Lei era così.
Vede, lei era discreta. Noi diremmo silenziosa, timida o riservata. Ma la verità è un’altra e molto probabilmente lo sappiamo bene sin dall’inizio.
Forse noi ce ne rendiamo conto dal primissimo sguardo. Ripensandoci, se guardo indietro alla prima volta che l’ho vista, sono sicuro di averlo notato immediatamente; era talmente evidente che mi sembra impossibile credere di non essermene reso affatto conto.
No. Ne sono sicuro. Una parte di noi se ne rende conto subito.
Dai piccoli dettagli, perché alle cose lampanti noi non facciamo caso. La parte che se ne accorge, se ne accorge grazie ai piccoli modi di fare. Alle cose di tutti i giorni che sono diverse e allora pizzicano quelle corde dell’accordatura mentale che abbiamo da sempre in un modo differente e così esse vibrano in modo stonato.
E noi lo sappiamo da subito.
Ti ho mentito per tutto questo tempo, anche se non sono sicura di esserci riuscita per davvero.
Me lo mise per iscritto, eppure io già lo sapevo il primo giorno che l’ho conosciuta. Ho fatto finta di nulla, ho comunque preferito conoscerla per davvero. Ho voluto vedere il mondo con i suoi occhi. Forse perché aveva una bellezza fuori dal comune e, anche se ipocritamente ci ostiniamo ad affermare che l’aspetto non definisce una persona, di certo, essendo il primo livello di essa che percepiamo, non possiamo assolutamente negare che tutto o buona parte della nostra reazione corporea dipende da esso. E io non sono da meno, perché se lei fosse stata meno attraente o addirittura d’una bellezza comune, non mi sarei spinto così tanto oltre il primo sguardo.
Nossignora! Posso tranquillamente sostenere che la sua bellezza ha inibito quella consapevolezza di diversità a tal punto da cancellarla ai miei occhi fino a quando non è stato troppo tardi perché essi potessero captarla nuovamente e ritenerla una caratteristica negativa. Pericolosa. Anormale.
Vede, lei era così.
Lei era discreta.
Non parlava ad alta voce, lei sussurrava. Faceva attenzione a non essere sentita e urlava solo quand’era sola.
Lei non vedeva il mondo come lo vediamo noi, lei lo vedeva al contrario. Noi lo giudichiamo, è naturale, noi ci facciamo un’opinione di esso e di ogni cosa che gli appartiene. Lei si faceva giudicare. Lei riceveva dal mondo i suoi giudizi.
Non deve essere facile, sa?
Sentire tutte quelle voci ogni secondo. Non deve essere facile credere a ognuna di esse. Guardi che non sono mica gentili e carine loro! Le voci. Nossignora!
Sono cattive. Sono stronze. Senza pietà.
Loro parlano tutto il tempo, a tutte le ore… non mi lasciano neanche dormire o mangiare in pace.
Sono parole sue e quando me le disse aveva il terrore negli occhi, quegli occhi stanchi che ora non riesco a dimenticare.
Che poi succede che se non le ascolti iniziano a urlarti nelle orecchie finché non cominciano a uscire fisicamente dalla bocca delle persone che prima ti giudicavano solo con gli occhi; e se invece le ascolti finisci per pensarle tu stesso, allora non sono più giudizi o opinioni, ma pensieri tuoi. E se sono tuoi allora sono ancora più potenti, sa?
Ma lo so cosa vorrebbe che io dicessi. Guardi che non sono stupido, lo so cosa vorrebbe sentirsi dire, così chiudiamo questa storia una volta per tutte e lei può finalmente tornare alla sua vita e il mondo potrà finalmente andare avanti.
Però, vede, se io non ascoltassi quelle vibrazioni stonate anche questa volta, allora… allora diventerei una di quelle voci che erano nella sua testa.
Che poi, diciamoci la verità, non erano solo nella sua testa.
Lei l’ha vista. E quando l’ha vista, nella sua mente è nata istantaneamente quell’idea che poi non si leva più. Lei, come ho fatto anch’io la prima volta che ho visto quel volto tanto unico, l’ha giudicata subito e il problema del giudizio che nasce da quell’accordatura è che non è affatto un giudizio ma un pre-giudizio, e i pregiudizi non se ne vanno. Mai.
I pregiudizi appartengono alle esperienze passate della persona stessa. Ce li portiamo dietro inconsapevolmente e dirigono la nostra vita drasticamente eliminando così tante possibilità, occasioni ed esperienze… ci pensi un secondo.
Le giuro che se io fossi stato un altro, quando l’ho incontrata la prima volta, avrei sicuramente scelto di non parlarle affatto. E se così fosse stato, adesso noi non saremmo qui a discuterne. A discutere di lei e forse lei lo preferirebbe, però io… io non so.
Non so se preferirei non essere qui.
Non lo so se preferirei non averla mai conosciuta così tanto quanto effettivamente l’ho conosciuta…
Anche se… se ci penso ora, dopo che l’ho conosciuta, credo che l’avrei voluta conoscere un po’ prima. Forse quando ancora vedeva il mondo nel verso giusto. E anche di questo sono convinto: che ci sia un verso giusto e un verso sbagliato di vedere le cose.
Di vedere se stessi e gli altri.
Non il nostro, no di certo! Però neanche il suo.
Il verso giusto è quello che non fa male a te e neanche agli altri.
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