“Un portale, ecco cos’è!” Pensò Anarёl, mentre dalle acque agitate cominciarono ad apparire e a fuoriuscire delle strane e orride creature: erano poco più alte dei nani, visto che sceglievano principalmente loro come fonte di cibo e di prole. La loro caratteristica più peculiare, che era poi quella che terrorizzava e metteva in fuga gli sfortunati che ci s’imbattevano, era il loro volto: era, infatti, una piovra gigante senza capelli e dagli occhi stretti e allungati in orizzontale, illuminati come delle torce bluastre; quattro tentacoli partivano dal naso e dal mento e si prolungavano fino alla vita, dimenandosi nell’aria come fruste. Le mani e i piedi avevano dita affusolate, ossute e con unghie affilate come artigli. Indossavano dei lunghi abiti scuri e sbrindellati simili a delle tonache, stretti in vita da delle cintole nere, che arrivavano fino alle caviglie nude e magre. La loro pelle era grigiastra, ruvida e totalmente rivestita da del muco vischioso e gocciolante, rinomato per essere estremamente urticante.
Questi esseri immondi si stavano accalcando gli uni sugli altri, tentando di uscire dallo scudo protettivo creato da Anarёl; ma quando arrivarono a essere in troppi in uno spazio decisamente troppo piccolo per tutti loro, lo scudo iniziò a dare i primi cenni di cedimento, con lunghe crepe zigzagate che si andavano a creare sempre più rapidamente sulla cupola magica.
“Lo scudo sta per cedere! Dovete procedere, ADESSO!” Urlò Anarёl con quanto fiato aveva in gola.
Il nano rosso fece appena in tempo a dare il via all’attacco, che la cupola andò letteralmente in frantumi, permettendo a decine e decine di Illithid di scappare fuori dall’acqua.
Nonostante i nani avessero installato le palizzate ravvicinate tra loro e dalle estremità appuntite, Anarёl rimase sconvolto quando vide quegli esseri prendere il volo, levitando in aria e superare la staccionata acuminata senza problemi, andando poi a posare i loro piedi nudi sul suolo roccioso e freddo della cittadina.
Alcuni mostri furono lievemente feriti dalle frecce scagliate nell’attimo preciso in cui lo scudo si era disintegrato e i nani della prima fila li caricarono senza esitare, prendendo la rincorsa accompagnata da un grido di guerra; ma quelle creature possedevano davvero dei poteri che Anarёl non aveva mai visto prima: uno dei primi mostri a essere usciti dall’acqua allungò di scatto una mano verso i Duergar che stavano correndo verso di loro e, senza emettere alcun suono, causò una violenta onda d’urto che travolse la maggior parte dei nani, scaraventandoli in aria e mandandoli a sbattere contro le abitazioni e sugli edifici, le cui pareti in pietra, a ogni colpo ricevuto, si sbriciolavano in polvere sotto gli occhi perplessi di Anarёl.
Alla seconda onda d’urto scatenata da un altro mostro, ne fu travolto anche Anarёl, che fu lanciato con violenza all’indietro e andò a finire sulla parte superiore di una delle fucine della città, assieme ad altri nani. Fortemente storditi, i Duergar colpiti avevano difficoltà a riprendersi e gli Illithid approfittavano di quella situazione per acchiapparli e trascinarli giù nel portale ancora aperto; dopo aver portato le vittime nelle proprie sconosciute dimore, le creature rispuntavano dal lago e continuavano imperterriti il loro sporco lavoro.
Anche il nano rosso, svenuto a terra, fu afferrato per una gamba e fu trascinato da uno di loro verso il portale; riuscì, però, a riprendere conoscenza quasi subito e tentò disperatamente di liberarsi dalla stretta, dimenandosi con tutto il corpo e cercando un appiglio cui potersi aggrappare, utilizzando anche la testa del proprio martello come uncino. La morsa salda del mostro era, tuttavia, impossibile da allentare e il capo dei Duergar era ormai giunto sul bordo del lago, quando una freccia proveniente dall’alto andò a colpire con precisione il braccio-ganascia dell’Illithid, che emise un urlo agghiacciante e lasciò andare la sua preda per tentare di bloccare con l’altra mano il flusso del suo strano sangue denso e argenteo. Il nano scattò immediatamente in piedi con un’agilità che nessuno mai si sarebbe aspettato da un piccolo essere nerboruto che, per di più, indossava in quel momento una pesante armatura; alzò, poi, lo sguardo per vedere chi fosse il suo salvatore e notò quindi Lorien, che era già intenta a scoccare una freccia dopo l’altra verso altri mostri che si stavano dirigendo verso il portale assieme alle loro vittime.
