Giulia lanciò il cellulare sul divano con violenza. Non voleva più parlare con Davide, convinta che, se avesse continuato a rispondergli, sicuramente gli avrebbe detto qualcosa di cui poi si sarebbe pentita. Voleva stare sola in quel momento, non doveva cedere agli istinti e sfogarsi con lui, anche se questa volta il ragazzo aveva davvero esagerato e non era certa le sarebbe passata in fretta.
Stavano insieme da quasi due anni, un periodo in cui c’erano stati più litigi -per motivi seri ma anche per stupidaggini- che momenti di tranquillità.
Teneva al loro rapporto, ma le continue bugie di Davide e il suo umore instabile non facilitavano le cose e ora lei si trovava per l’ennesima volta a piangere come una bambina. Si asciugò le lacrime e sospirò profondamente, doveva reagire e soprattutto smettere di pensare.
Cercò il suo iPod e uscì velocemente, un giro per la sua città con la compagnia della sola musica era tutto ciò di cui aveva bisogno.
***
La ragazza aveva camminato per quasi un’ora senza una meta precisa, si era goduta il verde cittadino che solitamente non notava ed era riuscita quasi a rilassarsi. Non aveva mai pensato a Davide e nella sua testa risuonavano solamente le parole delle canzoni. Proprio mentre si era lasciata avvolgere dalle note di Enjoy the Silence, uno dei suoi pezzi preferiti, si trovò davanti a un parco che non aveva mai visto prima. Si guardò intorno e, nonostante riconoscesse la zona, non capiva perché non ci avesse mai fatto caso.
Era un parco particolare, costruito verosimilmente a fine 1800, ma con ristrutturazioni recenti. Alcuni edifici costituivano una sorta di recinzione, erano costruzioni abbandonate ma ancora in buono stato che davano, però, un senso di profonda inquietudine.
Giulia sorrise e si addentrò, era sempre curiosa di conoscere nuovi posti e quello le sembrava davvero interessante. Era anche un luogo inconsueto perché, più che un classico parco, dava l’impressione di essere una piccola città all’interno della città stessa. Gli edifici che aveva scorto dall’esterno non erano solo nel perimetro, ma anche all’interno: erano tutti a due piani e sembrava seguissero una sorta di logica.
Giulia era ipnotizzata da ciò che aveva di fronte agli occhi, si sentiva come Dorothy che dopo la tempesta si ritrova nella luce di OZ, del tutto rapita dall’atmosfera che stava respirando. Oltre a lei, sembrava non esserci anima viva, il silenzio era quasi assordante e la ragazza non voleva smettere di provare quella sensazione di estrema serenità che l’aveva avvolta.
Tutti i pensieri negativi delle ore precedenti erano come svaniti, non sentiva più la morsa allo stomaco e non era nemmeno più arrabbiata con Davide. Al contrario, sorrise al pensiero del suo ragazzo: una volta tornata a casa gli avrebbe scritto. Anche se si era comportato da immaturo, sapeva di non avere un carattere semplice con cui relazionarsi e i suoi atteggiamenti spesso erano difficili da interpretare per chi le stava accanto.
Era così assorta dai pensieri, che non si accorse di una voce che richiamava la sua attenzione e si rese conto di non essere più sola solo quando si sentì toccare una spalla. Trasalì e si voltò di scatto. Davanti a lei c’era un giovane uomo, vestito con una divisa da netturbino che le sorrideva timidamente.
«Scusi, non volevo spaventarla» disse il giovane quasi sussurrando. «L’ho vista quando è entrata, a quest’ora non viene mai nessuno.»
«Non importa… Ero sovrappensiero e non l’ho sentita» rispose Giulia indietreggiando leggermente. «Non ero mai stata in questo parco e mi ha incuriosito.»
Il ragazzo continuò a sorridere senza replicare, ma fissava con intensità Giulia, ormai in preda a un evidente disagio.
«Nessuno vuole venire qui, tutti ci finiscono sempre per caso» disse l’uomo con una vena di tristezza nella voce. «Tra poco chiudiamo, però se vuole può tornare domani.»
Giulia si sentiva intimidita da quello sconosciuto, fece un semplice cenno con la testa e si voltò senza dire una parola. La tranquillità che aveva provato all’inizio ora era completamente svanita e il fatto che il sole stesse tramontando non l’aiutava a rilassarsi. Accelerò quindi il passo e raggiunse l’uscita senza voltarsi nemmeno una volta.
Solo quando si trovò dalla parte opposta della strada si calmò, rendendosi conto di avere il battito accelerato e il respiro affannoso. Non sarebbe più tornata in quel luogo, almeno non da sola e al calar del sole.
Il ragazzo aveva osservato la fuga di Giulia sempre col sorriso sulle labbra. Sapeva di spaventare le persone col suo atteggiamento inquietante, ma questo non gli creava problemi, anzi, spesso si divertiva. E gli sarebbe davvero piaciuto divertirsi con quella giovane donna.
«Chi era?» una voce femminile lo distolse dai suoi pensieri.
«Una nuova…» rispose lui con un sussurro. «Si è spaventata, ma spero torni domani.»
Sorrise e, scostandosi i capelli dal viso, si diresse verso il cancello, era davvero giunta l’ora di chiudere il parco.
***
Quando Giulia varcò la porta di casa si sentì subito meglio. Aveva percorso tutto il tragitto dal parco alla sua abitazione con un senso di nausea e oppressione, ma non riusciva a spiegarsi quello stato d’animo.
Andò direttamente a recuperare il telefono, perché il nervosismo che aveva provato fino a qualche ora prima non esisteva più e ora desiderava solo la presenza di Davide per poter stare meglio. Vide tre chiamate del ragazzo e sorrise, mentre componeva veloce il numero.
«Sono io» disse appena sentì la voce del ragazzo. «Sono appena rientrata. No, Davide fammi parlare per favore, faccio la doccia e vengo da te. Ti amo.»
Chiuse la chiamata e si diresse in bagno. Non le importava nulla delle liti, dell’egoismo di Davide e delle sue paure, voleva soltanto stare tra le sue braccia.
***
Davide era rimasto sorpreso dalla telefonata di Giulia, perché di solito ci volevano giorni affinché lo perdonasse, mentre questa volta erano passate solo poche ore. E si era stupito anche della tranquillità della fidanzata.
«Chi era?» gli chiese una voce dall’altra stanza.
«Giulia. Sta per venire qui» rispose secco andando verso l’armadio. «Non può trovarti, vai via. Ci vediamo domani.»
Si diresse in bagno senza aspettare risposta, voleva farsi perdonare da Giulia senza complicare ulteriormente la situazione.
Barbara Pitzeri (proprietario verificato)
La storia e’ intrigrante e avvincente, i personaggi sono ben delineati e caratterizzati. Di sicuro un ottimo esordio. Consigliatissimo!!!
Marcella Pitzeri
In realtà no, ognuno ha qualcosa che mi piace. Probabilmente il personaggio cui tengo di più è Eva, un personaggio secondario ma importante.
Luisa Scapin (proprietario verificato)
E hai un personaggio preferito?
Marcella Pitzeri
Ogni personaggio, nessuno escluso, ha qualcosa di me o di persone che ho incrociato nella mia vita: qualche sfumatura caratteriale o qualche avvenimento che ha influenzato la mia vita. Però allo stesso tempo nessun personaggio ricalca del tutto persone reali.
Credo sia normale attingere dalla propria vita per creare.
Grazie mille per il commento
Luisa Scapin (proprietario verificato)
Buongiorno,
Volevo chiedere se per creare i personaggi si è ispirata a cose personali o a persone che conosce.