Kainua è in fermento. Il rituale del Tempio Celeste sta giungendo al termine e si pongono le basi per la fondazione di una città etrusca vera e propria, laddove, in precedenza, vi erano solo villaggi di capanne […].
Dalla mia posizione sopraelevata, su un ramo di quercia, guardo impassibile lo scandirsi delle diverse fasi di un rito che non ha nulla a che fare con gli Dei, ma con gli umani. Questi ricercatori di certezze suddividono in modo netto il bene dal male, senza sfumature, senza tener conto della loro interdipendenza.
Il desiderio di conoscere gli avvenimenti prima che accadano portano gli esseri umani a immaginare un altro mondo, il Tempio Celeste, in una dimensione alternativa, i Cieli, dove gli Dei, esseri perfetti, onniscienti e onnipotenti, ma capricciosi, si interessano al comportamento umano e al loro destino, tanto da mandare segnali attraverso il volo degli uccelli, le interiora degli animali, i fulmini e usare catastrofi ambientali come ammonimento. La descrizione del mondo celeste, così come viene raccontato durante il rito, è detestabile […].
Sento in lontananza un battito di ali, mi sembra di riconoscerle. Osservo l’immensità del cielo in attesa della sua comparsa. Improvvisamente vedo la sagoma di un falco pellegrino che viene verso il mio ramo d’appoggio. Sono una colomba. Rimango immobile e fisso l’animale che si avvicina sempre di più, immagino per ghermirmi. Il pericolo è vicino e sembra non fermarsi. Sorpresa mi preparo a mutare il mio aspetto, poi vedo che è l’ospite inaspettato a cambiare. Mentre vola, le sue ali diventano molto più scure, grandi e folte; il suo piumaggio cade lasciando scoperte braccia e gambe color neve; gli occhi sono di color ametista e una tunica bianco-avorio copre un corpo perfetto e leggiadro che, con eleganza, si accomoda al mio fianco ad osservare il rito. La squadro con aria interrogativa, lei mi risponde con un sorriso. É mia sorella, Eris. Il caos è la sua specialità.
«Buongiorno Vanth, gemella adorata, come procede? È all’altezza della cerimonia a Felsina? Aiutiamo i sacerdoti a prendere questa decisione di sangue?» Ride mentre lo dice, il macabro la esalta. Ora i suoi muscoli sono tesi, so che sta per fare qualcosa di imprevisto. Non le rispondo, ma riprendo il mio aspetto originale e le afferro un polso. I suoi occhi sono fissi sui miei. «Eris, lo sai che non puoi fare come vuoi. Ci sono delle regole da rispettare,» le dico con calma, «lascia che le cose accadano così come devono, va bene?» I suoi occhi si fanno cupi e la sua voce esce come un sibilo maligno «Le regole scritte sulla tua pergamena. La famosa Pergamena del Destino, accompagnata dalla Fiaccola della Speranza. Sei ridicola! Io voglio essere libera di esercitare i miei poteri come e quando voglio, non solo quando lo decidi tu. Non voglio essere solo uno strumento del Destino, un tuo strumento, per creare dissidi e catastrofi quando fa comodo alla tua arroganza.»
Sono scioccata dall’odio che si sprigiona da lei «Non capisco, Eris, non sono di certo io a prendere le decisioni. Il percorso di vita di ogni creatura esistente è scandito dal tempo e da ciò che ogni strada intrapresa comporta.» so che sta per ribattere, così decido di continuare a parlare, spiegandole per l’ennesima volta quale sia la mia posizione e quali siano i miei compiti, «I grandi eventi, quelli che cambiano il destino di una comunità intera, per esempio, hanno bisogno di un intervento divino ed è solo in quel momento che mi intrometto. Non lo faccio a cuor leggero.»
Mi guarda e ride, una risata terribile, gutturale, simile al ringhio di un animale feroce.
«Dunque, anche io posso scegliere il mio destino? Bene, allora diciamo che il mio unico scopo ora sarà scegliere un destino che possa distruggere il Destino stesso.»
Con queste parole Eris mi volta le spalle, si alza in cielo sotto forma di stormo di uccelli, vola sopra la pars hostilis sul Decumano per poi andarsene.
Ricordo il periodo in cui vigeva l’anarchia tra le divinità. La maggior parte degli abitanti del globo si estinse per questo. Le dispute tra Dei si trasformavano in enormi cataclismi che si abbattevano sulla Terra; l’evento più devastante fu l’estinzione di massa, dovuta alla congiura contro Tinia; il susseguirsi delle glaciazioni fu una conseguenza diretta di ciò. Solo quando la Pergamena del Destino divenne uno strumento divino fu possibile evitare catastrofi di quella portata: ora gli Dei hanno paura di essere puniti. […]
È ormai giunto il crepuscolo e, mentre cammino senza meta attraverso i terreni circostanti, sento un brivido percorrermi tutto il corpo a partire dalla mano che tiene stretta la Pergamena; è lei che desidera mostrarmi qualcosa che potrebbe cambiare il corso degli eventi.
