragazza di sedici anni di origini colombiane. Prima di essere trasferita forzatamente a Barranquilla, viveva in uno dei villaggi della comunità di Provincial, nella penisola della Guajira, con il padre e la nonna Wuin, una guida spirituale del popolo wayuu, che conosce storie sul vento, sulla luna, sul tempo, sulle piante e sugli animali.
Angelica, Wuin e Michelangelo, un giornalista e attivista, sono i protagonisti del disastro umano che i nativi del Sudamerica affrontano da generazioni. Sullo sfondo della crisi climatica e del colonialismo, l’identità di Angelica è in continua trasformazione, tra il grande desiderio di conoscenza e la voglia di giustizia per il suo popolo, tra l’America del Sud e l’Europa.
NOSTRA SIGNORA MADRE TERRA
15 aprile 2019
Brucia Notre-Dame. La cattedrale di Victor Hugo e Walt Disney. La casa del gobbo campanaro Quasimodo e delle sue fedeli amiche, Emmanuel, Marie, Chambellan, Guillaume, Pasquier e Pugnèse.
Brucia l’isola sulla Senna. Va a fuoco colei dai cui piedi vengono calcolate le distanze chilometriche da e per Parigi.
Bruciano ottocentocinquantasei anni di storia. S’incendia l’opera di fabbri, muratori, carpentieri, artisti e architetti. Fiamme e fumo nel luogo in cui fu conservata, solo per un po’, la Corona di spine e dove altre corone furono posate sulle teste linde dei re. Lingue di fuoco lì dove fu unto l’imperatore, quello soprannominato “piccolo caporale”, che fu il flagello d’Europa.
Brucia l’ombelico del continente più antico da cui partirono imprese militari accompagnate dal canto del Te Deum per ingraziarsi un dio della guerra che, certamente, non era il Dio dell’amore. Va a fuoco il luogo da cui, la notte di Natale del 1948, fu trasmessa la prima Messa in televisione.
Brucia Notre-Dame di Parigi. Un alto falò tra le due torri per le quali non vennero mai elevate cuspidi. Fuoco tra quei seni, al centro di un abbraccio largo quaranta metri. Un abbraccio che, da secoli, rassicurava all’imbrunire. Un abbraccio che scacciava le gargouilles e le chimere che guardano minacciose dalla balaustra sopra la galleria dei re. Cinquantaquattro tra uccelli incappucciati, draghi volanti e barbuti, gatti-pantere, cani rabbiosi, demoni, unicorni, arpie, cormorani, leopardi e piccoli elefanti, pellicani e basilischi, orsi e l’alchimista, detto “L’ebreo errante”. Tra questi c’è anche la Strige, l’uccello notturno del malaugurio che si nutre di sangue e carne umana, che sta lì a guardare pensoso. Tutti cercavano riparo in quell’abbraccio della facciata ovest per sfuggire al vampiro e agli altri mostri. Tutti lì nelle gallerie inferiori: re, santi, apostoli, Satana e Michele, beati e dannati, vizi, virtù e segni zodiacali, Cristo e sua madre, Eva, Adamo e la sua prima moglie Lillith, ripudiata per aver rifiutato di essere sottomessa al marito. Ma ora? Ora che il fuoco si propaga dal cuore della madre, che ne sarà di loro? Che ne sarà di noi?
Brucia la flèche della cattedrale di Notre-Dame che era stata ricostruita per ben tre volte. Quella guglia che, con i suoi novantasei metri di altezza, voleva toccare il cielo. Settecentocinquanta tonnellate di materiale in fumo. Solo il gallo si salva. L’animale di rame che contiene una spina della vera Corona. Lo stesso pennuto che cantò non più di due volte prima che Gesù fosse tradito.
Sapremo poi che “il gallo di rame è un po’ ammaccato ma restaurabile”.
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15 aprile 2021
Angelica Ipuana guarda le immagini dell’incendio che scorrono su un grande schermo della stazione di Lille. Ha da poco compiuto diciassette anni ed è appena arrivata in città. Mentre aspetta la coincidenza con il treno locale, legge la notizia che scorre in basso:
«Nous reconstruirons la cathédrale ensemble.» Deux ans après l’incendie dévastateur qui a partiellement détruit la cathédrale Notre-Dame de Paris, le Président français Emmanuel Macron s’y est rendu pour faire le point sur les travaux de reconstruction et envoyer un message au pays…
Non è poi così difficile da leggere, il francese, pensa.
«Ricostruiremo insieme la cattedrale.» A due anni dal devastante incendio che distrusse parzialmente la cattedrale di Notre-Dame di Parigi, il presidente francese Emmanuel Macron si è recato sul posto per fare il punto dei lavori di ricostruzione e per lanciare un messaggio al Paese.
Chissà se riuscirò a parlarlo bene. Loro sono così eleganti.
Poi comincia a canticchiare sottovoce quella vecchia canzone che Michelangelo ascoltava in macchina mentre la portava all’aeroporto. Cerca il testo online e lo trascrive sul suo diario.
Now you say you’re sorry
For being so untrue
Well, you can cry me a river
Cry me a river
’Cause I cried, cried, cried a river over you
E le sembra di vedere piangere tutte le statue della facciata ovest della cattedrale di Notre-Dame.
Alessandra Giaccone
Che bello! Grazie Giorgio per la tua lettura e per aver voluto restituire le tue impressioni.
Giorgio Donato (proprietario verificato)
Questo libro descrive un lungo cerchio, come una successione di fotografie, nitide, asciutte, che parlano da sé, senza bisogno di troppi discorsi. La verità è, in fondo, da sempre, sotto i nostri occhi, se non ci rifiutiamo di vederla.
Ad unire come un filo magico le nostre vite, c’è l’acqua, che scorre nella terra e nelle nostre anime, che fluisce in quelle antenne naturali tra il sotto e il sopra che sono gli alberi.
Troppo ormai è perduto. Ma non tutto è perduto.