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La debolezza della crudeltà

La debolezza della crudeltà
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Consegna prevista Giugno 2024

L’improvvisa frattura nella famiglia di Giuseppe è un evento scioccante. Il susseguirsi di delusioni, tradimenti e intrighi a suo discapito, portano Giuseppe a vivere un incubo senza precedenti. Atti spietati da parte dei suoi stessi fratelli, lo obbligano a districarsi tra accuse, minacce, diffamazione e ricatti. L’intera famiglia unita dal profondo amore che li lega, cerca di liberarsi da una morsa che li stringe sempre più. Mattia e Francesco, uomini privi di scrupoli, cercano di raggiungere i propri obiettivi a discapito del loro più caro fratello. Il Gatto e la Volpe, due persone la cui vita è ormai distrutta a causa di scelte sbagliate, perdono il contatto con la realtà. Non distinguono più la bontà dalla crudeltà, ciò che davvero conta è preservare gli affari, anche se questo vuol dire farlo a danno di innocenti. Giuseppe si ritrova tra l’incudine e il martello, proteggere la propria famiglia e rendersi conto della crudeltà dei suoi fratelli oppure tutelarli e compromettersi?

Perché ho scritto questo libro?

Nel corso degli anni ho letto libri di diverso genere: romanzi rosa, gialli o storici. Raramente mi sono imbattuta in storie familiari nelle quali ogni lettore potesse immedesimarsi. Ho deciso di scrivere questo libro perché credo che molte persone possono empatizzare con la storia dei nostri protagonisti. Mi sono avvicinata alla scrittura in un periodo particolare della mia vita dove ho capito che scrivere e dare sfogo alla fantasia e alle emozioni potesse essere un’ancora di salvataggio.

ANTEPRIMA NON EDITATA 

 

ANTEPRIMA

Capitolo 1 – Le origini

Rouen, Francia, 1950

In una fioca giornata di maggio, non una giornata qualunque, bensì il 20 maggio del 1950; nasceva in una piccola cittadina, in Normandia a nord della Francia, un bambino il cui nome era Giuseppe Fabio Pulga.

Nasceva da una piccola ed umile famiglia di migranti italiani, provenienti dal sud Italia. Avevano abbandonato, anche se momentaneamente, la loro amata Puglia, alla ricerca di una vita ed un futuro migliore, che forse solo un paese lontano poteva garantirgli. Giuseppe fu l’ultimo di cinque figli, il solo nato in Francia, mentre tutti i suoi fratelli erano nati in Italia. I suoi fratelli più grandi si chiamavano – Andrea, Mattia, Francesco e Vanessa.

Per ultimo nacque Fabio Giuseppe. Fu accolto amorevolmente dalla famiglia e tutti si presero cura di lui fin da subito. Era un bambino prima, ed un ragazzo poi, molto paziente, amorevolmente ingenuo e sempre pronto a fidarsi del prossimo. Non riusciva mai ad essere malizioso nei confronti di qualcuno, parente, amico o conoscente che fosse. Era un appassionato di lettura e amava perdersi a fantasticare su tutto quello che lo circondava e gli accadeva. Tutti, in famiglia, gli volevano bene ed era impossibile non andare d’accordo con lui, nonostante fosse un ragazzo molto testardo e determinato.

Nel crescere i cinque ragazzi, i due genitori cercarono di trasmettere i valori che nel corso della loro vita avevano sempre sposato e appoggiato. Valori quali: rispetto, onestà, fedeltà, protezione, dedizione, amore per la famiglia e duro lavoro li contraddistinguevano. In paese tutti li conoscevano come una famiglia onesta e rispettabile, nessuna macchia poteva minare la bontà dei due coniugi e dei loro figli.

