Prologo
Se amate i lieto fine lasciate perdere, questo libro non fa per voi. Lasciatelo dove l’avete trovato, smettete subito di leggere. Questa è una storia che finisce male.
Non so come la mia storia con Nora sia potuta finire tra queste pagine, né chi possa averla scritta. Andrea, forse. Ha sempre osservato le nostre interazioni da una posizione privilegiata, benché fossero molti i tasselli che le mancavano per completare il puzzle. Creativa com’è, potrebbe non aver faticato troppo a inventare ciò che non è riuscita a dedurre. Sarà il testamento di Dafne e le altre? Si sentono così al sicuro, ovunque siano, qualunque sia il nome che stanno usando, da permettersi di scrivere una confessione così ricca di dettagli e pensare di rimanere impunite? O forse tutta questa storia è completamente inventata, nata dalla fantasia di qualcuno che nemmeno conosco che la sta creando in questo momento battendo sui tasti del suo PC? Ma come può non essere vera, se è la mia storia, se ne ho vissuto ogni istante? Inizio a non distinguere più ciò che è reale da ciò che non lo è, ma del resto è normale, quando l’ossigeno smette di fluire al cervello.
Io non ho mai raccontato una parola, e nonostante Sandro abbia vissuto in prima persona anche gli ultimi sviluppi, il segreto di Nora non l’ho rivelato né a lui né a nessun altro. E nemmeno potrei farlo adesso, dato il poco tempo che mi rimane e la mia attuale incapacità di articolare suoni di senso compiuto. Ma nella mia testa ogni avvenimento, ogni parola detta, ogni sguardo scorre davanti ai miei occhi alla velocità del fulmine, dal primo incontro fino a oggi. Rivivo tutta la nostra storia dall’inizio alla fine, a ripetizione: sempre più veloce, sempre più chiara, sempre più dolorosa. Chissà per quante volte ancora, ma direi non più di dieci o venti.
Guardo le mie mani livide, le dita gonfie e impietrite. La testa mi esplode dal dolore, respirare è ormai un ricordo. Il mondo sfuma ai bordi, le immagini si mischiano. Sto scivolando via, lontano da tutto, mentre il passato e il presente si intrecciano in un’ultima danza macabra.
Continua a leggereIl colloquio
Si affacciò all’interno del locale senza bussare, chinandosi sotto la saracinesca aperta a metà e scostando il telo di nylon che io e Sandro avevamo applicato al vano della porta per proteggerne gli infissi. Avevamo aperto tutte le porte e i finestroni che davano sulla strada, sia per disperdere l’odore pungente della pittura, sia per creare una leggera corrente d’aria che attenuasse la percezione della calura di agosto. I teli leggeri che avevamo disposto su tutto l’arredamento vibravano e schioccavano ritmicamente, per questo non la sentimmo entrare finché, ancora china sulla soglia, non esordì con uno squillante “Buongiorno!”.
Mi voltai e risposi al saluto, cercando di identificare la sagoma scura che si stagliava nel quadrante di luce che entrava alle sue spalle, mentre il mio socio si affacciò dalla stanza che presto sarebbe diventata la cucina, pulendosi le mani con un foglio di giornale. La ragazza entrò nel locale, riguadagnò la posizione eretta e scostò con un gesto della mano i capelli, una voluminosa massa di onde brune che la scomoda posizione le aveva fatto ricadere sul volto. Poggiai il rullo sul gocciolatoio e mi avvicinai, rimanendo senza fiato non appena fece qualche passo avanti. Era di una bellezza abbacinante, esotica, un mix di etnie di indefinibile provenienza. Le labbra carnose incurvate in un incerto sorriso; gli occhi, dal taglio felino, scrutavano l’ambiente circostante. Un top in seta color avorio con un’ampia scollatura ornata di ricami di pizzo metteva in risalto la sua pelle d’ambra, mentre un paio di ampi e vaporosi pantaloni neri slanciavano la sua sottile figura.
«Buongiorno!» ripeté, volgendo il capo a destra e sinistra, mentre io e il mio socio ci accingevamo a raggiungerla da direzioni quasi opposte. «Mi hanno detto che state cercando una cameriera.»
Sandro appallottolò e gettò a terra il foglio, e giunto di fronte alla ragazza, la squadrò brevemente, prima di lanciarmi una rapida, complice, occhiata.
«Certo!» rispose mostrandole il palmo, chiazzato di vernice e sporco di colla, polvere e quant’altro. «Io sono Sandro. Scusa se non ti do la mano.»
Avevamo avuto una lunga serie di colloqui, nelle settimane precedenti, e le persone atte a svolgere i diversi ruoli di cui necessitavamo erano già state scelte. Avevamo anche comunicato loro che, appena terminati i lavori, avremmo fatto partire i contratti. Noi soci ci saremmo occupati del bar e della cucina. Quindi no, non eravamo più in cerca di camerieri, ma nulla ci impediva di prenderci una pausa dalle nostre faccende e fare quattro chiacchiere con una ragazza così attraente.
