Marco era più giovane di noi di un anno ed era in tutto e per tutto il suo esatto opposto, aveva la carnagione scura, gli occhi e i capelli castani, che gli davano un aspetto veramente affascinante, mentre di carattere era molto scontroso, orgoglioso ed insicuro.
Forse proprio per queste loro diversità, i miei due più cari amici non si potevano sopportare, litigavano in ogni momento, senza un motivo apparente e per ogni minima sciocchezza.
La mia sorellina Sara aveva all’epoca diciassette anni, era ormai una donna ma io continuavo a trattarla come una bambina ed ero molto protettiva nei suoi confronti. Malgrado la differenza di età andavamo d’accordo ed eravamo molto affiatate.
Sabina, Marco ed io eravamo ossessionati dal segreto per ottenere l’immortalità, avevamo letto libri che trattavano argomenti quali vampiri, streghe, demoni, licantropi, Santo Graal ed altro. Ci continuavamo a chiedere se c’era un fondo di verità in queste leggende e se era possibile vivere per sempre ed assistere col corpo e la mente di allora ai cambiamenti del mondo.
Ma non pensavamo che le risposte ci sarebbero arrivate sul serio e tantomeno così presto.
Il negozio
Quel pomeriggio entrammo in un vicolo buio mai percorso prima e notammo che in fondo c’era un negozio di antiquariato. Incuriositi, decidemmo di entrare, mia sorella però cercava di persuaderci, diceva che c’era qualcosa di strano, che era passata tante volte da quelle parti ma non aveva mai notato né il vicolo né quella sottospecie di emporio. Noi ci mettemmo a ridere e la prendemmo in giro dicendole che era solo una bambina paurosa, quindi spingemmo la porta ed entrammo, all’interno era tutto buio e stranamente non c’era nessuno.
Ci guardammo intorno e notammo diverse cose antiche come bicchieri, piatti, sedie e tavoli, ma niente di particolarmente strano, eravamo in un negozio di antiquariato dopotutto.
L’attenzione di Marco fu però attirata da un libro appoggiato sul davanzale di una delle finestre, era chiaramente molto vecchio. Quando egli tolse, con la manica della camicia, un po’ di polvere dalla copertina, notammo che vi era inciso sopra uno strano simbolo, assomigliava ad una testa di lupo ma le zanne erano troppo lunghe per esserlo e gli occhi sembravano quelli di un uomo. Era contenuto in un cerchio e tutto intorno ad esso c’era una scritta in una lingua a noi sconosciuta.
Marco aprì il libro e proprio in quel momento da un lontano angolo buio del negozio provenne una voce. Spaventati, facemmo tutti un passo indietro, poi ci voltammo verso la direzione da cui era arrivato il suono e vedemmo un uomo piuttosto anziano, sulla settantina. Aveva capelli e barba bianchi, sembrava un comune vecchietto, ma i suoi occhi mi terrorizzavano e notai che anche Sara ne era molto spaventata; sembrava che quel suo sguardo ci frugasse nell’anima.
Si alzò poi dalla sedia e capii, dal rumore che fece, che era una vecchia sedia a dondolo. Mi chiesi come fosse possibile che nessuno di noi avesse notato prima la sua presenza.
L’uomo si avvicinò a Marco e gli prese dalle mani il libro, Marco balbettò qualcosa che dovevano essere delle scuse, il vecchio si limitò a guardarlo e con uno straccio, preso da un tavolo che non avevamo notato prima, tolse per bene la polvere dalla copertina.
Era tutto molto strano, era come se le cose attorno a noi si materializzassero dal nulla al suo passaggio, notai anche un vecchio specchio sopra al tavolo ed un’ampolla ed ero pronta a giurare che un minuto prima non ci fossero.
Il vecchio quindi accese una lampada ad olio, anche questa apparsa dal niente ed iniziò a parlare.
Aveva una voce rauca ma pacata, si rivolse a Marco, gli chiese perché avesse preso in mano proprio quel libro, lui gli rispose che aveva sentito come una specie di attrazione, come una voce che gli diceva di sollevarlo dal davanzale. Il vecchio sorrise e il suo sorriso mi apparve maligno, c’era qualcosa che non andava, notai che i suoi canini erano troppo appuntiti e i suoi occhi luccicavano come quelli di un gatto al buio. Non mi piaceva quell’uomo, avevo l’impulso di scappare via e capii che anche gli altri si sentivano piuttosto a disagio. Sara mi strinse il braccio ed io, per tranquillizzarla, le presi la mano. Ma in realtà avevo paura anch’io, quell’uomo mi terrorizzava, c’era qualcosa di sovrannaturale in lui e nei suoi modi di fare, era gentile ma percepivo che era una gentilezza falsa, sorrideva ma i suoi occhi erano seri.
