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Il giardiniere

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Consegna prevista Giugno 2026
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Il romanzo ha come protagonista Simone, ragazzo di venticinque anni che, non riuscendo a superare il suicidio del padre avvenuto quattro anni prima, decide di mettere a punto un piano per vendicarlo. L’obiettivo è il sig. Vincenzoni, imprenditore edile, come lo era padre, che domina gli affari del territorio. Il ragazzo non è però l’unico ad avere un conto in sospeso con
l’imprenditore: vecchi fantasmi, infatti, tornano dal passato.
Ho provato a comporre una storia sul tema della vendetta. Mi interessava approfondire il rapporto tra il presente e gli eventi passati che lo hanno prodotto, delineando i tratti di una piccola comunità dominata da avidità, invidia e risentimento.

Perché ho scritto questo libro?

Ho sempre avuto una grande passione per la lettura, che si è accompagnata a quella per il cinema. Ho deciso di scrivere questo libro per misurarmi con la forma di un romanzo, cercando di evocare attraverso la parola scritta le immagini degli avvenimenti,delle ambientazioni e dei pensieri descritti. Ero affascinato da tematiche come la vendetta, il denaro ed il risentimento ed ho provato a trasporle sulla pagina.

 

Menzione d’onore al Giallo Festival 2025 di Bologna nella categoria “miglior ambientazione”

ANTEPRIMA NON EDITATA

LUIGI

2020. 15 Agosto. Il motore del suv era ormai acceso da una decina di minuti. Il viso dell’uomo al volante era imperturbabile. La decisione era presa: bisognava solo eseguire. Le ultime ore della sua vita si stavano rivelando le più serene, almeno degli ultimi due anni. Aveva cenato a casa con la moglie , evitando di parlare della loro situazione economica. In fin dei conti non c’era più niente da fare. La mancata vendita delle villette costruite l’anno precedente aveva messo il punto a qualsiasi tentativo di fermare il procedimento legale che le banche avevano avviato qualche mese prima. Avrebbero perso tutto. Gli immobili invenduti erano stati requisiti e sarebbero stati presto messi all’asta, le due auto e i due camioncini con cui lavorava sarebbero stati a giorni sequestrati e la casa dove cenavano, una modesta villetta a tre piani costruita nell’arco di dieci anni, sarebbe finita in possesso di qualche sciacallo pronto a comprare per la metà della metà del valore quell’edificio, costruito con tanta pazienza nel corso del tempo.

Non tutto era perduto, d’altra parte. Luigi non era stato un imprenditore prudente, ma una piccola lezione l’aveva imparata. Se devi fallire, fallisci con dei risparmi. Ne aveva visti altri, più grandi di lui, andare in bancarotta. Falliva la società, non loro. Così anche lui aveva messo da parte qualcosa, ma tra qualche migliaio di euro in nero e i soldi in banca del conto intestato alla moglie, non si arrivava a 20,000 euro.

Non sarebbe mai più tornato a fare impresa, nessuna banca gli avrebbe fatto credito, e con quel poco denaro avrebbero tirato avanti qualche mese.  Si sarebbero dovuti arrangiare con qualsiasi tipo di lavoro: dalle pulizie alla fabbrica fino alla ristorazione, nella stagione estiva. L’umiliazione sarebbe stata insopportabile.

Non erano mai stati ricchi, ma da quando aveva vent’anni non aveva dovuto mendicare per lavorare e non era mai più stato un dipendente. La moglie lo aveva aiutato nella parte burocratica, e la sua impresa edile, nel bene e nel male, resistendo anche alla crisi del 2011 era riuscita a sopravvivere, mantenendosi piccola, senza partecipare a grandi appalti, ma lavorando per privati. Le villette erano sicuramente state un azzardo, ma era un ultimo tentativo, dovuto, per evitare il disastro.

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Perché aveva coinvolto suo figlio ? Questo era adesso il suo rimorso più grande. Compiuti 18 anni, Simone, così lo avevano chiamato ( come il vero nome di San Pietro, questa era la spiegazione  della moglie, molto cattolica) sarebbe  potuto andare all’università o a lavorare all’estero : qualche risparmio c’era , ma non lo avevano incoraggiato ad andarsene, anzi. Perché fare fatica fuori quando c’era l’azienda del padre? Del resto il figlio non sembrava impegnarsi in nessuna cosa: era il classico ragazzo di cui gli insegnanti dicevano “ è intelligente , ma non si applica” ( una bugia a cui credono solo i genitori) e quindi non rimaneva che l’azienda del padre. Inoltre anche a Luigi come a molti piccoli imprenditori era venuta la sindrome di Silvio Berlusconi. Portava spesso il figlio in giro in macchina con lui a quell’epoca, mostrandogli, al paese dove abitavano e nei paesi vicini, tutti i condomini che aveva edificato e venduto.

