PRIMA PARTE
D.1
Con fare distratto Daniele girò il volante. L’altra mano infilò rapidamente i contanti del pomeriggio in tasca. Parcheggiò nel viottolo di casa e nascose tutto di fretta, come al solito. Chiuse l’auto e salì le scale a passo lento, lo sguardo perso in un qualche pensiero.
«Ehi, ti cercavo!» esordì Sofia dopo averlo udito spalancare il portone di sotto. Sul viso di Daniele comparve una smorfia di fastidio.
«Hai trovato delle scarpe nuove?» chiese lei.
«No, mamma.»
«Proviamo ad andare insieme domani, ti va?»
«D’accordo.»
Intanto si era avviato di fretta in direzione della sua camera. Il fratellino era preso dai compiti estivi e pareva spazientito dall’essere sommerso di esercizi già alla metà di luglio.
«Dani, mi aiuti in inglese?»
«Mi dispiace, Eros, non ho tempo adesso. Passo a salutare Renzo che sta delirando per il test d’accesso. Magari domani.»
Sofia seguì il figlio nella stanza.
«Cosa vuoi da mangiare stasera? Abbiamo il pesce, le lenticchie…»
Daniele la interruppe. Era seduto sul letto intento a camuffare qualcosa nello zaino.
«Non ci sono per la cena, mi cucina qualcosa Renzo.» Il sospiro in risposta della madre lo innervosì. «Cosa c’è?»
«Niente, Daniele, niente.»
«Guarda che domani pranziamo insieme e al pomeriggio cerchiamo le scarpe, starò con te tutto il giorno.»
«Però non tornare tardi stasera…»
«Sono pieno di impegni, lo sai.»
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Sofia aveva sempre avuto una buona opinione di suo figlio, lo aveva creduto sin dalla più tenera età un bambino più sensibile degli altri. Alle elementari si recava fiera ai colloqui ricevendo elogi dalle insegnanti, che parlavano di Daniele come di un bambino affabile, accondiscendente e con un distinto tratto creativo. All’ultimo anno aveva partecipato a un progetto di scrittura fiabesca per bambini organizzato dalla scuola, presentandosi con un breve racconto chiamato La mezzaluna. Al di là dei risvolti infantilmente macabri della storia, tutti gli avevano riconosciuto una certa fantasia. Per quanto Daniele negli ultimi tempi si fosse prodigato per risultarle il più arrogante e fastidioso possibile, non riusciva a rivedere effettivamente il proprio giudizio.
Finito di sistemare lo zaino, Daniele ricevette la chiamata di Renzo, che gli chiedeva di incontrarsi più tardi. Ormai liberatosi dalla cena con il resto della famiglia, prese di nuovo l’auto e guidò fino alla collina al confine del paese, intenzionato a concedersi minuti di solitaria riflessione. Da quella sommità arrotondata ed erbosa si potevano contemplare tutti i quartieri e il fiume che li attraversava. Lungo la strada scorse una famiglia camminare allegramente sul marciapiede, in direzione del centro. Daniele abbozzò un sorriso verso i due bambini intenti a giocare tra loro sotto gli occhi di mamma e papà. Il più grande dei due sembrava il doppio del fratellino, lo spinse ridendo, e Daniele vide l’altro perdere l’equilibrio per un attimo e poi recuperarlo in un istante, senza aver smesso di mostrare uno sguardo sereno al maggiore. Dopo aver dato una veloce occhiata alla strada, Daniele si concentrò sui due genitori: per il fugace timore di vedere a terra il bambino, la mano della madre aveva cercato il braccio del marito, nell’esatto istante in cui le due piccole, dolci anime piene d’energia riprendevano a correre insieme.
Arrivato a destinazione diede un colpo alla portiera e si diresse verso il piccolo sentiero che conduceva alla cima del colle. Da lì si vedevano tutte le zone frequentate durante il giorno; provò un immancabile piacere a potersene stare finalmente seduto a osservare. Nello spegnere la sigaretta attaccò il cellulare alla cassa portatile e si distese sull’erba giocherellando con le chiavi dell’auto, sotto un cielo chiaro e privo di nuvole. Ripensò un poco a Eros. Il fratellino era arrivato undici anni prima, adottato presso un orfa-notrofio di Milano. Sofia era da sempre iscritta ad associazioni benefiche. Per un anno si erano però rifiutati di concederglielo. Le adozioni non erano permesse alle madri divorziate. Nell’assenza di ulteriori volontari, il bambino le fu ceduto grazie all’intercessione della vicesegretaria dell’orfanotrofio, con cui aveva un buon rapporto. Meglio dire che era una vecchia amica. Eros aveva due anni quando fu adottato e, giunto ai tredici, ancora non gli erano state svelate le sue origini. Italiane, ma sconosciute.
Passati circa dieci minuti squillò il telefono. Renzo chiedeva a Daniele di passare da William prima del loro appuntamento. William Prince era uno spacciatore del posto che ogni lunedì portava in casa sua erba e hashish; era la principale fonte di tutti i clienti del paese. Col tempo, in realtà, William Prince era diventato anche un amico. Le continue battute e quel costante sorriso non gli davano l’aria del soggetto poco raccomandabile. Con le vendite portava a casa qualche banconota, diceva di farlo per quello. Ma in realtà non ci guadagnava quasi nulla, a spingerlo era tutto il giro di amici e scrocconi che gli gravitavano intorno per una fumata gratis.
