Paolo per professione lavorava come dipendente in una fabbrica. Antonia si occupava delle faccende domestiche e cresceva i cinque figli contribuendo al sostentamento della famiglia, con una serie di lavoretti fatti in casa. I due genitori amavano incondizionatamente i loro ragazzi. Per quanto si sforzassero di non far trapelare nessuna preferenza per uno o per l’altro, era evidente che, per loro, il terzo genito Francesco avesse qualcosa di speciale. Era considerato da tutti il “cocco di famiglia”. Lo elogiavano per qualsiasi cosa facesse.
D’altro canto, Mattia, il secondo in linea di nascita, era il povero figlio che aveva subito una disgrazia da bambino e fu considerato il povero ragazzo da proteggere ed aiutare, anche una volta diventato uomo. Gli strascichi del suo trauma, se curati bene, non avrebbero dovuto che essere un brutto ricordo lontano.
Giuseppe invece, nel decidere quale strada intraprendere nella sua vita, accettò di buon grado i consigli dei suoi genitori, ma anche dei suoi fratelli Francesco e Mattia.
Il ritorno
Cisternino, Italia, 1960
Dopo dieci anni dalla nascita di Giuseppe; Paolo e Antonia decisero di tornare in Italia e di ristabilirsi a Cisternino, una ridente località situata in Puglia.
Cisternino era la città natale del papà Paolo, dove la famiglia acquistò una casa con i risparmi del duro lavoro in Francia. Paolo decise di avviare un’attività commerciale.
L’uomo, infatti, rientrato in Italia avviò una piccola macelleria. Sperava di poter contare sul supporto e l’aiuto dei suoi quattro figli, ma non di Vanessa che ormai era lontana in America. Il suo sogno era quello di far progredire l’attività, così da trarre parecchi profitti dal suo negozio.
L’attività andava abbastanza bene ed inizialmente i figli aiutarono Paolo nella gestione. Dopo poco tempo però, Andrea e Francesco decisero di trasferirsi al nord Italia e costruire lontano il loro futuro. I due erano alla ricerca di un lavoro stabile e sicuro, che potesse dargli le certezze economiche di cui avevano bisogno.
A Cisternino rimasero Mattia e Giuseppe che aiutarono molto il padre. Mattia però dopo diversi anni dall’apertura dell’attività, decise di aprire in autonomia un’azienda che si occupava di trasporti per derrate alimentari a Cisternino. Si occupava di qualcosa di molto diverso rispetto all’attività di suo padre.
Paolo, fu comunque lieto di aiutare suo figlio e far sì che Mattia realizzasse i suoi sogni. Inizialmente si sentì deluso e tradito dal ragazzo, poiché aveva scelto una strada molto diversa rispetto a quello che lui aveva preventivato per il suo futuro. Paolo e Antonia soffrivano molto la lontananza dei tre figli Andrea, Francesco e Vanessa; quindi, furono grati di avere vicino Mattia e Giuseppe. Cercarono quindi di supportarli nelle scelte personali nel miglior modo possibile.
Capitolo 11 – Fratellanza
Giuseppe guardò l’orologio, si era fatto davvero tardi. Sicuramente sua moglie non sarebbe stata contenta, come sempre ultimamente. Pensò che forse fosse il momento di a spegnere il pc e andare via dall’ufficio, erano passate le ventidue e non era il caso di restare lì ancora molto. Non faceva altro che rimuginare sul comportamento di suo fratello Mattia, che con il passare dei mesi era diventato sempre più aggressivo e violento.
Giuseppe non sapeva come gestirlo, d'altronde gli aveva restituito quasi tutti i soldi. Ma Mattia era diventato sempre più insistente e non gli dava spazio per respirare. Aveva pur bisogno di un po' di tempo tra una richiesta e l’altra per accumulare i soldi e poi erano fratelli, Giuseppe era sempre stato comprensivo nei suoi confronti e non capiva come mai lui non lo fosse nei suoi. Proprio in quel momento sentì bussare alla porta della sua stanza, che orario insolito pensò. Era strano che dei dipendenti si fossero trattenuti fino a tardi.
