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Il Risveglio del Kirin

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Cory vive in un orfanotrofio da quando è nato e cerca di evadere dalla quotidianità immaginando incredibili peripezie in giro per il mondo. Si è sempre sentito diverso dai suoi coetanei e tutte le notti una principessa gli appare in sogno chiedendo ogni volta il suo aiuto.
Una mattina, però, al risveglio si trova in una città che non ha mai visto in vita sua, che sembra appartenere addirittura a un altro mondo, dove la magia è qualcosa di normale. È proprio in quel momento che inizia la sua più grande avventura al fianco di una ragazzina esuberante di nome Liv, che lo accompagnerà per tutto il regno di Rahadya.
Il viaggio sarà solo la prima delle innumerevoli avventure che cambieranno la vita di Cory per sempre, dandogli la possibilità di conoscere una volta per tutte se stesso e le sue origini.

UNA BIZZARRA AVVENTURA

Nella grigia e fumosa Inghilterra, più precisamente in un paesino di campagna del Sussex al limitare di un fitto bosco, si ergeva una triste costruzione di mattoni dello stesso colore polveroso del cielo. L’orfanotrofio di Santa Grazia, che aveva preso il nome dalla sua fondatrice (una devota donna di fede che era ormai passata a miglior vita e di cui si trovava una logora statua di pietra al centro del cortile di preghiera), ospitava una trentina di bambini e ragazzini che, per circostanze più o meno disparate, si erano ritrovati per loro grande sfortuna a essere orfani.
La storia che intendo raccontarvi riguarda proprio uno di questi ragazzini.


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Cory, che era stato chiamato così dalla madre superiora Severia, fu trovato per un grandissimo caso di fortuna, a galleggiare (o meglio, affogare) nel fiume che passa per un breve tratto accanto all’orfanotrofio. Era stata proprio Severia a notarlo, una fredda mattina d’inverno in cui si stava dirigendo
nel centro del paese per delle commissioni urgenti e, senza la minima esitazione, si era gettata al salvataggio della piccola creatura. La fortuna aveva voluto che quel tratto di fiume fosse molto poco profondo in quel periodo e che la madre superiora, ancora giovane e in forze, godesse di grande agilità e di un fisico robusto e temprato dalla fatica.
Nessuno all’orfanotrofio seppe mai da dove fosse arrivato Cory, ma non si trattava di una cosa fuori dal comune per quanto riguardava gli orfani così piccoli e nessuno si fece troppe domande. Gli fu assegnato un nome del tutto casuale, uno di quelli facili da pronunciare e comodo da strillare in preda alla collera, nel caso in cui il bambino fosse diventato uno dei tanti marmocchi ribelli e combina guai che si vedevano scappare nel cortile rincorsi dalle suore più giovani o saltar giù dai tetti di tegole dell’orfanotrofio.
Ma più Cory cresceva e meno il suo nome veniva pronunciato, per quanto il ragazzino fosse pacato, educato e rispettoso delle regole. Si confondeva nel coro di quei ragazzini più tranquilli che di rado si beccavano qualche castigo e passavano invece il tempo in modi che la superiora definiva “meravigliosamente costruttivi” come leggere, studiare, giocare a giochi da tavolo o a biglie.
Cory ci giocava spesso ma, più di tutto, amava leggere. Ogni mattina si presentava nella muffosa biblioteca dell’orfanotrofio che conteneva una piccola ma preziosa raccolta di vecchi classici inglesi e restituiva il libro preso in prestito il giorno precedente per prenderne uno nuovo. Leggeva ogni qualvolta avesse del tempo libero, soprattutto di notte, quando la sua testa si affollava di quelle strane e paurose domande di cui nessuno sa la risposta e su cui è quindi inutile intestardirsi (“Chi erano i miei genitori?”, “Cosa sarà di me quando sarò grande?” e via dicendo).
Non si può dire che Cory non fosse un bambino socievole, perché giocava spesso con i ragazzi della sua stessa età che trovava simpatici e che a loro volta lo apprezzavano per la sua gentilezza e correttezza nel gioco. Tuttavia, osservando le cose in modo più attento, si sarebbe notato che il ragazzo non aveva propriamente dei veri amici, bensì appunto soltanto dei compagni di giochi. Aveva più volte provato a parlare con loro di cose che davvero lo interessavano, di domande a cui voleva realmente trovare risposta, ma dall’altra parte aveva scoperto che un abisso li separava su questo fronte. Così era tornato a passare il tempo giocando con loro a biglie e riducendo i dialoghi alle questioni futili della quotidianità, mentre la notte si  perdeva finalmente nel suo mondo di avventure e velieri, solcando il mare con eroi che parevano avere la sua stessa visione del mondo e la sua stessa voglia di avventura. Cory, infatti, bramava più di tutto proprio l’avventura e non era un tipo studioso, il tipico topo da biblioteca: semplicemente, bloccato in quel posto che detestava, leggere rappresentava l’unico modo per andarsene e compiere viaggi emozionanti e meravigliosamente pericolosi.
Era una calda notte di giugno uguale a tutte le altre quando Cory, con gli occhi che si stavano per chiudere e un enorme sbadiglio sulla bocca, ripose sul comodino il libro che stava leggendo per abbandonarsi finalmente al sonno.
I suoi capelli biondo cenere si sparsero sul cuscino e fu subito inghiottito da un bel sogno, uno di quelli che faceva spesso, in cui si ritrovava in un mondo fantastico e pieno di magia, intento a salvare una principessa dalle grinfie di un malvagio.
Questo sogno gli piaceva davvero molto, anche se non riusciva mai a salvare la principessa prima di svegliarsi e, una volta aperti gli occhi, si riprometteva di metterci maggiore impegno la volta successiva, quasi come se la questione fosse di seria importanza; poi però si alzava, scendeva al piano di sotto a fare colazione con gli altri bambini nella mensa e già al secondo morso del suo toast con burro e marmellata aveva dimenticato tutto.
Quella volta, invece, niente avrebbe potuto fargli dimenticare il suo sogno poiché, quando il mattino seguente si svegliò, sembrò esserci finito dentro come per magia. I suoi occhi color ambra si aprirono pigramente e Cory non vide sopra di lui il solito soffitto grigio e ammuffito della sua stanza, bensì un cielo blu terso di bianche nuvole candide che si spostavano lentamente cullate dal vento leggero.

2023-06-03

Aggiornamento

La campagna è cominciata da due settimane (anche se ci sembrano molte di più!) e vogliamo ringraziarvi di cuore per averci portate in così poco tempo al 50%, credendo in noi e dandoci tantissima speranza. Ci auguriamo che molti altri possano unirsi con gioia ed entusiasmo a questa nostra avventura. Noi vi aspettiamo, continuando a raccontarvi il nostro sogno, un pezzetto alla volta :)
2023-05-19

Aggiornamento

Siamo senza parole! In un solo giorno abbiamo già raggiunto il 25% della campagna! Grazie a tutti del sostegno e della grinta che ci state mostrando, rendete il nostro sogno sempre più vicino con ogni vostro acquisto. Grazie di cuore!

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Micol Lippuner e Miriam Barbieri
Nasce nel 1994. Fin da piccola si innamora del mondo dei libri grazie alla biblioteca del suo paese e sente l’esigenza di raccontare storie, scrivendo, disegnando e recitando. Si laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e in seguito si specializza in Cinema. Attualmente lavora in una biblioteca e nel tempo libero scrive storie per ragazzi.
Micol Lippuner e Miriam Barbieri on Instagram
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