«Ti piace?» chiese con una certa ansia nella voce.
«È forte» risposi. «Ma è l’ora della merenda, perché non vai fuori a giocare?»
«Perché può piovere» disse e indicò la finestra dietro di lui. Era chiusa, non passava aria fredda, nell’aula c’era solo il caldo dei termosifoni. «E perché leggere è più divertente.»
«Leggi per divertirti?» ripetei per essere sicuro di aver capito bene.
Sollevò le sopracciglia. «Per cosa, sennò?»
«Sei strano,» gli dissi «ma va bene. Papà dice che le cose strane sono le più belle.»
Il sorriso venne all’improvviso, con la delicatezza di una foglia che cade. «Come ti chiami?» chiese.
«Mattia» risposi. «Tu come ti chiami?»
Allungò una mano, come facevano gli adulti, e non mi rivelò il suo nome finché non gliela strinsi.
«Piacere, Michele.»
«Come ti sei fatto la cicatrice?»
Girò pagina senza rispondere.
«La cicatrice che hai sul labbro.»
Ero in ginocchio sulla sedia, perché odiavo stare seduto, soprattutto a merenda. Dalla finestra vedevo gli altri bambini giocare in cortile, ma nonostante la tentazione di raggiungerli, Michele rimaneva più interessante. Lo conoscevo da un giorno e avevo ancora tantissime domande da fargli. Non sapevo quanto tempo mi ci sarebbe voluto per avere le risposte, Michele non era collaborativo.
«Come ti sei fatto la cicatrice?» chiesi di nuovo. «Quel segno bianco che hai in cima al labbro…»
«Secondo te come me la sono fatta?» chiese senza distogliere gli occhi dal libro.
«Hai provato ad attaccarti ai piccioni per volare via, ma poi sei caduto di faccia, perché ci vogliono i palloncini.»
Chiuse il libro e mi prestò tutta la sua attenzione.
«Volevo prendere un libro di mio padre, ma era troppo in alto. Ho usato uno sgabello, mi sono alzato in punta di piedi, ma sono scivolato. Ho sbattuto il labbro su uno scaffale e il dottore mi ha messo i punti. Fine.»
«Hai pianto?»
«No.»
«Bugiardo.»
Io piangevo se mi sbucciavo il ginocchio o se la mamma preparava il minestrone e gli spinaci. “Non vuoi essere forte come Braccio di Ferro?” chiedeva in un tono dolce. “Lui mangia gli spinaci!” Ma io le rispondevo che Braccio di Ferro era anche basso e pelato.
«Oggi andiamo fuori?» chiesi a Michele.
Lui si sistemò i risvolti che faceva alle maniche del grembiule e aprì di nuovo il libro.
Raffaella Romagnoli (proprietario verificato)
Felice di aver contribuito alla pubblicazione di questa meraviglia: un libro delicato, intimo e appassionante.
La giovane scrittrice è dotata di una rara e profonda sensibilità e racconta la storia di un sentimento di amicizia forte e sincera tra 2 ragazzi in diverse fasi della vita, dall’infanzia alla giovinezza, in modo poetico e sentimentale, ma non scontato.
Le descrizioni e le metafore sono pura poesia, stupiscono e scaldano il cuore.
Consigliatissimo a chi vuole tuffarsi nei ricordi, chi vuole sorridere e commuoversi.
Non perdetevelo!