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Paolo per professione lavorava come dipendente in una fabbrica. Antonia si occupava delle faccende domestiche e cresceva i cinque figli contribuendo al sostentamento della famiglia, con una serie di lavoretti fatti in casa. I due genitori amavano incondizionatamente i loro ragazzi. Per quanto si sforzassero di non far trapelare nessuna preferenza per uno o per l’altro, era evidente che, per loro, il terzo genito Francesco avesse qualcosa di speciale. Era considerato da tutti il “cocco di famiglia”. Lo elogiavano per qualsiasi cosa facesse.

D’altro canto, Mattia, il secondo in linea di nascita, era il povero figlio che aveva subito una disgrazia da bambino e fu considerato il povero ragazzo da proteggere ed aiutare, anche una volta diventato uomo. Gli strascichi del suo trauma, se curati bene, non avrebbero dovuto che essere un brutto ricordo lontano.

Giuseppe invece, nel decidere quale strada intraprendere nella sua vita, accettò di buon grado i consigli dei suoi genitori, ma anche dei suoi fratelli Francesco e Mattia.

Il ritorno

Cisternino, Italia, 1960

Dopo dieci anni dalla nascita di Giuseppe; Paolo e Antonia decisero di tornare in Italia e di ristabilirsi a Cisternino, una ridente località situata in Puglia.

Cisternino era la città natale del papà Paolo, dove la famiglia acquistò una casa con i risparmi del duro lavoro in Francia. Paolo decise di avviare un’attività commerciale.

L’uomo, infatti, rientrato in Italia avviò una piccola macelleria. Sperava di poter contare sul supporto e l’aiuto dei suoi quattro figli, ma non di Vanessa che ormai era lontana in America. Il suo sogno era quello di far progredire l’attività, così da trarre parecchi profitti dal suo negozio.

L’attività andava abbastanza bene ed inizialmente i figli aiutarono Paolo nella gestione. Dopo poco tempo però, Andrea e Francesco decisero di trasferirsi al nord Italia e costruire lontano il loro futuro. I due erano alla ricerca di un lavoro stabile e sicuro, che potesse dargli le certezze economiche di cui avevano bisogno.

A Cisternino rimasero Mattia e Giuseppe che aiutarono molto il padre. Mattia però dopo diversi anni dall’apertura dell’attività, decise di aprire in autonomia un’azienda che si occupava di trasporti per derrate alimentari a Cisternino. Si occupava di qualcosa di molto diverso rispetto all’attività di suo padre.

Paolo, fu comunque lieto di aiutare suo figlio e far sì che Mattia realizzasse i suoi sogni. Inizialmente si sentì deluso e tradito dal ragazzo, poiché aveva scelto una strada molto diversa rispetto a quello che lui aveva preventivato per il suo futuro. Paolo e Antonia soffrivano molto la lontananza dei tre figli Andrea, Francesco e Vanessa; quindi, furono grati di avere vicino Mattia e Giuseppe. Cercarono quindi di supportarli nelle scelte personali nel miglior modo possibile.

Capitolo 11 – Fratellanza

Giuseppe guardò l’orologio, si era fatto davvero tardi. Sicuramente sua moglie non sarebbe stata contenta, come sempre ultimamente. Pensò che forse fosse il momento di a spegnere il pc e andare via dall’ufficio, erano passate le ventidue e non era il caso di restare lì ancora molto. Non faceva altro che rimuginare sul comportamento di suo fratello Mattia, che con il passare dei mesi era diventato sempre più aggressivo e violento.

Giuseppe non sapeva come gestirlo, d'altronde gli aveva restituito quasi tutti i soldi.  Ma Mattia era diventato sempre più insistente e non gli dava spazio per respirare. Aveva pur bisogno di un po' di tempo tra una richiesta e l’altra per accumulare i soldi e poi erano fratelli, Giuseppe era sempre stato comprensivo nei suoi confronti e non capiva come mai lui non lo fosse nei suoi. Proprio in quel momento sentì bussare alla porta della sua stanza, che orario insolito pensò. Era strano che dei dipendenti si fossero trattenuti fino a tardi.