Si appropinquò ad aprire la porta, ma una volta aperta rimase sorpreso. Non si trattava di un suo dipendente ma di suo fratello Mattia. Ne fu stupito, di solito lo chiamava sempre prima di andarlo a trovare. Come mai questa improvvisata? E poi si erano visti appena due giorni fa… qualcosa non gli tornava. “Ciao Mattia, come mai sei qui? Perché non mi hai chiamato?” disse Giuseppe in attesa di una risposta da parte di suo fratello. Mattia non rispose subito e Giuseppe ebbe una strana sensazione, sembrava strano, come se qualcosa non andasse. Doveva ammettere di non aver mai visto suo fratello in quelle condizioni. Notò subito che chiuse la porta dietro di sé, gesto che a Giuseppe non piacque molto e dopo qualche istante parlò: “Non sono qui per una visita tra fratelli. Ti ho detto che devi restituirmi tutti i miei soldi, sto perdendo la pazienza con te. Renditi conto che ti ho affidato più di centoottanta mila euro tra le mani e mi ritrovo con le briciole per colpa tua, io voglio tutti i soldi subito…”.
Giuseppe rimase sgomento di fronte a queste affermazioni e si apprestò a rispondere: “Ma Mattia cosa stai dicendo, sei venuto qui due giorni fa, con la tua solita insistenza, ti ho dato duemila euro ed eravamo rimasti d’accordo che tra qualche settimana ti avrei dato altri soldi. Poi non capisco la tua affermazione “mi ritrovo con le briciole…” guarda che ho fatto il conto di quello che ti ho reso, ti ho restituito quasi tutto. Con gli ultimi soldi che ti darò nei prossimi tre o quattro mesi saremo pari. Cosa stai blaterando adesso? Cosa ti sta succedendo? Non ti ho mai visto in queste condizioni, penso che tu inizi ad avere bisogno di un aiuto da parte di qualcuno. Ma soprattutto cosa hai fatto con tutti i soldi che ti ho restituito in questi mesi? come puoi averli finti?”. Giuseppe attese una risposta da parte del fratello che però tardava ad arrivare, vedeva nei suoi occhi uno sguardo cattivo. Guardandolo stentava a riconoscere suo fratello, in quel momento era come avere davanti a sé uno sconosciuto. Qualcosa non andava e mentre guardava negli occhi Mattia, si accorse che l’uomo si avvicinava a lui, estraendo qualcosa dalla tasca dei pantaloni; pensò ad un biglietto, ma quando guardò meglio vide che si trattava di un coltello…
Capitolo – Dubbi
Giuseppe era in preda al panico, suo fratello aveva in mano un coltello ma cosa voleva farci? I suoi pensieri erano offuscati dal dolore. Nonostante questo, si sforzò, doveva concentrarsi; notò subito che la porta era chiusa, e che non aveva nessun modo per scappare da Mattia; sperava di non aver bisogno di scappare dal sangue del suo sangue, ma la situazione lo spaventava. Era impaurito, ma allo stesso tempo sperava che si trattasse solo di un gioco, magari Mattia aveva perso la lucidità per un attimo e presto sarebbe tornato in sé. Non poteva proprio credere al fatto che suo fratello, con il quale aveva condiviso momenti molto importanti della sua vita, gli stesse puntando un’arma contro. Nel frattempo, vedeva che Mattia si faceva avanti e stava per parlare: “Tu non hai capito niente, io da te non ho ricevuto alcun soldo, neanche una briciola. Tu non sai di cosa parli… devi restituirmi ancora tutti i soldi, dovrai restituirmi tutto fino all’ultimo centesimo. Non hai capito che, se non mi dai tutti i soldi di cui io ho bisogno, ti faccio fuori, dico a tutta la famiglia in che guaio mi hai messo, dirò che ti sei fatto fuori i miei risparmi, che ti sei messo con gli strozzini e che sei solo un bugiardo. Non importa se sia vero o meno tu devi darmi tutti quei soldi, perché io ne ho bisogno e vedrai che nessuno crederà alla tua parola in confronto alla mia. Resterai solo senza nessuno”.
