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Il Mediatore – Dietro ogni gesto c’è una storia

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Napoli. Gabriele, single, quasi quarant’anni, di lavoro fa il mediatore, cerca di appacificare chi è in conflitto. Ma succede l’imprevisto: la polizia lo coinvolge nella morte di un suo cliente. Com’è possibile? Qualcuno vuole incastrarlo? Mentre il protagonista e i suoi amici cercano di capire cos’è successo e chi potrebbe avercela con lui, riaffiora il passato di Gabriele, il dramma familiare che lo ha colpito da ragazzo e che ancora oggi lo tormenta. Fra i quartieri di Napoli e le serate calde d’estate, il filo del racconto s’intreccia e si dipana e, forse, solo un amore giovane e fresco e un’amicizia autentica potranno salvare Gabriele.

Il peso specifico
di un abbraccio

Ma cosa cazzo sono uscito a fare stasera?

Questa stronza maledetta mi ha fregato, mi ha truffato. Non si può abusare così tanto di un filtro bellezza.

Ma come facevo a non uscirci, dai. Trentanove anni, sembrava una tipa tranquilla, non mi pareva stesse facendo la corsa per salire sull’ultimo treno dell’amore, che in ogni caso non sarei stato io. A trentanove anni devi già saperlo che il treno è passato, ci vorrà un miracolo per accasarti. Al massimo ti becchi un bidone e te lo farai pure piacere.

In tutte le foto spiccavano due tette enormi. Enormi davvero, non si vedeva altro. Ma dovevo capirlo che qualcosa puzzava, oltre ai miei piedi che non mi sono degnato neanche di lavare. Ogni scatto era dall’alto, in quelli al mare la pancia era sempre a filo d’acqua. Che dovevo fare? Andare a zoomare per vedere com’era sott’acqua? E poi il suo viso era lucido, bianco, una Vergine Maria illuminata da fari al neon.

Il sospetto mi era venuto, devo dire la verità, però abita anche così vicino, un tentativo andava fatto. Che poi mi sembra pure una brava ragazza. Ragazza la minchia, tiene quarant’anni.

La faccia è completamente butterata, altro che Vergine Maria. Le tette enormi ce l’ha davvero, questo è fuori discussione, ma sotto alle tette c’è il basamento di una statua equestre, una colonna. Impossibile farla cadere, Ercolina Sempreinpiedi, così la chiamerò.

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Quando parla guarda dappertutto tranne che nella mia direzione, che fastidio. Ma quando sono io a parlare lei mi fissa e fa strani movimenti con le labbra. Non so se è solo impaziente di riprendere la parola o ha un principio di ictus. E poi parla come una mentecatta. Piano piano, lentamente, con una specie di zeppola in bocca che neanche la capisco.

«Mi fa sempre piacere conoscere nuove persone» mi fa.

«Anche a me» rispondo. Ma quando mai, ma che me ne frega di conoscerti, bluff clamoroso che non sei altro. Mi hai truffato con quel filtro bellezza e l’unica buona ragione che posso trovare in questa serata è che mi ubriacherò, anche stasera. Almeno questo concedetemelo.

Magari se bevo un altro po’ comincio pure a trovarti carina, come con quella lituana che faceva lo sciopero del trucco e sembrava uno scaricatore di porto con la pinza nei capelli. E come ci dava dentro quel WC ambulante, per quel che ricordi. Almeno Ercolina si è vestita bene, la lituana sembrava in fuga da un manicomio. Non esistono donne brutte, dicono i russi, esiste solo poca vodka. Che poi le russe sono tutte bone, uno spreco per quegli zotici ubriaconi.

Ma cosa cazzo sono uscito a fare? Io non volevo uscire proprio stasera. Me ne restavo a casa a cercare inutilmente cose interessanti in TV, a rilassarmi sul primo video di tettone su PornHub, mi facevo un paio di bicchierini di liquore e via a dormire.

«Ma dai, sto parlando da sola. Ti ho detto tutto di me, Gabriele, adesso raccontami di te.»

Ma infatti, perché dovrebbe interessarmi sapere quant’è noioso il tuo capoufficio di Equitalia o quanti peli sulla guallera tiene il tuo barboncino Dudù?

«Mi dicevi che vivi da solo. Io vorrei tanto prendere un appartamento… Sai cos’è, Gabriele? Vorrei essere indipendente da mia madre e non dar conto a nessuno di quello che faccio, di quello che mangio, dell’ora a cui torno. Prendere finalmente in mano la mia vita, ecco, sì. Scusami, scusami, sto farneticando.»

No, per carità, ci mancava la quarantenne col posto fisso che vuole prendere in mano la sua vita. Ma smettila. «No, figurati, è un ragionamento giustissimo, sono d’accordo con te. Sì, comunque, vivo da solo.»

«E da quanto?»

«Direi sette, otto anni. Dieci, forse.» E basta così, fatti i fatti tuoi.

«Ho l’impressione che esci da un rapporto lungo, mi sbaglio?»

«Sì, ti sbagli.» Dillo che ti mancano solo poche informazioni per il dossier sul futuro beone che cadrà tra le tue grinfie fameliche.

«Ex fidanzate ingombranti?»

«No, nessuna di ingombrante. Solo un rapporto durato qualche anno ma finito da molti.»

