Cosa avete provato quando ce l’avete fatta? Quando avete raggiunto un traguardo per voi importante o un obiettivo a cui tenevate? Eravate felici, vero? Soddisfatti. Ma poi non siete più riusciti a riprovare questa sensazione, oppure non l’avete ancora provata. E se ci fosse un metodo semplice (ma non facile, attenzione) che vi garantisca di riprodurla quando volete? E se, una volta ben padroneggiato, vi portasse a raggiungere i vostri obiettivi con il minimo sforzo?
Il viaggio per la felicità inizia adesso; servono buona volontà e dedizione, nonché l’impegno a mettere totalmente in discussione voi stessi, cambiare punto di vista e cancellare dal vostro vocabolario alcune parole. Durante il tragitto imparerete a usare correttamente gli strumenti che avete già a disposizione, a parlarvi e comunicare nel modo giusto, ad agire consapevolmente e… a sbagliare, ricredervi, cambiare destinazione e usare il buon senso come bussola per ritrovare la strada.
Siete pronti a partire?
1. Il funzionamento
Spesso mi sono trovato a chiedere cosa intendiamo per felicità, però la risposta non mi ha mai soddisfatto.
Per come la vedo io, esistono due possibili risposte a questa domanda. Una è “non lo so” e l’altra identifica la felicità con un oggetto o comunque con qualcosa che esclude troppi altri elementi per essere una risposta a mio avviso corretta; come volere comprare la macchina nuova, per esempio.
Io la macchina nuova non ce l’ho, ma sono felice lo stesso. Perché?
Se poi mi dici che la felicità è un bel gelato alla crema, la squadra del cuore che vince una competizione, un libro, un bel voto o quello che vuoi tu, è evidente che impazzisco.
Questa poca chiarezza mi è rimasta per molto tempo, finché non ho provato una sensazione che mi ha immediatamente entusiasmato.
Ho subito reputato fantastico ciò che era successo, perché derivava da qualcosa di estremamente semplice.
Mi spiego.
Se ascolti sempre e soltanto Cappuccetto Rosso, il povero lupo avrà perennemente torto!
C’è stato un momento in cui mi sono ripromesso di cambiare il mio punto di vista perché volevo muovere tutto quel pantano che avevo di fronte quando mi si parlava di felicità.
So bene che il lupo si è mangiato una bambina senza neanche pensarci troppo, ma chi è quello sciagurato che manda una creatura così piccola nel bosco da sola? E se avesse dato lei fastidio al lupo? Si sa che i bambini ne fanno di tutti i colori ai poveri animali.
Oggi posso affermare con certezza che le persone a cui chiedevo cosa fosse la felicità non afferravano la semplicità della richiesta e si dilungavano in risposte filosofiche e piene di dettagli effettivamente non soddisfacenti.
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Perché succedeva questo?
Per un semplice motivo: è fondamentale imparare a comunicare nel modo giusto!
Comunicare è un processo composto da una serie di step che vanno seguiti in un preciso e specifico modo. La chiarezza della comunicazione passa da un processo che, molto spesso, non si conosce.
In questo caso succedono due cose:
Chi non sapeva rispondere alla domanda su cosa fosse la felicità non aveva voglia di fare della filosofia.
Chi me la descriveva in maniera dettagliata, l’aveva categorizzata semplicemente in un modo diverso dal mio.
Ecco perché non capivo.
Tutte le persone che avevo intervistato stavano dicendo la stessa cosa, ma se si fossero parlate, non si sarebbero capite.
Esistono mille e più punti di vista per dire le stesse identiche cose e mi trovavo nel mezzo di una vera e propria Babele metodologica che coinvolgeva tutti quanti.
Il processo della comunicazione prevede un percorso chiaro e standard per tutti. Se vuoi uscire da questa Babele, devi affrontarla consapevole di voler cambiare il tuo approccio.
Ciò che voglio condividere in questo libro è il metodo del “cambiamento del punto di vista”, uno strumento diretto e molto semplice (non facile, mi raccomando).
Cambiare il punto di vista diventa anche un allenamento formidabile perché ti costringe a essere realmente consapevole di ciò che ti succede intorno.
Ti faccio iniziare subito ad applicare questo metodo. Partiamo dalla comunicazione. Cambiare il punto di vista sulla comunicazione vuol dire che diventi capace di gestire il processo comunicativo nel modo migliore e scopri da dove nascono gli errori in cui incappi di solito.
Vediamolo.
1) Pensato non è detto
È da qui che parte tutto.
Ciò che dici, prima di essere detto, è un pensiero prodotto dalla tua mente. La prima comunicazione che hai è, quindi, con te stesso!
In pratica, se vuoi diventare capace di parlare con gli altri, devi iniziare a parlare da solo e farlo bene.
Prendi un bambino che impara a camminare e incitalo anche quando sbaglia! Poi, prendi un altro bambino che impara a camminare e fagli notare che sta continuando a cadere. Quale dei due imparerà prima?
Il modo in cui crei i pensieri nella tua testa ti aiuta in diversi modi. Da una parte ti permette di essere in grado di acquisire consapevolezza e di creare la giusta rappresentazione di ciò che stai per dire, mentre dall’altra fa sì che anche il messaggio che dai sia altrettanto solido e preciso.
Che errore puoi fare se non tieni in considerazione questo primo step?
Rischi di dare per scontato alcune parti del contenuto del messaggio o finisci per comunicarlo nella maniera sbagliata o, peggio, tutte e due le cose insieme.
Nel processo di comunicazione esiste un concetto che si chiama “angolo di distorsione”. Esso trova spiegazione nel complesso degli assiomi della comunicazione: cinque principi, formulati da Paul Watzlawick e dai suoi collaboratori, che stanno alla base della teoria della comunicazione interpersonale.
Watzlawick e il suo team hanno definito le caratteristiche e le dinamiche della comunicazione umana spiegando come ogni comportamento tenda a trasmettere un messaggio e sia quindi da considerarsi un atto comunicativo, e viceversa (cioè che ogni comunicazione sia anche un comportamento).
Alla base di questo concetto sta la tesi secondo cui si comunica tutti i giorni attraverso un insieme di gesti e parole, a volte in maniera consapevole, altre no, descrivendo le proprie emozioni.
Come funziona questo angolo di distorsione? Identifica in modo semplice la differenza che c’è tra ciò che sei convinto di dire e ciò che l’altro percepisce effettivamente.
Perché ti parlo di questo tema in questa fase? Perché questo è il primo step che devi conoscere nel momento in cui vuoi iniziare a comunicare, in primis con te stesso.
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