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Il mio labile equilibrio

Il mio labile equilibrio
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Consegna prevista Gennaio 2024

Ognuno ha le proprie fragilità e se non ti è mai stato concesso di farle trasparire fai di tutto per essere forte agli occhi delle persone che ti circondano. Sofia alla soglia dei suoi quarant’anni lo sa bene: non ha mai potuto mostrare un segno di cedimento, nemmeno una volta, a causa di quanto ha vissuto nei precedenti anni. Oggi, a poche settimane dall’anniversario di un avvenimento che le ha condizionato la vita, sta iniziando a capirlo. La sua apparente perfezione di ragazza single in carriera nasconde un terribile dolore di cui pochi percepiscono l’entità. Luca, che è appena ritornato al suo paese natio dopo aver perso lavoro e moglie, è uno di questi.
Nel 2021 a Mirano, una piccola cittadina veneta, le loro vite si intrecceranno in un susseguirsi di emozioni e alternarsi di capitoli. Saranno le loro debolezze ad aiutarli, ma quello che nessuno dei due si aspetta è avere la possibilità di stravolgere la propria vita ancora una volta per un inaspettato e meraviglioso arrivo.

Perché ho scritto questo libro?

Un anno fa, una giornata uggiosa, una forte tristezza, un sottofondo musicale e un irrefrenabile desiderio mi spinsero ad iniziare questo viaggio. Le parole uscivano come un fiume in piena e le pagine presero vita propria. Nacque Sofia, la sua innata determinazione, la sua solare personalità e il suo labile equilibrio. Mi ritrovai a disegnarla a contemplare l’orizzonte con un calice e le sue scarpe rosse. Scrissi di un amore forte e una parte di me celata al mondo che ora lascio a te cercare.

ANTEPRIMA NON EDITATA

 

Piove. Gocce d’acqua scendono leggere, battono dolcemente sul vetro della mia finestra, scandendo un tempo che sembra non esserci più. Regolari e protettive, spezzano il silenzio che regna fuori. In questa giornata d’autunno tutto sembra fermo. Non c’è nessuno che passeggia e il sole pare aver timore di farsi vedere, quasi a lasciare il tempo alle persone di fermarsi e pensare, dopotutto è festa.

È da stamattina che diluvia ininterrottamente e, penso, continuerà ancora per molto. Sarebbe una di quelle giornate perfette per sedersi accanto al camino, se solo ce l’avessi. Mi immagino di farmi coccolare dal suo calore, stando sul divano, in compagnia di una tazza di tè caldo e un buon libro da leggere. Sono immersa nei miei pensieri da quando sono rientrata a casa. La malinconia ha preso il sopravvento e ancora non ho capito se è il tempo o ciò che mi sono ritrovata a fare oggi pomeriggio.

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Rifletto sulla mia vita. In un anno tutto è cambiato. Io sono un’altra persona. Fatico a riconoscere quella che ero e ancora non capisco quella che sono diventata. È successo così tanto in questi ultimi anni che la persona che sono stata, non esiste più. Al suo posto c’è solo un suo ricordo sbiadito che ha lasciato spazio a questa nuova me. Non la conosco e fatico ad accettarla, ma sono io, credo.

I ricordi di una vita affiorano alla mente e mi ritrovo a ripercorrere alcuni di quei momenti: le scelte che ho fatto, le persone che ho conosciuto, quelle che sono rimaste e quelle che, poi, se ne sono andate. Sono sopraffatta da questo turbinio di pensieri ed emozioni e sento che sarebbe meglio movimentare l’atmosfera. Ho il magone ed è sempre assai complicato convivere con esso senza soccombere.

Decido di mettere della musica per scaldare l’atmosfera e rilassarmi. Assaporo il tepore di casa, mentre le gocce di pioggia bagnano il vetro delle finestre del mio salotto, come le lacrime inumidiscono le mie guance. Sto piangendo mentre Leave your life risuona nel salotto con la descrizione dell’amore genuino di un genitore verso sua figlia. Riscalda con le sue note e le sue parole. Mi porta a pensare ai miei come se non l’avessi già fatto più e più volte in questa giornata. Mi ritorna in mente l’amore che mi hanno dimostrato da quando sono nata e quello che mi hanno insegnato a donare alle persone che mi circondano. Mi si stringe il cuore. Mi mancano ogni giorno. Forse oggi più di altri essendo festa, una particolare festa. Non posso farci niente, loro non ci sono più.

