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La piccola casa

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La giovane Samira sta per partire per una vacanza studio. Per lei dovrebbe essere un momento indimenticabile ma, salita sull’aereo, qualcosa non va come dovrebbe. Senza che se ne capisca la causa, all’improvviso si sente male e sviene. Si risveglierà dopo un lungo coma e scoprirà che la sua vita è cambiata radicalmente: da questo momento avrà inizio il difficile cammino verso la verità, che la condurrà a rivalutare la sua famiglia e la sua intera esistenza.

CAPITOLO 1 – LA PARTENZA

Venerdì 16 giugno 2006

Samira si sentiva confusa, svuotata dentro, estraniata da tutto e da tutti. Sentiva voci soffuse arrivarle addosso come piume di pulcino a solleticarle le orecchie, le ossa doloranti e staccate da sé, come se non facessero più parte di lei. Il suo cuore pulsava pesante nel suo petto e i suoi occhi bruciavano acidi di gonfiore.

All’aeroporto, in attesa di partire per la tanto attesa vacanza-studio, avrebbe dovuto essere al settimo cielo, felice di poter andare via.

Invece no, non sentiva niente, perché la sera prima e per buona parte della notte aveva pianto a dirotto. Aveva pianto perché sua madre l’aveva insultata e umiliata e lei sentiva di non meritarselo. Le aveva detto che era una piccola bugiarda, mentre Samira odiava i bugiardi e non diceva quasi mai cose non vere. Quella volta, almeno, non l’aveva fatto, e non capiva per quale motivo lei non volesse crederle.

Con il trascorrere del tempo l’avrebbe capito.

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Adesso se ne stava lì, a guardare gli altri, i suoi futuri compagni di classe alla scuola d’inglese a Oxford. Si vergognava di avere gli occhi gonfi, quindi se ne stava sola, in un angolo, chiusa nel suo involucro duro come acciaio ma fragile e trasparente come cristallo, ad aspettare il suo aereo.

Aveva salutato il suo papà, l’unico che in quel momento sembrava sapesse ascoltare e credere, capire e voler bene. Lo aveva baciato lievemente sulla guancia, aspirando a pieni polmoni l’aroma fragrante di dopobarba: profumo di papà, profumo di sicurezza. Era sinceramente dispiaciuta di doverlo lasciare, ma felice di volare via dalla sua angoscia.

Dopo qualche ora durata un secolo, finalmente, qualcuno aveva pronunciato nell’altoparlante il numero del suo volo e lei era salita a bordo del mezzo di trasporto più innaturale e trasgressivo per l’essere umano. Voleva cancellare la sua vita e navigare tra i cieli via da casa, dalle incomprensioni, dalle ingiustizie, dalla rabbia. Rabbia antica e ingiallita che provava nei confronti della madre. Rabbia verso l’indifferenza con la quale, quando i suoi amici passavano a chiamarla, rispondeva “Samira non c’è”, mandandoli via, mentre Samira era lì, ad aspettare proprio loro, per svagarsi un po’, per uscire da quelle mura sterili e incolori. Era lì in attesa di qualcuno che le desse un surrogato di quell’affetto materno di cui sentiva immensamente la mancanza.

Un giorno il suo professore di filosofia l’aveva chiamata fuori dalla classe e le aveva parlato a quattr’occhi: «Io ho capito perché socializzi poco» le aveva detto. «È una tua scelta: tu non ti giudichi inferiore agli altri, ma, al contrario, ti reputi superiore! Però devi dare loro una possibilità, devi “aprire i cancelli” e uscire di casa!» Lei, il viso accaldato di imbarazzo e il cuore che cavalcava come impazzito, avrebbe voluto urlare: “Come faccio se mia madre mi tiene in prigione e mi proibisce di vedere chiunque abbia meno di trent’anni?!”, ma si vergognava al solo pensiero di dover comunicare una cosa che doveva sembrare tanto assurda all’unica persona che in quel momento si stava preoccupando per lei.

Quando arrivava l’estate, però, finalmente si liberava di lei e quell’anno, a Oxford, sarebbe potuta uscire e avrebbe potuto fare nuove amicizie, senza rendere conto a nessuno.

Stava pensando alle parole del suo professore e si stava rendendo conto che, effettivamente, aveva ragione: lei reputava tante persone troppo stupide perché valesse la pena combattere per poterle frequentare.

