«Se hai intenzione di provarci con le tue dipendenti, toglitelo dalla testa, ci farai finire nei guai!» disse Sandro, il mio socio, il giorno del colloquio con Nora. Voleva evitare che si creassero situazioni scomode nel locale che io e lui avevamo messo in piedi, e aveva già previsto che avrei potuto innamorarmi, di una ragazza così. Del resto lei non mi aveva staccato gli occhi di dosso, e io avevo fatto lo stesso con lei. Mi innamorai, in effetti. E noi tutti finimmo nei guai. Ma né io né lui avremmo mai potuto prevedere l’entità del casino in cui ci saremmo cacciati. Nessuno di noi si aspettava l’arrivo di quelle tre, che tormentavano Nora da tutta la vita e di cui lei pensava di essersi liberata. Quelle belve ripresero a sfruttarla, a manipolarla e a fare violenza psicologica (e fisica) su di lei e chi le stava intorno. Il mio oppormi ai loro soprusi ne scatenò la furia, innescando in loro un insaziabile desiderio di vendetta. Nessuno avrebbe potuto ostacolare il loro folle piano.
Perché ho scritto questo libro?
Le persone tendono a raccontarmi la loro storia quando, da dietro al bancone, dico che ho studiato psicologia. Alcuni pensano “poverino”, ma molti approfittano della seduta di terapia al vantaggioso prezzo di una birra media. Ho fatto il barista per una vita e ho raccolto centinaia di storie, meravigliose o terribili. L’isolamento da COVID mi ha dato l’opportunità di miscelarle insieme, aggiungere qualche spezia dalla dispensa, agitare bene e servirle con ghiaccio e una ciliegia al maraschino.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Si affacciò all’interno del locale senza bussare, chinandosi sotto alla saracinesca aperta a metà e scostando il telo di nylon che io e Sandro avevamo applicato al vano della porta per proteggerne gli infissi. Avevamo aperto tutte le porte e i finestroni che davano sulla strada, sia per disperdere l’odore pungente della pittura, sia per creare una leggera corrente d’aria che attenuasse la percezione della calura di agosto. I teli leggeri che avevamo disposto su tutto l’arredamento vibravano e schioccavano ritmicamente, per questo non la sentimmo entrare finché, ancora china sulla soglia, non esordì con uno squillante “Buongiorno!”
Mi voltai e risposi al saluto, cercando di identificare la sagoma scura che si stagliava nel quadrante di luce che entrava alle sue spalle, mentre il mio socio si affacciò dalla stanza che presto sarebbe diventata la cucina, pulendosi le mani con un foglio di giornale. La ragazza entrò nel locale, riguadagnò la posizione eretta e scostò con un gesto della mano i capelli, una voluminosa massa di onde brune che la scomoda posizione le aveva fatto ricadere sul volto.
[…]
«Buongiorno!» ripeté, volgendo ripetutamente il capo verso di me e il mio socio, intenti a raggiungerla da direzioni quasi opposte. «Mi hanno detto che state cercando una cameriera».
Sandro appallottolò e gettò a terra il foglio, e giunto di fronte alla ragazza, la squadrò brevemente, prima di lanciarmi una rapida, complice, occhiata.
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«Certo!» rispose mostrandole il palmo, chiazzato di vernice e sporco di colla, polvere e quant’altro «Io sono Sandro. Scusa se non ti do la mano».
[…]
Emersi dalla penombra del corridoio in cui mi trovavo e mi presentai a mia volta.
«Io sono Dario», dissi, infilando le mani nelle tasche posteriori dei jeans logori.
«Piacere, Nora».
Notai un breve sussulto nel suo sguardo non appena si volse verso di me, ma non gli detti troppo peso. Sapevo che la mia faccia era un firmamento di macchie di pittura, ed essendomi asciugato la fronte con il dorso della mano era probabile che fosse quasi completamente color grigio scuro come le pareti che stavo riverniciando.
«Vieni,» disse Sandro, indicando un angolo della sala in cui alcune pile di sedie giacevano nascoste sotto un ampio telo trasparente, «accomodiamoci qui».