La canzone mi prende. Me li ricorda. Mi riporta a vivere l’intensità del loro amore. Continuo a pensarli, ascoltandola, e nella tristezza sorrido. Quanto vorrei avere la possibilità di rivederli ancora una volta, abbracciarli e parlare con loro. Avrei bisogno di qualche consiglio o, solo di conforto, calore, o molto semplicemente di un po’ del loro amore e dei loro dolci sorrisi.

Con il ricordo delle loro facce radiose assaporo le successive canzoni di questo album che ascolto per la prima volta e già apprezzo, seppur mi rattristi ancor più di quanto non lo sia già da sola.

Spero che i miei, ovunque siano, stiano bene.

Suona il cellulare. Mi ridesto dai miei pensieri. Lo cerco. Il suono è insistente e continuo. Sembra non volersi fermare e dà l’impressione di voler disturbare le mie riflessioni.

La sua suoneria continua imperterrita a irritarmi nel farsi sentire e io non riesco a trovarlo da nessuna parte. Dove sarà?

Intanto mi sposto da una stanza all’altra, nella speranza di vederlo: passo a setaccio il salotto, la cucina, il bagno e infine rassegnata raggiungo la camera.

Era rimasto proprio sopra il comodino da questa mattina.

Rispondo.

“Sofia, ciao! Come stai? Sono appena rientrata. Stavo andando in centro per un aperitivo. Che fai? Vieni? Non farti pregare come sempre!” Mi conosce fin troppo bene, poiché senza sapere cosa le sto dicendo, rispondo: “Hey bellezza, certo che vengo! Dammi il tempo di sistemarmi e ti raggiungo!” Intuisce che non sono decisa e me lo chiede nuovamente: “Sicura che vieni? Non fare come al solito! Non provare a darmi buca. Su! Stasera poi ci sono anche dei miei amici. Ci tengo a presentarteli. Cerca di venire! Ooook?”

“Sì, sì, arrivo. A fra poco.” E riattacco senza aggiungere altre parole. Mi sa che questa volta devo proprio andare. Vorrei poterlo evitare perché non sono dell’umore giusto. Preferirei stare qui a guardare fuori dalla finestra del mio salotto la pioggia che cade: mi rilassa mentre mi ritrovo immersa nei miei pensieri con la speranza di riuscire a tenere stretto ancora per qualche minuto il sorriso radioso dei miei genitori. Sono anni che non vedo quello di mio padre e tra poco sarà un anno da quando mia madre ha potuto farlo per l’ultima volta: è stato poco prima che mancasse. Il suo sorriso era un misto di gioia e soddisfazione per una bella notizia: l’ultima che sono riuscita a darle. Quel ricordo è ancora qui e, nonostante sia terribilmente triste per la circostanza, è positivo per il caloroso sorriso che mi ha donato e che, immancabilmente, non potrò più rivedere.

Ricordo le sue labbra che celavano un dolore indescrivibile e nello stesso tempo mostravano la gioia che una madre prova per un traguardo raggiunto dalla propria figlia. Erano gioiose nella sofferenza straziante delle sue ultime ore.

Mi mancano i miei e ultimamente li penso spesso. Quando lo faccio tendo a disconnettermi dal presente ed Alice lo sa perfettamente perché mi cerca ancora una volta inviandomi un messaggio: “Vieni stella. Ti farà bene.”

Riguardo fuori nella speranza che il tempo sia migliorato e mi venga una minima voglia di raggiungere la mia amica, ma continua a piovere e non c’è anima viva. Davvero non me la sento e poi sarà sicuramente freddo. Perché devo uscire?

Alice…giusto. Sono felice di poterla vedere anche se l’idea di dover uscire non mi entusiasma affatto. Preferirei evitarlo nonostante mi stia venendo una certa curiosità: chissà come saranno questi suoi amici. Ancora titubante sul da farsi, mi dirigo verso l’armadio. Senza nemmeno rendermene conto lo apro e mi ritrovo a scegliere e valutare qualcosa di carino da indossare per l’occasione. Nel dannatissimo ordine del mio armadio dove tutti i vestiti sono impilati e ben piegati con impegno quasi maniacale, inizio a prenderli alla rinfusa e gettarli sul letto nella speranza di trovare quello adatto a farmi sentire al centro dell’attenzione. Amo farmi notare e attirare gli sguardi delle persone: mi aiuta a distogliermi dai miei continui alti e bassi. Quindi meglio optare per un bell’abito allegro e sbarazzino in netto contrasto con il mio attuale stato d’animo anche se visto il tempo sarebbe opportuno stare comoda. Non sarei io e mi sentirei a disagio: tacchi alti, in ogni occasione, è il mio segno distintivo.

