Questo raduno solitamente trascinava tanti turisti di diverse città a Reggio Emilia; turisti che riempivano immediatamente gli hotel e attendevano intrepidi di guardare sfrecciare le macchine da corsa su ogni tipo di terreno, passando alcune giornate nella capitale del Parmigiano Reggiano, un formaggio a pasta dura DOP, capace di conquistare immediatamente i palati di tante persone forestiere. Il Parmigiano Reggiano è l’alimento principale della cucina di questa città. La cosiddetta “maratona culinaria” si presentava ricca di altri competitors alimentari in grado di incollare ogni turista a tavola. Questi competitors, o peccati di gola, sono l’erbazzone, lo gnocco, un piatto di lasagne, una razione abbondante di tortelli, un piatto caldo di capelletti, tagliatelle in brodo e passatelli, gli immancabili ciccioli e una portata abbondante di gnocchetti.
Tutte queste pietanze spesso sono accompagnate da un bel bicchiere di lambrusco, il re… la ciliegina sulla torta che accompagna la tradizione culinaria.
Qui … nella periferia di Reggio Emilia, nel piccolo comune di Cadelbosco Sopra, nella frazione di Zurco, qualcosa stava per accadere: la famiglia Rosso assistette a un parto in casa e mamma Rosso diede alla luce un bimbo. La famiglia Rosso decise di chiamare questo minuscolo essere, tenero e indifeso, Davide.
Davide venuto alla luce pianse, pianse e il suono delle sue lacrime si aggrappava sulle mura delle case, dalle mura balzava per arrivare sui balconi ed entrare nelle abitazioni. Il suono di quel pianto invadeva l’intero centro di Cadelbosco Sopra, attraversando la principale piazza del paese, avvolta dal silenzio ovattato del mezzogiorno.
Il piccolo personaggio venuto al mondo, poco più grande di una cassetta di frutta, pesava intorno ai 2,5 kg; accarezzando il paffuto bambino, sembrava di posare la mano su un batuffolo di cotone, perché la sua pelle aveva la morbidezza dell’aria. Il piccolo Davide aveva occhi marroni come il cioccolato fondente, guance rosse da sembrare ragù, tanti capelli ma qualcosa, qualcosa lo distingueva da tutti gli altri: il suo lungo naso pendente a destra.
Davide poteva avere un inserimento scolastico piuttosto turbolento per il naso che aveva ma … qualcosa prese una direzione diversa!
La domanda: “Come verrà trattato nostro figlio a scuola dai suoi compagni?” – martoriava i genitori come un martello pneumatico. Questa domanda era così imponente in loro, che si presentarono dubbi legati alla sua educazione.
I genitori di Davide sciolsero questi dubbi amletici, presero con determinazione in mano la situazione e decisero, finalmente, di mandare il figlio all’asilo. Terminato l’asilo i genitori iscrissero Davide alle elementari per continuare il suo sviluppo educativo e si scoprì, già dal suo primo ingresso, in un mondo nuovo dell’età adolescenziale, che il bambino dal naso storto, aveva un’intelligenza sull’italiano decisamente inaspettata. La tesi, secondo la quale Davide aveva un’intelligenza fuori da ogni aspettativa, si attestava dai fatti che parlavano da sé: entrato in classe Davide sembrava un ragazzo simile a tutti gli altri suoi coetanei ma nelle materie umanistiche riusciva a trasmettere una conoscenza fuori da ogni immaginazione. In antologia quando la docente insegnava letteratura e storia, Davide assimilava dati su dati che raccoglieva in un grande, grande, grandissimo database mnemonico pieno fino all’orlo di informazioni, che al momento del bisogno, faceva uscire con una naturalezza impeccabile.
Questo studente di “lungimirante” interesse letterario e storico infatti era molto bravo a memorizzare nomi, poesie, titoli di libri, date e tanto tanto in un enorme enciclopedia mentale, che appunto, usava al momento del bisogno. Davide azzeccava tutte ma dico tutte le risposte ad ogni interrogazione, come se alla sera avesse in qualche modo origliato le intenzioni del docente. Docente immerso da scartoffie di carte e dedito a preparare le domande. Visto il talento di Davide nel trovare la risposta corretta, in poco tempo divenne il punto di salvezza dei suoi compagni, il punto nevralgico di tutta la classe collegata da una vera e propria catena di bigliettini sotto i banchi per aiutare i compagni in difficoltà studiata dall’intera classe e mai scoperta dall’insegnante!
Quando Davide si trovava di fronte ai libri di antologia e storia fuoriusciva in lui un sapere così grande da ricordarsi tutte le date e ogni dettaglio riguardante la vita dei poeti retrò e contemporanei; sapeva costruire un vero e proprio discorso, spiazzando sempre tutti i suoi compagni, ogni qualvolta da chiunque veniva interpellato.
Dalla dote particolare di questo studente sulla letteratura e sulla storia, scoppiò qualcosa di bello e travolgente che lo prese a tal punto da non riuscire a concentrarsi in quello che stava facendo. Scoppiò, come un vaso di ceramica, qualcosa che poteva definirsi la sua primissima relazione d’amore con Claudia, una compagna di classe, che sedeva al banco dietro al suo. Nella classifica delle donne belle della classe, Davide collocò, sul primo gradino della sua scala, la sua compagnia di banco perché aveva una bellezza che superava il suo concetto di bello. Claudia portava capelli biondi platino, raccolti in uno chignon che arrivava fino al fondo schiena e occhi color nocciola; frequentava gli Scout da quando era bambina e prestava servizio extra associativo nella casa di carità: “Santa Demetra”. Innamorato perso di questa donna, Davide decise di fare volontariato nello stesso posto di Claudia e lì, grazie al suo carisma, costruì dei rapporti molto sodi di amicizia con gli ospiti della casa.