Si appropinquò ad aprire la porta, ma una volta aperta rimase sorpreso. Non si trattava di un suo dipendente ma di suo fratello Mattia. Ne fu stupito, di solito lo chiamava sempre prima di andarlo a trovare. Come mai questa improvvisata? E poi si erano visti appena due giorni fa… qualcosa non gli tornava.  “Ciao Mattia, come mai sei qui? Perché non mi hai chiamato?” disse Giuseppe in attesa di una risposta da parte di suo fratello. Mattia non rispose subito e Giuseppe ebbe una strana sensazione, sembrava strano, come se qualcosa non andasse. Doveva ammettere di non aver mai visto suo fratello in quelle condizioni. Notò subito che chiuse la porta dietro di sé, gesto che a Giuseppe non piacque molto e dopo qualche istante parlò: “Non sono qui per una visita tra fratelli. Ti ho detto che devi restituirmi tutti i miei soldi, sto perdendo la pazienza con te. Renditi conto che ti ho affidato più di centoottanta mila euro tra le mani e mi ritrovo con le briciole per colpa tua, io voglio tutti i soldi subito…”.

Giuseppe rimase sgomento di fronte a queste affermazioni e si apprestò a rispondere: “Ma Mattia cosa stai dicendo, sei venuto qui due giorni fa, con la tua solita insistenza, ti ho dato duemila euro ed eravamo rimasti d’accordo che tra qualche settimana ti avrei dato altri soldi. Poi non capisco la tua affermazione “mi ritrovo con le briciole…” guarda che ho fatto il conto di quello che ti ho reso, ti ho restituito quasi tutto. Con gli ultimi soldi che ti darò nei prossimi tre o quattro mesi saremo pari. Cosa stai blaterando adesso? Cosa ti sta succedendo? Non ti ho mai visto in queste condizioni, penso che tu inizi ad avere bisogno di un aiuto da parte di qualcuno. Ma soprattutto cosa hai fatto con tutti i soldi che ti ho restituito in questi mesi? come puoi averli finti?”. Giuseppe attese una risposta da parte del fratello che però tardava ad arrivare, vedeva nei suoi occhi uno sguardo cattivo. Guardandolo stentava a riconoscere suo fratello, in quel momento era come avere davanti a sé uno sconosciuto. Qualcosa non andava e mentre guardava negli occhi Mattia, si accorse che l’uomo si avvicinava a lui, estraendo qualcosa dalla tasca dei pantaloni; pensò ad un biglietto, ma quando guardò meglio vide che si trattava di un coltello…

Capitolo – Dubbi

Giuseppe era in preda al panico, suo fratello aveva in mano un coltello ma cosa voleva farci? I suoi pensieri erano offuscati dal dolore. Nonostante questo, si sforzò, doveva concentrarsi; notò subito che la porta era chiusa, e che non aveva nessun modo per scappare da Mattia; sperava di non aver bisogno di scappare dal sangue del suo sangue, ma la situazione lo spaventava. Era impaurito, ma allo stesso tempo sperava che si trattasse solo di un gioco, magari Mattia aveva perso la lucidità per un attimo e presto sarebbe tornato in sé. Non poteva proprio credere al fatto che suo fratello, con il quale aveva condiviso momenti molto importanti della sua vita, gli stesse puntando un’arma contro. Nel frattempo, vedeva che Mattia si faceva avanti e stava per parlare: “Tu non hai capito niente, io da te non ho ricevuto alcun soldo, neanche una briciola.  Tu non sai di cosa parli… devi restituirmi ancora tutti i soldi, dovrai restituirmi tutto fino all’ultimo centesimo. Non hai capito che, se non mi dai tutti i soldi di cui io ho bisogno, ti faccio fuori, dico a tutta la famiglia in che guaio mi hai messo, dirò che ti sei fatto fuori i miei risparmi, che ti sei messo con gli strozzini e che sei solo un bugiardo. Non importa se sia vero o meno tu devi darmi tutti quei soldi, perché io ne ho bisogno e vedrai che nessuno crederà alla tua parola in confronto alla mia. Resterai solo senza nessuno”.

