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La Classe dei sogni – Racconti di un insegnamento alternativo

La Classe dei sogni - Racconti di un insegnamento alternativo

La campagna di crowdfunding è terminata, ma puoi continuare a pre-ordinare il libro per riceverlo prima che arrivi in libreria

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Consegna prevista Marzo 2023
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Un Conservatorio, una classe di clarinetto, tanti allievi, tante storie che s’intrecciano in un crescendo di emozioni condivise ed accolte da una straordinaria Prof… Un’insegnante fuori dalla norma, brillante ed instancabilmente appassionata al suo lavoro, che si serve della musica per aiutare i ragazzi a superare i propri limiti mentali e vivere sereni. Protagonisti di questo romanzo sono il sorprendente metodo didattico, la semplicità disarmante con cui sono spiegati i processi psicologici più complessi, la creatività con cui la Prof riesce a trovare soluzioni alle problematiche più disparate sorprendendo sempre il proprio interlocutore, l’estrema sensibilità che la spinge a non considerare mai i ragazzi numeri da valutare con altri numeri, ma persone, ESSERI UMANI con un mondo dentro tutto da scoprire e rileggere sotto una luce nuova di positività ed ottimismo.

Perché ho scritto questo libro?

La classe dei sogni -Racconti di un insegnamento alternativo- è un lavoro in cui credo fortemente perché s’ispira ad una storia vera: la mia. Giunta alla “fine” di un percorso decennale presso la classe di clarinetto del Maestro Oronzo Contaldo, ho sentito l’esigenza di iniziare a scrivere di questi anni per condividere i preziosi insegnamenti ricevuti che mi hanno radicalmente cambiato in meglio l’esistenza.

ANTEPRIMA NON EDITATA

PARTE 1

a.a 2012/2013

Alla mia classe dei sogni…

Introduzione

La classe dei sogni è un lavoro in cui credo infinitamente perché si ispira ad una storia vera: la mia.

Ero una ragazzina spaventata dalla vita quando ho messo piede nella nuova classe di clarinetto del Maestro Contaldo per la prima volta. 

Quattro anni prima ero iscritta alla sede di Ceglie del Conservatorio, sempre nella classe del M° Contaldo: un Professore sui generis…bizzarro, ma al tempo stesso brillante, geniale, che mi stava pian piano educando alla musica e spronando a superare i miei limiti mentali.     

Ricordo ancora che un giorno chiese a tutta la classe: «Secondo voi chi è il Musicista?».          

Quando toccò a me rispondere, non presi spunto da ciò che avevano detto i più grandi, ma mi espressi con la massima sincerità, in base al punto esatto in cui mi trovavo come persona in quel momento. Dissi: «Secondo me il Musicista deve impressionare il pubblico con le sue abilità tecniche».

Abituata ad un altro genere di professori, speravo che la mia risposta fosse giusta e fremevo in attesa di un riscontro positivo. Col tempo ho compreso che non esiste risposta giusta o sbagliata… Esiste la persona che in ogni momento della vita ha delle opinioni dettate dal proprio modo di pensare, dall’educazione ricevuta, dalla propria sensibilità, dalle esperienze vissute.

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Le idee cambiano in qualsiasi momento, camminano con noi, si plasmano in base a come noi ci plasmiamo.                                                                                                                                                               

In effetti quel giorno non mi fu detto che la risposta era errata, ma semplicemente fu accolta e ampliata da altre considerazioni. Il Prof mi disse che esiste anche altro oltre alla tecnica, che basta un suono per riconoscere il Musicista vero. Inoltre c’è un’altra cosa fondamentale che non può essere tralasciata: il Musicista deve costantemente fare i conti con qualcosa che in quasi tutti gli altri lavori non è indispensabile: le proprie emozioni. Non può conoscere solo la tecnica, ma deve riconoscere e gestire i propri stati d’animo.

Io ascoltavo e cercavo davvero di comprendere quell’uomo così carismatico, così diverso dagli altri professori, sol perché ama il suo lavoro e non lo considera neanche tale, ma non ci riuscivo sino in fondo. Non avevo ancora provato sulla mia pelle quanto la mal gestione delle emozioni può essere nociva, quindi non le ritenevo fondamentali per la mia vita musicale (e anche per la vita di tutti i giorni).

