La notizia aveva creato immediatamente trambusto, in particolare tra gli ambientalisti.
«Hai sentito? Questa è una bomba, dobbiamo allertare immediatamente Carlo, perché si stili un comunicato di condanna.»
«Ma senti che roba, tenuta per di più segreta, chissà che porcata stanno progettando.»
«Bisogna intervenire subito, altrimenti questi ci fregano un’altra volta.»
«Senti Sergio, dobbiamo contattare immediatamente Radio Popolare, affinché ci forniscano quella documentazione, bisogna organizzarci e convocare subito un presidio.»
«Certo che è una cosa strana; si è mai sentito di documentazione che arriva alla radio con questa modalità? Gli unici che facevano queste cose erano le Brigate Rosse, ma era un’altra epoca, e poi erano rivendicazioni. Questa sembra una soffiata, qualcuno vuol far scoppiare il casino. Inoltre ci deve essere anche un testo che l’accompagna, da quanto si è capito…»
In effetti, nella sede di Radio Popolare, storica emittente della sinistra milanese, l’atmosfera era pesante. Avevano trovato questo strano plico davanti all’entrata della sede in via Ollearo, senza riferimenti al mittente. Erano passati un paio di giorni prima che qualcuno lo aprisse e si rendesse conto che fosse materiale scottante. La riunione di redazione era immersa nel solito caos, alla rincorsa di notizie e agenzie, e tutti avevano snobbato Silvia la stagista quando aveva cercato di riferire quanto aveva aperto.
Erano quindi passati altri due giorni e Michele, che finalmente aveva trovato il tempo per dar retta a Silvia, con una sonora bestemmia riuscì ad avere l’attenzione della redazione. Si creò un attimo di sospensione temporale, le teste alzate da monitor e tastiere, le discussioni repentinamente interrotte. Michele, altrettanto sorpreso dalla reazione generale, pensò bene di rincarare con una bestemmia meglio articolata e con alcune complessità lessicali, così da gustarsi pienamente quel momento effimero di attenzione.
«Ragazzi, ma qui c’è una bomba. Questa è roba che scotta, qui salteranno delle teste.»
Dopo che Michele ebbe fatto un breve riassunto di quanto letto scoppiò il subbuglio, vi fu un assalto a telefoni, cellulari ed e-mail.
La documentazione riportava un progetto dettagliato per una nuova, ennesima, autostrada nel Nord Italia, il progetto prevedeva viadotti e tunnel che, partendo dalla bassa Val d’Ossola alla confluenza con il Lago Maggiore, attraversavano tutta la Val Grande e le Alpi Lepontine, per sbucare ai piedi del San Gottardo e collegarsi con il tunnel internazionale. Il tracciato, a quanto si capiva, era stato scelto perché interessava una vasta area disabitata, relativa al parco nazionale, ed evitava così di coinvolgere le comunità turistiche in prossimità del lago. Oltre al business plan, che prevedeva un investimento da svariati miliardi di euro, vi era anche un capitolo, molto interessante, sulle possibili opposizioni della popolazione della valle, per quanto esigua, all’opera. Veniva citata più volte la sindrome NIMBY, con molti esempi nazionali e internazionali di opposizione a opere di prossimità alle comunità resistenti. La scelta della Val Grande era parsa ideale ai progettisti. Di fatto veniva coinvolto un unico piccolo paese, che poi definirlo paese era quasi un azzardo: in inverno contava poche decine di residenti, per lo più anziani. Certo, era un parco naturale con un’estensione di più di 150 chilometri quadrati, ma gli estensori del progetto si mostravano sicuri che l’opera avrebbe superato la procedura VAS (Valutazione Ambientale Strategica). Qui la questione si faceva oltremodo interessante; i promotori riportavano di avere già avuto contatti con il ministero dell’ambiente e con alcune autorità locali competenti (ARPA, ASL e altre sigle) tra cui pareva essersi diffuso un assenso di massima. La cosa risultava strana anche ai non fini conoscitori della materia. Com’era possibile che ci fossero già dei pareri su un’opera di cui nessuno aveva mai sentito parlare? Il misterioso postino del plico aveva infine inserito sopra il faldone un foglio A4 che riportava un’eloquente scritta in stampatello maiuscolo: FERMATELI!!!