A questo punto Giuseppe era sempre più spaventato e preoccupato per la salute mentale del fratello, sembrava fosse appesa sul filo di un rasoio. Cercò, ancora e invano di farlo ragionare: “Mattia ma cosa stai dicendo, stai blaterando, hai bisogno di qualcuno che ti aiuti, se hai intenzione di inventare tutte queste bugie sul mio conto. Ti aiuterò io se vuoi, sarò al tuo fianco”. Disse Giuseppe mostrandosi ancora una volta generoso e disposto ad aiutare suo fratello che di tutta risposta continuò ad aggredirlo:

“Non preoccuparti della mia vita… io sto benissimo e non ho bisogno di alcun aiuto. Quello che ha bisogno di un aiuto sei proprio tu e se non stai attento questo coltello non sarà solo una minaccia ma lo userò contro di te…”

Giuseppe era in preda al panico e non capiva bene le parole del fratello, sperava che si stesse sbagliando che quello che stava accadendo, in quel momento, non era reale; allo stesso tempo vedeva che Mattia continuava a brandire l’arma e man mano che si avvicinava puntava il coltello alla gola di Giuseppe. Questo gesto infastidiva Giuseppe che cercò un modo per liberarsi dalla morsa di suo fratello. Prese il polso dell’uomo e cercò di allontanarlo da sé, gli strattonò il braccio tanto da fargli colpire uno scaffale dell’ufficio. Il colpo fu talmente violento che una mensola si piegò. A quel punto la situazione si placò, Mattia mise via il coltello, ma continuò a guardare Giuseppe con occhi strani, sempre con occhi cattivi…

A quel punto a lui non restava che cedere alle richieste del fratello, gli disse che, se si fosse recato da lui tra qualche giorno gli avrebbe dato altri due mila euro. Ma che avrebbero dovuto vedere insieme tutti i conti e fare un punto della situazione, in modo da per poter mettere fine a questa storia. Mattia non fu per niente entusiasta della risposta di Giuseppe e ribatté: “si certo altri duemila euro, cosa vuoi che me ne faccia secondo te? A me servono tutti i soldi non solo questi e poi che conti dobbiamo fare? non ci sono conti da fare, non mi hai restituito praticamente niente. Ma sta attento a te, vedrai in che guaio ti sei cacciato. Adesso me ne vado ma non finisce qui”. Mattia andò via lasciando Giuseppe da solo e senza possibilità di replicare.

Capitolo – Delusione

Erano passati pochi minuti dall’allontanamento di Mattia e Giuseppe si ritrovò fermo immobile ad analizzare la situazione e quello che era successo. Era sbigottito, senza parole, non riusciva a dare un senso all’incontro di quella sera. Con la mente stava analizzando ogni minimo dettaglio di quella discussione. Ad un certo punto si rese conto che era diventato davvero tardi. Pensò fosse meglio chiudere l’ufficio e andare via nel minor tempo possibile e tornare a casa, prima che suo fratello cambiasse idea e decidesse di tornare lì da lui, la discussione era stata violenta e minacciosa. Giuseppe iniziava ad avere paura di suo fratello e in quel momento pensò di non volersi mai più trovare da solo con lui in una situazione come quella di oggi.

Pensieri confusi lo attanagliavano: Mattia, un coltello, puntato alla sua gola. Giuseppe era come paralizzato, non capiva perché la vita si stesse accanendo contro di lui, non capiva perché il suo amato fratello lo stesse trascinando nel baratro mettendolo in difficoltà. Perché stava agendo così? Quale motivazione poteva giustificare tanta cattiveria? Forse davvero aveva bisogno di un aiuto? Era possibile che Giuseppe non si era reso conto di cose gli stesse capitando? Per qualche istante si sentì in colpa, forse non lo aveva aiutato abbastanza, forse non gli era stato vicino come meritava, non aveva colto dei segnali importanti. Erano mesi che Mattia era strano e Giuseppe lo aveva notato ma aveva preferito far finta di niente invece che analizzare i comportamenti del fratello e capire cosa gli stesse capitando. 

