La vita, per Edward, era un’avventura da vivere a pieno, un mistero da svelare, un viaggio emozionante da intraprendere. La leggenda del drago non era solo una storia, ma un invito a cercare, a scoprire, esplorare. Era un richiamo alla vita, una promessa di emozioni intense, un’onda di speranza che lo spingere a cavalcare le onde del destino, verso un futuro ricco di emozioni e di mistero.
Dopo che il giovane raccolse il necessario per preparare la cena, i due mangiarono con la stanza illuminata dal fuoco del camino. Il sole era ormai calato e la luna aveva occupato il suo posto nell’universo. Una volta riordinata la cucina, si prepararono per la notte. Il nonno, salutò il nipote, baciandolo sulla fronte mentre gli rimboccava le coperte.
Edward, stanco com’era, sprofondò subito nel mondo dei sogni, ma un rumore proveniente dall’esterno lo fece sobbalzare dal letto. Stropicciatosi gli occhi si rese conto che qualcuno stava tirando dei sassolini contro la finestra. Vi si avvicinò per scrutare fuori quale mascalzone si stesse divertendo alle sue spalle, ma con grande sorpresa vide che si trattava di una ragazza della sua età. Alta, capelli lunghi, bianchi ed occhi viola.
– Kyla? Che ci fai qui! – Urlò all’indirizzo della giovane aprendo la finestra.
Nonostante il buio e i vestiti neri che portava, l’aveva riconosciuta subito. Lui e Kyla erano amici d’infanzia, cresciuti insieme in questo piccolo villaggio.
Un’ombra profonda, un dolore condiviso: l’orfanezza li aveva uniti, due anime fragili, come due farfalle ferite, in cerca di una luce.
Un anziano pastore, con il cuore colmo di un amore profondo e genuino, adottò la piccola Kyla, che era arrivata sull’isola come un fiocco di neve in un giorno di tempesta. Non era legata a lui da sangue, ma il suo spirito, gentile e silenzioso, lo conquistò fin dal primo sguardo. Kyla, un’anima timida e introversa, trovò rifugio nel calore della sua nuova famiglia, un porto sicuro tra le braccia di un uomo che le offrì un amore incondizionato e un senso di appartenenza che non aveva mai conosciuto prima.
Kyla, silenziosa e introversa, si rifugiava nel suo guscio, custodendo un’anima ferita. Ma la vita, a volte, è come un fiume impetuoso che travolge le nostre certezze, e proprio su quel fiume, Kyla incontrò Edward. Lui, un raggio di sole in un cielo nuvoloso, con il sorriso che illuminava gli occhi e il cuore, sempre pronto a vedere il buono in ogni cosa, come una stella che brilla anche nella notte più buia.
La sua gioia era contagiosa, come un’aria fresca che penetra in un cuore stanco.
Come un delicato germoglio che sboccia sotto il sole, la sua anima, inizialmente chiusa e timida, cominciò ad aprirsi, nutrita dalla cura e dall’affetto che le venivano donati.
Il sorriso di Edward si fece strada nel cuore di pietra di Kyla, aprendo una breccia di luce, di speranza. Insieme, impararono a pescare, sotto lo sguardo benevolo del nonno, che come un’ancora li teneva saldi. Edward, goffo e impacciato, e Kyla, agile e precisa, un contrasto che si fondeva in un’armonia perfetta.
La vita nel piccolo villaggio, con Edward al suo fianco, divenne un giardino fiorito, un rifugio sicuro in un mondo tempestoso. Ogni giorno, un dono prezioso, ogni sorriso, un raggio di sole che scaldava l’anima. Kyla aveva finalmente trovato la sua sponda, un porto sicuro in un mare burrascoso. E ogni volta che le loro mani si toccavano, durante le battute di pesca o le semplici faccende quotidiane, sentivano un brivido di gioia, un senso di profonda gratitudine per l’incontro che aveva cambiato le loro vite. La vita, con Edward, era diventata un’avventura meravigliosa, una danza di colori e profumi, una melodia che risuonava nel profondo del loro essere.
