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KIRA HOPE. LA LEGGENDA DELLA PERVINCA

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Kira ha sempre custodito un segreto: grazie a un braccialetto ricevuto da bambina, può accedere a un mondo parallelo, un rifugio tranquillo che, col tempo, si rivela colmo di insidie e misteri. È decisa a costruirsi una vita normale, ma tutto cambia quando uno sconosciuto bussa alla sua porta e le svela che l’unica persona incontrata in quel luogo è scomparsa. Da quel momento, le sue giornate non sono più alternate tra lavoro e amici, ma tra rapimenti e ombre del passato. Determinata a svelare un enigma che si rivela poco a poco, Kira si ritrova a fronteggiare nemici nascosti e potenti incantesimi.

Capitolo uno

No! Non ero pronta, e forse non lo sarei mai stata. Sapevo che il momento sarebbe arrivato, ma la verità è che non avevo la forza, o forse il coraggio, per affrontare ciò che sarebbe accaduto.

***

La mezzanotte era ormai passata. Come gran parte delle mie sere, avevo terminato la cena, pulito la cucina e deciso di guardare qualcosa in televisione. Qualcosa di irrilevante, quel tipo di film che non ti appesantisce la serata, ma ti libera la mente da ogni tipo di problema permettendoti di sognare.

Sì, esatto! Proprio uno di quei film dove alla fine trovi sempre qualche frase che ti condiziona il giorno dopo e ti fa vivere la giornata in modo completamente idilliaco. Quei film che anche se ti addormenti non te ne frega niente, perché in fondo lo sai che non ti stai perdendo nulla che non avessi già previsto. Dopo qualche scena, la pesantezza delle palpebre iniziava a farsi sentire e i miei occhi, finalmente, si chiudevano. Era giunta l’ora del mio meritato riposo.

La testa stava per cadere in avanti come se volesse staccarsi dal collo e, proprio in quell’istante, qualcuno bussò insistentemente alla mia porta, quasi con violenza. Chi poteva mai essere? Quell’orario era di certo inusuale per fare visita a qualcuno. Cosa potevano mai volere da me nel bel mezzo della notte?

Mi voltai verso la porta; c’era uno specchio appeso sulla parete all’ingresso. Mi guardai e misi una mano tra i capelli per cercare di nascondere la presa dell’elastico con cui li avevo raccolti la mattina. Agitai la mano per provare a sistemarli, ma niente. Aprii la porta lentamente.

Davanti ai miei occhi apparve un uomo sulla quarantina, alto, gracile e con un colorito pallido. I suoi occhi erano grandi, completamente pieni di paura e i suoi capillari scoppiati non passavano di certo inosservati. Chi era? Ma soprattutto, cosa voleva da me?

Si presentò a quell’ora ed era chiaro che non avesse sbagliato persona né indirizzo. Non sapevo di preciso come iniziare la conversazione o cosa chiedere. Avevo la vaga sensazione che ogni domanda avrebbe potuto essere sbagliata. Come al solito avrei dovuto seguire il mio istinto e, forse, chiudere la porta il più velocemente possibile; ma la curiosità era troppo forte, così feci un bel respiro e, con tono esitante ma cordiale, riuscii a tirare fuori dalla bocca un banale: «Buonasera».

Stavo anche per chiedere se potessi essere d’aiuto ma, alzando velocemente la sua mano sinistra, mi interruppe: «Lei è Kira Hope?».

Feci cenno di sì con la testa. Le parole non riuscivano a uscire dalla mia bocca, il mio corpo era immobile e i miei muscoli si stavano sempre più irrigidendo.

Il lato positivo era che non aveva sbagliato indirizzo; quello negativo, invece, che non aveva sbagliato persona. Cercava proprio me, Kira Hope!

«Mi chiamo Richard Whyle. Sono venuto ad avvisarla che è scomparso Vhen Arco.»

Quel nome non mi diceva nulla e il suo timbro di voce risultava alquanto irritante.

«Scusi? Forse lei è un po’ confuso, non so proprio di chi stia parlando» dissi con voce incerta.

Ero sicura di non conoscere nessuno con quel nome; nessuno tra i miei clienti né tantomeno tra i miei amici.