La vibrazione è lieve e apro la Pergamena. Quello che vedo attraverso la sua superficie ha un ché di straordinario e spaventoso insieme.
*
A circa venticinque chilometri da Kainua, quattro chilometri fuori da Felsina, in una radura, si erge un melo e sotto le sue fronde una bambina sorride e parla con una donna dai lunghi capelli color del grano, gli occhi grigi come nuvole cariche di pioggia e la pelle abbronzata a causa del sole, è Feronia. Indossano due leggere tuniche bianche decorate con pieghe e orli fatti con petali di fiori selvatici.
«Guardate, guardate Madre. È una mela, è una mela.»
La Dea guarda l’albero e prende la piccola in braccio per avvicinarla all’unico frutto maturo presente.
«Sì Rughia. Stai crescendo e il tuo albero con te. Quando sarai pronta potrai fare grandi cose, sarai una ninfa molto potente e mi aiuterai con le tue sorelle a mutare le stagioni e a proteggere i boschi.»
Le dà un bacio in fronte e la posa delicatamente a terra. La bambina saluta Feronia, la madre di ogni pianta esistente nel creato, e si va a coricare all’interno del melo che le farà da casa per l’eternità.
La divinità che dà vita a una creatura si sente responsabile per lei alla stregua di una madre, questo vale anche per Feronia, la quale ha grandi aspettative nei confronti di tutte le sue figlie. Per la piccola Rughia, però, nutre un senso di protezione particolare; la piccola attraversa le fasi di crescita umane, è in grado di provare e affrontare le emozioni più difficili, insomma è a tutti gli effetti un’umana con i poteri di una ninfa: corpo eterno e anima dalle capacità umane. Proprio questo preoccupa la Dea, lo spirito della più piccola delle sue creature potrebbe rivelarsi molto più corruttibile e volubile rispetto a quello delle sue sorelle.
Feronia è così tormentata da cattivi pensieri, ansie e paure da decidere di partire immediatamente alla ricerca di Vecuvia, la Dea degli Oracoli, per chiederle un responso sul suo nuovo esperimento. Gira tre volte su sé stessa, lentamente si scompone in tanti piccoli frammenti e, diventata polline, si lascia trasportare dal vento, conscia del fatto che l’aiuterà a trovare ciò che sta cercando. Quando la brezza trasportatrice si ferma la Dea, riacquistate le sue sembianze, atterra su un terreno incolto circondato da una strana aura magica. In lontananza si scorge uno sgabello a tre piedi in ferro battuto. Si avvicina e ne coglie la scomodità […] e si siede con naturalezza. Inizialmente sente un leggero formicolio, […] ma, passata una ventina di secondi, la sensazione svanisce e tutto acquista nuove caratteristiche, è dentro la realtà di Vecuvia. Tutt’attorno è buio, l’unica luce presente arriva fioca da una candela posta su un tavolo poco distante. Feronia cerca di alzarsi, ma qualcosa glielo impedisce. Improvvisamente una voce si fa strada nell’oscurità, «Mmh, la Sorella delle foreste è qui» il tono è squillante e allegro. «Cosa posso fare per te?»
La luce acquista sempre più intensità con l’accendersi di candele, candelabri e fiaccole. La sala che si presenta davanti agli occhi dell’ospite è a dir poco spettacolare. Il sapere che, fino a quei tempi, era stato scoperto è inserito in enormi rotoli di pergamena, divisi per ogni regione del mondo. Ogni scaffale dell’enorme libreria del conosciuto e del conoscibile, che occupa tutta il vasto perimetro della stanza, è colmo di profezie su un futuro inimmaginabile e di svariate scoperte che si susseguiranno nel corso dei secoli. Nella collezione sono compresi i racconti epici che narrano vicende non ancora avvenute o pensate. Il soffitto è dedicato per intero agli egizi e ai loro geroglifici, ogni immagine è dipinta con colori sgargianti. Su un ripiano vi è un insieme interminabile di piccole bottiglie e sfere, in ordine per data. Feronia rimane assolutamente rapita e vorrebbe passare giorni interi alla scoperta del futuro, ma sa che le sarebbe impossibile perché solo a Vecuvia ne è comprensibile la lettura. Ciò che risulta assurdo ai suoi occhi sono le scale. […]; queste, infatti, si snodano in qualsiasi direzione, orizzontali, verticali, oblique, ma la cosa più sconvolgente è che le si può percorrere anche capovolti; si aprono anche un numero imprecisabile di piccole insenature tra uno scaffale e l’altro che portano ad altrettante nicchie. Mentre la divinità delle foreste osserva il miracolo ingegneristico di quella casa, Vecuvia scende una scala e le si avvicina con passo incerto sul pavimento in pietra levigata […]. Ha grandi occhi gialli e lunghi capelli rossi legati da un nastro nero. Porta una tunica grigia, sporca e lisa e in mano ha uno strumento che Feronia non riconosce, sembra uno specchio, ma non riflette l’immagine di chi lo guarda, fa vedere ingigantito ciò che gli sta sotto.