Inizio ad indossare tutto quello che mi capita sotto mano: ogni tipo di pantalone, maglione e gonna che trovo in armadio, passo poi a guardare tra gli abiti appesi senza sapere esattamente quale potrebbe attirare i miei sguardi e alla fine prendo un vestitino a fiori, leggero per la giornata, ma molto allegro e vivace. È perfetto con un bel maglioncino bianco e delle calze. Vado a finire di prepararmi: aggiungo un filo di trucco per far esaltare i miei occhi azzurri, un giro di piastra per sistemare i miei capelli in un mosso quasi spettinato, un bel rossetto bronzato e il mio profumo preferito tra i mille che popolano il ripiano vicino al lavandino.

Infilo al volo i miei stivaletti neri col tacco, un must, e sono pronta. Infine, cappotto, sciarpa, borsa ed esco.

Sono felice di essere all’aria aperta contrariamente a quanto avevo pensato fino a qualche minuto prima. Avevo bisogno di staccare.

Mi incammino a piedi con il mio ombrellino tra le mani. Ho voglia di fare due passi nonostante non sia consigliato vista la giornata. Sono certa che quindici minuti a piedi mi faranno bene. Certo lo scroscio d’acqua non aiuta affatto. Le gocce insistono a bagnarmi le calze e ci sono pozzanghere ovunque. La luce dei lampioni, con tutta questa pioggia, è fioca. C’è un silenzio quasi spettrale, si sente solo il cadere incessante delle gocce d’acqua che scendendo sbattono sull’asfalto,  sulle macchine posteggiate ai lati della strada e sul mio ombrellino. Una tipica atmosfera di un film thriller, a pensarci bene. Sorrido al pensiero mentre le note di Leave your life continuano a risuonare nella mia mente. Adoro questa canzone nonostante mi riporti continuamente a pensare ai miei. Mi rattrista e mi conforta allo stesso tempo.

In tutto il tragitto incontro soltanto un altro temerario signore che porta a passeggio il suo cane, qualche locale aperto e un bel gatto che mi guarda dall’asciutto di un porticato, quasi a burlarsi di me. L’idea di fare due passi, forse, è stato un azzardo, ma ormai sono qui, meglio non pensarci troppo.

Sono arrivata in centro al nostro posto preferito e Alice è proprio davanti a me con i suoi boccoli castani. Mi sta aspettando come sempre. È di spalle ma proprio quando arrivo si gira, quasi mi avesse sentito, e così ho modo di notare che indossa un vestitino che le dona notevolmente scendendo leggero sulle sue gambe con dei morbidi volteggi. Sembra che ci siamo messe d’accordo come al solito: abbiamo entrambe un vestito a fiori.

Io e Alice siamo amiche da non molto tempo però da quando ci conosciamo, senza nemmeno volerlo, finiamo sempre per indossare gli stessi abiti o avere la stessa acconciatura. È incredibile! Nel guardarla non posso evitare di notare l’ottima scelta dell’abbinamento tra il rossetto scarlatto e i fiori dell’abito che porta. Le sta proprio bene.

Mi vede. Mi sorride. Saluta. Ricambio e mi avvicino, notando che è attorniata da alcune persone che non conosco. Inizia a presentarmele. Anna, Giulia, Dario, Enrico, Davide, i nomi sono troppi e io mi sto già confondendo. Ha appena cominciato e me ne sono dimenticata più della metà. Ce la farò con molta calma. Ne sono certa. Pare che alcuni di essi siano gli amici della sua nuova fiamma Riccardo. Lui non lo vedo ancora. Probabilmente ci raggiungerà tra poco.

Ci sediamo ad un tavolo e ordiniamo.