Capii però sin dal primo istante che avrei dovuto impegnarmi tanto per restare in quella classe e lo feci nel mio piccolo. Purtroppo due anni dopo il Prof accettò il trasferimento presso il Conservatorio di Lecce ed io non mi dedicai più allo strumento con la stessa costanza e con lo stesso piacere. Iniziai a pensare che la musica non faceva per me: mi ero illusa di poter suonare e dire la mia, sol perché avevo guardato tutto attraverso gli occhi del mio Prof e quindi senza di lui la magia era svanita…

Da qui parte il racconto che ripercorre in venti capitoli le tappe più importanti del mio primo anno nella classe del Maestro Contaldo, gli insegnamenti cardine che col tempo abbiamo sviluppato ulteriormente, visto e rivisto sotto diverse luci, diverse angolature, tanto che a volte apparivano nuovi. Ad essi intreccio storie di personaggi che si ispirano a me, ai miei compagni di avventura e al Prof, ma che mi sono molto divertita nel porre a servizio della mia fantasia. Spero con tutto il cuore che La Classe dei Sogni possa aiutare chiunque voglia cambiare in meglio la propria vita donandole serenità.

CAPITOLO I

Il Trasferimento

«Mamma, non puoi farlo. Ripensaci, deve pur esserci un’alternativa, non possiamo lasciare quei ragazzini senza una guida. Si fidano di te. Oh… Non posso pensarci… Ne rimarranno così delusi, si sentiranno così smarriti».

«Anna ne abbiamo già parlato, non ci sono alternative. I nonni hanno bisogno che io stia il più vicino possibile a casa…anche io ne ho bisogno e poi…»

«E poi darò loro il mio numero di cellulare, possono sentirmi in ogni momento, chiedermi di vederci quando vogliono. Ti ricordo che non ci stiamo trasferendo al Polo nord, ma solo da Ceglie a Lecce. Restiamo non solo nella stessa nazione, ma nella stessa regione e tu continui a stressarci ogni sera, da un mese, con le tue solite paranoie da brava suorina».

Questo è un ricorrente scambio di battute in casa Caià da quando la Prof.ssa ha accettato la proposta di trasferimento dal Conservatorio di Ceglie Messapica a quello di Lecce.

La figlia minore, Anna, è molto affezionata a tutti gli allievi di sua mamma, si preoccupa per il loro futuro e non comprende come suo fratello maggiore Sasha possa ignorare il malessere che tutti quei ragazzi proveranno nel momento in cui la loro adorata Prof Caià ufficializzerà la notizia del trasferimento.

Sin da quando era bambina, Anna, con la sua immancabile frangetta sbarazzina, i codini ondeggianti ad ogni passo, le lentiggini che pareva sorridessero assieme a quegli occhietti nocciola chiaro vispi e curiosi, considerava quel Conservatorio la sua seconda casa: amava perdersi per i lunghi corridoi impregnati di musica ed appostarsi, silente e prudente come un soldatino in missione segreta, dietro le porte delle varie aule per captare ora il suono di un violino, in seguito quello di un pianoforte, di un corno o di un oboe, per poi renderli parte del suo fantastico mondo di bambina, in cui le note diventavano magicamente materia viva, nutrimento puro per la sua fervente immaginazione e creatività.

A volte, era talmente immersa nei suoi sogni, che dimenticava di essere in missione top secret, lasciandosi sfuggire qualche suono, perfettamente intonato, che potesse accompagnare lo strumento che ascoltava; allora subito si faceva piccola piccola accovacciandosi, e si portava l’indice alla bocca come per intimarsi di tacere, poiché voleva che i grandi non venissero a conoscenza del suo gioco: purtroppo non l’avrebbero mai compresa.

Come faceva a saperlo? Semplice, aveva imparato da sé la triste verità osservando i sempre scuri volti degli adulti, la mancanza di luce nei loro occhi tipica di chi non si cura del proprio mondo interiore. Mai avrebbero potuto capire e sentire la gioia pura che si prova nel nutrire la mente di bellezza, abituati come sono nel porre fine a tutto ciò che non comprendono senza pensarci due volte.

La mamma era l’unica custode di quel prezioso segreto e non solo capiva pienamente quanto fosse importante per Anna coltivare la propria creatività, ma la incoraggiava a cercare e scoprire sempre nuove vie su cui viaggiare dentro di sé per generare un circuito positivo, carico di energia vitale.

«Ricorda sempre piccola mia, tu hai il diritto di essere e di esistere», ripeteva instancabilmente mamma Delia ogni sera prima del bacio della buona notte, «hai dentro di te tutto ciò di cui hai bisogno, un tesoro a tua disposizione e al tempo stesso tante risorse per poterlo raggiungere in qualsiasi momento tu voglia, così, tu avrai sempre il rifugio più sicuro e prezioso che ci sia dentro di te».

La piccola ascoltava ogni volta più attentamente quelle parole, come solo i bambini sanno fare, con le orecchie pulite del cuore, annuendo gioiosa e festosa mentre la mamma le rimboccava dolcemente le coperte. Si sentiva profondamente fortunata ad avere una madre così buona, intelligente, rispettosa del  fantastico mondo interiore e talmente conscia della sua importanza nella vita di tutti noi, che cerca di insegnarlo ad ogni allievo servendosi della musica.