– Non urlare idiota! Devo mostrarti una cosa che ho trovato! –
– Adesso? Se il nonno mi scopre, sono morto! –
– Non fare il bambino! Andiamo scendi di lì! –
Così, trattenendo il respiro, sgattaiolò via dalla finestra. Le strade erano deserte, prive d’illuminazione. Per fortuna la ragazza portava una piccola lanterna con se’, per confortarne il cammino. Dopo un paio di deviazioni, arrivarono alla sua abitazione.
– Perché casa tua? So già com’è fatta. –
Kyla si mise a ridere, coprendosi la bocca.
– Sciocco, la cantina. – rispose facendogli strada.
Nel suo giardino, c’era una piccola botola che portava a un piano sotterraneo. Varcata la porta, la chiuse subito a chiave. Accesa qualche candela Edward poté osservare la stanza. Vi erano cianfrusaglie buttate ovunque, mobili rovinati e una montagna di libri. In mezzo a tutto questo disordine, c’era un piccolo tavolo di legno, con sopra un arnese che Kyla prese in mano.
– Che roba è? – domandò il ragazzo alzando un sopracciglio.
– Questa è una carabina Edward! L’arma che usano i soldati! –
Il ragazzo si era dimenticato che Kyla aveva una passione di gran lunga differente dalle sue coetanee, la mania di prendere gli oggetti altrui.
– Ma che stai dicendo! Kyla questo significa rubare! Dove l’hai presa! –
– Rilassati, andiamo! Sai che in questa piccola isoletta c’è soltanto un posto di controllo del re? Ecco, la guardia di vedetta stava riposando ed io ne ho approfittato. –
Edward iniziò a grattarsi la testa, innervosito dal gesto della ragazza.
– Questo ti porterà guai seri! Devi assolutamente rimetterla al suo posto! –
Ad un tratto si sentirono delle urla provenire fuori dall’abitazione.
– Ragazzina! Sappiamo che abiti qui! Vieni fuori! –
Entrambi si misero in allerta. Kyla andò nel pallone, fu quasi sul punto di piangere. Edward rimase calmo, ricordandosi del fatto che lei era orfana, in un momento simile questo le portava vantaggio, perché nessuno avrebbe risposto da casa in vece sua. Guardatosi attorno, vide una piccola finestrella che portava all’esterno, così l’attraversarono per scappare. Lui l’inseguì, facendo lo stesso. Si addentrarono nel bosco e qui si fermarono giusto per riposarsi un secondo.
– Ora vai a metterla apposto intesi? – ordinò perentorio il ragazzo.
– Sì… – rispose dimessa l’amica.
Nonostante avesse il broncio Kyla capì il suo errore. L’avventura si risolse nel migliore dei modi: senza farsi vedere o riconoscere, appoggiò il fucile davanti alla porta dell’armeria, per poi tornarsene a casa. I due erano molto uniti, si erano sempre aiutati sin da piccoli, crescendo complici e leali. Rientrato anche lui a casa, senza essere scoperto dal nonno, si mise a dormire, con la coscienza apposto.
La mattina arrivò presto, con il risveglio accompagnato dal canto dei galli. Con ancora indosso le vesti del giorno prima, Edward uscì dalla sua piccola stanza, scoprendo che il suo vecchio non era in casa. I suoi dubbi svanirono in un lampo, perché sentì la voce dell’anziano chiamarlo dal giardino. Uscito di corsa, lo trovò ben vestito con un paio di borse vicino a lui.
– Che succede? – gli domandò.
