Ti è capitato mai di essere talmente felice di iniziare a pensare al dolore?
Un urlo gentile, delicato, onesto e per niente pretenzioso. Un urlo liberatorio di pace, soffocato, quasi fosse un singhiozzo fastidioso, ma liberatorio.
Un padre scrive al figlio lontano, curando le sue sofferenze con i ricordi nella speranza di riabbracciarlo
Perché ho scritto questo libro?
Improvvisamente, nel bel mezzo del cammino, ho dovuto riscrivere la mia vita, e non l’ho fatto in senso metaforico, ma ho iniziato a scrivere realmente creando questo libro.
Ho combattuto le mie fragilità e le assenze che la vita con il tempo crea.
La scrittura come una cura è una frase che cito spesso.
Confido che queste parole possano essere di aiuto a tutti quelli che perdendosi si sono sentiti soli .
ANTEPRIMA NON EDITATA
CAPITOLO 0
E’ arrivato il tempo degli addii, quel destino che non ho voluto io, ma che mi aspettavo. Non è mai il tempo giusto e non sono mai momenti felici. Mi domando spesso dove sei e come si vive dall’altra parte del mondo. Ci sono anche lì gli arcobaleni? Soffi ancora i fiori chiedendo desideri? Mi sento debole e sciocco nel dimostrare queste emozioni, ma ne ho bisogno mi fanno vivere. E’ tempo degli addii, delle parole non dette e delle carezze pensate e non fatte. Di tempo non c’è ne più, il sole sorgerà a breve per l’ultima volta, per poi portarmi a dormire accarezzandomi per un lungo sogno. Sono gli attimi, i piccoli sguardi, le piccole gesta, che ti trasportano il cuore in festa e sono le stesse mancanze a farti perdere in una grigia tempesta. E’ giunto il tempo degli addii, di raccontarsi i piccoli segreti, di buttare via i rancori e i ricordi amari. Arriva l’oscurità, è tardi e tu non sei accanto a me. Tutto è passato così in fretta, era ieri che tu bambino…ed io ora vecchio con le gambe stanche e gli occhi affranti vedo la fine sentendone l’amaro profumo. Le mie mani grinze sono vuote, ho mille risposte ma non ho le tue domande; mi manca, arrivato a questo punto della vita, il senso del percorso e anche di un giorno qualunque. Desidererei sfogliare il libro delle vecchie foto, quelle con i sorrisi facili, quelle strette negli abbracci, quelle di noi tre. Vorrei mostrarti per l’ultima volta il mio cuore e chiederti perdono delle mie assenze, dei miei silenzi e del mio ultimo addio.
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E’ tempo dell’addio, all’amore negato, quello perso, quello odiato. E’ tempo di noi, solo noi, in questo mondo o in un altro, solo noi.
E’ tempo.
CAPITOLO 1
Prima di partire per questo lungo viaggio ho voglia semplicemente di ricordare le emozioni di una vita. Ti stò scrivendo dopo anni di silenzi e di solitudine, ho pensato fosse giusto farlo. Forse quando la riceverai, non avrai nemmeno voglia di leggerla o forse si perderà semplicemente fra gli scaffali di un ufficio, buttata li senza importanza. La vita di ogni uomo in fondo è importante solamente a se stesso. Quello che so con certezza è che sarà tardi per qualsiasi reazione tu possa avere, il tempo purtroppo non perdona, passa e se ne và senza mai fermarsi o voltarsi indietro.
Figlio mio, parte di me, ti comunico che tuo padre stà morendo. Dove andrò? Semplicemente sparirò.
Non è importante descrivere la mia malattia, ne tediarti sulle mie difficoltà. Ho voglia di pensare ad altro.
Ho deciso di raggiungere tua madre seguendo i suoi consigli. Ho rifiutato le cure, d’altronde da quando ho perso lei e tu te ne sei andato via, per me la vita si è spenta.
In questo momento sono contento, non sono dispiaciuto, il mio dolore non è la paura di volare via, ma l’amarezza di non essere riuscito ad essere amato da te.
La tua fuga per me è stata una grande confusione, sei scappato da casa dimenticandoti le tue radici e scordandoti i ricordi più belli.
Oggi accarezzavo il tuo gatto, quello rosso che graffiava tutti tranne te, lo trovasti abbandonato tra i rifiuti e te ne curasti. Tutti ti consigliarono di portarlo via, ma tu ostinato, sei riuscito a farlo sopravvivere. Adesso è qui con me, triste, glielo leggo negli occhi verdi, sale sempre sul bracciolo della poltrona dove io riposo e appoggia la sua testa sulla mia mano. Mi annusa a lungo poi mi guarda e si mette a dormire. Credo riconosca vagamente il tuo profumo, ma non è lo stesso e si rassegna. Di notte dorme sempre nella tua stanza fra le pieghe dei due cuscini, quelli con le figure degli orsi. Da anni ti aspetta fino a tardi guarda dalla finestra e poi salta sul tuo letto, poi si arrende come faccio io e si addormenta. Lo sento sognare, si lamenta e a volte fa quel miagolio strano che mi fa ridere. Ricordi? Ne ridevi anche tu.
Ho vissuto fino ad oggi nella speranza di vederti apparire in fondo al viale, quello dei tigli, camminare verso di me ed insieme ricominciare a vivere, a sorridere. Quando si perde qualcosa si apprezza a fondo il suo valore, ma è solamente quando si ha la certezza di non rivederla mai più che crescono le emozioni di amarezza e di abbandono.
Dire oggi che mi manchi è prendersi in giro, ogni giorno della tua esistenza mi sei mancato, anche quando mi correvi in mezzo alle gambe per nasconderti da tua madre, anche in quei momenti avrei voluto stringerti di più ed oggi questo mi manca. Non ricordo nemmeno più la consistenza della tua forza, delle tue braccia attorno al collo, non ricordo nemmeno più il tuo odore, spesso tiro fuori dagli armadi i tuoi vestiti, quelli che hai lasciato e quelli da bambino, li annuso a volte insieme al gatto che continua a cercarti in ogni luogo, ma fatico a trovarne traccia.
Tu non ci sei più.
luciano romagnoli (proprietario verificato)
Molto coinvolgente…
Federica Carravieri (proprietario verificato)
Si legge bene, è scritto con un linguaggio semplice e ti immedesimi nei sentimenti del personaggio. Lo consiglio.
carla colombarini (proprietario verificato)
Ottimo libro, si legge benissimo perché scritto in maniera adeguata, essenziale. Una storia diversa…..anzi una lettera. Prenotatelo.
mariarosa filiberti (proprietario verificato)
Il libro esplora stati d’animo ed emozioni che tutti possono vivere nel quotidiano, per questo il lettore si sente coinvolto già dalle prime pagine. Vi consiglio di leggerlo.