«Mi dispiace, ma non posso aiutarla, signor Whyle. Non so proprio chi sia questo Vhen Arco né perché lei sia venuto proprio da me nel bel mezzo della notte.»

«Ha pienamente ragione. Forse non conosce il suo nome, ma sono sicuro che lo ha incontrato sulla spiaggia… Ora inizia a ricordare, immagino.»

Deglutii. Le mie gambe quasi iniziarono a tremare e i miei occhi si aprirono notevolmente. Poggiai d’istinto una mano alla parete mentre continuavo a fissarlo, incredula.

«Un uomo solitamente vestito di verde militare, occhi scuri, capelli neri, lunghi, mossi e legati con un elastico, carnagione olivastra e barba leggermente incolta, un po’ brizzolata. Il classico aspetto di un esploratore con spalle possenti. Ha sempre con sé una bussola da taschino.»

Rimasi in silenzio. Non mi sembrava più così impaurito come all’inizio e sapeva molto bene di chi stesse parlando. Come poteva sapere della spiaggia? Chi era quest’uomo?

La mia espressione cambiò. Una mano strinse il mio stomaco dall’interno e iniziai a sentire la paura scorrere nelle vene, la sentivo in tutto il mio corpo. Avrei voluto dire tante cose, ma rimasi in silenzio per un attimo, quell’attimo che bastò a far decelerare i battiti del mio cuore e farmi tornare quel minimo di lucidità.

Mia madre mi consigliava sempre di contare fino a dieci prima di parlare, dato che ero una bambina molto istintiva e, forse, per la prima volta ero riuscita a mettere in pratica quel consiglio.

Continuai a fissarlo per qualche istante, non avevo molte alternative. Si era presentato alla mia porta, quindi molto probabilmente sarebbe tornato a cercarmi se gliel’avessi sbattuta in faccia. In più, aveva un’espressione rassicurante, non sembrava una persona poco raccomandabile, così seguii il mio istinto, presi coraggio e spezzai quel silenzio con una banale domanda: «Prego, vuole entrare? Preparo una tazza di tè?».

La sua risposta fu imminente: «Accetto con molto piacere».

Me ne pentii immediatamente, ma ormai era troppo tardi.

Non sapevo nulla di quell’uomo, ma quello che sapeva lui poteva essere abbastanza da concedergli almeno una tazza di tè.

Entrò lentamente, con passo deciso, non si voltò neanche per guardarmi, si accomodò su una delle poltrone in soggiorno, accavallò le gambe e poggiò le mani sui braccioli. Sembrava una persona molto colta, aveva una postura elegante e composta. Lo lasciai nel salone per qualche minuto. Andai in cucina, dove restai per qualche secondo, facendo dei respiri profondi che non aiutarono a rilassarmi. Fortunatamente l’acqua era già nel bollitore poiché la sera mi preparavo sempre una tisana prima di dormire.

«Rooibos, va bene?» urlai dalla cucina.

«Grazie!»

Portai le tazze in soggiorno e le posai sul tavolino che era tra le poltrone. Il vapore che ne usciva sembrava creare una barriera tra Richard e me. Presi la tazza e la strinsi forte nelle mani, chiusi gli occhi e soffiai leggermente mentre cercavo di prendere coraggio; una bevanda calda aiuta sempre, in fondo.

«Mi ricordo di quella spiaggia, signor Richard, perché ci vado spesso. Ricordo anche la persona di cui mi sta parlando, ma non ero a conoscenza del suo nome. Parlammo per un breve momento e l’uomo accennò al fatto di avere paura per la sua incolumità e per quella della sua famiglia. Sì! Mi disse proprio così. Che strano che fu quel momento! Un attimo prima ero seduta lì, sulla spiaggia, come sempre. Poi all’improvviso sentii i passi di qualcuno avvicinarsi a me, un uomo, che dal nulla mi rivolse la parola. Non avevo mai incontrato nessuno lì prima. Non nego di essermi sentita molto confusa e, per un attimo, ebbi anche paura. Poi mi soffermai a guardare i suoi occhi, spaventati, ma non cattivi. La sua voce tremava e il suo respiro era corto e intenso. Non ebbi modo di chiedergli perché si stesse confidando con me. Rimase giusto il tempo di finire la sua storia, di raccontarmi le sue paure, poi si alzò e scappò via. Guardandosi intorno con aria fuggiasca, mentre si alzava sussurrò che doveva andare via prima che fosse troppo tardi. Da quel momento non l’ho più visto, non è più tornato sulla spiaggia. Non mi sono più posta il problema, ho semplicemente lasciato correre la situazione.»