Senza avere la benché minima concezione del tempo, Davide si confrontò molto con la donna dai capelli color biondo platino e conobbe lo stile di vita della casa, presentandosi ai momenti di preghiera, alle lodi mattutine, ai vespri; alle messe; ai pranzi; alle cene con gli ospiti e a tutti gli straordinari incontri che ebbe occasione di fare. All’interno di questa realtà trascorse tanto tempo e in questo tempo, Davide si mise in gioco come meglio poteva ed esplose in lui un particolare interesse per la fisioterapia.
Non appena si presentò l’occasione di scegliere l’università, le strade tra Davide e Claudia si separarono: Claudia nutrì un particolare interesse per le scienze forestali e Davide, vista la sua improvvisa passione per la fisioterapia, decise di “incanalare” la sua vita in questo ambito. Così facendo il giovanotto decise di seguire un corso di laurea in fisioterapia, così mise da parte tutti i suoi impegni per inseguire il suo sogno, scrisse così ogni giorno sull’agenda il suo cosiddetto “piano d’attacco” per studiare. Si chiudeva nella sua camera e Davide iniziò veramente a studiare, passò gli esami e raggiunse l’obiettivo della laurea. Davide voleva a tutti i costi stare entro i limiti, che aveva concordato con i suoi genitori: il 7 marzo doveva laurearsi. Iniziò Davide ad essere costernato dal pensiero di questa data ma il 7 marzo, cascasse il mondo, doveva raggiungere quell’obbiettivo. I giorni prima di quella data si sfogliarono con una velocità sorprendente, quasi inaspettata e finalmente, finalmente arrivò quell’attesissimo giorno: il giorno della sua laurea. Un giorno molto particolare vissuto da Davide con un grandissimo stato di ansia perché doveva discutere una tesi lunga 100 pagine sulla Riabilitazione. Una tesi stampata dall’eliografia più famosa di Reggio Emilia, seguita dal docente relatore di Scienze Motorie e intitolata: “Fase propulsiva, meccanismo per camminare”.
Davide al momento della proclamazione sembrava una marionetta guidata da un gigante perché aveva quest’ansia, quasi febbrile, da spaventarsi di continuo: non riusciva a calmarsi; si muoveva a scatti come fosse un robot, perché l’ansia lo strattonava nel suo epicentro ma… al solo guardare la sua famiglia, si ricordava di essersi impegnato fino all’ultimo respiro e riprendeva di nuovo il controllo del suo corpo. Davide voleva a tutti i costi dipanare la sua agitazione, non far vedere alla gente che lo guardava questo suo stato comportamentale e per ripescare di nuovo la concentrazione, incominciò ad immettere quanta aria poteva nei suoi polmoni ad espellerla in modo tranquillo e coordinato. Così facendo Davide riuscì a rispondere a tutte le domande pensando e soppesando tutte le parole, fino a quando uscì dall’università con un punteggio pari a 100/100.
Le lacrime di commozione rigarono a fiotti la faccia di Davide che non riuscì a controllarsi e sembrava animato da uno spirito mai incontrato prima. Il laureato fece baracca con fiumi di Recioto, familiari, parenti, tantissimi amici e colleghi di corso fino al giorno successivo quasi da far sembrare quel momento non una festa di laurea bensì una sorta di festa nuziale. Passarono pochi giorni dalla sua proclamazione e Davide, nel pieno della sua tranquillità di non pensare più all’università, ricevette una proposta di pubblicazione. La sua tesi di laurea passò sotto l’occhio di una casa editrice italiana, che gli fece una proposta di pubblicazione. Davide a quella circostanza non sapeva come monitorare il suo stato d’animo e si sentì invaso da una felicità gigantesca al solo pensare, che il suo lungo lavoro lo si poteva trovare in tutte le vetrine delle librerie d’Italia, tradotta persino in 10 lingue.
Nella stesura della sua tesi, Davide capì esattamente cosa voleva diventare. Il laureato capì esattamente cosa voleva diventare sia dagli studi fatti per costruire la sua tesi che dall’esperienza passata nella casa della carità e il mondo della disabilità incominciò ad appassionarlo. Il mondo della disabilità iniziò ad appassionare Davide, che decise di seguire quella realtà dalla forma di una stella per essere contento. Lui così con i piedi di piombo, con la sua stessa attenzione quasi maniacale usata nello studio, aggiornò il suo curriculum cercando di unire tutti i puzzles della sua vita, iniziò a “sfogliare” le offerte di lavoro online, che avevano come oggetto la disabilità.
Davide inviò telematicamente il suo curriculum vitae nei diversi settori interessati al suo argomento di studio; iniziò così a farsi conoscere dalle aziende scrivendo sul suo curriculum ogni attività che aveva fatto, dalle medie all’università ma disgraziatamente non riuscì a scuotere molto successo. I dubbi iniziarono a percuotere Davide, che si trovò a rileggere più e più volte il suo Curriculum Vitae per vedere se era presente qualche terminologia sbagliata che poteva non piacere alle aziende ma né lui, né i suoi genitori erano in grado di trovare errori.
Davide passò mesi e mesi interminabili ad aspettare nella sua cameretta; a fare jogging fuori; a girare in bici e a fare le solite attività quotidiane cercando di riempirsi il tempo in una perenne attesa.
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