– Come che succede? Stamani sul presto sono riuscito a trovare un passaggio per andare a Torba. Non vuoi più partire? –
– Nonno assolutamente! Faccio il più in fretta possibile! –
Con un sorriso enorme stampato sulla faccia, corse a fare la valigia. Dall’eccitazione la riempì con delle vesti a caso: l’unico indumento di cui gli importasse era la bandana di suo padre. Prima di andare però, sentiva il bisogno di salutare la persona a lui più cara: Kyla. Corse nuovamente sino a casa sua, dove la trovò ancora addormentata. Il ragazzo le spiegò brevemente il motivo di una partenza così improvvisa e di non sapere quando sarebbe riuscito a tornare. Lei, ancora assonnata, faticava a seguire il suo racconto; tranne il fatto che doveva separarsi da lui. Si abbracciarono, intensamente. Ad Edward scappò una lacrima, ma non se ne fece accorgere.
– Tornerò te lo prometto. – disse il giovane.
– Ci conto. – sospirò Kyla.
La cosa che rendeva affascinante il giovane, era quel sorriso accattivante che nessuno riusciva a togliergli di dosso. Lo rendeva luminoso agli occhi di tutti. Tornato in fretta e in furia da suo nonno, prese il bagaglio, dicendogli che era pronto per partire. Guardò la sua isola ancora una volta, con un senso di nostalgia, sapendo però che sarebbe tornato.
Era la prima volta che il ragazzo viaggiava per mare, finalmente come suo padre. Per lui stare su una barca era un’esperienza nuova e straordinaria: sentire il vento che gli scompigliava i capelli, le onde che accarezzavano la pelle e il riflesso del sole dritto negli occhi.
Il sole squarciava le vele, dipingendo l’oceano di un blu accecante. Edward, con il cuore che pulsava come un tamburo di guerra, osservava ammaliato l’abilità dei marinai. Ogni loro mossa era una danza, un balletto di braccia e muscoli che sfidava il vento e le onde. Il capitano, con la voce possente di un dio del mare, gridava ordini che si diffondevano come fulmini tra le corde e le vele.
Edward, immerso in un’intensa sete di avventura, si lasciò cullare dalla brezza marina, il profumo salato che gli accarezzava la pelle come una carezza ancestrale.
Il mondo si spalanca a dinnanzi si suoi occhi, come un invito a perdersi nell’orizzonte.
La sensazione era così potente, così piena di vita, che gli faceva tremare le gambe, un’emozione che gli ricordava suo padre, il grande marinaio che aveva navigato su questi stessi mari.
– Curioso, eh?” Una voce calda come il sole gli sussurrò all’orecchio. Era il nonno, con uno sguardo saggio e pieno di amore, che gli posava una mano sulla spalla. – Sei emozionato per questo viaggio?-
Edward, con gli occhi verdi che brillavano di una luce nuova, come stelle appena nate, rispose:
– Nonno, mio padre raccontava sempre che i mari sono il respiro del mondo. Voglio vederli tutti, le isole, i paesaggi, i segreti che custodiscono… voglio vivere mille avventure! –
Nell’anima di Edward, la fiamma dell’avventura ardeva sempre più forte. Immaginava già Kyla, la sua amica d’infanzia, che lo aspettava a casa, pronta ad ascoltare tutte le sue storie. La sua mente era già proiettata al ritorno, a quel momento in cui si sarebbero ricongiunti per raccontarle le storie di un mondo sino ad oggi sconosciuto.
E così, con il cuore pieno di speranza e il vento in poppa, Edward diede un ultimo sguardo al crepuscolo, prima di scendere sotto coperta con il nonno a riposare un poco, in attesa del nuovo giorno, per vivere finalmente la sua leggenda sul mare.
Il resto del viaggio procedette tranquillo, il mare era liscio come l’olio e il vento soffiava dolcemente sulle vele facendo sì che l’andatura fosse sostenuta.
Passarono un paio di settimane quando il mercante, notando dei gabbiani nel cielo, urlò:
– Terra! Ci siamo, l’isola di Torba! Ciurma, preparate gli ormeggi, stiamo per arrivare a destinazione. –
Commenti
Ancora non ci sono recensioni.