Controvoglia Daniele si alzò e, accesa la solita playlist nell’impianto Hi-Fi, guidò fino al quartiere popolare al di là del fiume. I palazzi della parte opposta erano tutti diroccati e ciascuna costruzione ospitava centinaia di persone. Parcheggiò nelle vicinanze del palazzo di mezzo e chiese a William di scendere; si era accorto che lo stava aspettando sul balcone.
«Ehi, Dan!»
Si avvicinò all’ingresso e William scese sapendo già tutto, con la marijuana in tasca.
Daniele gli strinse la mano ed esordì: «Sono contento di rivederti, sai che dopo stasera sono sistemato».
«Ho sentito gli altri e mi è dispiaciuto.»
«Non prendertela, tra poco me ne vado quindi…»
«Dài, fratello, sto scherzando! Guarda dove vivo, non farei lo stesso al posto tuo?»
Daniele abbozzò un sorriso ironico e gli diede i soldi. A sua volta William gli sganciò di scatto tutta la parte destinata a Renzo.
«Non ti senti nel posto giusto?»
Daniele non rispose. Sembrava trovarsi in un mare di pensieri, lo sguardo fisso sulla strada. In realtà non provava nessuna ostilità per William, conosceva la sua storia e ne ammirava i risvolti più coraggiosi.
«Mi piace la tua scelta, fratello. Spero che non ti vada come a me cinque anni fa! Quando ero appena arrivato dalla casa di Roma…»
Daniele cambiò discorso con una certa fretta: «La parte di stasera la facciamo girare solo tra il paese e la baia del fiume, così puoi gestire tutta la periferia. Va bene?».
«Bravo cavallino, meno male che non hai perso la voglia nemmeno l’ultimo giorno. Alla prossima! Organizzo una bella serata prima di settembre.»
I due si strinsero la mano e Daniele tornò sull’auto.
Nicolas Borromeo (proprietario verificato)
Un turbine di sensazioni ed impressioni che ho letto con curioso stupore e vissuto quasi come su un’altalena, in maniera tanto empatica quanto distaccata, sentendomi comunque sempre vicino alle esperienze dei personaggi. L’autore è riuscito a trasmettere in maniera estremamente efficace l’introspezione, suscitando nel lettore quel turbamento che solo l’arte riesce a dare. La potenza del pensiero disertore risiede nella sua versatilità: riesce a declinarsi in maniera efficace e a suscitare un intenso momento di riflessione in chi legge.
Ilaria Salomone (proprietario verificato)
Questo libro parla a molte persone.
A quelle che hanno studiato a Venezia, a quelle che sognano le sue calli e i suoi canali ma soprattutto a tutti coloro che si sono sentiti smarriti almeno una volta nella vita. Il libro è pieno di emozioni, ho amato particolarmente la sorpresa dell’epilogo, un colpo di scena che aiuta a capire molte cose sul romanzo.
Vi consiglio questo libro perché è scritto bene e parla di temi universali in modo non banale: la famiglia, la personalità, la transizione verso il mondo adulto. Il tutto sullo sfondo bellissimo della Serenissima, descritta perfettamente tanto da sembrare di camminare per i suoi vicoletti con i gabbiani che volano alto nel cielo.
Giovanni Crisanti (proprietario verificato)
Un libro coinvolgente e vicino alla sensibilità di chiunque viva o abbia vissuto una giovinezza di domande e curiosità. Una cornice, quella di Venezia, che restituisce una bellezza sia stilistica che sostanziale delle vicende. I capitoli si muovono in maniera geniale tra due storie separate in parallelo di due ragazzi, che vivono nella stessa città. Una chiave interessante per non limitarci alla singola esperienza di un giovane in una città unica al mondo. Il saggio centrale dà una chiave filosofico-teorica alla storia, che non rimane limitata agli aspetti classici del romanzo.
Jacopo Renzi (proprietario verificato)
Pre-ordinando la propria copia si ottiene la possibilità di leggere in anteprima digitale il romanzo. Che dire: la struttura dello scritto è forse la cosa che più tiene incollati per tutta la durata della lettura. Gabriele è riuscito a costruire dei personaggi in cui ognuno di noi, in un modo o nell’altro, può immedesimarsi. Francois e Daniele sono due anime in costante ricerca di qualcosa, di un completamento di sè stessi. Ciò è possibile trovarlo unicamente attraverso un viaggio interiore che noi decidiamo di compiere per capire chi e cosa vogliamo essere. Numerose sono le citazioni e riferimenti ai grandi pensatori della nostra storia, messi non per abbellire la storia senza un senso logico, ma per unire i pensieri dei due protagonisti in unico e libero pensiero. Appunto, il pensiero disertore. Quell’anarchia del pensiero che è ciò che ci rende uomini.
Ultimo appunto va fatto sicuramente alla vera protagonista del romanzo: Venezia. Chiunque abbia vissuto o anche solo visitato la Serenissima, ritroverà nella scrittura le stesse sensazioni che si provano inoltrandosi nelle calli di quella meravigliosa e unica città che è Venezia.