All’apparenza, la famiglia di Giuseppe sembra unita e in grado di superare ogni avversità, ma quando le prime crepe iniziano a incrinare i rapporti tra i fratelli, il loro mondo sembra crollare improvvisamente. Delusioni, tradimenti, bugie e intrighi trasformano la vita di Giuseppe in un incubo e non gli permettono più di capire di chi potersi fidare. I suoi fratelli maggiori Mattia e Francesco sono irriconoscibili e si comportano come estranei che non si fanno scrupoli ad affondare tutti i suoi successi per trascinarlo nel baratro con loro. Accanto a Giuseppe, però, ci saranno sua moglie Roberta e i loro figli, Elio e Chiara. È arrivato il momento per lui di scegliere: tutelare i fratelli o proteggere la famiglia?
PARTE PRIMA
FAMIGLIA E TORMENTI
1. LE ORIGINI
Rouen, Francia, 1960
In una fioca giornata di maggio, non una giornata qualunque, bensì il 20 maggio del 1960, veniva al mondo in una piccola cittadina in Normandia, a nord della Francia, un bambino il cui nome era Giuseppe Fabio Pulga.
Nasceva da una piccola e umile famiglia di migranti italiani, provenienti dal sud Italia. Avevano abbandonato, anche se momentaneamente, la loro amata Puglia, alla ricerca di una vita e un futuro migliore, che forse solo un Paese lontano avrebbe potuto garantire. Giuseppe era l’ultimo di cinque figli, il solo nato in Francia, mentre tutti i suoi fratelli erano nati in Italia: Andrea, Mattia, Francesco e Vanessa.
Continua a leggere
Andrea era il maggiore dei cinque, un ragazzino vivace, appassionato e assetato di conoscenza. Era dodici anni più grande rispetto al fratello più piccolo ed era già pronto a esplorare l’Europa. Gli anni trascorsi in collegio gli avevano permesso di studiare diverse lingue straniere, poi nel corso della sua vita visse in molti Paesi europei, cosa non da poco per un ragazzo di umili origini a quel tempo. Ben presto avrebbe lasciato la sua famiglia per visitare l’Inghilterra, la Spagna, la Norvegia, la Germania, l’Olanda e infine trovare una stabilità economica e familiare in Italia.
Mattia, il secondo e dieci anni più grande di Giuseppe, aveva invece una storia molto particolare alle spalle, nonostante nel 1960 fosse solo un bambino. All’età di quattro anni, mentre giocava in strada con il fratello maggiore Andrea, fu investito da una moto che si trovava sul loro cammino. L’incidente fu un trauma per lui e per la sua famiglia e le funzionalità del braccio sinistro del bambino furono da subito compromesse. Da quel momento, Mattia condusse una vita segnata da una lesione che gli aveva lasciato un braccio malconcio e mal funzionante, con profonde cicatrici visibili agli occhi di tutti. Le conseguenze della ferita consistevano in dolori costanti e funzionalità motorie ridotte rispetto a tutti gli altri bambini della sua età, motivo per cui si sentiva spesso diverso e veniva deriso dai suoi coetanei.
L’incidente segnò profondamente anche gli equilibri della famiglia. Si cercava un colpevole e un capro espiatorio per quanto accaduto, e anche Mattia stesso cercava qualcuno a cui dare la colpa. Anche se in modo velato e mai del tutto trasparente, tutti addossavano la responsabilità ad Andrea, che avrebbe dovuto prendersi cura del fratello più piccolo. Mattia, per la famiglia, divenne quindi il bambino da proteggere e da tutelare, nonché una vittima da compatire per quanto successo, dimostrando quanto l’episodio avesse compromesso fortemente il suo carattere e la sua personalità. Gli strascichi del suo trauma, se curati bene, non avrebbero dovuto che essere un brutto ricordo lontano.
Francesco era il terzo più grande tra i fratelli, tra lui e Giuseppe c’erano sei anni di differenza ed era un ragazzo dal temperamento turbolento. Non era mai soddisfatto di ciò che la vita gli riservava, amava osare e rischiare. Non era incline alla rigidità delle consuetudini sociali, ma soprattutto al rispetto delle regole, che per lui avevano il solo scopo di essere infrante ed era l’unico ad avere il coraggio di sfidare apertamente suo padre. Nonostante anche lui avesse frequentato un collegio come Andrea, non fu mai attratto dai viaggi e dalla cultura. Non appena ne ebbe la possibilità, infatti, tornò in Italia con il resto della sua famiglia, per aiutare i suoi genitori.
Vanessa era la penultima tra i figli. Una ragazza molto gentile e generosa, con un innato senso del dovere e del rispetto nei confronti della famiglia. Era anche l’unica donna in una famiglia prevalentemente maschile e conobbe in età molto giovane l’uomo della sua vita. Ebbe una grande storia d’amore e dopo un matrimonio sfarzoso e sfavillante si trasferì in America con suo marito. Raramente vedeva i suoi fratelli e con il passare del tempo, soprattutto dopo la morte dei suoi genitori, i contatti tra loro divennero pressoché nulli.
