CARTA E PENNA SUL COMODINO
Olmo sogna di Alberi che parlano
Un sogno è un racconto di cui noi, che siamo gli autori, non decidiamo né i personaggi né la trama. Ogni sogno è peròunico, solo nostro, e quasi sempre ci vede protagonisti; anche quello che fece Olmo, in una dolce notte di metà giugno, confermò questa regola.
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Olmo si trova dentro un bosco composto da alberi di molte specie diverse; a qualche decina di metri da lui, intravede una radura soleggiata con al centro un Albero maestoso, e vi si incammina. Durante l’avvicinamento inciampa su una radice, e d’istinto dice: «Scusa». «Non fa niente» risponde l’Albero.
L’uomo rimane di stucco. «Un albero che parla? Non l’avevo mai sentito!»
«Nemmeno io, un uomo che chiede scusa a un albero.»
«Ma tu sei speciale, oppure anche gli altri alberi di questo bosco parlano?»
«Anche tutti gli altri, e anche gli alberi di tutti i boschi. Non è questo l’evento eccezionale, ma piuttosto che qualche uomo ascolti e capisca.»
Il dialogo tra l’Albero e l’uomo continuò, ma quella parte del sogno Olmo non la ricordava più; ne ricordava invece la fine.
Ora si trova nella radura soleggiata sotto l’Albero gigantesco.
«Quanti anni hai?» chiede Olmo.
«Mah… non saprei, di dolori ne ho parecchi. Faccio fatica a respirare, le mie radici faticano sempre di più a trovare alimento nel terreno…»
«Eh, la vecchiaia!»
«No, la vecchiaia non c’entra. Potrei vivere ancora qualche centinaio d’anni! Il problema siete voi umani che ci intossicate l’aria, ci impoverite gli alimenti del terreno, ci avvelenate l’acqua…»
«Hai ragione, me ne rendo conto. Ma cosa posso fare io da solo?»
«Non è perché le cose son difficili da fare che non devi provare a farle» sentenzia l’Albero.
Olmo è pensieroso e in quel mentre l’Albero trae un profondissimo respiro, come se gli mancasse l’aria, e crolla a terra con un boato spaventoso. L’Albero è morto, sanguina dai rami e dalle radici adesso rivolte al cielo. Dal suo tronco escono vermi schifosi e alcuni corvacci neri hanno subito cominciato a beccare furiosamente, quasi come fossero iene sopra una carcassa di animale. Il sangue comincia a scendere anche dal cielo sotto forma di pioggia, sempre più fitta, sempre più fredda, finché…
Daniele Sbalchiero (proprietario verificato)
Una bella favola, forse perfino un apologo, scritta con levità e precisione, che mi sono divertito a leggere. Raccomandata per i cuori e le menti ancora disponibili a giocare.
Daniele Sbalchiero (proprietario verificato)
Una bella favola, forse perfino un apologo, scritta con levità e precisione, che mi sono divertito a leggere. Raccomandata per i cuori e le menti ancora disponibili al gioco.
Federico Bianchi (proprietario verificato)
“Incursioni di enigmistica botanica” mi aveva incuriosito a partire dal titolo. Ho finito ora di leggere la bozza non editata e mi è piaciuto: secondo me è ben scritto, gradevole e brillante. L’ho letto volentieri dall’inizio alla fine. Già questo non è poco.
Tutti i personaggi, anche quelli minori, sono simpatici, significativi e ciascuno ben caratterizzato; mi sono affezionato subito a tutti.
L’invenzione del gioco enigmistico per coinvolgere i cittadini è riuscita a rendere originale e avvincente una storia su un tema – quello di salvare gli alberi – che altrimenti sarebbe risultato per me, malgrado la sua importanza, già molto detto e sentito.
Pur nel tono fresco e giocoso, sottotraccia si leggono alcuni punti di riferimento della cultura dell’autore; saranno alla fine resi più espliciti nel sorprendente, e sempre enigmistico, elenco finale dei personaggi.
Lo trovo adatto e credo che piacerà anche alle ragazze e ai ragazzi, dai 9 anni in poi; oltre che a tutti gli adulti che hanno mantenuto un cuore puro da bambino.