Emersi dalla penombra del corridoio in cui mi trovavo e mi presentai a mia volta.
«Io sono Dario» dissi, infilando le mani nelle tasche posteriori dei jeans logori.
«Piacere, Nora.»
Notai un breve sussulto nel suo sguardo non appena si volse verso di me, ma non gli detti troppo peso. Sapevo che la mia faccia era un firmamento di macchie di pittura, ed essendomi asciugato la fronte con il dorso della mano era probabile che fosse quasi completamente color grigio scuro come le pareti che stavo riverniciando.
«Vieni» disse Sandro, indicando un angolo della sala in cui alcune pile di sedie giacevano nascoste sotto un ampio telo trasparente. «Accomodiamoci qui.»
Ne sfilò tre e le dispose intorno a un tavolino da lavoro composto da un’asse di legno poggiata su due cavalletti, ingombro di pennelli e latte di colore che spostai subito a terra. Sandro recuperò dei fogli di giornale puliti da mettere sulle nostre due sedie, e chiese alla ragazza se volesse un caffè, o un bicchiere d’acqua.
«No, grazie» rispose, scuotendo le mani aperte davanti a sé.
«Dario?»
«Per me sì, grazie. Un caffè.»
Ci sedemmo l’uno di fronte all’altra, e mentre lei rovistava nella borsa appoggiata sulle ginocchia, non potei fare a meno di notare che non portava il reggiseno. L’occhio mi cadde nella scollatura, per una frazione di secondo, ma abbastanza a lungo per notare come i suoi seni appuntissero il top appena sotto il bordo di pizzo, per osservarne le rotondità e seguirne il leggero ondeggiamento, poi mi obbligai a distogliere lo sguardo. Dalla borsa estrasse alcuni fogli pinzati insieme in un angolo, leggermente spiegazzati, e me li porse.
Iniziai a leggere ad alta voce nel momento in cui Sandro arrivò portando due bicchierini di caffè fumante.
«Elanora Sophia O’Sullivan Estevez, ventuno anni, nata a Santo Domingo» lessi, e alzai lo sguardo verso di lei. La luce pomeridiana che penetrava dalle finestre illuminò la nuvola di lentiggini che le attraversava il naso e le guance, mentre la ragazza confermava con un cenno del capo le informazioni appena riportate.
«Posso darti del tu, vero? Vedo qui che hai una lunga sfilza di lavori, alle spalle; ottimo inglese, buon livello di spagnolo eccetera. Ma perché non ci racconti tu le tue ultime esperienze lavorative, Elanora?»
«Nora.»
«Come?»
«Solo Nora» chiarì, mentre gli angoli della bocca si curvavano in un sorriso imbarazzato. «Nessuno mi chiama Elanora da quando facevo le elementari.»
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Valentina Privitera (proprietario verificato)
Libro consigliatissimo.
Storia avvincente scritta in maniera scorrevole, ti appassiona e hai sempre voglia di proseguire la lettura per scoprire come finirà.
Complimenti!
Laura La forgia (proprietario verificato)
Libro super coinvolgente, si legge in un attimo! Sto immaginando già una serie TV!
Al prossimo libro😎
Marco Bateman Brachetti
Siamo tutti un po’ Dario, ma anche un po’ Umberto e Nora, Kayleigh, Liz e Dafne. Una storia con vaghe reminiscenze Pirandelliane che ci invita a riflettere sulle molteplici sfaccettature della nostra personalità e come influenzano la moltitudine dei nostri precari rapporti con gli altri. Una narrazione che oscilla tra la realtà, ed il sogno onirico, senza tralasciare amicizie, tradimenti, un po’ di botte, un pizzico di malizia, e qualche spruzzo di sangue.
Una lettura leggera e scorrevole che accompagna il lettore in un mondo cosi verosimile ma allo stesso tempo cosi assurdo, da far temere che le gorgoni possano fuggire dal libro per nascondersi OVUNQUE intorno, ma forse soprattutto dentro di noi.
Vincenzo Altomonte (proprietario verificato)
Libro avvincente e ricco di colpi di scena, ringrazio chi me l’ha suggerito. Non sembra un esordiente. Complimenti.
Cinzia Navino
Wow..trama coinvolgente..finale tutto da scoprire!!
Consigliatissimo..
Silvia Barruscotto
Intenso,appassionante e ricco di introspezione emotiva!si legge tutto di un fiato!
Elisa Nuzzo (proprietario verificato)
L’ho finito in due giorni! I capitoli sono brevi e ti lasciano con la voglia di andare avanti. La storia è scorrevole, la trama intrigante e il finale mi ha sorpreso. Lo consiglio!