Capitolo due
La redazione, dopo la riunione concitata che era seguita alle bestemmie di Michele, aveva deciso di contattare i ministeri dei trasporti e dell’ambiente, oltre ai vari enti citati nel documento, ma pareva di giocare una partita a un vecchio flipper: ogni interlocutore contattato aveva rimandato ad altro ente, che aveva rimandato ad altro ente, e tutto si era fermato nelle segreterie dei ministeri. Buca.
A quel punto la decisione unanime era stata di dar fiato alle trombe. Fare più clamore possibile, assegnando a Michele la gestione delle notizie e delle fasi successive.
«Stiamo sul pezzo, questa è roba grossa, sento puzza di marcio» era stato il verdetto di Sergio, il caporedattore, che con fare solenne si era tolto dal naso gli occhiali da presbite e guardando Michele negli occhi aveva ripetuto la bestemmia ascoltata poco prima, scatenando l’ilarità generale.
Conseguentemente, nei ministeri e per diverse persone, non erano stati momenti tranquilli. Questa faccenda del plico e della notizia sparata dalla radio milanese andava gestita. I telefoni trillavano negli ovattati uffici con le loro improbabili melodie, ed era stata concordata una riunione straordinaria – ma non ufficiale – del consiglio dei ministri per emettere un comunicato al più alto livello.
Nel frattempo però c’era chi non poteva aspettare. Il sottosegretario alle infrastrutture era al telefono con Carlo Cattaneo, AD della Speedy Age Technology S.p.A., grande multinazionale italiana costruttrice di infrastrutture in mezzo mondo. La telefonata era stata fatta utilizzando una SIM usa e getta con un codice identificativo, inviato per SMS, noto solo a loro.
«Ciao Carlo, hai sentito?»
«Ho sentito, ho sentito.»
«Mi metteranno in croce, avevo garantito che avremmo gestito tutto alla perfezione e con discrezione. Me li sento già, “una nuova Val di Susa”. Ma la cosa che più mi preoccupa…»
«Lo so, è la seconda parte della documentazione. Nel comunicato della radio non se ne fa menzione, vuol dire che quella parte non è stata consegnata, e questo forse è ancora peggio. Vuol dire che qualcuno intende ricattarci.»
«Infatti, accidenti. Non riesco a capire chi possa essere stato. La documentazione del progetto… non eravamo in tantissimi ad averla a disposizione qui al ministero. Comunque il comunicato ufficiale del consiglio dei ministri dirà la solita tiritera: “È un progetto di massima eccetera eccetera, avremmo quanto prima informato le popolazioni interessate, il parlamento, gli amministratori…”. Per gli svizzeri sarà una bella sorpresa, ma dopotutto loro hanno solo da guadagnarci. Per una volta che non siamo noi a traino.»
«Comunque, caro il mio sottosegretario, non disperiamoci, il nostro piano è tutt’ora valido. L’operazione dal punto di vista economico è una manna dal cielo, ingranaggi come sai ne abbiamo oliati a sufficienza e la copertura del ministero dell’interno che ci siamo garantiti è la nostra assicurazione sul risultato.»
«A meno che questa gola profonda non spiattelli anche questo.»
«Non ti preoccupare, troveremo una soluzione, come abbiamo sempre fatto.»
«Per il prossimo contatto la chiave di chiamata sarà Ulisse. Fammi sapere se ci sono novità nel tuo campo.»
