L’Alzheimer non è una malattia contagiosa, non passa a chi sta vicino al malato. Eppure, si attacca e intacca la vita non solo di chi si ammala, ma anche di chi gli sta intorno. È quello che succede a Paola, quando si accorge che in suo padre sono sempre più evidenti la confusione, i vuoti di memoria, le parole sospese e le frasi incompiute. Ha inizio così un percorso durissimo, dalla diagnosi all’abbandono da parte delle istituzioni, dai momenti più grotteschi a quelli più drammatici. Paola e la sua famiglia impareranno che il dolore non lo si racconta con termini altisonanti, ma solo come lo si è vissuto e attraversato: con amore, cura e gentilezza.
CAPITOLO 1
Ricordo ancora con molta chiarezza la sensazione che provai quel giorno mentre passeggiavo lungo la spiaggia. Percepivo qualcosa che in realtà non riuscivo a definire, ma che assomigliava molto a un senso di inquietudine. Accanto a me bambini sorridenti correvano veloci sul bagnasciuga, schizzandomi con gli spruzzi d’acqua che sollevavano con i loro piedini scattanti.
Noncurante della loro presenza, procedevo lenta osservando le orme che i miei piedi lasciavano sulla sabbia fino a scomparire all’arrivo delle onde. L’unica cosa a cui continuavo a pensare era la conversazione che avevo avuto nella mattinata con mio marito Giorgio in merito ad alcune stranezze comportamentali di mio padre.
«Mamma, guarda cosa so fare! Mamma, hai sentito?» Quella vocina che proveniva dal mare mi riportò alla realtà. La piccola Noemi era in acqua e stava in piedi su una tavoletta da surf giocattolo che suo padre si preoccupava di tenere ferma sotto le possenti braccia per evitare che venisse trasportata dalle onde.
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«Sì, amore, scusa ma ero distratta. Fammi vedere!»
La piccola si lanciò senza esitare tra le onde e dopo poco
riemerse stropicciandosi gli occhi con i pugni delle manine, per alleviare il fastidio dell’acqua salata.
«Wow, che tuffo meraviglioso!»
Noemi ricambiò il mio complimento con un sorriso raggiante. Mentre accarezzavo il mio pancione, pensavo a come fosse beata quell’età in cui l’unica preoccupazione della giornata era a quale attività giocosa dedicarsi. Ero al mio quinto mese di gravidanza e aspettavo un’altra bambina. Era l’estate del 2011 e, come tutti gli anni, insieme alla mia famiglia, decisi di trascorrere qualche giorno di vacanze nella casa dei miei genitori Elena e Giovanni. Un’occasione per ritrovarsi anche con mio fratello Filippo, che viveva a Milano da diversi anni. Quell’anno, a seguito della gravidanza, avevo preferito trascorrere l’intero periodo di ferie con loro per godermi la tranquillità e la monotonia del luogo.
Erano quasi quarant’anni che i miei possedevano quella casa acquistata con tanti sacrifici. Si erano innamorati di quel paesino affacciato sul mare la prima volta che ci avevano soggiornato durante le vacanze estive. Dopo aver trascorso per alcuni anni le vacanze in un appartamento in affitto, avevano deciso di acquistare una porzione di una bifamiliare in costruzione appena si era presentata l’occasione.
La casa è affacciata su un’ampia distesa di terra coltivata e gode di uno splendido panorama collinare. Ha una posizione ottimale immersa nel verde, lontana dai rumori del centro e dalla ferrovia, ma sufficientemente vicina alla spiaggia raggiungibile a piedi in pochi minuti. La spiaggia è sempre vivibile, ben frequentata, ma mai eccessivamente affollata.
Soltanto durante la settimana di Ferragosto e nei week-end si riempie di gente; la maggior parte dei turisti sono gli abitudinari affezionati che trascorrono le vacanze sempre nello stesso albergo da anni, oppure hanno un appartamento di proprietà. È un turismo adatto principalmente ad anziani e famiglie con bambini piccoli.
sanseverinosara (proprietario verificato)
Un arcobaleno di emozioni questo libro di Gabriella Pedata. Davvero toccante. Mi ha fatto commuovere diverse volte.
Il suo modo di scrivere fa vivere molto da vicino quello che vivono i familiari dei malati di Alzheimer, e allo stesso tempo, arriva tanta forza, coraggio, determinazione e infinita pazienza e compassione.
Grazie per aver portato a testimonianza questa realtà di cui si conosce pochissimo. Grazie per averlo fatto mettendosi a nudo con il cuore aperto.
chiserg
Un libro ben scritto deve far sentire il lettore presente ai fatti, cosa riuscita perfettamente all’autrice: il film dei fatti scorre davanti agli occhi di chi legge.
Capitolo dopo capitolo si recepiscono perfettamente stati d’animo, pensieri, sensazioni e sentimenti di tutti i personaggi, permettendo al lettore di immergersi nel vissuto di ognuno di loro.
