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La fuga di John Doyle

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In questo secondo volume ritroviamo John Doyle esattamente dove lo avevamo lasciato, mentre evade di prigione. Una volta raggiunto il professor Stevens egli gli rivela che ci sono tantissimi mondi a cui accedere, grazie a un misterioso libro. Il professore ha creato una sorta di anticamera per i mondi paralleli che ha esplorato e, assetato di conoscenza, convince John e i suoi compagni a scoprire insieme un altro universo e disegnare un nuovo simbolo, ma ben presto, sospesi tra i mondi, scopriranno che ciò che sembra un’avventura nasconde pericoli oltre ogni loro immaginazione.

CAPITOLO UNO

«Andiamo, ragazzi, è solo una partita come le altre…»

«Non è come le altre, Carl, e lo sai benissimo, John è sotto di trecento dollari e vuoi giocare soltanto per rovinarlo definitivamente»«Tranquillo, George, non è un problema, verremo a giocare…» George si voltò e lo guardò come se avesse appena detto la peggiore idiozia del mondo. «Stai scherzando, vero?»«Mi dispiace, George, ma tuo fratello ha accettato e che tu venga o no con lui non ci interessa, ci vediamo stasera alle dieci al club, statemi bene.»

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Appena Carl tolse le tende, George si avventò contro il fratello: «Sei uno stupido idiota! Devi ancora saldargli il debito della scorsa domenica, se perdi come pensi di pagare?». «Posso chiedere un anticipo al lavoro. E poi potrei anche vincere e saldare il debito senza perdite» «Stai sognando! Non devi pensare positivo ma negativo, e non credere che solo perché lavori per nostro zio tu possa chiedergli soldi ogniqualvolta ti salti in mente; lui potrebbe anche non averli, e sai benissimo che al club non hanno molta voglia di aspettare!»«Vorrà dire che venderò la moto…»
George scosse la testa con un gesto irritato e frustrato allo stesso tempo: «La colpa è mia, non avrei mai dovuto presentarti al Club. Loro cercano i polli come te e io ti ho servito su un piatto d’argento». Fece una pausa durante la quale si scrutò le scarpe e io restai zitto, in attesa. «Verrò anche io con te stasera, non ti lascio in mano a quegli squali. E che dio ce la mandi buona.»
John gli diede una pacca sulla spalla: «Vedrai, fratello, ci divertiremo!». Non si divertirono affatto, in realtà, non si sa cosa avesse in testa John da ragazzo. Era convinto di poter fare qualsiasi cosa, di avere il mondo tra le mani, o forse riponeva troppa fiducia nei confronti del fratello. Credeva che qualunque cosa fosse successa, ci avrebbe pensato lui a risolvere tutto. Aveva diciannove anni e purtroppo per lui prendeva ancora tutto come un gioco.
All’epoca John lavorava per suo zio, faceva il meccanico e prendeva quattrocento dollari al mese, più le mance; gli bastavano, anzi, si riteneva piuttosto ricco. Aveva smesso di studiare dopo il diploma e non aveva idea di cosa volesse fare da grande, stava bene così. George Doyle, invece, frequentava un college a pochi chilometri da casa. A John piaceva pensare che non avesse voluto trasferirsi per restargli vicino. «Rilancio di venti.»«Vedo!»«Vedo.»«Ma sì… vedo anch’io!»«Colore!»«Doppia coppia.»«Io praticamente niente!»«Ti faccio compagnia…»«Perfetto, allora prendo tutto io… visto, George? Piano piano recupero!»«Sì…»
Carl segnava sul suo taccuino, non aveva fatto altro durante tutta la sera, sembrava che passasse più tempo a segnare che a giocare; senza dimenticare una sigaretta ogni tanto e il bicchiere di birra sempre pieno accanto. Era maledettamente bravo a poker, i ragazzi non sapevano che lavoro facesse, ma probabilmente era proprio quello il suo lavoro, vincere a poker. Era possibilissimo che avesse migliaia di dollari di crediti sparsi per la nazione. «Certo, John, certo, adesso sei sotto solo di 525 dollari. Se continui così fra un mese riuscirai a saldare!» Ma non continuò a vincere. Nel giro di un’ora si ritrovò sotto di mille dollari; ogni tanto faceva una piccola vincita che gli dava nuova fiducia ma subito dopo perdeva il doppio. George ogni tanto cercava di allontanarlo dal tavolo, ma lui non poteva pensare di lasciarsi alle spalle un debito del genere, doveva assolutamente diminuirlo, e poteva farlo solo giocando. Carl sorrideva lievemente, e com’era giusto che fosse non faceva nessuna pressione, né per tenerlo al tavolo, né per farlo allontanare. Lui era indifferente a tutto, ma sotto sotto ci godeva a vederlo sudare come l’ultimo dei condannati.
George si mantenne in pari tutta la sera, non rischiava mai e il poco che perdeva riusciva a farlo rientrare con una piccola vincita la giocata dopo. John non sapeva se fosse fortuna o solo prudenza, ma non perse, né guadagnò mai un centesimo. Forse aveva solo più cervello del fratello minore. Quando il debito arrivò a mille e cinquecento, George lo prese per sotto le ascelle e lo sollevò di peso dal tavolo. A quel punto era anche mezzo ubriaco, George no, nessuno degli altri lo era, eppure avevano bevuto il doppio di lui. «Ti prego, ti prego, George, un’ultima mano, ti giuro che è l’ultima, e se perdo anche questa vendo la moto, non chiederò i soldi a zio o a papà, te lo prometto, prenderò l’autobus, ma fammi tentare un’ultima volta!» biascicò a fatica.
George lo lasciò seduto con un grugnito e una mezza imprecazione. Fecero l’ultima mano, e John vide il fratello azzardare un po’, per la prima volta: «Rilancio di cinquanta!».«Wow, complimenti, amico, sai che ti dico? Rilancio anche io di cinquanta!» Si udì un fischio da qualche parte del tavolo.«Vedo.»«Vedo.»«Vedo.»«Perfetto, signori, allora vediamo… ho un full!» «Io solo un tris smilzo, ero convinto stesse bluffando…»«Full anche io, carissimi, una mano fortunata per tutti…» «Io nulla…» sospirò John, sconfitto; poi i suoi occhi ebbero un guizzo, tornarono lucidi, e prima che altri potessero parlare, tirò fuori una pistola dai jeans e la puntò su Carl. Parlò con la lentezza e l’articolazione inferma degli ubriachi: «Ora mi hai rotto le palle, Carl. Cancella il debito o ti sparo in testa».
Nello stesso momento si udì un altro rumore metallico; il tizio alla loro destra aveva a sua volta estratto un’arma e la puntava su John, che non si voltò a guardare.«Se spari al mio amico sei morto.» George era pietrificato. Guardò le carte sul tavolo e realizzò che aveva vinto; avrebbe potuto ripagare il debito del fratello; si alzò per comunicarlo ma il suo movimento fece scattare il grilletto di John che colpì Carl di striscio e, immediatamente dopo, un proiettile da destra colpì John in faccia, nella tempia destra, portandosi via gran parte della sua fisionomia facciale. George ricadde sulla sedia a peso morto, privo dell’uso delle gambe, e nel trambusto che seguì dichiarò a se stesso la sua vincita: «Poker d’assi». Poi perse i sensi.