Durante il viaggio aveva conosciuto la ragazza che le sedeva accanto, la sua compagna nella famiglia inglese che avrebbe dovuto ospitarla, ma soprattutto aveva adocchiato un ragazzo… Sembrava un principe azzurro! I capelli biondi e leggermente ondulati, lunghi e lucidi, gli occhi tanto blu da risultare violacei, lo sguardo triste, una leggera barba incolta che gli velava il volto dai lineamenti perfetti.

Leggeva un libro, e in un’ora non aveva mai alzato lo sguardo.

Mentre lo stava osservando, i loro occhi si erano incontrati. Samira, confusa, li aveva abbassati subito e un fuoco si era immediatamente impadronito di lei, impedendole qualsiasi movimento. Presa dal panico, aveva iniziato a osservarsi le dita, come se non le avesse mai viste prima.

E adesso cosa faccio? Mi sta ancora guardando? All’improvviso le era venuto in mente che si era messa gli occhiali scuri quella mattina… Che stupida si era sentita! Coraggio, alza gli occhi e osserva! Il ragazzo non era più al suo posto… Dove poteva essere? Eccolo che torna dalla toilette… Cosa sta facendo? I suoi occhi sono magnetici… Aiuto… il mio cuore… sto male… mi sento soffocare!

Samira aveva perso i sensi.

Stanca, sola, confusa, nel panico. Il suo organismo aveva deciso di staccare la spina, il collegamento con tutte quelle sensazioni.

Adesso era tranquilla, il polso regolare, navigava nel buio.Era la prima volta che le succedeva, e la cosa le era sembrata strana: non sapeva se fosse ancora viva, svenuta o addormentata. Non vedeva e non sentiva assolutamente niente. Aveva cercato di muoversi e non c’era riuscita; aveva cercato di urlare, ma la voce non era uscita.

Poi ancora il nulla: il panico l’aveva aiutata un’altra volta, riportandola nell’oblio dell’incoscienza, finché le sembrò di svegliarsi… in una stanza bianca.

Pareti bianche, letto candido, un mazzo di fiori immacolati su un tavolino abbagliante.

Indossava solo un camice, bianco.

Si alzò dal letto. Si sentiva leggera, stava bene. Niente rumori, niente finestre, i fiori emanavano un dolce profumo. Che strano: erano completamente bianchi, perfino le foglie.

Il ragazzo dagli occhi viola era lì seduto, al suo fianco, sofficemente sprofondato nei cuscini di una grande poltrona bianca. Indossava un completo che sembrava fatto di neve, ed era bellissimo.

Si alzò e si avvicinò al letto.

«Bentornata!» le sussurrò.

Samira non era agitata; si sentiva benissimo, stranamente rilassata.

«Chi sei?» Questa volta la voce uscì dalla sua gola, soffocata ma calda di curiosità per quella persona carica di un magnetismo straordinario.

«Sono James.» La voce di quell’Adone era sensuale e leggermente rauca.

Il ragazzo si avvicinò e con calma la baciò lievemente sulle labbra.

Samira sentì un languore allo stomaco… poi il vuoto s’impadronì ancora di lei.

2022-04-10

Aggiornamento

Ringrazio tutti i miei sostenitori. Il libro ha raggiunto e superato il goal delle 200 copie vendute, sono orgogliosa di voi! A presto. Claudia

Commenti

  1. Daniela

    (proprietario verificato)

    Scrittura che ti cattura pagina dopo pagina…. Samira e le sue vicende ti rapiscono e ti portano nel loro mondo a tal punto da perdere contatto con la realtà. Lettura piacevole per questo autunno! Aspetto l’edizione definitiva e la raccomando a tutti coloro che amano leggere di emozioni sincere e a cui piace il mistero.

  2. Luigi Moca

    Solo leggere l’anteprima di questo libro ti fa capire di avere fra le mani una piccola “perla” e la curiosità cresce man mano che si scorrono le prime righe….
    Claudia riesce a rendere, con il suo modo genuino di scrivere, viva l’atmosfera di questo racconto e, in maniera molto naturale, ci si trova a condividere i sentimenti e le storie dei vari attori…
    Mi aspetto grandi cose da questa giovane scrittrice.

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Claudia Petazzoni
nasce a Milano nel 1967. Dopo aver conseguito il diploma al liceo linguistico, si iscrive alla facoltà di Psicologia, ma presto abbandona gli studi. In seguito viene assunta da una società che si occupa di gestione documentale, nella quale attualmente opera come coordinatore ricerche e richieste. Ha due figli, Laura e Federico, entrambi laureati. Fin da piccola, le sue passioni più grandi sono state il pianoforte e la lettura. La piccola casa, iniziato per gioco, è il suo primo romanzo.
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