A volte il desiderio di vendetta riesce a impossessarsi di una vita tanto da prenderne il controllo, trasformandosi in una bestia feroce e incontenibile. Alberto questo lo sa bene. La sua bestia non lo abbandona da otto lunghissimi anni, da quando l’esistenza di Marilù, l’amatissima sorellina, è stata scossa da un’orribile violenza che l’ha sconvolta, tanto che ha scelto di non continuare a vivere. Da quel momento, Alberto, vive in attesa del tempo propizio per agire e distruggere colui che ha straziato l’innocenza di una creatura meravigliosa, privandolo della felicità.
Capitolo 1.
Giugno 2008,
il giorno della festa
Il vestito azzurro svolazzava sopra le ginocchia, fluttuando con grazia infinita, e accarezzava l’aria con la leggerezza e l’eleganza di una ballerina sorridente al suo più importante saggio di danza.
Dolcemente le pieghe del tessuto di seta color pastello scivolavano morbide sulle gambe snelle e rosate della ragazza, troppo presa dall’entusiasmo di vivere per apprezzare a fondo la sua genuina e fresca bellezza.
Il movimento del corpo contribuiva a far volteggiare qui e là la gonna, distendendone le pieghe e conferendo a tutto, intorno a lei, una deliziosa sfumatura verde acqua, grazie ai raggi di sole, che filtravano dalle finestre spalancate della stanza piena di aria fresca e di profumi.
Uno specchio, troppo grande per il tavolo sul quale poggiava, rifletteva compiaciuto la bellezza dell’età acerba della fanciulla e le risate complici di giovani baccanti spensieratamente lontane da qualsiasi paura. Davanti ai loro occhi una serata, ruffianamente odorosa di primule, giacinti e camelie, che prometteva scambi di truccatissimi sguardi e audaci baci al sapore di rossetti pastosi e glitterati.
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Erano quasi le sette di sera, ma nei loro cuori pulsanti la vita era appena cominciata e prometteva vibrazioni e seduzioni come le avrebbe descritte Alberto in una delle sue lezioni appassionate sulle Baccanti di Euripide o su Alcmane e i suoi inni corali: “I loro vestiti svolazzanti come petali al vento. Ridono e cantano con gioia mentre il sole dipinge il cielo”.
Il cuore di una ragazza felice batte più veloce. Freme e si gonfia a ogni boccata di vita in continuo contatto con i sensi.
Ma le baccanti del piano terra della palazzina color giallo ocra aspettavano da tanto tempo quella serata, con la frenesia con la quale ogni sedicenne può attendere l’imminente euforia che la assalirà. Euforia di primavera e di un evento circolare come la vita, che avrebbe visto il raggiungimento di obiettivi sentimentali, nati nei lunghi autunni sotto crepitii di foglie essiccate, poi covati sotto lanosi maglioni invernali e finalmente schiusi come uova di rondine con i primi caldi primaverili.
“Guarda! Le giovani donne che danzano selvaggiamente tra i rovi, le loro vesti scoscese dal vento, mentre i loro piedi leggeri sfiorano appena il suolo…”
La serata era calda e la brezza che entrava dalla finestra rinfrescava le guance truccate di Marilù e delle sue amiche fidate, pronte a stancarsi solo alle prime luci dell’alba.
«Stasera, Mary…» E fu subito un sorriso pastoso che solo lo Chanel Rouge Coco sapeva imprimere al suo volto.
Non fu difficile capire a cosa facesse riferimento Emma, l’amica del cuore, ammiccando complice come altre migliaia di volte nel corso della loro infinita e intensa amicizia decennale. Emma la bionda, Emma la rossiccia, Emma la rasta con le perline bianche che volteggiano sul lungomare. Emma, la compagna delle medie che, piccola e smilza, con gli occhiali larghi e la faccina smunta, è ancora al suo fianco in seconda fila al liceo, trasformatasi nel frattempo in uno splendido cigno dalle movenze aggraziate anche quando si sporge goffamente a copiare da Marilù durante le verifiche di matematica o di geometria.
«Uffa, che noia che sei… Ma mi vuoi lasciare in pace? Sei davvero in fissa tu.»
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