Improvvisamente, una chiamata lo scosse dai suoi pensieri, si trattava di sua moglie, era meglio rispondere altrimenti la donna si sarebbe preoccupata: “Ehi Roberta dimmi”.

“Ma dove sei? La cena è pronta da un bel po' noi avevamo troppa fame e abbiamo già mangiato, non pensavo facessi così tardi anche oggi”. Giuseppe doveva trovare una scusa, non era il caso di raccontare nulla a sua moglie, si sarebbe preoccupata e avrebbe avuto paura per loro e per i bambini, quindi si costrinse a sembrare tranquillo: “Hai ragione scusa, ho perso di vista l’ora, stavo facendo degli ordini urgenti che devo mandare assolutamente domani, altrimenti rimaniamo senza materie prime necessarie per le attività quotidiane. Appena ho finito torno a casa, se sei stanca vai pure a dormire mi arrangerò da solo”. Era vero che Giuseppe aveva degli ordini urgenti da preparare, ma non ci era riuscito. La visita di Mattia gli è lo aveva impedito. Pensò se andare avanti, ma era troppo turbato ci avrebbe pensato la mattina dopo. Decise di tornare subito a casa da lei e dai due bambini, in quell’istante promise a sé stesso che doveva fare pace con la sua amata Roberta il prima possibile. In qualche modo doveva risolvere la situazione con lei, aveva troppo bisogno del suo conforto e supporto, soprattutto alla luce di quell’orrenda serata appena trascorsa.

Avrebbe pensato domani a tutto il resto, adesso non aveva più le forze e le energie per andare avanti.