Continuò a parlare mentre prendeva alcune sedie comparse dal nulla e ci invitò a sedere. Noi obbedimmo in tutta fretta, come se il suo non fosse stato un invito ma un ordine. Si sedette anche lui ed iniziò col chiederci se credevamo all’immortalità. Sabina, Marco ed io rispondemmo quasi all’unisono che più che crederci ci speravamo, il suo sorriso si fece ancora più grande e iniziò a narrarci una storia.
Ci disse che un tempo sulla terra esistevano anche altri tipi di creature oltre a quelle di cui eravamo a conoscenza, non avevano un nome, sapeva solo che erano creature della notte, esseri mostruosi che superavano ogni tipo di immaginazione, assetate di sangue ma soprattutto di conoscenza perché quest’ultima era stata loro negata, erano come animali ed agivano d’istinto.
Noi eravamo terrorizzati ma allo stesso tempo incuriositi dal suo racconto e lo fissavamo come incantati. Egli continuò dicendo che una di queste creature era nata diversa, aveva in sé la curiosità, una qualità che poteva quasi essere definita umana e molto vicina all’intelligenza. Questo essere agiva in modo differente dai suoi simili, gli piaceva osservare nel silenzio e dal buio della notte le creature che vivevano di giorno, gli umani; li osservava mentre dormivano o mentre si affannavano nei lavori notturni e comprese che, se si fosse unito con uno di essi, la sua razza avrebbe acquisito quell’intelligenza e quella conoscenza che era stata loro negata.
Rapì così nel sonno la prescelta e da questa unione nacque una di quelle creature che noi chiamiamo vampiri, presenze oscure della notte, esseri immortali che si nutrono di sangue ed in possesso di poteri particolari.
Proseguì dicendo che da qualche parte del mondo esistevano ancora ma se ne stavano nascosti perché l’uomo, per paura, distrugge tutto quello che considera mostruoso o soltanto diverso.
Eravamo come rapiti dalla sua narrazione tanto che non ci accorgemmo che era passata già un’ora da quando eravamo entrati nel negozio.
Seguirono un paio di minuti di silenzio dopodiché ci guardammo, ci alzammo e ringraziammo l’anziano signore per il racconto. Stavamo per uscire quando lui ci chiese se fossimo interessati a conoscere il segreto dell’immortalità.
Sapeva bene che era proprio quello che stavamo cercando, tornammo quindi sui nostri passi per saperne di più.
Il vecchio aprì il libro e ci mostrò una mappa, era una piantina della nostra città ma allo stesso tempo sembrava non lo fosse, con una “X” era indicato un posto vicino al giardino pubblico; rimanemmo perplessi perché conoscevamo bene quella zona ed eravamo sicuri non ci fosse proprio niente lì.
L’uomo, sorridendo, ci esortò ad andare a controllare dicendo che in fondo non ci costava nulla. Strappò la mappa dal libro e ce la porse. Sara mi tirò la manica del cappotto e mi fece cenno di andarcene ma la tentazione era troppo grande e così, mentre gli altri, incerti sul da farsi, mi guardavano stupiti, allungai la mano e la presi.
Eravamo già alla porta quando l’anziano ci avvertì con tono serio che ci sarà un prezzo da pagare per questa nostra curiosità e che se non ci sentivamo pronti eravamo ancora in tempo per rinunciare. Il suo tono ora era un tono di sfida, era chiaro che lo stava facendo apposta per incuriosirci ancora di più. Pur sapendo che stavo agendo imprudentemente, gli risposi che non mi facevano affatto paura le sue parole. Sabina chiese quale sarebbe stato il prezzo da pagare ma lui non rispose, si limitò a sorridere malignamente.
Quando uscimmo dal negozio, ci accorgemmo che era buio, erano già le otto di sera e dovevamo tornare a casa. Fatti alcuni passi, ci voltammo e vedemmo che il vecchio era immobile sulla soglia e ci guardava. Ci sembrò che i suoi occhi diventassero gialli e che assumesse l’aspetto di un lupo ma probabilmente era solo l’effetto della suggestione dei suoi racconti e della nebbia che si stava alzando.
Girato l’angolo fu come se mi svegliassi da un brutto sogno, mi ritrovai con quella mappa in mano e pensai di essere stata ipnotizzata. Corsi quindi verso il vicolo per restituirla all’uomo, malgrado i miei amici volessero fermarmi, ma non riuscii più a trovare il posto, chiesi come impazzita informazioni alle persone che erano nei dintorni ma tutti mi dissero che lì c’era sempre stato un muro, erano certi che in quella zona non era mai esistito né un vicolo né tantomeno un negozio di antiquariato.
