«Nonno, hai trovato qualcosa di interessante oggi?» chiese Edrik mentre si avvicinava alla casa di Arvid. Arvid: «Interessante, dici? Ogni giorno trovo qualcosa che potrebbe esserlo, ma è sempre il contesto a fare la differenza.»
Gli ultimi raggi del sole al tramonto filtravano tra le fronde degli alberi, disegnando ombre allungate sul giardino. Il cielo, tinto di sfumature dorate e porpora, sembrava infiammarsi, promettendo un crepuscolo magico ma inquietante. Il giovane, a pochi passi da casa di Arvid, si fermò un istante a osservare la scena: il nonno era seduto sotto il gazebo in legno costruito attorno ad una grande quercia, circondato da libri e pergamene che parevano custodire segreti dimenticati. L’aria portava il profumo del fieno e il suono lieve delle foglie mosse dal vento, ma c’era una strana tensione nell’aria, quasi come se tutto l’ambiente attorno a loro fosse in attesa di qualcosa.
Arvid, un uomo dai capelli grigi e una barba ben curata, alzò lo sguardo con occhi di un blu intenso. Di solito riflettevano solo calore e saggezza, ma in quell’istante Edrik notò un’ombra, come se un pensiero inquietante li avesse oscurati. «Edrik! Vieni qui» disse con un tono basso e teso. «Ho trovato un antico manoscritto sulle leggende del Lago Hyder. Hai mai sentito parlare dell’idra e della foresta di cenere?»
«Certo, ma sono solo storie per spaventare i bambini, giusto?» rispose Edrik, abbassandosi per prendere posto accanto a lui. La sua voce suonava tranquilla, ma il suo cuore aveva accelerato. In realtà, quel racconto lo aveva sempre affascinato, ma non avrebbe mai ammesso di provare paura. Era un giovane con i capelli castani e gli occhi verdi accesi di curiosità. Il suo spirito avventuroso e la corporatura snella ma forte erano frutto di anni di esplorazioni nei boschi e sulle colline del villaggio, dove si sentiva vivo e libero.
Arvid sollevò il manoscritto con le pagine consunte ed ingiallita dal tempo, le dita che scorrevano delicate sulle linee sbiadite come se sfiorassero qualcosa di vivo. «L’idra è descritta come il guardiano del lago, ma anche come un simbolo del caos che nasce quando il potere viene abusato.» Si fermò un attimo, gli occhi persi nei ricordi. Un silenzio carico di mistero si era impossessato dell’aria attorno a loro. «Non parlo solo delle vecchie credenze, Edrik. C’è dell’altro. Ho parlato con Selene.»
«Selene?» Edrik inarcò un sopracciglio, sorpreso. «La bibliotecaria amica di Chloe?» Selene non era solo la custode di ogni tomo e manoscritto della valle, ma anche una figura enigmatica. Inquietante e affascinante allo stesso tempo, sembrava sapere più di quanto dicesse e c’era sempre un accenno di mistero nelle sue parole, come se portasse il peso di segreti inconfessabili. «Crede ancora che ci sia qualcosa di nascosto nel lago?»
Arvid annuì lentamente. «Sì, ed è preoccupata. Ha detto che i segni stanno riemergendo. Vecchi simboli, frammenti di storie perdute; e l’acqua del lago, Edrik, l’acqua sta cambiando.» Un brivido percorse la schiena di Edrik all’idea che l’idra potesse essere più di un semplice mito.
«Cambiando come?» chiese Edrik, la tensione nella sua voce riflettendo quella che sentiva crescere nell’aria. La curiosità si mescolava a una crescente inquietudine.
«Dicono che sia diventata scura, quasi come se qualcosa di antico e malevolo si stesse risvegliando. E poi ci sono i suoni…» Le parole di Arvid rimasero sospese, e in quel momento il vento cessò, lasciando un silenzio quasi irreale. Una nube scura si era accumulata all’orizzonte, come se la natura stessa stesse preparando un presagio.
«Quali suoni?» insistette Edrik, la respirazione si fece sempre più corta, il suo cuore pulsante di adrenalina.