2023-09-25

Aggiornamento

Ciao a tutti, Condivido la mia intervista fatta dal Blog letterario Sbirilla Blog. "Un romanzo familiare da una scrittrice esordiente: Il romanzo familiare è da secoli uno dei generi più diffusi al mondo. Da Anna Karenina ai Malavoglia, da La Casa degli Spiriti alla saga dei Leoni di Sicilia, siamo affascinati dalle storie che raccontano chi siamo. Perché sì, leggere le storie di una famiglia come tante può aiutarci a capire la nostra. Tirare fuori i traumi e i rapporti di squilibrio e perfino le costellazioni familiari di cui non eravamo a conoscenza. Forse è per questo che la giovane autrice con cui ho dialogato oggi ha scelto proprio questo genere per il suo debutto in letteratura. La debolezza della crudeltà: trama L’improvvisa frattura nella famiglia di Giuseppe è un evento scioccante. Il susseguirsi di delusioni, tradimenti e intrighi a suo discapito, portano Giuseppe a vivere un incubo senza precedenti. Atti spietati da parte dei suoi stessi fratelli, lo obbligano a districarsi tra accuse, minacce, diffamazione e ricatti. L’intera famiglia unita dal profondo amore che li lega, cerca di liberarsi da una morsa che li stringe sempre più. Mattia e Francesco, uomini privi di scrupoli, cercano di raggiungere i propri obiettivi a discapito del loro più caro fratello. Il Gatto e la Volpe, due persone la cui vita è ormai distrutta a causa di scelte sbagliate, perdono il contatto con la realtà. Non distinguono più la bontà dalla crudeltà, ciò che davvero conta è preservare gli affari, anche se questo vuol dire farlo a danno di innocenti. Giuseppe si ritrova tra l’incudine e il martello, proteggere la propria famiglia e rendersi conto della crudeltà dei suoi fratelli oppure tutelarli e compromettersi? Si legge nella sinossi di La debolezza della crudeltà Si tratta del libro d’esordio di Katia Coppola, che ha scelto il crowdfunding per l’editoria di Bookabook per cominciare la sua avventura letteraria. Ho potuto fare quattro chiacchiere con lei per capire come mai, ancora oggi, siamo così affascinati dai romanzi familiari e cosa l’ha spinta a scrivere questo. Cia Katia! Nella tua presentazione sulla pagina autore, racconti che la scrittura ti ha aiutata in un periodo buio. Posso chiederti di raccontarmi di più? Avevo iniziato a scrivere questo libro circa 3 anni fa, e dopo la stesura di un’ottantina di pagine mi ero bloccata. Non avevo più ripreso a scrivere per qualche anno. Parlando con la mia psicologa durante una fase complicata della mia vita è emerso che avevo iniziato a scrivere questa storia e che poi l’avevo abbandonata. Il suo consiglio fu quello di riprendere in mano quel racconto e di mettermi a scrivere nei momenti della giornata in cui i pensieri negativi e lo sconforto prendevano il sopravvento. Seguendo il suo consiglio ho fatto così e, per evitare di crogiolarmi nei pensieri che non portavano a nessuna via d’uscita o sollievo, ho affrontato quel periodo con molta più facilità. Nel giro di un mese ero riuscita a scrivere tutta la storia, cosa che non pensavo sarei mai riuscita a fare. Allo stesso tempo ho trovato gli stimoli necessari che mi servivano per riprendere il controllo della mia vita. Sostieni che chiunque possa empatizzare con i protagonisti del tuo romanzo familiare. Cosa hanno di così speciale? La storia ha come protagonista un padre e allo stesso tempo un fratello che si trova a dover fare una scelta difficile. Continuare a tutelare i suoi fratelli e compromettere la sua vita e quella della sua stessa famiglia per l’amore che lo lega a loro? Oppure affrontare la realtà e chiudere tutti i rapporti con i due “aguzzini” che vogliono manipolarlo e portarlo a commettere atti criminali? Quello che il protagonista del mio racconto si trova ad affrontare è un tradimento immenso. Ad oggi nelle storie di molte delle persone con cui mi trovo a parlare ritrovo spesso problemi familiari. Discussioni in famiglia con padri, fratelli, figli che portano le famiglie in qualche modo ad allontanarsi e a non parlarsi più per anni o per tutta la vita. La storia successa al protagonista di questo romanzo sicuramente, seppur in forme diverse, sarà capitata a tante altre persone e per questo credo che molti potranno immedesimarsi nelle disavventure che Giuseppe si trova ad affrontare. Com’è nato questo romanzo familiare? Ho cominciato a scrivere questa storia perchè mi è sempre piaciuto scrivere, ho sempre amato dare sfogo alla mia creatività e fantasia. Nella mia città natia c’è un evento che si ripete ogni anno dal titolo “Libri nel borgo antico”. In questo evento per tre giorni vengono presentati libri di autori emergenti che vengono intervistati e raccontano delle loro opere e di come sono arrivati a confezionare quei racconti. Ho sempre partecipato a questo evento con interesse e ammirazione verso tutti coloro che avevano avuto il coraggio e la bravura di portare a compimento un’opera di questo genere. Fin da quando ero adolescente, partecipando alle varie presentazioni con una mia amica, ho sempre fantasticato di poter un giorno pubblicare un libro e magari avere la possibilità di presentarlo a questo evento nella mia città. E perché lo hai affidato al crowdfunding? Terminato di scrivere il libro, non ero molto sicura del mio elaborato. Era la prima volta che mi approcciavo alla scrittura seriamente ed avevo un pò di remore sulla bontà di quanto avessi prodotto. Avevo fatto una cernita di tutte le case editrici a cui avrei potuto mandare il manoscritto, tenendomi alla larga dalle case editrici che chiedono soldo agli autori per la pubblicazione. Un po’ per sfida e per testare quanto avessi fatto l’ho mandato ad alcune delle case editrici selezionate. Mi ero detta “Vediamo se a qualcuno può interessare o meno, nel caso non ricevessi un riscontro positivo da nessuno sottoporrò il testo ad un editor che sistemi il mio elaborato e poi lo manderò ad altre case editrici”. Nel giro di due settimane dall’invio ho ricevuto due proposte e tra le due ho preferito Bookabook che mi sembra una casa editrice molto seria e con recensioni assolutamente positive. Mi sono detta: “Perché no? Proviamoci e vediamo come va. Se non dovesse andare ci saranno altre opportunità”. Devo dire che fino ad ora il risultato raggiunto è confortante. La campagna è a oltre 70 giorni dalla fine e sono state vendute 146 copie. Ne mancano 54 al raggiungimento dell’obiettivo. Sono ad un passo dalla realizzazione di un sogno. Nel tuo romanzo familiare c’è un personaggio, o più di uno, in cui ti identifichi? Sì, la storia parla di una famiglia composta dal protagonista Giuseppe, sua moglie e due figli. Nel descrivere il carattere della figlia ho messo dentro un pò di quella che sono io. Ci tengo a precisare che il romanzo familiare non è autobiografico, quindi la famiglia di cui parliamo non è la mia. Ma nel raccontare le caratteristiche della figlia Chiara ho deciso di raccontare alcune parti di me stessa. Immagina che il libro raggiunga il numero di ordini necessari alla pubblicazione. Le persone lo ricevono, lo leggono. Cosa vorresti che provassero una volta finito? Il titolo del mio romanzo è La debolezza della crudeltà perché credo che la crudeltà in questo mondo alla fine sia debolezza. Durante tutto il racconto Giuseppe e la sua famiglia si trovano a lottare con le unghie e con i denti pur di non cedere a ricatti, minacce ed estorsioni. Senza fare troppi spoiler, per la famiglia del protagonista c’è un lieto fine, ma lo stesso non si può dire dei due crudeli aguzzini che si ritrovano a perdere tutto. Quindi alla fine la crudeltà ha perso, e perderà sempre se ognuno di noi è disposto a lottare senza arrendersi di fronte alle ingiustizie. La mia speranza è che leggendo le pagine del mio libro la gente si senta rincuorata e che chiunque si trovi a subire abusi di qualsiasi genere trovi la forza per reagire senza arrendersi mai. Vorrei che da queste pagine persone in difficoltà trovassero il coraggio di fare la cosa giusta per sé stessi ma anche per gli altri. Magari questo racconto può essere un conforto e uno sprone a lottare sempre di fronte alle ingiustizie. Supportate la nostra autrice esordiente: potete ordinare la vostra copia di La debolezza della crudeltà" Vi lascio il link al blog: https://www.sbirillablog.it/un-romanzo-familiare-scrittrice-esordiente/
2023-09-11