Ne sfilò tre e le dispose intorno a un tavolino da lavoro composto da un’asse di legno poggiata su due cavalletti, ingombro di pennelli e latte di colore che provvedetti a spostare. Sandro recuperò dei fogli di giornale puliti da mettere sulle nostre due sedie, e chiese alla ragazza se volesse un caffè, oppure un bicchiere d’acqua.
[…]
Parlò a ruota libera per alcuni minuti, e la ragazza stette ad ascoltare, appoggiata allo schienale della sedia. Notai che, nonostante fosse Sandro a parlare, il suo sguardo si fissò su di me per la maggior parte del tempo. Ogni tanto si voltava verso di lui, annuendo o facendo qualche domanda, ma subito dopo tornava a guardare nella mia direzione. I suoi occhi erano penetranti, caldi, di un color verde scuro screziato di schegge ramate che rilucevano al chiarore del limpido cielo estivo, e che soprattutto, mi mettevano in imbarazzo. Perché mi fissava così? Avevo davvero la faccia tutta grigia? Una caccola che spuntava dal naso? Era sempre stato Sandro quello che maggiormente attirava su di sé le attenzioni femminili, con i suoi riccioli biondi, gli occhi azzurri e l’atteggiamento da surfista. Io avevo sempre dovuto faticare per farmi notare, quando ero con lui.
Presi la parola per togliermi dall’imbarazzo. Sandro avrebbe potuto continuare per ore, se nessuno lo avesse fermato. Portai avanti il colloquio, raccogliendo le informazioni necessarie e fornendo alla ragazza gli ultimi dettagli riguardo alla sua eventuale assunzione.
Esauriti gli argomenti, la accompagnammo alla porta e ci salutammo.
«Grazie di essere venuta,» disse il mio socio, «ci faremo sentire presto».
«Nora, è stato un piacere!» conclusi io, tendendo la mano destra verso di lei, dimentico di quanto fosse sporca. La strinse senza problemi: la sua mano era fresca e morbida, e solo in quel momento mi resi conto di quanto la mia fosse ruvida, piena di tagli e vesciche coperte alla bell’e meglio da strisce di nastro di carta, chiazzata di vernice e con le pieghe delineate da una appiccicosa patina nera.
Mi lanciò un’ultima, lunga occhiata e accennò un mezzo sorriso, prima di scivolare sotto al frusciante telo dell’ingresso.
Avevo bisogno di una sigaretta.
Laura La forgia (proprietario verificato)
Libro super coinvolgente, si legge in un attimo! Sto immaginando già una serie TV!
Al prossimo libro😎
Marco Bateman Brachetti
Siamo tutti un po’ Dario, ma anche un po’ Umberto e Nora, Kayleigh, Liz e Dafne. Una storia con vaghe reminiscenze Pirandelliane che ci invita a riflettere sulle molteplici sfaccettature della nostra personalità e come influenzano la moltitudine dei nostri precari rapporti con gli altri. Una narrazione che oscilla tra la realtà, ed il sogno onirico, senza tralasciare amicizie, tradimenti, un po’ di botte, un pizzico di malizia, e qualche spruzzo di sangue.
Una lettura leggera e scorrevole che accompagna il lettore in un mondo cosi verosimile ma allo stesso tempo cosi assurdo, da far temere che le gorgoni possano fuggire dal libro per nascondersi OVUNQUE intorno, ma forse soprattutto dentro di noi.
Vincenzo Altomonte (proprietario verificato)
Libro avvincente e ricco di colpi di scena, ringrazio chi me l’ha suggerito. Non sembra un esordiente. Complimenti.
Cinzia Navino
Wow..trama coinvolgente..finale tutto da scoprire!!
Consigliatissimo..
Silvia Barruscotto
Intenso,appassionante e ricco di introspezione emotiva!si legge tutto di un fiato!
Elisa Nuzzo (proprietario verificato)
L’ho finito in due giorni! I capitoli sono brevi e ti lasciano con la voglia di andare avanti. La storia è scorrevole, la trama intrigante e il finale mi ha sorpreso. Lo consiglio!