Iniziamo a parlare della giornata di oggi, è festa, ma il tempo poco collaborativo ha fatto sì che tutti rimanessimo a casa. Chissà cosa hanno fatto tutte queste persone. Qualcuno inizia a parlare di una serie di Netflix, appena uscita, che pare abbia iniziato a guardare proprio questo pomeriggio. Parla di una madre che lotta per uscire dagli abusi del proprio compagno e per dare una vita migliore alla figlia. La trama è caratterizzata dalla solita escalation verso la felicità: inizialmente le difficoltà sono all’ordine del giorno; dopo essere scappata dal marito si ritrova in un vortice di problemi tra incomprensioni con gli assistenti sociali, mancanza di soldi e complicazioni perfino nel lavoro; tende quasi a soccombere, ma la sua tenacia e il suo amore per la figlia tengono viva la speranza di un miglioramento. Sono proprio curiosa di sapere come andrà a finire, credo che proverò a guardarla alla prima occasione.

Qualcuno, invece, parla del pranzo con i loro parenti. È un classico nei giorni di festa, lo avrei fatto anch’io se avessi potuto. Alice, stranamente, oltre al weekend ha passato tutta la giornata con Riccardo. Lo fa molto spesso da due mesi a questa parte: le piace sparire con lui e ripresentarsi dopo un paio di giorni. Non mi sono ancora abituata a questo suo repentino cambiamento, ma sono felice per lei.

Io, invece, ho davvero passato tutta la giornata a pensare e a riflettere. Sono uscita solo due volte: una mezz’oretta per un’incombenza e questa sera con lei. Ultimamente mi capita molto spesso di alienarmi e ritrovarmi immersa nei miei ricordi come è successo oggi. Spero sia solo una fase passeggera.

Senza nemmeno accorgermene mi isolo nuovamente pensando alle canzoni di questo pomeriggio e alla scelta del cd  che si era rivelato essere ideale per la giornata piovosa e malinconica che c’era stata. Era diventato una buona colonna sonora per le mie lunghe riflessioni e mi aveva fatto compagnia.

Improvvisamente ritorno a guardare le persone che mi circondano: Alice, i suoi amici, Riccardo che è arrivato da poco e, da quando è entrato, ha catturato tutta l’attenzione della mia amica. Mi chiedo cosa ci faccio qui. Mi sento fuori posto. Hanno tutti qualcosa da raccontare e se la spassano a parlare del nulla. Io invece ho la testa che mi frulla e sento continuamente la mancanza dei miei. Fa male e non mi permette di seguire il filo dei loro discorsi, sempre che ce ne sia davvero uno. Cosa sono venuta a fare?

Alice si gira verso di me come se avesse notato la mia assenza e, quasi a verificare come mi stia andando la serata, mi chiede: “Sofia, tutto ok? Sembri sconnessa.” La guardo intensamente prima di risponderle: possibile che riesca a capirmi senza che io faccia alcuno sforzo? Solo lei ci riesce. Prima c’era anche mia mamma: le bastava guardarmi e capiva tutto senza chiedermi niente esattamente come facevo io con lei. Dannazione quanto mi manca. È quasi un anno e non passa giorno che non la penso. Quanto vorrei fosse ancora qui.

Sorrido ad Alice per rincuorarla, finché mi ritorna alla mente la risata di mamma in queste occasioni di festa. Era solare e riempiva la stanza: calorosa, incredibile e travolgente.

“Sofia”, sento chiamarmi. Non capisco chi è. Mi giro verso la voce che sta cercando di attirare la mia attenzione e vedo un ragazzo. È alto, biondo, lineamenti forti e un fisico che si fa notare.

Si avvicina verso di me, i capelli sono corti e arruffati e gli occhi….Gli occhi sono verdi…di un verde intenso.  Nel guardarli penso all’Ammazzonite per le svariate sfumature che hanno.

Non lo riconosco.

Continuo a guardarlo, ma niente. Tabula rasa.

È come mi rendessi conto di conoscerlo, ma non riesco in nessun modo a ricordare il suo nome o collegare il suo viso e il suo fisico ad un nome.

[…]

Nel frattempo il ragazzo che mi ha chiamato, mi si avvicina e mi saluta: “Sofia, ciao. Sono contento di rivederti. Come stai?”, mi fissa con i suoi occhi intensi ed aggiunge con una velata tristezza: “Ho saputo. Mi dispiace”.

