Suo padre, Augusto Sparri, era un rispettabile uomo di mezza età dall’aspetto serio e autoritario che ricopriva l’onorevole ruolo di Consigliere del Villaggio di Erde. Il signor Sparri e la figlia erano spesso in conflitto tra loro a causa dell’abissale differenza di carattere. Julia, infatti, era una ragazza che amava vivere sopra le regole, uscire dai confini del villaggio, esplorare, entrare dove non le era concesso… e questa sua attitudine la faceva finire spesso nei guai.
Quando veniva scoperta, il che, per sua fortuna, accadeva di rado, era compito di suo padre e degli altri consiglieri pensare a una punizione.
Il Consiglio del Villaggio di Erde era composto da cinque uomini, cinque donne e, carica più importante, un Consigliere Supremo, a cui era sempre concessa l’ultima parola. Quest’ultimo veniva eletto dagli altri consiglieri e tutti insieme si impegnavano a rendere il Villaggio di Erde un posto sicuro e confortevole per i suoi cittadini.
I consiglieri venivano a loro volta selezionati tra gli abitanti più saggi, diplomatici e onesti del villaggio ed erano quelli con le menti più forti e brillanti. Per questo motivo, fare parte del Consiglio era una grossa responsabilità nonché motivo di grande orgoglio.
Ogni decisione veniva discussa con razionalità e oggettività all’interno del Consiglio eppure, quando si trattava della figlia, il signor Sparri non poteva fare a meno di prendere le sue parti. In fin dei conti, per quanto disobbediente e temeraria fosse, era sempre sua figlia, e per quanto seriamente quell’uomo prendesse il suo lavoro, c’era una cosa che amava di più… essere padre.
Augusto Sparri era sposato da venticinque anni con Mary Sparri, madre di Julia e dei suoi due fratellini.
La signora Sparri era una deliziosa donna sulla cinquantina, con l’aspetto di una di quaranta, dall’animo solare e gentile.
Il mattino, insieme ad altre signore del villaggio, si teneva impegnata con la raccolta di frutta e verdura nei campi al limitare del caseggiato, dove venivano coltivati ortaggi salutari, in modo completamente naturale, senza l’aggiunta di pesticidi o qualsivoglia prodotto contaminante.
Nel villaggio era molto importante trattare ogni alimento secondo le regole della natura in modo da non fare entrare nel corpo di chi lo ingeriva elementi superflui e nocivi. Mary Sparri rispettava molto la sua occupazione e amava trascorrere le mattinate circondata dal verde.
Finito il suo lavoro da coltivatrice, ogni pomeriggio, tornava a casa, pronta a immergersi in un compito altrettanto arduo e gratificante: badare ai suoi figli.
I fratelli minori di Julia erano gemelli, Ruben e Samuel, chiamato da tutti semplicemente Sam.
Ruben e Sam erano due pesti bionde sulla soglia dei dieci anni che trascorrevano i loro pomeriggi correndo e urlando su e giù per la casa, facendo impazzire la loro mamma e importunando la sorella Julia e il cugino, Alexander, che da qualche mese trascorrevano le giornate chiusi in camera, immersi nei libri.
Alex era il nipote della signora Sparri ed era decisamente il componente della famiglia con cui Julia andava più d’accordo.
I due ragazzi trascorrevano ogni momento della giornata insieme e ormai condividevano ogni cosa.
Fin da quando erano piccoli dormivano nella stessa camera, frequentavano la stessa scuola, avevano gli stessi amici e, cosa più importante, affrontavano qualsiasi avventura insieme. La loro fama da infrangi-regole era ormai leggendaria al villaggio. Quando uno dei due si trovava dove non doveva essere, per tutti era scontato che nei paraggi ci fosse anche l’altro.
Alex e Julia erano davvero inseparabili, avevano gli stessi hobby, le stesse passioni, gli stessi desideri e le stesse ambizioni.
Alex viveva a casa degli zii da più di dieci anni, da quando un giorno, inaspettatamente, i suoi genitori vennero misteriosamente a mancare; i genitori di Julia lo avevano accolto senza esitazione in casa loro, trattandolo da subito come un figlio.