«Vedo che ti piace la mia sala dei responsi, che in realtà prosegue anche nelle altre stanze della mia dimora. Non mi capita di ricevere molte visite, quindi resta tutto il tempo che desideri e fammi qualsiasi domanda ti venga in mente.» vede la curiosità negli occhi della sua interlocutrice, puntati verso la sua mano destra «Questa è una lente d’ingrandimento, serve per leggere meglio. Sai, quando stai sempre in un ambiente così chiuso e sei sempre intenta a trascrivere, osservare e travasare ricordi di un futuro prossimo o remoto come me, un aiutino è sempre gradito. Ho usato una mia visione per fabbricarlo e devo dire che me la sono cavata egregiamente. Vuoi provare?»
«No,» Feronia distoglie lo sguardo con diffidenza «vorrei parlare di ciò che mi sta più a cuore al momento, sono qui per -»
«Rughia!» la anticipa Vecuvia. «Ho tentato di vederne il futuro per conto mio perché mi incuriosiva la sua esistenza: insomma è a tutti gli effetti un’umana, sicuramente nell’anima, e il corpo si sviluppa come quello di una bambina, ovviamente in modo meno graduale perché segue la fioritura. Quindi, tra meno di un mese, diventerà adulta e poi smetterà di crescere e diventerà un’immortale esemplare di Ninfa umana, si può dire così?» le scappa una risatina divertita.
«Se l’hai visto, raccontami il suo futuro, sono molto preoccupata.»
«Ecco, vedi è proprio qui il problema.»
Lo sguardo di Feronia si fa interrogativo e alquanto turbato «Problema?»
«Oh sì, una grande, enorme, incommensurabile questione.» sorride tra sé e sé mentre l’altra comincia a spaventarsi «Vedi il futuro della tua creatura dipende dal Destino.»
«Suppongo che ogni tua lettura si basi sul Destino» risponde acidamente l’ospite.
«Mi sono preparata per questo incontro, non sapevo come affrontare l’argomento. Ora però ti devo mettere a parte della proprietà del Destino. Per alcuni esso pare come già scritto, le sue varianti non incidono sulla loro vita. Per altri invece è diverso e molto più incisivo, oserei dire invasivo. La tua giovane e tenera Rughia ha a che fare con questa seconda tipologia che potrebbe cambiare drasticamente e in modo definitivo ciò che ella è. Conosco due versioni possibili del suo futuro.»
Feronia è ammutolita, non si era mai interessata del Destino. Non ne aveva mai sentito l’esigenza. «Quindi tutto dipende da-»
«Sai in che rapporti sono Vanth ed Eris?»
«Perché me lo chiedi? Non dovresti saperlo grazie ai tuoi poteri divinatori?» punta i piedi al suolo per potersi alzare, ma non ci riesce.
«Non posso vedere il futuro dei miei Fratelli, come tu non puoi placare Tinia e una sua tromba d’aria nel caso venisse a distruggere una zona boschiva. Il futuro degli Dei, come il loro destino, mi è precluso… a meno che-» le sue parole sembrano congelarsi per un attimo, ma continua a parlare «Comunque, te lo chiedo perché credo che abbia a che fare con il loro scontro di ideologie irrisolto.»
«Non conosco i loro rapporti e nemmeno mi sono mai interessati!» urla la divinità, ormai al limite della pazienza.
«Dovrebbero invece,» dice con grande calma l’indovina «perché in un futuro possibile la tua creatura verrà punita come nessuno mai prima. In entrambe le previsioni ella troverà l’amore di un uomo: in una sarà voluto dal Destino e si risolverà con un finale lieto; nell’altra invece, il Destino non c’entra, sarà un incontro improvviso portato da un falco pellegrino e dal vento.» gli occhi di Vecuvia si fanno a mano a mano sempre più bianchi, fino a coprire le iridi e le pupille, la voce diventa più veloce e ritmata, è chiaro che ha perso la cognizione del tempo e dello spazio. Non sta solo raccontando, sta avendo una premonizione «Ci sarà un tradimento di fiducia dettato dal dovere sociale del ragazzo; vedo odio, risentimento, sete di vendetta, un cuore che sanguina, una maledizione incarnata, una punizione eterna. Nessuno ha pace; si seguiranno nei secoli senza speranza nel tentativo di ritornare alle origini. Quando si raggiungeranno non vorranno più tornare indietro, ma la scelta sarà obbligata. Universo pretende equilibrio.» emette un verso gutturale, spettrale e riprende coscienza. La visione esce da uno dei suoi occhi, si alza in volo come una sorta di luce fluorescente verso una bottiglia che si chiude ermeticamente e fluttua in una delle nicchie.
Sofia de Vito Piscicelli (proprietario verificato)
Non vedo l’ora di leggerlo!