Elisabetta, Sabina, Sara e Marco sono amici di lunga data, legati da un passato comune segnato dalla solitudine e dalla perdita delle loro famiglie. Oltre al legame affettivo condividono una profonda ossessione per l’immortalità: hanno studiato leggende che la presentano come la soluzione perfetta alle sofferenze umane, ma è davvero così? Cosa si cela dietro la vita eterna? Le loro ricerche li conducono a un antico negozio di antiquariato, gestito da un enigmatico e anziano proprietario, l’unico che sembra avere le risposte alle loro domande. Tuttavia, la conoscenza ha un prezzo. I quattro amici desiderano scoprire il segreto dell’immortalità, ma fin dove sono disposti a spingersi? Quanto dovranno sacrificare per ottenere le risposte che cercano?
La ricerca
dell’immortalità
Cari lettori,
il mio nome è Elisabetta, qui di seguito vi racconterò una storia raccapricciante che seppur incredibile è vera, ve lo posso assicurare perché è accaduta a me duecento anni or sono. Mi sono decisa a trascriverla su carta appena ora perché ormai sono l’unica rimasta e non posso più mettere in pericolo i miei amici e le altre persone che amo.
Ve la voglio narrare perché nessuno desideri mai più ottenere quello che noi abbiamo cercato per anni e infine trovato.
Tutto iniziò un pomeriggio di autunno, era settembre, l’estate se n’era andata da un pezzo, le foglie avevano iniziato a ingiallire e alcune stavano già cadendo. A quel tempo avevo trent’anni. Ero in centro città con i miei due migliori amici, Sabina e Marco, e mia sorella Sara.
Quest’ultima all’epoca aveva diciassette anni, era ormai una donna ma io continuavo a trattarla come una bambina ed ero molto protettiva nei suoi confronti. Malgrado la differenza di età, andavamo d’accordo ed eravamo molto affiatate.
Sabina aveva la mia età, caratterialmente era molto dolce, sensibile e sicura di sé, fisicamente era carina, aveva i capelli biondi, gli occhi verdi, la carnagione chiara, insomma i tipici lineamenti tedeschi.
Era stata la mia compagna di classe per tutti gli anni delle superiori. Dal primo giorno di scuola capimmo che saremmo divenute migliori amiche. Anzi, direi ancora da prima, e più precisamente dall’incontro genitori-alunni-insegnanti, in cui veniva presentata la scuola e illustrati i suoi corsi e durante il quale Sabina e io ci facemmo subito riconoscere, facendo battute sceme e, scambiandoci uno sguardo complice, scoppiando a ridere e attirandoci occhiatacce di rimprovero da parte dei nostri genitori e del preside.
Marco era più giovane di noi di un anno ed era in tutto e per tutto il suo esatto opposto, aveva la carnagione scura, gli occhi e i capelli castani, che gli davano un aspetto veramente affascinante, mentre di carattere era molto scontroso, orgoglioso e insicuro.
Era arrivato nella nostra scuola quando noi eravamo in seconda superiore. Lui e io ci incontrammo o meglio scontrammo in corridoio mentre, infrangendo il regolamento, trafelati correvamo verso le rispettive classi perché entrambi eravamo palesemente in ritardo. Diventammo subito grandi amici e per me fu il fratello che avrei da sempre voluto avere.
Gli presentai in seguito Sabina e, con mio dispiacere, notai fin da subito l’ostilità l’uno nei confronti dell’altra, dovuta forse proprio alle loro diversità caratteriali, non si potevano proprio sopportare, litigavano in ogni momento, senza un motivo apparente e per ogni minima sciocchezza.
Malgrado ciò, il nostro gruppo rimase unito anche dopo l’esame di maturità e i brutti avvenimenti che ci accaddero in seguito ci avvicinarono ancora di più.
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Infatti, due anni prima rispetto a quel pomeriggio d’autunno, i genitori di Sabina e i nostri, che avevano avuto modo di conoscersi quando noi andavamo alle superiori ed erano divenuti buoni amici, avevano intrapreso un viaggio per trascorrere un week-end in montagna nello chalet di proprietà dei genitori di Sabina.
Purtroppo un camion perse il controllo in autostrada e travolse l’auto su cui viaggiavano, e fu così che sia noi che Sabina rimanemmo orfane. Fu un evento tragico, che ci segnò molto, ci fece ricercare il senso della vita e un modo per attenuare il dolore immenso che ci attanagliava.
Poco prima, anche Marco, già orfano di madre fin dalla nascita, aveva perso anche il padre in seguito a un tumore al pancreas. Sconvolto anche lui per il forte dolore, iniziò a interrogarsi sul senso dell’esistenza stessa.
Per dividere le spese e sbarcare il lunario decidemmo di andare a vivere tutti assieme in un appartamento in periferia, preso in locazione.
Nel frattempo era nata in noi una vera e propria ossessione nello scoprire il segreto per ottenere l’immortalità. La cercavamo nei libri sia di fantasia, sia storici che trattavano argomenti quali vampiri, streghe, demoni, licantropi, Santo Graal e altro. Volevamo trovare un modo per non soffrire più, per combattere o meglio eliminare le malattie, insomma una maniera per rinforzare il nostro corpo o meglio ancora divenire invincibili. Ci continuavamo a chiedere se ci fosse un fondo di verità in queste leggende e se fosse possibile vivere per sempre e assistere col corpo e la mente di allora ai cambiamenti del mondo.
Ma non pensavamo che le risposte ci sarebbero arrivate sul serio, e tantomeno così presto.
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