«Lamenti, echi che non dovrebbero esistere. Alcuni dicono di aver sentito voci provenienti dalle profondità del lago.»
Edrik sentì un brivido correre lungo la schiena, ma, con un tono di voce più basso ed intimorito, continuò: «E la foresta di cenere quale sarebbe? La foresta a sud? Non ci va mai nessuno, non c’è niente lì. Solo tronchi bruciati e terreno morto.»
Arvid: «È ciò che si dice. Ma a volte, dove sembra esserci solo distruzione, si nascondono storie più grandi.» Indicò un punto su una mappa tracciata a mano, il bordo di un’area annerita dal tempo. «Selene una volta mi parlò di un luogo particolare al suo interno. Un albero, dicono, sopravvissuto alle fiamme che hanno distrutto tutto il resto. Il Pino del Silenzio»
Edrik si chinò per osservare meglio. «Un albero? Che c’entra con il Lago Hyder?»
Arvid: «Alcuni pensano che tutto sia connesso. Le storie del lago parlano di forze antiche, e c’è chi crede che nella foresta si trovi un passaggio verso un mondo diverso. Forse è lì che si trovano le risposte che cerchi.»
Edrik: «Forse? Non sembra molto convincente.»
Arvid: «Ogni leggenda ha un fondo di verità, ragazzo mio. E poi, non tutto ciò che è bruciato è perduto. A volte, ciò che resiste nasconde poteri più grandi di quanto possiamo immaginare.»
Edrik si alzò, incrociando le braccia. «Questo Pino del Silenzio… pensi davvero che possa avere qualcosa a che fare con quello che sta accadendo al lago?»
Arvid: «Non lo so. Ma Selene è convinta che quel luogo nasconda qualcosa. E le sue intuizioni non sono mai banali.»
L’aria sembrava gelarsi attorno a loro. Arvid sembrava voler aggiungere qualcosa, ma il vento si alzò all’improvviso, portando con sé un suono distante. I due si scambiarono uno sguardo, e prima che potessero parlare, un fruscio tra gli alberi li fece voltare. Chloe emerse dall’ombra, i suoi capelli biondi mossi dal vento e gli occhi di un verde intenso che brillavano anche nella penombra del tramonto. Indossava una tunica semplice, ma era decorata con intricati disegni che sembravano muoversi con lei. C’era un’energia frenetica nella sua corsa, e quando li raggiunse, il suo viso era illuminato da un’espressione tra eccitazione e terrore. Chloe era profondamente legata a entrambi: aveva la stessa età di Edrik, e Arvid, dopo la prematura e misteriosa morte dei suoi genitori, l’aveva presa sotto la sua protezione, come se fosse parte della famiglia. Sebbene nessuno parlasse apertamente di ciò che era accaduto, l’ombra di quel tragico evento aleggiava ancora su di lei.
«Edrik! Arvid!» ansimò con la sua voce vibrante. «Devo raccontarvi una cosa. I pescatori… giù al lago… l’acqua non è solo più scura. Dicono che sembra viva.»
«Viva?» Edrik si alzò di scatto, i muscoli tesi. «Cosa intendi?»
«I riflessi nell’acqua sembrano muoversi da soli, come ombre che fluttuano sotto la superficie. E stanotte hanno sentito dei rumori, come gemiti che risalivano dalle profondità.» Mentre parlava, il suo viso si contorceva in un misto di paura e determinazione, e la tensione cresceva, e con essa la paura di ciò che poteva trovarsi sotto il livello dell’acqua, nella penombra del lago.
Arvid si massaggiò il mento, il volto teso. «Ah, Chloe. La mia giovane apprendista avventurosa! Ogni volta che ci sei tu, il mistero sembra aumentare. Ricordi le storie che raccontava Selene, giusto? Tu ed Edrik siete sempre stati i miei esploratori, ma questa volta potrebbe essere diverso.» I suoi occhi scrutavano i due giovani con un’intensità che rivelava una preoccupazione profonda. «Se ciò che Selene ha ipotizzato è vero, il villaggio potrebbe essere in pericolo.»