«E come mai è finito?» prosegue nell’analisi costi-benefici di una storia d’amore con me.

«Mah, è finito nello stesso modo in cui è iniziato: senza passione.»

«Ah.» Fa una piccola pausa, annota, poi riprende l’interrogatorio, evidentemente la risposta l’ha soddisfatta. «E parlami un po’ del tuo lavoro, dai. Sei sempre così silenzioso?»

«Te l’ho detto, faccio il mediatore, è abbastanza noioso come lavoro.»

«Ma mediatore tipo quelli che devono tirare fuori gli ostaggi dalle banche? No, perché quello sarebbe un lavoro fighissimo.»

Sì, come no. «No, non sono Denzel Washington. Io sono un mediatore civile, mi occupo di cause condominiali, divorzi, queste cose qui. Capitano anche i problemi con le banche ma senza ostaggi.»

«E tu cosa fai di preciso?» mi chiede. ’Sta cretina già mi immaginava col megafono fuori alla banca a urlare ai rapinatori che erano circondati e che dovevano ragionare per il loro bene.

«Cerco soluzioni per gente che non vuole quasi mai trovarle. Per evitare che si arrivi in tribunale, insomma.»

«Wow, allora sei come un pacificatore! Devi essere un tipo equilibrato. Ma si vede che sei pacato. Mi piace come caratteristica nell’uomo.» Ma che ti piace. Calmati, bella! Questa mi salta addosso. Più sono racchie e meno demordono, porca miseria. Quanto mi disturba quando mi fanno un complimento. Sarà che non sono proprio abituato, che odio.

«Ti va un altro drink? Sempre lo stesso, sì? Scusa… altri due Boulevardier per favore.»

Al tavolo di fronte stanno festeggiando una laurea. Belle, in forma, leggere nell’animo, si vede. Non sanno quello che le aspetta. La festeggiata ha un culo clamoroso e direi che la sua amica mi guarda, o forse sono io che le fisso tutte come un depravato. E sto ancora qua a blaterare con questa furfante.

Perché ho appeso Martina? Possibile che io non riesca a trovare una motivazione per approfondire con lei? Mi distraggo così tanto con lei, quando siamo insieme si innesca un ordigno nucleare. Forse dovrei chiamarla. Domani la chiamo, mi manderà dove merito. Ma forse no.

Andiamocene va, mi hai stufato. Stiamo parlando sì e no da tre quarti d’ora, i miei due Boulevardier li ho bevuti. O fanno effetto in fretta o è meglio che me ne torni a casa.

Non fa niente che Ercolina si offende, crederà che voglio andare subito a scopare. Ma credi quello che vuoi, Ercolina mia, basta che ce ne andiamo da qua. Non me ne importa proprio.

Per fortuna ho trovato parcheggio qui vicino, almeno questo. Ho speso trenta euro per sentire quanto è difficile convincere un barboncino a fare la toelettatura anale. E lo credo bene, povero Dudù il barboncino.

«Un ultimo cicchetto prima di andare, dai,» mi fa «così almeno fai offrire qualcosa anche a me, sei stato così gentile…» È una brava ragazza, l’ho detto, si sa comportare, bisogna riconoscerglielo.

Impiego quindici secondi per arrivare sotto casa sua, neanche se mi stessi cacando sotto andrei più veloce. Continua a ripetermi che non è solita uscire con ragazzi che non conosce bene. Ma fai quello che ti pare, ma chi se ne frega, “sono quasi sempre diversi da come ci si aspetta”, a chi lo dici, “e finisce che diventa imbarazzante”.

2024-01-05

Evento

La Rana Gialla (Via G. Paisiello 6, Napoli) Ad un passo dal traguardo, I WANT YOU che hai creduto nel Mediatore, per brindare insieme in barba a tutte le scaramanzie. Ci vediamo domani sera a La Rana Gialla (Via G. Paisiello 6, Napoli), ore 22. Vi aspetto

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Piacevolissima lettura. Sei riuscito a miscelare in maniera pregevole le diverse sfumature di un personaggio controverso, facendo emergere e comprendere la sua profonda inquietudine.
    Ho apprezzato molto, inoltre, il contrasto che hai saputo creare tra l’utilizzo di espressioni decisamente “esplicite” e passaggi narrativi di estrema delicatezza.

  2. Massimiliano Pietrosanti

    Un libro che ti prende lentamente. Che ti pone molteplici interrogativi sul perché, sul come e sul quando accadano gli eventi che si dipanano nella storia e che soprattutto ti ribalta i medesimi quesiti ponendoli per te stesso/a. Luci e ombre si sussuegono senza sosta…fin all’ultima pagina…dove scopriremo tutti, insieme con l’autore, dove tendiamo a sistemarci quando c’è da scegliere tra le prime e le seconde….

  3. (proprietario verificato)

    In bocca al lupo Daniele!

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Daniele Grano
È nato nel 1986 a Napoli, dove vive e lavora come avvocato nel settore civile. Si occupa di mediazioni e ha ideato un sito che per anni ha reso più facile il lavoro dei suoi colleghi. È appassionato di cinema, pallacanestro, videomaking e viaggi. “Il mediatore - Dietro ogni gesto c’è una storia” è il suo romanzo d’esordio.
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