Per ultimo, nacque Giuseppe. Fu accolto amorevolmente dalla famiglia e tutti si presero cura di lui fin da subito. Era un bambino prima, e un ragazzo poi, molto paziente, amorevolmente ingenuo e sempre pronto a fidarsi del prossimo. Non riusciva mai a essere malizioso nei confronti di qualcuno, parente, amico o conoscente che fosse. Era un appassionato di lettura e amava perdersi a fantasticare su tutto quello che lo circondava e gli accadeva. Tutti, in famiglia, gli volevano bene ed era impossibile non andare d’accordo con lui, nonostante fosse un ragazzo molto testardo e determinato.
Mirella Pieroni
Ho letto “La debolezza della crudeltà” di Katia Coppola, una specie di negativa saga familiare.
La trama
Il romanzo narra delle vicende di cinque fratelli, figli di una coppia che emigra in Francia per poi fare ritorno al luogo pugliese natio, Cisternino.
La storia familiare ha quindi origine in Francia, a Rouen con la nascita del protagonista Giuseppe Fabio, soprannominato Fabo, il più piccolo dei cinque figli e il solo nato in Francia. Dopo dieci anni la famiglia farà ritorno a Cisternino.
Dei cinque figli, l’unica figlia femmina, esce subito di scena perché si trasferisce in America.
Anche Andrea, il primogenito, lascia presto la famiglia per esplorare il mondo e alla fine stabilizzarsi a Milano, dove trova lavoro e forma la sua nuova famiglia, diventando anche lui un personaggio marginale e quasi assente.
Il romanzo si concentra sulle vite degli altri tre fratelli, Francesco, Mattia e Giuseppe.
L’ingarbugliata vicenda familiare ruota principalmente intorno alla figura di Giuseppe, mentre gli altri sono co-protagonisti, e antagonisti.
La famiglia, solo apparentemente unita, nasconde segreti su segreti, in cui o si agisce all’insaputa degli altri o addirittura a loro danno.
Probabilmente un grave incidente a carico di Mattia, quando era piccolo aveva in qualche modo compromesso gli equilibri familiari e minato il carattere e la personalità dello stesso Mattia che avrebbe avuto bisogno non di un colpevole e protezioni esagerate da parte dei genitori, ma di elaborare i suoi traumi.
Una volta diventati tutti adulti, Giuseppe con la sua famiglia diventa vittima inconsapevole degli altri due fratelli, Francesco e Mattia, che pensano di manovrarlo per i loro fini.
Perché Mattia e Francesco ricattano Giuseppe?
Cosa nascondono?
Cosa sapevano i genitori dei due figli?
Perché non hanno mai parlato chiaro con gli altri figli?
Riuscirà Giuseppe a venire fuori dal ginepraio in cui si è suo malgrado trovato?
Per saperlo non resta che leggere il libro.
Cosa ne penso
È un romanzo che riesce a dimostrare:
– che la famiglia, come può esserne un ancora di salvezza, un porto sicuro, a volte si rivela così tossica e addirittura pericolosa che l’unico rimedio doloroso è allontanarsene;
-che certi traumi infantili vanno elaborati, altrimenti condizioneranno la nostra evoluzione e vita futura;
– che il legame di sangue non sempre sia sufficiente a creare autentici legami di affetto e può non sempre metterci al sicuro da tradimenti e raggiri proprio dalle persone più care;
– che le scorciatoie facili sono insidiose e prima o poi portano alla rovina:
– che le menzogne, quelle importanti, non fanno altro che creare altre menzogne fino a rovinare la vita propria e quella degli altri e che le relazioni, di qualsiasi tipo, non possono reggersi sulle menzogne;
– che non bisogna mai sottostare ai ricatti, anche se provengono da persone di famiglia che pensiamo ci vogliano bene. Se così fosse non ci ricatterebbero per nessuno motivo.
Concludendo è un romanzo che ci sbatte in faccia temi non facili e amari, ma inutile fingere che non esistano perché anche la cronaca ce li testimonia quasi giornalmente.
Rimaniamo inebetiti nel leggere questo romanzo e spesso viene da chiedersi se l’autrice non abbia esagerato, ma poi, quasi contemporanea alla considerazione, ci ritornano alla memoria i fatti reali anch’essi inauditi e inaccettabili per noi persone normali, pur non prive di difetti.
Il romanzo può essere un monito per molti aspetti di cui già sopraindicati e soprattutto per chi è genitore un invito a “non far finta di non vedere” o “sottovalutare”, intervenendo per tempo a tutela di tutti i componenti.
I buoni veri, sono quindi pochi, perché anche quelli che tacciano per comodo o altro non possono definirsi tali.