Si vantava di non aver mai dovuto compromettersi troppo per lavorare ma in verità non era stato in grado di trovare in trent’anni nessuna sponda politica. Di fondo era una persona onesta, non programmaticamente, ma nella pratica. Corrompere un funzionario pubblico o farsi amico qualche politico di provincia, non erano esclusi per principio, ma lo erano di fatto nella sua condotta di vita. Non ne era capace. Allo stesso tempo non era in grado neanche di sfruttare i pochi o tanti operai ( a seconda dei periodi) alle sue dipendenze, anche in questo caso non per principio ma per timore di controlli ( anche se li sapeva inesistenti per molti più grandi).Dopotutto si era sempre difeso così, e in alcuni anni aveva anche prosperato. L’appartamento che consegnava era di buona fattura e il cliente soddisfatto. Gli bastava questo.

Adesso si trovava seduto sul sedile della  sua auto all’interno del piccolo capannone che  aveva preso in affitto nella zona industriale. Guardava nello specchietto uno scorcio del suo viso e si sentiva vecchio. Non che lo fosse, aveva da poco compiuto sessant’ anni, ma  gli occhi che vedeva   riflessi nello specchio erano rassegnati  ed il  peso degli anni si era raddoppiato negli ultimi tempi. Le rughe erano diventate più pronunciate sulla sua fronte e la stempiatura iniziata vent’anni prima era diventata calvizie. Non aveva più voglia di combattere e tra il dolore che avrebbe inevitabilmente lasciato in eredità alla sua famiglia e l’umiliazione di retrocedere nella scala sociale, sceglieva il primo, senza alcuna esitazione: anche nella morte si sarebbe rivelato come un essere egoista.

Era arrivato il momento: il  tubo di plastica che l’avrebbe addormentato con il monossido di carbonio , portandolo via senza particolari traumi, sporgeva alla sua sinistra dal finestrino abbassato quel tanto perché passasse. Spinse il piede sull’acceleratore. Dopo qualche minuto tutto era finito: Luigi non era più.

IL SIG.VINCENZONI

2020. Un giorno di Settembre. La villa del signor Vincenzoni si ergeva in cima alla collina ricoperta di querceti, a sud del paese.  Dominava tutta la pianura dove si stendeva l’abitato, di 40,000 anime,  fino alla collina più a nord, sulla quale un’altra estensione di case, non armonica, circondava il campanile di una chiesa del XIII secolo, unica testimonianza rimasta dell’antichità dell’insediamento. Più  che un paese sembrava un tumore esteso in maniera incontrollata , alla cui proliferazione lui, più di altri, aveva contribuito.

Vincenzoni era nato in un piccolo borgo, più propriamente un villaggio, distante qualche decina di chilometri, ed aveva trovato la sua America senza doversi neanche muovere tanto dal suo luogo natìo. Era uno di quelli di cui la gente comune diceva che nella vita ci aveva saputo fare. Non aveva istruzione, del resto quando era giovane pochi studiavano e la maggior parte erano figli di medici, avvocati, farmacisti o al  massimo insegnanti o dipendenti comunali. I suoi genitori erano contadini analfabeti che avevano messo al mondo cinque figli, tutti maschi, per inerzia, più che per amore, e a cui  non avevano dato nulla di più di un pranzo ed una cena, almeno fino ai 16 anni. Poi Gilberto, così lo avevano chiamato ( anche se neanche lui sapeva per quale tipo di retaggio medievale) era partito per la Germania. Era la fine degli anni ’60, ed il lavoro come sempre mancava nelle sue zone. Le fabbriche che avrebbero garantito un pò di sviluppo sarebbero state impiantate qualche anno dopo e l’immigrazione era ancora per molti giovani che non volevano vivere come i genitori, l’unica possibilità. Era così partito con tre amici di poco più grandi di lui per Francoforte. Lì c’erano i parenti di uno di loro. In breve, aveva lavorato nei cantieri e in fabbrica per decidere di tornare in Italia con qualche risparmio dieci anni  dopo.