Edrik si guardò intorno, il cuore che batteva all’impazzata, una sensazione di inquietudine che cresceva con ogni parola. «Se fosse davvero l’idra, non possiamo ignorare i segnali che ci sta mandando il lago. Che cosa ha scatenato questo risveglio? E se le storie fossero reali?»
«Dobbiamo indagare!» esclamò Chloe, il suo viso acceso da una strana combinazione di paura e determinazione. «Se non lo facciamo, chi altro potrebbe farlo? Dobbiamo scoprire cosa sta succedendo prima che sia troppo tardi.»
Arvid li osservò, e per un momento sembrò invecchiare di dieci anni. «Chloe, Edrik, se decidete di affrontare questo mistero, non sarà solo un’avventura come le altre. Potreste risvegliare forze che non comprendete. Forze che non possono essere placate facilmente.» Un fremito di ansia attraversò l’aria, come se il mondo stesso stesse avvertendoli.
Un silenzio pesante seguì le sue parole. Edrik pensò a quanto fosse stordente l’idea di affrontare una creatura leggendaria. Ricordava le notti passate nella biblioteca del villaggio, dove Selene raccontava storie di creature leggendarie e profezie dimenticate, i suoi occhi illuminati dalla luce tremolante delle candele. Ricordava il modo in cui parlava dell’idra: una creatura capace di mutare l’equilibrio tra la vita e la morte. Se davvero qualcosa si stava muovendo sotto il lago, quali segreti e pericoli si celavano?
«Selene deve sapere qualcosa» disse Edrik con voce ferma, l’idea di Chloe che affiorava nella sua mente. «Andiamo da lei. Se c’è una risposta, la troveremo tra i suoi libri.»
«D’accordo.» Chloe annuì, gli occhi ardenti di determinazione. «Ma dobbiamo sbrigarci. Ogni secondo che passa potrebbe avvicinarci a un disastro.»
Arvid li guardò entrambi, il volto serio. «Allora non perdiamo altro tempo. E ricordate: qualunque cosa stiate per affrontare, fatelo con prudenza. La leggenda dell’idra non è solo un racconto. È una realtà che ha segnato il destino di molti.»
Mentre si avviavano verso il villaggio, il cielo si oscurò ulteriormente, e i venti si intensificarono, come se la natura stessa stesse preparando il palcoscenico per un confronto inevitabile. I tre ragazzi, guidati dalla curiosità e dalla paura, si inoltrarono nel crepuscolo, ignari del destino che li attendeva nel misterioso lago e dei segreti che avrebbero dovuto affrontare.
Raggiunta la soglia, Arvid bussò con decisione. La porta si aprì subito, senza esitazione. Selene era lì, avvolta in una veste scura, i lunghi capelli argentei che le incorniciavano il viso con riflessi simili alla luce della luna. I suoi occhi, di un grigio penetrante, scrutarono i tre con una gravità che fece mancare un battito a Edrik.
«Arvid» sussurrò con un tono teso, «sapevo che saresti arrivato.
«Selene» replicò lui, con un cenno del capo e una nota di urgenza nella voce. «I segni stanno tornando. Pensi che… sia davvero lei?»
La donna distolse lo sguardo verso le ombre che danzavano all’interno della stanza, come se potesse leggere segreti nascosti nelle profondità dell’oscurità. La casa era avvolta in un profumo di erbe secche e di cera d’api, mentre il crepitio di un camino lontano creava un sottofondo inquietante. I muri, coperti di libri impolverati e antiche pergamene, sembravano osservare i tre con una saggezza millenaria. Il clima di mistero e tensione aumentava con ogni secondo che passava. Poi Selene si spostò di lato, invitandoli a entrare con un gesto silenzioso.