Scritto come una cronaca con un ritmo incalzante, il romanzo cattura l’interesse del lettore che, sia per l’ottima caratterizzazione dei personaggi, sia per i sentimenti contrastanti che suscita – insofferenza da un lato verso un Giuseppe così ingenuo e succube e rabbia verso tanta mancanza di scrupoli per chi ha il tuo stesso sangue – vuole cercare di capire e vedere come la vicenda finirà.
Il finale inaspettato ci lascerà un po’ di amaro in bocca perché in fondo noi tutti crediamo o vogliamo credere nei legami familiari.
Francesca Volonterio (proprietario verificato)
Si tratta di un esordio, un romanzo famigliare a tinte thriller: in sostanza seguiamo la storia e le dinamiche tossiche, manipolatorie e (non solo a tratti) violente che si sviluppano tra i fratelli Pulga.
Lo stile è asciutto, le descrizioni quasi assenti: non si tratta di un romanzo di ambientazione, ma strettamente di trama e la scrittura da questo punto di vista è decisamente efficace. Ho apprezzato la struttura del romanzo in sé: la divisione in parti con passaggi tra passato e presente disvela mano a mano la storia e permette di comprendere le singole vicende dei personaggi e i “motivi” delle loro azioni.
La tensione rimane sempre alta, come anche la voglia di capire come andrà a finire il tutto. A mio parere non ci sono veri e propri colpi di scena (tranne un evento sul finale, che sinceramente non mi aspettavo), ma non lo considero un aspetto negativo. Attraverso la descrizione dei loro comportamenti e delle loro scelte i personaggi crescono, si rivelano nella propria individualità e chi legge impara un pezzo alla volta a conoscerli: ciò che avviene, per quanto decisamente più intricato e complesso rispetto a quanto ci si possa aspettare inizialmente, è coerente con le loro caratteristiche (cosa che personalmente ho apprezzato).
Diversi sono i temi affrontati e gli spunti di riflessioni connessi: cosa dà significato alla vita? Di chi ci si può davvero fidare? Fino a che punto è importante l’amore e la coesione familiare?Che cosa si è disposti ad affrontare per rimanere coerenti ai propri principi?
Nel complesso (come spero si possa dedurre da questo mezzo poemetto) ho apprezzato il romanzo, ne consiglio la lettura e attendo le prossime uscite dell’autrice.
Paola Dellaquila
Un libro con una lettura molto scorrevole e coinvolgente, in grado di catturare l’attenzione del lettore che non vede l’ora di scoprire il finale inaspettato.
Vengono trattare tematiche molto importanti come quelle dei legami tra familiari e i tradimenti.
Mi ha molto colpito la resilienza dei protagonisti che sono anche vittime di persone di cui ci si fida ciecamente.
Consiglio a tutti di leggerlo per immergervi in questa lettura.
Lorenzo Capoano (proprietario verificato)
Uno spaccato di vita che scorre molto velocemente. Una pagina tira l’altra come una serie tv.
La storia ruota al centro di una famiglia pugliese e dell’amore e l’armonia che non sempre regna tra i rispettivi membri. Tra passati oscuri, tradimenti e rabbia repressa, l’autrice propone una interessante riflessione su dove sia il confine tra cieca fiducia ed ingenuità.
marcopotena
Un ritratto appassionato che ci restituisce un’immagine nitida di quegli scenari famigliari che a volte si celano dietro un’apparente calma. Libro che affronta le travagliate vicende famigliari lungo il corso degli ultimi 30 anni. Complimenti all’autrice, spero di poter leggere in futuro altri suoi titoli.
Dardan Pireci (proprietario verificato)
Ho da poco finito il libro e devo dire che è veramente bello, con un finale inaspettato. Dopo la prima parte in cui succedono tante cose che lasciano il lettore un po’ confuso, nella seconda parte vengono fornite tutte le informazioni e tutto diventa chiaro. Da non tralasciare la descrizione e il focus sul/sugli antagonista/i, tramite il quale viene mostrato come a volte, a mio parere, un cattivo non nasce tale, ma sono le decisioni di vita e quello che gli succede, a farlo diventare tale. Consigliatissimo
Maristella Lupone
Libro interessante con una trama diversa dalle solite già lette. Una storia avvincente che mette in luce situazioni familiari spesso taciute o lasciate incurate e, seppur gli episodi possano essere frutto di immaginazione, credo siano dinamiche che spesso chiunque si ritrova a vivere. Non vedo l’ora di leggerlo per intero. Complimenti, Katia. 😊
Pasquale Fierro
Libro molto interessante, storia e trama avvincente, ottimo gusto della scrittrice verso un opera che vuol rappresentare uno spaccato della vita reale di oggi. Sarà avvincente
Martina Bartolini (proprietario verificato)
Una storia che cattura l’attenzione. Trama avvincente. Attendo di ricevere il libro che sicuramente leggerò con grande curiosità.
Katia Coppola (proprietario verificato)
Grazie mille Chiara <3
Chiara Sortino
Non vedo l’ora di ricevere il libro e immergermi nella lettura di questa storia che sicuramente ci appassionerà.