Aveva iniziato con una piccola impresa edile, nel periodo del boom dell’edilizia e si era spostato in quel paese di pianura che all’epoca era esteso per meno di un terzo delle dimensioni attuali, riuscendo ad  accaparrarsi la costruzione di molti edifici. Poi le sue mire si erano concentrate sull’abitato più a Nord, iniziando a coprire di edifici sgraziati e pericolanti, già prima di essere finiti, le pendici della collina. In questo periodo, agli inizi degli anni ’80, c’era stato il suo primo fallimento. Ma era stato solo l’inizio della sua ascesa. Come molti dicono spiegando tutto senza dire niente : “ Aveva conosciuto le persone giuste!”. Se ciò significava aver dovuto calpestare molte altre persone, non giuste si direbbe,  e ricorrere a metodi non propriamente legali, a coloro che avevano un giudizio così positivo della sua attività non interessava, e a lui meno che a chiunque altro.

In quella mattina di settembre, quarant’anni più tardi, stava facendo colazione a bordo piscina della villa con il suo sodale collaboratore, un quarantenne stempiato e grassoccio, che riempiva abbondantemente la sua dozzinale camicia di cotone, i cui bottoni sembravano sempre sul punto di evaporare in un’esplosione del suo addome, e la cui cravatta blu e i pantaloni anch’essi blu davano perfettamente l’idea di quel che era: un oscuro agente immobiliare di provincia. Ma, oltre ad occuparsi delle vendite dell’impresa, fungeva da tutto fare ed era mandato in sua rappresentanza anche per i rapporti con dei politici di quart’ordine o degli avidi funzionari comunali con cui  si doveva continuamente essere in contatto. Il suo nome era Giordano e tutto quello che aveva, compresi la moglie e i figli, lo doveva al signor Vincenzoni, al cui servizio, come un vassallo, era  entrato vent’anni prima, appena terminati gli studi.

Il tavolino intarsiato di pietre violacee era disposto ad un paio di metri dalla piscina , sotto l’ombra di un grande platano. L’aria era ancora calda e già dal mattino le cicale iniziavano il loro canto come si fosse nel mese di Agosto. Gilberto, con la sua costosa camicia di lino, sorseggiava il cappuccino mentre fumava un sigaro cubano, abitudine presa per darsi un tono, più che per piacere, da una decina d’anni, mentre grosse gocce di sudore scendevano dal volto arrossato di Giordano, che inutilmente cercava di asciugarle con un fazzoletto di stoffa. A vederli, il più giovane sembrava Gilberto: fisico asciutto, risultato di una ferrea dieta a base di legumi e povera di carboidrati ed esercizio fisico quotidiano. Degli occhiali da sole coprivano  i  suoi occhi nocciola dando ai tratti spigolosi ed arcigni del suo viso,  un’ inespressività maggiore di quella naturale.

Giordano, dal canto suo, era lì come ogni mattina per programmare la giornata e soprattutto per trasmettere le ultime notizie del circondario. Vincenzoni da anni infatti si concentrava solo sulle commissioni che prendeva in città e sugli appalti pubblici più grandi. Gli affari dei paesi vicini, in cui continuava ad immischiarsi per una sorta di automatismo più che per denaro, erano quasi tutti demandati al suo tirapiedi. La stessa sua permanenza in quella villa, adesso che avrebbe potuto permettersi di abitare in qualunque luogo volesse, era giustificata da lui stesso come un sincero gesto di gratitudine verso i luoghi dove aveva mosso  i primi passi.

Gilberto fissava la piscina mentre Giordano, mandando giù l’ultimo sorso di caffè, con il solito timore reverenziale cominciò ad informarlo :

<< Ieri sono passato a vedere le villette all’asta di Perrozzi, quello che si è suicidato qualche settimana fa  >>.

Gilberto: << AH Perrozzi erano anni che non  lo vedovo, che brutta fine ahah,>> posando sul tavolo il cappuccino, << come sono le villette?>>

Giordano: << Belle e ben costruite, nulla da dire e poi vanno via ad un prezzo stracciato, potrebbe essere un buon affare>>

Gilberto annuì.