Aggiornamento

La campagna del mio libro "La debolezza della crudeltà" procede e sta ottenendo ottimi risultati. Oggi ho deciso di lasciarvi un estratto molto significativo della storia, per svelarvi qualcosa in più della storia e del nostro protagonista:
"Poco prima che Paolo si spegnesse, Giuseppe era lì e gli stringeva forte la mano, aveva capito che quelli erano i suoi ultimi istanti di vita. In quell’ultimo momento privo di forza e allo stremo del dolore disse poche semplici parole: “Giuseppe stai attento a Tito”.
Mentre scrivevo queste righe ho immaginato la sofferenza che ognuno di noi può provare stando vicino ai propri genitori con la consapevolezza che quegli istanti saranno l'ultima interazione tra loro. Gli ultimi scambi con una delle persone più importanti della propria vita. Un misto di dolore, angoscia e ingiustizia pervadono il nostro protagonista e nonostante il momento drammatico che Giuseppe sta vivendo, l'uomo è costretto a raccogliere l'ultima raccomandazione di suo padre e farne un monito per tutta la vita. Dietro quest'ultima frase di Paolo c'è molto più di un gesto amorevole da parte di un padre nei confronti del figlio e solo leggendo fino in fondo tutta la storia potrete scoprire cosa Paolo volesse comunicare a Giuseppe. Per chi non avesse ancora pre-ordinato il libro vi ricordo che la campagna ha una durata di 100 giorni e che solo al pre-ordine di 200 copie il libro verrà pubblicato e avrà il suo spazio nella vostre libreria. Un libro pieno di amore, lealtà e fedeltà che merita di avere la sua opportunità di vedere la luce.
2023-09-05

