– Non ti permettere di parlarle in questo modo! – gridò Ascanio prendendo il ragazzo per il collo.
– Ma chi cazzo sei? – continuò il ragazzo.
Ascanio, a quella fatidica domanda, non rispose. Mollò la presa dal ragazzo e restò a guardarlo con tutta la rabbia che stava provando. Uscii dal bar sconcertata, senza capire il motivo dell’eccessiva reazione di Ascanio. Pochi attimi dopo mi raggiunse ancora fuori da sé, tremante dalla collera.
– Cosa ti è saltato in mente di reagire in quel modo?! Io qui ci lavoro in caso te ne fossi dimenticato! – lo sbalordimento era passato ed ero furiosa. Si prese un po’ di tempo per respirare e non reagire impulsivamente, peggiorando la situazione ulteriormente.
– Cosa avrei dovuto fare? Fare finta di niente mentre quello ti metteva le mani addosso? –
Mi fu abbastanza chiaro che Ascanio pensasse che fossi diventata una sua proprietà, non potevo sopportarlo.
– Non ti deve importare cosa faccio o con chi parlo, soprattutto al lavoro! Intesi? – sbottai senza più̀ nessun ritegno.
– Non sei nessuno per comportarti in questo modo! -.
“Nessuno”. Avevo dato parecchio peso, con la voce, alla parola “nessuno”. Ascanio sbarrò gli occhi e mi guardò come fossi un’estranea. Tutto la luminosità che avevo visto nei suoi occhi, nelle settimane precedenti, svanì in un soffio. Le sue iridi divennero opache e scure come un cielo di notte senza luna.
– Quindi sono nessuno per te? Queste settimane per te sono state insignificanti – la sua voce si spense a poco a poco. Un istinto nel profondo, che frenai, mi suggerì di avvicinarmi a lui e confessare che era stata la rabbia a parlare al posto mio, che non era vero ciò̀ che era uscito a sproposito dalla mia bocca.
Ma restai ammutolita. Non dissi più̀ nulla.
– Ok Eva, è tutto chiaro –
Invece non era chiaro un bel niente, la mia testa era in subbuglio e avrei voluto che tutto quel pasticcio non fosse mai accaduto. Come era possibile che in pochi attimi tutto cambiava, senza riuscire a tornare come era prima?
Ascanio si voltò di spalle e se ne andò̀, mentre la delusione lo seguiva silenziosamente.
Mi chiesi fino allo sfinimento se Ascanio fosse davvero “nessuno” per me. Cosa eravamo diventati?
Non eravamo mai stati amici e non eravamo nemmeno una coppia. Stavamo bene insieme, stop. Non c’era nient’altro, ognuno avrebbe preso la sua strada e fatto scelte diverse. Eravamo semplice presente, ne passato ne futuro. Io non c’ero nel suo passato e lui non ci sarebbe stato nel mio futuro. Vivevamo il momento senza preoccupazioni, senza pretendere di essere qualcosa in più̀ per l’altro. Ma si poteva davvero vivere così? Non lo sapevo, avevo talmente poca esperienza che non conoscevo nulla sull’amore. Quello tra me e Ascanio, però, di certo non era amore; era solo un condividere attimi senza pretese, un prendersi per mano momentaneo.
Eravamo differenti e volevamo cose differenti. Mi aveva salvata, se così si può̀ dire, da un mondo che altrimenti mi avrebbe risucchiata, aveva colmato le lacune della mia vita, ma di certo il nostro non si poteva chiamare amore. Probabilmente mi sarebbero mancati i suoi baci, gli unici che avessi mai ricevuto da un essere umano di sesso maschile, ma doveva andare così. Ci stavamo dicendo addio nonostante tra di noi non ci fosse stato mai nulla di serio. Nonostante sapessimo, fin dall’inizio, che eravamo solo banale presente, senza un passato da ricordare, o un futuro da vivere insieme.
Volevo solo Lori, volevo i suoi abbracci rassicuranti. Sapevo, però, che non era possibile.
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