A questo punto Giuseppe era sempre più spaventato e preoccupato per la salute mentale del fratello, sembrava fosse appesa sul filo di un rasoio. Cercò, ancora e invano di farlo ragionare: “Mattia ma cosa stai dicendo, stai blaterando, hai bisogno di qualcuno che ti aiuti, se hai intenzione di inventare tutte queste bugie sul mio conto. Ti aiuterò io se vuoi, sarò al tuo fianco”. Disse Giuseppe mostrandosi ancora una volta generoso e disposto ad aiutare suo fratello che di tutta risposta continuò ad aggredirlo:
“Non preoccuparti della mia vita… io sto benissimo e non ho bisogno di alcun aiuto. Quello che ha bisogno di un aiuto sei proprio tu e se non stai attento questo coltello non sarà solo una minaccia ma lo userò contro di te…”
Giuseppe era in preda al panico e non capiva bene le parole del fratello, sperava che si stesse sbagliando che quello che stava accadendo, in quel momento, non era reale; allo stesso tempo vedeva che Mattia continuava a brandire l’arma e man mano che si avvicinava puntava il coltello alla gola di Giuseppe. Questo gesto infastidiva Giuseppe che cercò un modo per liberarsi dalla morsa di suo fratello. Prese il polso dell’uomo e cercò di allontanarlo da sé, gli strattonò il braccio tanto da fargli colpire uno scaffale dell’ufficio. Il colpo fu talmente violento che una mensola si piegò. A quel punto la situazione si placò, Mattia mise via il coltello, ma continuò a guardare Giuseppe con occhi strani, sempre con occhi cattivi…
A quel punto a lui non restava che cedere alle richieste del fratello, gli disse che, se si fosse recato da lui tra qualche giorno gli avrebbe dato altri due mila euro. Ma che avrebbero dovuto vedere insieme tutti i conti e fare un punto della situazione, in modo da per poter mettere fine a questa storia. Mattia non fu per niente entusiasta della risposta di Giuseppe e ribatté: “si certo altri duemila euro, cosa vuoi che me ne faccia secondo te? A me servono tutti i soldi non solo questi e poi che conti dobbiamo fare? non ci sono conti da fare, non mi hai restituito praticamente niente. Ma sta attento a te, vedrai in che guaio ti sei cacciato. Adesso me ne vado ma non finisce qui”. Mattia andò via lasciando Giuseppe da solo e senza possibilità di replicare.
Capitolo – Delusione
Erano passati pochi minuti dall’allontanamento di Mattia e Giuseppe si ritrovò fermo immobile ad analizzare la situazione e quello che era successo. Era sbigottito, senza parole, non riusciva a dare un senso all’incontro di quella sera. Con la mente stava analizzando ogni minimo dettaglio di quella discussione. Ad un certo punto si rese conto che era diventato davvero tardi. Pensò fosse meglio chiudere l’ufficio e andare via nel minor tempo possibile e tornare a casa, prima che suo fratello cambiasse idea e decidesse di tornare lì da lui, la discussione era stata violenta e minacciosa. Giuseppe iniziava ad avere paura di suo fratello e in quel momento pensò di non volersi mai più trovare da solo con lui in una situazione come quella di oggi.
Pensieri confusi lo attanagliavano: Mattia, un coltello, puntato alla sua gola. Giuseppe era come paralizzato, non capiva perché la vita si stesse accanendo contro di lui, non capiva perché il suo amato fratello lo stesse trascinando nel baratro mettendolo in difficoltà. Perché stava agendo così? Quale motivazione poteva giustificare tanta cattiveria? Forse davvero aveva bisogno di un aiuto? Era possibile che Giuseppe non si era reso conto di cose gli stesse capitando? Per qualche istante si sentì in colpa, forse non lo aveva aiutato abbastanza, forse non gli era stato vicino come meritava, non aveva colto dei segnali importanti. Erano mesi che Mattia era strano e Giuseppe lo aveva notato ma aveva preferito far finta di niente invece che analizzare i comportamenti del fratello e capire cosa gli stesse capitando.
Improvvisamente, una chiamata lo scosse dai suoi pensieri, si trattava di sua moglie, era meglio rispondere altrimenti la donna si sarebbe preoccupata: “Ehi Roberta dimmi”.
“Ma dove sei? La cena è pronta da un bel po' noi avevamo troppa fame e abbiamo già mangiato, non pensavo facessi così tardi anche oggi”. Giuseppe doveva trovare una scusa, non era il caso di raccontare nulla a sua moglie, si sarebbe preoccupata e avrebbe avuto paura per loro e per i bambini, quindi si costrinse a sembrare tranquillo: “Hai ragione scusa, ho perso di vista l’ora, stavo facendo degli ordini urgenti che devo mandare assolutamente domani, altrimenti rimaniamo senza materie prime necessarie per le attività quotidiane. Appena ho finito torno a casa, se sei stanca vai pure a dormire mi arrangerò da solo”. Era vero che Giuseppe aveva degli ordini urgenti da preparare, ma non ci era riuscito. La visita di Mattia gli è lo aveva impedito. Pensò se andare avanti, ma era troppo turbato ci avrebbe pensato la mattina dopo. Decise di tornare subito a casa da lei e dai due bambini, in quell’istante promise a sé stesso che doveva fare pace con la sua amata Roberta il prima possibile. In qualche modo doveva risolvere la situazione con lei, aveva troppo bisogno del suo conforto e supporto, soprattutto alla luce di quell’orrenda serata appena trascorsa.
Avrebbe pensato domani a tutto il resto, adesso non aveva più le forze e le energie per andare avanti.
Chiara Sortino
Non vedo l’ora di ricevere il libro e immergermi nella lettura di questa storia che sicuramente ci appassionerà.