Il nano rosso prese in mano il suo poderoso martello e lo alzò più in alto possibile; lo gettò infine con tutta la forza che aveva nelle braccia sulla testa tentacolata del suo sequestratore, che venne, così, schiacciata a terra. L’Illithid perì sul colpo.
I Duergar non si davano per vinti e continuavano ad attaccare, impavidi; ma gli Illithid avevano veramente degli enormi poteri psichici: a soli, pochi passi da Anarёl, che si trovava ancora steso a terra, frastornato dal violento colpo subìto alla testa contro la fucina, un nano già pronto ad attaccare con la sua ascia in aria si bloccò sul posto; uno di quei mostri era fermo davanti a lui e lo fissava dritto negli occhi. Anarёl, intontito, vide con i suoi occhi appannati il nano lasciar cadere a terra l’ascia e, come se fosse ipnotizzato, seguire il mostro senza opporre resistenza, il quale lo condusse dritto nel portale, dove sparirono entrambi.
Anarёl era immobile, terrorizzato; aveva un urlo d’orrore bloccato in gola e la testa gli girava vorticosamente, tanto da non riuscire a rimettersi in piedi. Un Illithid lo notò e allungò la sua mano appiccicosa per afferrarlo e trascinarlo via con sé; ma, in quell’istante, una freccia gli s’infilò nell’avambraccio e il mostro, ululando dal dolore, si voltò con rabbia nella direzione dalla quale questa era provenuta. Anarёl vide, ora con chiarezza, che l’attenzione del mostro, ancora in piedi di fronte a lui, era adesso rivolta a Lorien, che divenne stranamente rigida e immobile; l’elfa fece poi cadere il suo arco al suolo e iniziò, con gli occhi vuoti e spalancati, a scendere lentamente le scale.
“Lorien! Nooooo!” Urlò a pieni polmoni Anarёl, ma lei naturalmente non poteva udirlo.
Anarёl si sforzò di rimettersi in piedi nonostante le forti vertigini e aveva già iniziato a formulare un incantesimo per tentare di fermarla, quando degli artigli acuminati lo afferrarono all’improvviso per una caviglia, facendolo ricrollare di prepotenza al suolo e fu così trascinato via. Fortunatamente un’ascia affilata cadde con precisione sul collo del mostro, decapitandolo sul colpo da dietro. Anarёl riconobbe il nano dalla barba bionda che era stato di guardia alla loro cella. Lo ringraziò con un cenno del capo e questo, dopo un rapido saluto, si rigettò di nuovo nella mischia.
Lorien era intanto giunta agli ultimi gradini e non mancavano, ormai, che pochi metri all’argine del lago. Anarёl si trovava, però, molto distante da lei ed era consapevole che non ce l’avrebbe mai fatta a raggiungerla in tempo. Nel frattempo, qualche altro nano sfortunato era stato incantato e spinto giù nel portale.
Quegli esseri erano impossibili da sconfiggere con le armi o con un semplice combattimento; raramente subivano ferite mortali ed era molto arduo coglierli di sorpresa e riuscire così a ucciderli. Solo a un pazzo da legare sarebbe passato per la testa di tentare di averla vinta contro gli Illithid, soprattutto se fossero stati così numerosi come in quell’occasione.
Anarёl guardò disperato Lorien avvicinarsi sempre più alla sponda del lago. Mancavano ormai poche, manciate di passi e l’avrebbe perduta per sempre. Ed era tutta colpa sua, Anarёl lo sapeva bene. Come aveva potuto permetterle ancora una volta di seguirlo? Come avrebbe fatto a vivere il resto della sua vita con un tale peso sulla coscienza e sul suo cuore?
Davanti a quella scena e con quei tormentati pensieri che gli offuscavano la mente, Anarёl fu sopraffatto da un’improvvisa rabbia cieca, un odio così profondo e incontrollabile che prese il posto della disperazione iniziale. Involontariamente, si ritrovò a emettere un urlo sovrumano che gli fuoriuscì poderoso dalle viscere più intime della sua anima e che dette origine a una travolgente ondata di fuoco magico: questo repentino tsunami di energia rovente si espanse rapidamente nell’atmosfera e investì tutto e tutti coloro che incontrava sul suo cammino, lanciando lontani dal portale nani, gli Illithid e la stessa Lorien, che volò per parecchi metri e cadde rovinosamente a terra. Terminato ormai il controllo psichico su di lei, l’elfa si risvegliò dall’ipnosi e tornò ben presto in sé, nonostante il poderoso schianto subìto.