Tornai quindi dai miei amici confusa ed impaurita, con quel pezzo di carta in mano, chiedendomi dove l’avessi preso visto che il negozio non esisteva, pensai che forse eravamo stati vittima di qualche allucinazione collettiva, insomma cercavo di spiegare razionalmente cosa poteva essere accaduto.
Ne parlammo a lungo quella sera discutendo sul da farsi.
Sabina e Marco sostenevano che non c’era nulla di cui aver paura, che probabilmente il vecchio era pazzo e che in qualche modo ci aveva fatto assumere della droga per farci credere di essere in un negozio, dicevano che il fatto stesso che i suoi occhi luccicavano e la sua somiglianza ad un uomo lupo lo dimostravano. Per una volta erano d’accordo su qualcosa, li guardai incredula.
Secondo me invece eravamo entrati in una dimensione parallela e sarebbe stato meglio non andare al luogo indicato dalla mappa, Sabina e Marco mi guardavano sorridendo accusandomi di essere una fifona. Sara diceva che dovevamo Pensammo a lungo cosa sarebbe stato meglio fare, Sabina e Marco cercavano in tutti i modi di convincermi dicendo che l’immortalità era quello che avevamo sempre desiderato e che se c’era anche solo una minima possibilità di averla dovevamo rischiare. Erano tuttavia ancora convinti che nulla di quello che avevamo visto fosse reale e che quella mappa ci era stata data dal vecchio per prendersi gioco di noi.
Alla fine la mia curiosità ebbe il sopravvento così decidemmo di raggiungere quel luogo il giorno seguente. Dissi a Sara che lei sarebbe restata a casa, ribatté che non era più una bambina e che voleva venire con noi ma alla fine riuscii a convincerla a rimanere fuori da tutta la faccenda, promettendole che, se l’avesse fatto, le avrei regalato un bel vestito che le piaceva tanto.
Nebbia
Il mattino seguente, dopo aver preparato i nostri zaini riempiendoli con merendine e qualcosa da bere come se andassimo a fare un pic nic, ci avviammo al giardino pubblico. Più che un giardino sembrava una vera e propria foresta tanto era grande e tanto era trascurato, c’erano alberi secolari altissimi di tutti i tipi e il terreno era coperto di bellissimi fiori di svariati colori.
Seguendo la mappa arrivammo alla fine di quello che, una volta, doveva essere una specie di sentiero. Giungemmo ad un cancello di ferro, era seminascosto da piante rampicanti e non si riusciva a vedere cosa c’era oltre, in quanto si era alzata improvvisamente di nuovo la nebbia.
Mentre osservavamo stupiti questo fenomeno, sentimmo un rumore di ramo spezzato dietro di noi, ci girammo e fece capolino da dietro un albero mia sorella. La sgridai in quanto le avevo raccomandato di rimanere a casa ma lei mi rispose che era preoccupata, Le ordinati allora di aspettarci li ma lei non voleva saperne di staccarsi da noi così non avemmo altra scelta che portarcela dietro. Con l’aiuto di un coltellino tagliammo le piante rampicanti che ostruivano l’apertura del cancello, dovemmo spingere tutti e quattro per riuscire ad aprirlo tanto era pesante. Notammo però che non era arrugginito e questo ci sembrò molto strano dato che pensavamo non venisse aperto da chissà quanti anni.
Dopo averlo oltrepassato, vedemmo che il sentiero in terra battuta continuava in modo visibile davanti a noi, ai lati c’erano altri alberi secolari altissimi e bellissimi. Il cancello si richiuse con un rumore assordante tanto da farci sobbalzare, ci voltammo e con nostro grande stupore scoprimmo che non si riusciva a vedere da dove eravamo entrati tanto la nebbia era fitta. Laddove il sentiero proseguiva invece era tutto nitido, nonostante in quel luogo prevalessero le tenebre come se un eclisse solare avesse oscurato il cielo.
Decidemmo di continuare il nostro cammino, appena voltato l’angolo vedemmo altri ragazzi e ragazze venirci incontro, notammo che alcuni avevano delle zanne da lupo al posto dei canini, sentii Sara che mi afferrò il braccio ed anche Sabina e Marco mi si avvicinarono di più. Eravamo pietrificati alla vista di quegli esseri che non sapevamo come chiamare, poi dalla nostra sinistra spuntò un uomo o almeno sembrava un uomo anche se era alto almeno due metri ed era molto peloso. Si presentò dicendo di essere la nostra guida e affermò che ci stava aspettando. Ci sorprese il fatto che sapesse del nostro arrivo ma non ci furono date ulteriori spiegazioni se non l’ordine di seguirlo e così facemmo.
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