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Sorseggiai il tè, ancora incredula delle cose che avevo raccontato.

«È stato un grave errore, Kira, se mi permette. Quell’uomo era veramente in pericolo! Vhen è scomparso da un paio di settimane, sua moglie lo sta cercando disperatamente e, a quanto pare, lei è stata l’ultima persona ad averlo visto, escludendo me ovviamente.»

Richard fece un grande sospiro. La sua mano destra cominciò a muoversi imperterrita, battendo contro il ginocchio. Sollevò il capo, mi fissò per un istante e prese anche lui la tazza di tè.

«La verità è che da svariati giorni non lo sentivo; poi, poco più di due settimane fa, mi chiamò per dirmi di andare a casa sua, di non portare nessuno e assicurarmi che nessuno mi seguisse. Non feci domande, anche se le sue richieste suonavano alquanto sospette. Alla fine decisi di andare. Il tempo di salire in macchina e dopo dieci minuti ero da lui; mi aprì ma rimase nascosto dietro la porta, così entrai velocemente e chiuse la porta dietro di me. Mi guardai intorno. Le tende di casa erano accuratamente chiuse. Piccoli fasci di luce riuscivano a penetrare dagli spiragli ai lati delle tende. Proprio come se nessuno dovesse vedere all’interno. Mi preoccupai molto in quel momento, quindi gli chiesi perché fosse sparito da tempo e cosa stesse combinando. Mentre mi sedevo sul divano notai molte fatture di cibo take away, quindi dedussi che non fosse uscito neanche per mangiare. Gli chiesi dove fosse Annah, sua moglie, e rispose che era in viaggio di lavoro ma sarebbe tornata due giorni dopo. Mi stavo un po’ stancando di quel silenzio quindi decisi di fare il primo passo e chiedergli cosa stesse accadendo, ma la sua risposta fu abbastanza insolita: “Cinque giorni fa sono stato su un’isola. Prima di dirmi che sto delirando, per favore ascoltami”. Feci un cenno di assenso sollevando le spalle e lo esortai a raccontare, pronto ad ascoltare tutto. Kira, mi devi credere… Oh mi scusi, possiamo darci del tu?»

«Ma certamente, Richard, vai avanti.»

«Kira, mi devi credere, i suoi occhi erano persi! Io conosco Vhen da molti anni; abbiamo passato tanti momenti insieme e non si era mai chiuso in se stesso, è sempre stata una persona molto solare. Tutti possono confermarlo.»

«Richard, continua con il discorso, non metto in dubbio le qualità del tuo amico, né i vostri anni di amicizia, voglio solo arrivare al momento in cui mi spieghi perché tu, nel bel mezzo della notte, ti sei presentato qui, a casa mia.»

«Hai ragione! Il suo racconto fu a dir poco delirante. Iniziò a parlare di un sentiero pieno di neve che, nella frazione di qualche secondo, si era trasformato in una spiaggia. Kira, non poteva essere possibile! Quindi iniziai a prenderlo in giro, risi di lui. Sono riuscito ad ascoltarlo solo qualche secondo in più. Mi alzai appena iniziò a parlare di una donna dai lunghi capelli rossi che voleva ucciderlo, gli misi una mano sulla spalla e dissi che doveva prendere di nuovo in mano la sua vita. Quello stare chiuso in casa lo stava facendo andare fuori di senno, così me ne andai. Decisi di tornare un paio di giorni dopo per scusarmi del mio comportamento, ma scoprii che lui non c’era, non era più in casa. Trovai solo Annah, tornata dal suo viaggio di lavoro. Mi disse che non lo aveva visto al suo ritorno e che pensava fosse con me. Non era molto sicura, dato che non aveva lasciato né un messaggio né un biglietto, ma Vhen non era un uomo che avvisava. Non è mai stato una persona prevedibile, Annah disse che voleva aspettare ventiquattr’ore prima di chiamare la polizia, perché forse era semplicemente preso da qualche sua scoperta e sarebbe tornato a casa come se nulla fosse. Io la rassicurai, dicendole che non ci sarebbe stato bisogno della polizia e che mi sarei occupato personalmente della cosa. Le chiesi di farmi entrare in casa per dare un’occhiata alle sue cose. Andai in camera sua e cominciai a rovistare nei cassetti, c’era veramente di tutto: trovai un orologio non funzionante, un portafogli con dentro qualche moneta e un foglietto. C’era scritto Kira Hope. Così decisi di indagare ed è così che sono arrivato a te. Tenni con me quel foglietto, poi sistemai i cassetti, uscii dalla camera e dissi alla moglie che doveva solo stare tranquilla e avvisarmi se avesse ricevuto sue notizie. Proprio in quel preciso istante pensai che forse non erano allucinazioni, che non mi stava prendendo in giro: Vhen stava dicendo la verità e io non l’ho voluto ascoltare. Avrei potuto essere d’aiuto. A ogni modo non potevo tornare indietro né tantomeno piangermi addosso. L’unica cosa che potevo fare era capire se si fosse nascosto, se fosse stato rapito, o nella peggiore delle ipotesi…» Poggiò entrambe le mani sulla sua testa. «No! Non ci riesco! Non riesco a dirlo ad alta voce.»