Anna adora assistere alle lezioni di clarinetto di sua madre: ogni volta si immerge in quel caldo mare di suoni adulatori sperando di non doverne più riemergere; inoltre le era stato detto che il timbro del clarinetto è il più vicino a quello della voce umana ed il canto lirico è da sempre la sua più grande passione. Ha atteso febbricitante anni e anni il suo 16esimo compleanno per poter intraprendere gli studi di canto, capire finalmente come veicolare la magia da un’idea ad una realtà fruibile a tutti attraverso la sua voce.

Ora Anna studia canto nello stesso Conservatorio in cui la Prof Caià insegna clarinetto. Anche se non è più una bambina conserva quello sguardo limpido e luminoso, il sorriso genuino e contagioso, ma soprattutto continua a coltivare il giardino delle meraviglie dentro di lei vivendo con gioia, grata ogni giorno per il dono della vita.

Anche Sasha era stato un bambino curioso e spensierato. Insieme alla sorella aveva da sempre assistito non solo alle lezioni di clarinetto ogni martedì e venerdì in conservatorio, ma anche a quelle di teoria e solfeggio musicale che si tengono in una piccola stanza nella loro casa ogni lunedì e giovedì, intorno a un tavolo dalla forma ovale col piano in vetro color verde bottiglia tutto impregnato di impronte di polpastrelli qua e là, sudore, spesso anche di lacrime dolci e amare, ma soprattutto impregnato di storie. Sasha aveva subito intuito che la genialità nel lavoro di sua madre stava nel non considerare gli allievi solo allievi, numeri da valutare con altri numeri, ma veri e propri libri con un’infinità di storie da raccontare, paure da espiare, conti col passato da risolvere per poi andare avanti liberi e sereni… Già da bambino restava ogni volta sbalordito nel vedere come quella Prof riuscisse a trovare la chiave adatta per risolvere i problemi più disparati: ogni giorno c’era e c’è  ancora un alunno o cernia, come adora chiamarli affettuosamente lei, con un problema: chi si rifiuta di cantare, chi sostiene di non avere l’orecchio musicale per affrontare il dettato melodico, chi balbetta compromettendo la buona riuscita dei solfeggi parlati, chi suda o chi trema rischiando di far cadere il clarinetto a terra…

Lei sempre con grinta e determinazione trova il modo giusto di comunicare con i suoi allievi facendo loro scoprire che il limite non esiste, ma sono solo le nostre paure e la sfiducia nei nostri confronti a crearlo.

Da piccolo, Sasha era fermamente convinto che il lavoro di sua mamma fosse fare magie e trascorreva interi pomeriggi a frugare nei cassetti disordinatissimi della Prof alla ricerca di una qualche bacchetta magica, sfera di cristallo o pendolo che avrebbero avvalorato la sua stravagante, seppur fondata tesi. Notava che spesso a scuola le maestre gettavano la spugna con i compagni in difficoltà e non tutti riuscivano a risolvere un problema, fare un disegno o inventare una storia, ma questo non accadeva mai a casa sua durante le lezioni di solfeggio o in Conservatorio, poiché tutti alla fine in un modo o nell’altro, chi prima e chi dopo, ottenevano un risultato.

«Nostra mamma è una maga Anna, capisci?» svelò un giorno alla sorellina fissandola con i suoi occhi cielo, «ho cercato la sua bacchetta, non l’ho ancora trovata, ma forse lei è talmente potente che non le serve. Usa delle formule magiche che fa ripetere a una delle sue cernie e se lei ci crede forte forte quando la pronuncia poi suona bene».

«Si, Sasha hai ragione», replicò Anna pienamente immersa in quell’argomento pane per i suoi denti, «è quando lei dice: dai il clarinetto a me e chiudi gli occhi, fai respiri profondi, poi quando ti senti pronta pronuncia lentamente questa frase…»

«IO HO IL DIRITTO DI ESSERE E DI ESISTERE» conclusero i due fratelli all’unisono fissandosi con sguardi trionfanti, certi di aver svelato il segreto della mamma.

«Anna…» borbottò pensoso Sasha grattandosi la folta chioma rossa dopo qualche secondo di silenzio euforico, «e se invece quando la mamma si fa dare il clarinetto lancia un incantesimo tutto suo che noi non sentiamo?».

Questo era Sasha: un grande osservatore, curioso, fantasioso e all’incessante ricerca di risposte. Sin da piccolo aveva intrapreso lo studio del pianoforte e dopo aver conseguito la licenza di teoria e solfeggio musicale si divertiva ad aiutare la mamma nelle sue lezioni pomeridiane inventando i dettati musicali più difficili che siano mai esistiti, gettando nella disperazione le povere cernie.