Inoltre viene anche indicato, tramite le vicende descritte, quali possono essere le possibili risposte alle situazioni create da questa malattia, nonché dalle istituzioni preposte che, il più delle volte, invece di aiutare chi deve affrontare le conseguenti difficoltà, cercano in tutti i modi di scaricare le proprie responsabilità sui cari dell’ammalato.
Libro a mio avviso da leggere anche per chi fortunatamente non è stato sfiorato in nessun modo dall’Alzheimer.
Complimenti all’autrice.
mauro antonaci (proprietario verificato)
Ho letto la bozza tutta d’un fiato: è davvero un pugno nello stomaco, ma scritto molto bene sotto forma di diario molto scorrevole. Purtroppo, come immaginavo, mi sono ritrovato in molte delle situazioni relativamente a mia mamma, che attualmente assisto per problemi analoghi. Questo mi fa pensare che il libro sarebbe un buon modo per far conoscere alla gente in modo non “didascalico” cosa significa questo tipo di malattie per i parenti, principalmente, nel caso dovessero capitare in quella situazione. Non so però, francamente, quante persone vogliano vedere quel “film” senza essere già in una situazione analoga. Ma se qualcuno mi chiedesse di scegliere un libro per “preparare” un parente che si trovi nella stessa situazione di care-giving, e mi proponesse la scelta tra un testo strutturato o questo libro, penso che gli suggerirei questo, perchè l’aspetto più devastante che i libri didascalici spesso non raccontano è proprio la reazione progressiva dei parenti, l’iniziale negazione, il rendersi conto piano piano che la razionalità da un certo momento in poi non è più un’arma utilizzabile, la necessità di gradualmente prendere un atteggiamento talvolta anche irrazionale nel rapportarsi col parente, inscenando talvolta anche finzioni , la necessità di sopprimere il rancore derivante da un atteggiamento del paziente che a volte sembra essere ostile a chi magari si sta svenando per aiutarlo… tutte cose che dal libro emergono benissimo e in modo naturale. Tutto il resto, le parti mediche, si imparano strada facendo.
E comunque questo, in fondo, è un libro a lieto fine, in un certo qual modo: infatti è il caregiver il vero protagonista della storia. In questi casi egli ha una scelta tra due sole opzioni: farsi travolgere e soccombere in vario modo anche lui, oppure reagire con lucidità e tenacia, fare del suo meglio, ricordandosi che per poter essere utile al paziente deve però preoccuparsi anche di se stesso. E spesso in questo compito, che è forse la parte più difficile, si è davvero soli….
gepinoceparano
Libro coinvolgente che si legge velocemente, scritto usando un linguaggio semplice non scientifico, dato importante visto il tema trattato, avvicinando il lettore senza rischiare di perderlo. Lo consiglio.
Antonio Ceparano (proprietario verificato)
È un libro che lascia il segno e fa riflettere su un tema importante e delicato; è altresì ricco di emozioni e commovente..lo consiglio vivamente…
Roberto Canavero
E’ molto importante fare rete, per proteggere e aiutare le persone che vivono direttamente questo stillicidio…Questo Libro è una lucina che si accende e, man mano che la lettura prosegue, brilla sempre di più.
sabrina Franceschelli (proprietario verificato)
Straziante … commovente … perfino divertente … un racconto che fa’ riflettere sulla malattia e le sue problematiche .. una storia raccontata con amore e sensibilità in cui ti ci puoi facilmente proiettare. Accattivante.
sabrina Franceschelli (proprietario verificato)
Straziante … commovente … perfino divertente … un racconto che fà riflettere sulla malattia e le sue problematiche .. una storia raccontata con amore e sensibilità in cui ti ci puoi proiettare facilmente. Accattivante.
pugliese.isabella1945 (proprietario verificato)
Questo libro racconta il delicato rapporto tra la malattia e la famiglia, nonché, in maniera amorevole, le varie fasi della malattia: dalla negazione, alla vergogna, alla rabbia, all’accettazione/rassegnazione di vedere scomparire la persona di prima, e la fatica di accettare la nuova persona. Alcuni episodi potrebbero addirittura suscitare ilarità se non fosse per il fatto che si sta leggendo un libro su una persona distrutta dalla malattia. Ma il libro racconta anche delle battaglie burocratiche e dell’indignazione verso certe pratiche “di assistenza”. Ma soprattutto il libro racconta di come il malato, sebbene non riconosca più i propri cari, tuttavia, riesce ad entrare in un contato affettivo con loro attraverso altri canali… sconosciuti. La malattia porta via tutto con sé, ma la capacità di percepire l’amore e di donarlo non viene intaccata.
Gabriella Pedata
Ciao, grazie molte per il riscontro positivo. Il libro nasce proprio con l’obiettivo di aiutare i caregiver a sentirsi meno soli e isolati. Lo stile del libro è volutamente romanzato per rendere la lettura più scorrevole e leggere.
Cesare Aronica (proprietario verificato)
Molto interessante e di piacevole lettura. Ne ho ordinate 2 copie: una per me e mia moglie e l’altra copia la regaliamo ad una nostra amica che sta affrontando con la propria madre il problema dell’Alzheimer