Giordano continuò <<  Pensando che si è suicidato potevamo comprarle prima che fallisse…>>

Gilberto : << Perché? ci è stato proposto?>>

Giordano: << Si, era disperato e si è rivolto anche a me, gliel’ho riferito ma mi ha detto di no, al momento neanche si ricordava chi fosse>>

Gilberto: << Ah .. non ricordo neanche adesso, ma comunque sarebbero costate troppo>>

Giordano annuì << E’ quello che gli ho detto, però sarebbe stato un risarcimento per quanto gli abbiamo fatto  qualche anno fa..>>

Gilberto: << che cosa abbiamo fatto?>>

Giordano: << Gli abbiamo portato via i clienti per cui stava costruendo quegli appartamenti vicino al residence..>>

Gilberto: <<Beh si chiama concorrenza…>>

Giordano: << Si ma diciamo che abbiamo convinto i clienti diffamandolo ed offrendo loro degli appartamenti che costavano un terzo in meno ma valevano un quarto di quelli che stavano per comprare>>

Gilberto: << Non ci vedo niente di strano, bisogna saper stare al mondo e Perrozzi, evidentemente, non era fatto per questo mondo>>

Giordano sorridendo: << Infatti è andato all’altro mondo…>>

Gilberto: << Poi cosa intendi per diffamare?>>

Giordano : << Niente, forse non si ricorda, ma  mi aveva detto di mettere in giro voci sui materiali da costruzione che usava il defunto… scoraggiando l’acquisto, è bastato questo per far scappare gli acquirenti>>

Gilberto: << Niente di sleale, è il cliente che ha fatto la scelta nessuno li ha costretti a non comprare>>

Giordano: << Beh tecnicamente si>>

Gilberto, spazientito: << Poi quante volte devo farti la lezione?>>

Giordano, desolato annuì..

Gilberto, continuando:<< Non si tratta di fare un buon lavoro,e Perrozzi, come sai, faceva il suo lavoro meglio di noi.>> facendo una piccola pausa e sospirando una nuvola di fumo, << Siamo stati capaci di vendere appartamenti con muri che crollavano appena ci conficcavi un chiodo, presentandoli come delle piccole regge. Per non parlare delle fondamenta di certe palazzine, per le quali dobbiamo solo augurarci che non ci sia mai un terremoto>>

Giordano:<< Vabbé se crollano comunque le ricostruiremmo noi>>

Gilberto annuì sorridendo: << Ah si…. ma stavo solo cercando di farti capire che si vince presentando un lavoro mediocre come se fosse eccellente, non facendo un lavoro eccellente..>>. Il sig. Vincenzoni emise una spirale di fumo e spostò lo sguardo verso il suo interlocutore, poi continuò <<  Ricordati, caro ingegnere, che non abbiamo a che fare con individui con propri gusti e proprie aspirazioni. Come funziona per le case funziona per tutto, tanto che potresti vendere qualsiasi cosa.. Le persone hanno solo apparentemente una propria individualità, ma desiderano ciò gli si fa desiderare e ciò che vogliono anche gli altri, e noi vinciamo per questo perché siamo dappertutto e ci sappiamo vendere, siamo desiderabili>>  sorrise guardando Giordano, << e non di certo per il tuo aspetto fisico>>

Giordano allargò la bocca per sorridere imbarazzato

Gilberto riprese : << Bisogna essere allo stesso tempo meglio e peggio della media. Peggio in senso etico, meglio per intelligenza .. >> spazientito, sospirò e concluse << oltre che un po’ filosofi, come vedi.. lezione finita.>>

Giordano abbassò la testa in segno di conferma e strinse la mano al signor Vicenzoni dicendo:  << Alla fine se l’è cercata Perrozzi, ha fatto il passo più lungo della gamba>>

Gilberto:<< Non non è stato questo il suo errore, bisogna sempre fare il passo più lungo della gamba, è che non ha saputo farlo e non aveva “amici”, è stupido puntare tutto sul saper fare..>> guardando verso la piscina e poi, al di là, il panorama << basta vai!>>.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Valerio Pagano
Sono abruzzese di origine ma ho vissuto per anni a Bologna, città dove ho trascorso il periodo universitario. Dopo la laurea in filosofia ho frequentato una scuola di cinema, dirigendo due cortometraggi e un documentario.
Vivo da qualche anno a Roma, dove insegno storia e filosofia nei licei.
"Il giardiniere" è il mio primo romanzo.
Valerio Pagano on Instagram
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