Un triste giorno, in seguito ad un evento molto doloroso, decise che era giunto il momento di crescere e mettere da parte tutte quelle idee infantili. Iniziò a pensare che la vita non fosse più un’inesauribile fonte di magia da scoprire in ogni dove, ma una crudele macchina che funziona a caso, senza un senso, così smise di suonare il pianoforte.

In tutti i modi sua mamma cercò di fargli capire che un senso c’è sempre, che nulla accade per caso, ma più lei gli riproponeva i soliti discorsi pregni di speranza, più lui diventava ostile e scontroso. Solo alla sorellina riservava dei momenti di dolcezza e tenerezza, che andavano sfumando man mano che lei cresceva e continuava a nutrire il suo mondo fantastico. Alla fine si allontanò anche da lei, senza darlo però a vedere. Apparentemente pareva aver messo da parte il suo malessere: si impegnava a scuola, aiutava chi era in difficoltà, era disponibile anche nei confronti della madre e della sorella, ma dentro la rabbia per l’ingiustizia subita continuava a logorarlo e la sorella, splendente, rigogliosa e sempre col sorriso stampato in volto, gli ricordava continuamente ciò che anche lui era stato e non era più: felice, un credente nella magia che si cela in ogni cosa.

Ora si mascherava indifferente alle sorti delle povere cernie (intimamente sapeva che per loro sarebbe stata dura), ma ormai era diventato indifferente a sé stesso ed abituato a vedere la vita come un monotono flusso grigio di eventi in cui ci si deve limitare a sopravvivere e sforzarsi di fingere che tutto vada bene.

La Prof sapeva bene che il trauma del figlio era tutt’altro che superato, ma sapeva anche che sarebbe stato inutile insistere nel voler stabilire un dialogo o nel volere che lui partecipasse alle sue lezioni come una volta. Doveva pazientare e aspettare che fosse Sasha a fare la prima mossa: solo allora avrebbe potuto aiutarlo.

Per le sue adorate cernie intanto, si augurava che, nonostante il trasferimento, l’avrebbero cercata ogni qualvolta ne avessero avuto bisogno e che avrebbero continuato a vedersi comunque.

Mai avrebbe abbandonato i suoi allievi.

2022-07-09

Aggiornamento

200 volte grazie a tutti coloro che mi hanno supportato preordinando il mio libro! Sono contentissima di questo primo obiettivo e spero di andare avanti ancora ed ancora . Mi auguro che gli insegnamenti della Prof Caià giungano a quanta più gente possibile! Nel frattempo voglio dirvi di nuovo.... GRAZIE GRAZIE GRAZIE!

Commenti

  1. Adalberto Baglivo

    Libro che si legge tutto d’un fiato…che parla della vita e come in ogni situazione c e sempre una prospettiva diversa nell’affrontare le cose… consigliatissimo….io aspetto con trepidazione il prossimo libro di Manuela 😍

  2. Madia Carbone

    (proprietario verificato)

    A mio parere il libro di Manuela è un piccolo saggio introspettivo che permette al lettore di identificarsi in, almeno, uno dei personaggi che vive nel “mondo” della scuola. L’ insegnamento alternativo esiste: molto dipende da chi crede nelle potenzialità di ciascun allievo e rispetta i suoi ritmi di apprendimento senza tralasciare la sfera emotiva, come Manuela ha ben evidenziato nel suo bellissimo libro. Complimenti all’autrice che, con una scrittura fluida e avvincente, prova a spiegare come affrontare le difficoltà che uno studente incontra durante il suo percorso di studi, ma anche di crescita personale. A Manuela auguro tanto successo anche in quest’altra espressione artistica: la scrittura.

  3. (proprietario verificato)

    Un libro davvero splendido, letto tutto d’un fiato. Le emozioni che racconta ti restano aggrappate addosso a lungo. Complimenti a questa nuova scrittrice emergente, spero che faccia un gran successo.

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Manuela Nicoli'
Mi chiamo Manuela Nicolì e sono una clarinettista di 28 anni che cerca la musica anche attraverso le parole. Dopo aver conseguito il diploma presso il Liceo Linguistico "E. Palumbo" di Brindisi nel 2013, ho deciso di dedicarmi esclusivamente agli studi musicali presso il Conservatorio "Tito Schipa" di Lecce conseguendo prima il diploma nel 2017 e poi due lauree di secondo livello in clarinetto solistico nel 2019 e cameristico nel 2021 sotto la guida del M° Contaldo. Ho partecipato ad innumerevoli concorsi musicali nazionali ed internazionali come solista e in ensemble di clarinetti (Salent girls' quartet ed il trio Altri Toni). Inoltre, ho avuto l'opportunità di frequentare per un semestre prima il Conservatorio di Santa Cruz de Tenerife e poi il Robert Schumann di Düsseldorf.
Scrivere è sempre stata una mia passione e spero davvero possiate apprezzare questa mia creazione!
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