La sede della Speedy Age Technology si trovava in un enorme grattacielo tutto vetro e cemento nella nuova area direzionale di Milano, e al trentesimo e ultimo piano c’era l’ufficio dell’AD con la mega sala riunioni. Gli astanti avevano appena sentito la telefonata intercorsa tra Cattaneo e il sottosegretario, che era stata messa in vivavoce. Ovviamente non era presente tutto il consiglio di amministrazione, ma solo i collaboratori più fidati. In particolare Denise Pascale, giovane rampante dal fisico atletico, che appena terminata la telefonata era stata incenerita da uno sguardo muto e minaccioso del capo.
Denise aveva sostenuto per qualche secondo lo sguardo, ma alla fine aveva deciso di abbassare gli occhi in segno di sottomissione. Sapeva che tutto sommato le conveniva, sacrificare un po’ di orgoglio alle volte conveniva. Continuando a fissarla, Carlo Cattaneo con un sibilo disse: «Pascale, lei è nei pasticci. Questa fuga di notizie non avrebbe mai dovuto esserci. Lei sa meglio di me cosa significa. Si attivi immediatamente».
Rivolgendosi a questo punto alle altre quattro persone presenti, tra cui Elda, la sua segretaria particolare: «Gestiremo anche questa situazione, proprio come abbiamo gestito altri episodi spiacevoli in precedenza».
Dopo una breve pausa continuò: «Lo dobbiamo ai nostri azionisti. Quest’opera è di fondamentale importanza per i nostri bilanci di previsione per il prossimo quinquennio e, inoltre, favorirà i trasporti delle merci con il resto dell’Europa. Sarà un capolavoro di alta ingegneria di cui potremo andare fieri. Certo, ci aspettiamo i soliti mugugni, e pure peggio, dai soliti ambientalisti da salotto, che vorrebbero lasciarci al tempo delle caverne. Ma riusciremo a gestire tutto al meglio, meglio che in passato, vedrete».
Denise sapeva a cosa faceva riferimento, il gioco sporco toccava a lei. Ma lei era brava, non aveva tentennamenti o dubbi morali con cui fare i conti. Di notte dormiva come un sasso, lei usava la tecnica dei Marines sperimentata in Iraq, e mentre ci pensava rideva tra sé. Loro, che qualche fardello sulla coscienza sicuramente lo avevano, per addormentarsi impiegavano 120 secondi. Figurarsi io, che non ho mica ammazzato nessuno… sino a ora.
Nel mentre il suo iPhone iniziò a vibrare. Senza nemmeno guardare chi fosse rispose, sapeva che avrebbe sentito la voce roca di Sandro.
Mirco Fagioli (proprietario verificato)
Riporto il commento fatto da Piero organizzatore della presentazione a Cameri (No) : “Grazie a lui per la disponibilità e la sua ammirabile semplicità e a te per avercelo fatto conoscere. Ora attendiamo il libro da leggere perchè è riuscito a creare aspettativa/e.
mrbartolozzi (proprietario verificato)
Un eco-thriller con un’ambientazione inusuale e descritta con precisione. L’autore conosce bene i luoghi di cui racconta: la Val Grande è la protagonista di questo romanzo in cui, la salvaguardia della natura è di stimolo per la crescita interiore e per il percorso di formazione e di redenzione dei tre protagonisti, attraverso la consapevolezza che per arrivare ad un punto occorre prendersi cura di se stessi, proprio come fanno Tullio, Michele e Sveva. Insieme alle descrizioni degli ambienti in cui si dipana la narrazione, che porta a galla storie dolorose e sopite, in Isole Ribelli emergono i valori che hanno ispirato il romanzo, valori mai stati così attuali come in questo periodo, come l’attenzione e la tutela dell’ambiente, ma anche l’attenzione alle relazioni umane e alla propria crescita personale, anche attraverso il dolore e la solitudine, forse due condizioni essenziali perché ci si possa prendere cura del mondo esterno. Fanno da contraltare alla Val Grande, altri luoghi sempre ben dipinti, l’isola di Ventotene e Milano, che si popolano di personaggi secondari ma assolutamente necessari ai colpi di scena che sviluppano e percorrono l’intreccio.