Bisceglie24

Ciao a tutti, Ieri è uscito un articolo di giornale per una testata giornalistica della città di Bisceglie, mia città d'origine in puglia. Nell'aggiornamento precedente trovare il link per accedere all'articolo. Di seguito vi lascio un estratto: "La ventinovenne biscegliese Katia Coppola, residente a Trento dove lavora da alcuni anni in una società di consulenza strategica, è pronta a presentare il suo primo libro dal titolo “La debolezza della crudeltà” edito da Bookabook. “Il tanto atteso momento è finalmente arrivato. In questi ultimi mesi ho dedicato gran parte del mio tempo libero alla scrittura di questo libro e non mi sarei mai aspettata di arrivare a un passo dal raggiungimento di un sogno: poterlo pubblicare”, scrive Katia sui canali personali. Il libro attualmente è in pre ordine all’interno di una campagna di crowdfunding con la casa editrice. Per ottenere la pubblicazione è necessario raggiungere un minimo di preordini pari alle 200 copie. La campagna ha una durata di 100 giorni e, al termine, in caso di esito positivo, il libro verrà pubblicato. “Nel corso degli anni ho letto libri di diverso genere: romanzi rosa, gialli o storici. Raramente mi sono imbattuta in storie familiari nelle quali ogni lettore potesse immedesimarsi – sostiene Katia Coppola -. Ho deciso di scrivere questo libro perché credo che molte persone possono empatizzare con la storia dei nostri protagonisti. Mi sono avvicinata alla scrittura in un periodo particolare della mia vita dove ho capito che scrivere e dare sfogo alla fantasia e alle emozioni potesse essere un’ancora di salvataggio”. “Spero che vogliate sostenermi nel raggiungimento di questo obiettivo – conclude Katia Coppola -. Ringrazio di cuore tutti coloro che già mi hanno sostenuto e che mi stanno sostenendo”. Questo il link per il pre-order: https://bookabook.it/libro/la-debolezza-della-crudelta/"
2023-09-05

Bisceglie24

https://www.bisceglie24.it/cultura-e-spettacolo/il-sogno-di-una-biscegliese-finalmente-il-mio-libro-ma-serve-un-po-di-sostegno/?fbclid=IwAR36LP5QH03HEg3wrrDM76pUZAKVloKRnHvjKFOSXrbcxVoGyW73wB_0998

Commenti

  1. Chiara Sortino

    Non vedo l’ora di ricevere il libro e immergermi nella lettura di questa storia che sicuramente ci appassionerà.

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Katia Coppola
Katia Coppola nata a Barletta nel 1994. Dopo aver conseguito la laurea triennale in Puglia, si trasferisce in trentino e completa il percorso di studi conseguendo la laurea magistrale in economia e management. Oggi vive e lavora a Trento assunta in una società di consulenza strategica. La passione per la lettura nasce fin da piccola, trasmessa da suo padre grande amatore di libri. Nel corso della sua vita si immerge in svariate letture, romanzi rosa, storici e gialli. Si avvicina alla scrittura in un momento particolare della sua vita dove scopre che scrivere è un’ancora di salvataggio per i momenti più bui. La fantasia e la creatività la portano a scrivere una storia fantasiosa al limite dell’assurdo, ma nella quale probabilmente molte famiglie potrebbero immedesimarsi. Lontana dalla sua terra di origine decide di onorarla ambientando il proprio racconto nella sua regione natia.
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