Nel contempo, una strana e inquietante aura dal color amaranto, formata da vere lingue di fuoco scuro che partivano dai piedi e gli arrivavano fino alla testa, avvolgeva completamente il corpo di Anarёl, ma senza apparentemente ustionarlo. I suoi occhi emettevano un’intensa luce rossa e la runa sulla mano era marchiata a fuoco vivo. Poi, lentamente, le fiamme si attenuarono e Anarёl riacquistò pian piano il controllo di sé. Non si ricordava con precisione cosa gli fosse accaduto, ma il suo sguardo volò immediatamente su Lorien che, ancora stesa a terra, lo stava osservando meravigliata e anche parecchio spaventata; ma Anarёl non dette peso alla chiara espressione di terrore che lei gli stava rivolgendo, perché in quel momento si sentiva infinitamente sollevato di vederla viva e cosciente, l’unica cosa che a lui realmente importava.
Gli Illithid, intanto, si erano rimessi in piedi, certamente non impauriti ma più che altro stupiti da quel potente attacco magico inaspettato; sotto gli occhi attoniti dei presenti, iniziarono a levitare in aria creando un gruppo compatto e si diressero tutti quanti verso Anarёl. La situazione si stava facendo preoccupante e l’elfo non era ancora del tutto lucido mentalmente; aveva seriamente rischiato di perdere Lorien per l’ennesima volta e questo l’aveva fatto impazzire. Sapeva di esser uscito totalmente di senno.
I mostri lo stavano oramai accerchiando con l’intenzione di attaccarlo con i loro poteri mentali; avevano intuito che, per loro, Anarёl era adesso il nemico più temibile e doveva quindi essere eliminato prima degli altri e al più presto. Anarёl fece, però, in tempo a evocare uno scudo di fuoco, una sfera cremisi che lo avvolse completamente e che lo isolò dagli Illithid.
Intanto i Duergar si erano rialzati in piedi dopo l’impatto e avevano ricominciato ad attaccare i nemici alle spalle, mentre questi erano alle prese con Anarёl. Uno di loro, però, si voltò e con un gesto pressoché annoiato lanciò l’ennesima onda d’urto che li spazzò nuovamente via, lontani dall’elfo.
La stessa Lorien tentò di aiutare Anarёl: balzò in piedi, sguainò le sue lame e si lanciò con foga al collo di uno di quegli esseri che, però, avvertì in anticipo la sua presenza; con un altro gesto del braccio la rigettò quindi all’indietro, facendole sbattere violentemente la testa contro la roccia.
Vedendo Lorien accasciata a terra, priva di sensi e con una profonda ferita alla testa, dalla quale fuoriusciva copioso sangue, Anarёl fu accecato di nuovo dalla furia e non seppe più contenersi: invocò a sé tutto il suo potere magico, al punto che la sua runa divenne di un rosso sgargiante come non l’aveva mai vista prima d’allora. Nella cittadina e in tutti i tunnel del sottosuolo si alzò un vento impetuoso, dalle raffiche così veementi che i Duergar, nonostante indossassero delle armature molto pesanti, dovettero ancorarsi con forza al suolo o correre a reggersi ai primi appigli che trovarono nelle vicinanze.
Anarёl creò una barriera verticale dalle alte fiamme e la interpose tra lui e gli Illithid, che non osavano tentare d’attraversarla; le creature provarono intanto a utilizzare i loro poteri psichici, ma questi non avevano alcun effetto su di lui. A quel punto, l’elfo spinse le braccia in avanti e la barriera infuocata iniziò ad avanzare, facendo così indietreggiare gli esseri che cercavano, in preda al panico, di non esserne investiti.
I Duergar osservavano increduli e senza parole quell’incredibile quantità di potere magico sprigionato da un giovane elfo apparentemente esile e piuttosto ordinario.
Invece di essere oramai stremato dalla fatica, Anarёl si rese conto di sentirsi vivo come non mai; il potere gli scorreva inarrestabile nelle vene e non aveva più paura di nulla. Gli invasori cercarono di unire le loro forze per respingere la pericolosa barriera e a un certo punto questa parve rallentare impercettibilmente la sua avanzata; ma Anarёl ci mise maggior impegno e il muro infuocato riprese, ancor più deciso, la sua corsa in avanti, spingendo il numeroso gruppo di Illithid verso il portale e aumentando, inoltre, anche la furia del vento attorno a loro.
A soli, pochi passi dal suo obiettivo, Anarёl strinse i denti e fece un ultimo, disperato sforzo: con una spinta risoluta travolse definitivamente gli Illithid con il suo muro di fuoco e li rispedì finalmente da dove erano venuti fin quando, nel momento in cui la barriera da lui creata entrò in contatto con il portale, questa esplose in una violenta vampata che investì, con un’ondata calda e un bagliore accecante, l’intera cittadina.
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