«Se è davvero lei» disse l’anziana, «il villaggio potrebbe essere condannato.» Selene chiuse la porta dietro di loro, il legno scricchiolante che sembrava emettere un gemito di protesta. L’atmosfera all’interno della casa era ancora più densa, quasi palpabile. Le candele ardevano con fiamme basse e tremolanti, proiettando ombre distorte sui volti tesi di Arvid, Edrik e Chloe. La luce danzava sulle pieghe delle antiche mappe appese alle pareti, accarezzando i bordi sfilacciati delle pergamene e illuminando frammenti di simboli antichi che pulsavano di vita propria.
«Selene, se l’idra si sta davvero risvegliando, dobbiamo sapere tutto» disse Edrik, incapace di trattenere l’urgenza nella voce. «Non possiamo affrontare qualcosa che non comprendiamo.»
Selene lo guardò con occhi gravi. «Comprendere, dici? L’idra non è una creatura qualunque, Edrik. È l’incarnazione di tutto ciò che è stato nascosto, represso e dimenticato. Non è solo un guardiano: è un riflesso dell’oscurità stessa, la manifestazione di paure e colpe sepolte nel profondo del lago. Le sue teste non rappresentano solo la sua forza, ma le conseguenze delle azioni di chi l’ha evocata secoli fa. Ogni testa è una maledizione, un rimpianto che non può essere cancellato.»
La tensione era tangibile, e persino il fuoco nel camino sembrava bruciare più lentamente, come se temesse di attirare l’attenzione di qualcosa di più grande. Arvid si avvicinò a uno scaffale, prendendo un vecchio volume rilegato in cuoio, con segni incisi a mano lungo la copertina. Lo aprì, rivelando pagine ingiallite che riportavano descrizioni minuziose di creature leggendarie, ma su tutte, un’unica figura dominava la pagina centrale: un mostro dalle molteplici teste, con occhi fiammeggianti e scaglie nere come la pece.
«La vera storia del Lago Hyder è stata occultata per secoli» mormorò Arvid, indicando il disegno. «Secondo i testi antichi, il villaggio è stato costruito sulle rovine di un antico tempio, un luogo di culto dedicato a forze oscure che si nutrivano di sacrifici e potere. Quando gli antichi abitanti si ribellarono, sigillarono l’idra nelle profondità del lago, ma il sigillo è solo una prigione temporanea. Ogni secolo, quando i segni riemergono, significa che la sua forza sta crescendo di nuovo.»
Chloe sussultò, i suoi occhi grandi spalancati. «Ma allora… cosa dobbiamo fare? Possiamo fermarla?»
Selene scosse il capo lentamente. «Fermarla? No. Nessuno può distruggere l’idra. Ma possiamo rinforzare il sigillo, se troviamo il punto esatto. La chiave è nascosta da qualche parte nei documenti perduti del tempio. E forse… nei ricordi sepolti nelle acque del lago.»
«E se fallissimo?» sussurrò Edrik, la sua voce ridotta a un bisbiglio carico di terrore.
Selene non rispose subito. Il silenzio che ne seguì fu quasi soffocante, come se ogni ombra e ogni angolo della casa stessero trattenendo il fiato. Poi, lentamente, sollevò lo sguardo, fissandoli con una gravità che fece gelare il sangue nelle vene di Edrik. «Se fallissimo, il villaggio non sarà l’unico a pagare. Il potere dell’idra è quello di risvegliare ciò che di oscuro c’è in ogni anima. Se si liberasse, porterà con sé le tenebre che abitano in ognuno di noi. E il lago… il lago diventerà un abisso senza fondo, un portale per il caos.»
Mentre quelle parole aleggiavano nell’aria, un suono lontano ruppe il silenzio. Un verso, simile a un lamento, penetrante e straziante, riecheggiò nell’aria. I quattro si girarono di scatto, rabbrividendo. Proveniva dall’esterno, dalle rive del lago. Il lago sembrava pulsare, vivo.
«Dobbiamo andare» disse Selene con un tono che non ammetteva repliche. «Non c’è più tempo da perdere. Ogni secondo che passa l’idra si avvicina.»
Filippo Cappa (proprietario verificato)
Molto interessante, ho letto il prologo e il capitolo 1. Non vedo l’ora di proseguire e di avere la copia fisica