2023-05-01

Aggiornamento

100 e più pre-ordini in quindici giorni! Grazie a voi che avete reso possibile questo primo ed importante traguardo comprando direttamente, condividendo sui social la campagna o passando parola tra gli amici. State rendendo possibile il traguardo dei 200 pre-ordini! Abbiamo da poco superato la metà del percorso e vi chiedo di continuare ad aiutarmi come avete fatto finora. Spero che abbiate ricevuto tutti l’anteprima del libro venerdì scorso e che la stiate leggendo. Non vedo l’ora di sapere che cosa ne pensate e di vedere i vostri commenti. Ci conto veramente! Adesso andiamo verso i 200 pre-ordini! Vi anticipo che da domani inizierò settimanalmente a pubblicare sui social delle brevi letture su alcuni estratti del libro: vi aspetto ogni martedì su Instagram o Facebook. A presto per ulteriori novità!

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    la storia si svolge in modo fluido e scorrevole. La trama è coinvolgente e non scontata: quando si pensa che nelle righe successive ci sarà una definizione, una spiegazione, un chiarimento di quanto si sta leggendo, ecco che è proprio nelle righe successive che l’autrice rimescola il tutto e rimanda a nuova lettura, con più curiosità di prima. non ci si può fermare! J4

  2. (proprietario verificato)

    Ho aspettato di ricevere l’anteprima del romanzo prima di pubblicare un commento. Quando ho acquistato una copia, l’ho fatto sulla fiducia perché conoscevo la scrittrice tramite i social con il nome Chiara_artemozioni.

    Avevo letto qualche suo scritto su Wattpad e mi era piaciuto molto, ma devo dire che lo stile di questo libro è ben diverso. È interessante e avvincente. È ben scritto e, che ci crediate o no, l’ho letto tutto d’un fiato. Ho pianto e ho riso tantissimo. Perché non l’ho comprate anche voi? Merita.

    Luna

  3. (proprietario verificato)

    Conosco Chiara personalmente da qualche anno. Mi aveva parlato di questo libro e la settimana scorsa mi ha letto qualche frase. Mi sono subito innamorata. Ho comprato oggi e non vedo l’ora di poter leggere il romanzo completo. Mi sento di consigliarvelo!

  4. Percepisco da Sinossi e Incipit grande fermento della scrittrice nel comunicare tutte le forme di amore. È proprio vero, mi trovo vicino al pensiero della scrittrice. Vado ad acquistare

  5. Sicuramente merita assolutamente di essere valutata l’acquisto del libro. Ho seguito la scrittrice sui canali social, carichi di emozioni e di sensazioni diffuse. Chiara_artemozioni trasmette tanti. Suscita davvero energia e vitalità con un pizzico di riflessione alla vita come bagaglio culturale ed esistenziale. Scorrevole descrizione quando leggo gli spunti delle sue opere, delle situazioni e dei luoghi. Da provare assolutamente

  6. (proprietario verificato)

    Conosco l’autrice personalmente e ho avuto il piacere di leggere il suo libro in varie revisioni. Chiara scrive davvero con gusto e espressività emotiva coinvolgente. Il suo libro oltre a raccontare, prende e trasporta. Si passa dalle emozioni tristi e gioiose al racconto di una bellissima Mirano, tutto con disinvoltura, scorrevolezza e minuzia di particolari. È degno di essere letto.

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Chiara Bergo
Mi chiamo Chiara Bergo e sono una ragazza di 37 anni. Abito vicino a Venezia e conosco bene i luoghi in cui ha vissuto la protagonista del mio primo romanzo. Mi sono laureata in Ingegneria e lavoro in Italia come Technical Manager per una multinazionale.
Amo l’arte, la scrittura e la musica. La fantasia e la creatività mi hanno sempre accompagnata nella realizzazione di disegni, quadri e la scrittura di innumerevoli storie. Il piacere della lettura ha caratterizzato tutta la mia vita fin da piccola quando cercavo una scusa per scappare sull’altalena, costruita da mio padre in giardino, e leggere tutto d’un fiato l’ultimo libro che avevo scelto. Era difficile staccarmi da quanto mi immedesimavo nella vita dei protagonisti ed è per questo che mi sono appassionata alla scrittura e ho coniato il motto “Le parole sono i respiri dell’anima”. Sono nota anche come Chiara_artemozioni nei social.
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