«Ora bevi un po’ di tè, Richard. Tutto si risolverà, ne sono sicura. Hai ragione, ci siamo incontrati: non ti saprei dire il giorno preciso, ma sì, ricordo quest’uomo. Come ti dicevo, stavo seduta sulla spiaggia e a un tratto ho sentito dei passi avvicinarsi a me, mi sono girata ed era lì, davanti ai miei occhi. Era terrorizzato e affannato. Mi ha raccontato di queste sue paure e che da svariate notti non riusciva a dormire. Andava sempre in una cantina a svolgere dei lavoretti, per tenere la mente occupata e non far preoccupare sua moglie che, vedendolo sveglio, gli avrebbe fatto sicuramente domande alle quali lui non poteva, né tantomeno voleva, rispondere. Così passava le notti ma, una volta, si è presentato da lui una signora dai capelli rossi e lunghissimi… Rimase in silenzio per qualche secondo e poi si alzò velocemente come se qualcuno lo stesse ascoltando oltre me. Mi disse: “Devo andare, non posso finire la storia, ciao Kira”. Non ho avuto il tempo di dire “Ciao” che non era più davanti a me. Da allora non l’ho più visto, ma ovviamente nel caso dovessi avere delle notizie ti farò sapere sicuramente, Richard, non ti preoccupare.»

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Commenti

  1. Abbiamo tutti bisogno di un pó di magia e Kira Hope è un concentrato di emozioni racchiuse in una trama davvero avvincente. Grazie alla scrittrice per averci donato un viaggio ricco di sogni e misteri!!!

  2. Alessandro Abbate

    (proprietario verificato)

    KIRA HOPE è un’epica avventura che ti cattura sin dalle prime pagine e non ti lascia andare fino all’ultimo capitolo. Con un mondo ricco di magia, personaggi memorabili e una trama avvincente, Simona ha creato un capolavoro che ti trasporta in un viaggio indimenticabile. Consigliato a tutti gli amanti del genere fantasy e thriller in cerca di un’esperienza letteraria coinvolgente e emozionante!”

  3. (proprietario verificato)

    Lettura scorrevole e piacevole,la storia e le vicende che girano intorno alla protagonista sono accattivanti e ti fanno leggere questo libro tutto d’un fiato… Lo consiglio vivamente!

  4. Libro pieno di energia, dinamismo e mistero!
    Ti tiene incollato alle pagine senza riuscire ad alzare gli occhi!
    La scrittura è scorrevole e la storia davvero emozionante e accattivante… Aspetto con ansia esca il secondo libro!

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Simona Schirra
Simona Schirra è nata a Roma nel 1991. Appassionata di scrittura fin da giovane, ha sviluppato un interesse profondo per i misteri dell’animo umano e per le storie che esplorano le dimensioni più intime della realtà. I suoi studi sull’educazione delle emozioni hanno giocato un ruolo centrale nel plasmare la sua sensibilità narrativa, permettendole di raccontare con autenticità le complessità emotive dei suoi personaggi.
Simona Schirra on Instagram
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