2022-03-27

Evento

campagnano di roma A grande sorpresa, i libri di John sono stati letti dall'assessore alla cultura del comune di Campagnano di Roma e sono stata contattata dall'assessore in persona con l'invito a tenere una presentazione da loro, presso la Sala Conferenze di Palazzo Venturi. Verrò intervistata da lei e da una tirocinante della biblioteca comunale e sono a dir poco elettrizzata per l'evento! Amici di Roma e limitrofi...siete tutti invitati!!!

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    La condanna mi è piaciuto tantissimo e sono una delle persone che ha pregato Letizia affinchè scrivesse un seguito! Finalmente l’ha fatto, e leggere l’anteprima mi ha emozionata tantissimo. Ritroveremo alcuni dei vecchi personaggi? Scopriremo altri mondi? John riuscirà a ritrovare la serenità dopo tutto quello che gli è capitato?
    Non vedo l’ora di scoprirlo!
    facciamo il tifo per te!!

  2. (proprietario verificato)

    Ho letto “La condanna di John Doyle” e l’ho trovato un romanzo avvincente, che ho letto in un paio di giorni sebbene non fosse il mio genere. Eppure, nonostante non fosse il mio genere, mi ha tenuta incollata pagina dopo pagina.
    Come non pre-ordinare anche “La fuga di John Doyle”! Non vedo l’ora che mi arrivi. Attenderò l’edizione editata e completa di copertina, per leggerlo. Sono certa che non mi deluderà.

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Letizia Sebastiani
è nata nel 1983 a Roma, dove tutt’ora vive. Laureatasi in Scienze Pedagogiche e in Psicologia Forense, ha proseguito gli studi con un master in Criminologia. Attualmente è un’insegnante di scuola dell’infanzia e mamma di due bambine, con la passione per la scrittura e il teatro. La fuga di John Doyle è il suo sesto lavoro dopo Amor di morte (2003), Novelle da incubo (2009), Ai confini di Pangonia (2012), La condanna di John Doyle (bookabook; 2019) e Il camerone (2021).
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