Il ragazzo non sapeva cosa o chi fosse responsabile della morte della sua famiglia e, ancor peggio, nessuno pareva poterglielo dire. Sapeva solo che era avvenuto durante una missione per conto del villaggio, ma non gli era stata fornita nessun’altra informazione.
Nonostante le innumerevoli ricerche fatte negli anni da lui e dalla cugina, non era saltato fuori niente: sembrava che tutto quello che aveva a che fare con la morte dei suoi genitori fosse stato distrutto o nascosto; così alla fine, a malincuore, si rassegnarono e smisero di fare domande.
Alex e Julia avevano pressappoco la stessa età, Alex era più vecchio solamente di nove mesi e chi non li conosceva spesso li scambiava per gemelli. Anche Alex aveva i capelli neri e la pelle chiara, tra l’altro era l’unico in famiglia ad avere gli occhi come quelli della cugina, il che era sempre stato oggetto di curiosità. In famiglia amavano scherzare sul fatto che gli unici
ad assomigliarsi veramente fossero loro due e che forse era per questo che andavano così d’accordo.
Grazie all’influenza della nonna, iniziarono molto presto ad appassionarsi alla musica e a soli otto anni formarono la prima band insieme al loro inseparabile amico, Sergio. Quando i genitori di Alex morirono, Julia e Sergio divennero per lui un punto di riferimento, la sua famiglia, il suo tutto.
Quella mattina si trovavano là, nella stessa camera, nella stessa casa, nello stesso villaggio di sempre ma qualcosa stava per cambiare: si apprestavano, infatti, ad affrontare l’ultimo giorno di accademia. Questo non comportava semplicemente il termine del loro ciclo di studi ma un vero e proprio stravolgimento delle loro vite. Era una tradizione del villaggio, una volta conclusa la scuola, lasciare la famiglia e intraprendere un viaggio, da soli o con amici, solitamente della durata di un anno, alla scoperta del mondo, fuori dai confini in cui avevano vissuto fino a quel momento, con lo scopo di osservare lo stile di vita della gente comune e immedesimarsi in loro, poiché i due ragazzi, come d’altronde tutti in paese, di comune avevano ben poco.
Tutti gli abitanti di Erde, infatti, avevano grandi capacità, potevano fare cose che un essere umano qualsiasi poteva solo immaginare o, al massimo, aver visto in qualche film o letto in qualche libro. Fortunatamente erano da sempre stati istruiti a non abusare dei loro poteri, a controllarli e a vivere una vita “normale”, all’insegna della meditazione e del rispetto per la natura… anche se, come in tutte le cose, non sempre questo accadeva.
Alex e Julia si erano svegliati tardi quella mattina perché la notte prima, non riuscendo a prendere sonno per l’eccitazione, ebbero la splendida idea di uscire di nascosto e andare a vedere le stelle in cima al Monte Rut, la montagna più alta e maestosa del villaggio. Una persona normale probabilmente ci avrebbe messo delle ore a raggiungere la vetta, ma ai due ragazzi bastò darsi una bella spinta e nel giro di pochi secondi stavano comodamente seduti su una grande roccia, affacciata su un dirupo, in cima alla montagna. Rimasero lì delle ore a parlare e guardare il cielo fino a quando non videro spuntare i primi raggi del sole e decisero che era il momento di tornare a casa.
La mattina dopo si alzarono solo dopo il terzo richiamo della signora Sparri, corsero in cucina e ingurgitarono velocemente qualcosa. I gemelli erano già usciti, il che significava che erano tremendamente in ritardo.
Indossarono la divisa giallo ocra, presero gli zaini e si affrettarono a raggiungere la scuola, l’Accademia di meditazione trascendentale, per il loro ultimo giorno.
L’accademia si trovava esattamente nel centro del villaggio. Dall’esterno sembrava quasi un enorme tempio, formato da tanti piccoli edifici che ospitavano le aule e i vari uffici, circondato da un bellissimo giardino con alti salici piangenti che ne delimitavano il confine. All’entrata si ergeva, affascinante e maestosa come sempre, l’enorme statua dorata di un’aquila, simbolo del villaggio.
Una volta entrati a scuola i due cugini si separarono. Alex entrò nella sua classe con gli altri ragazzi mentre Julia raggiunse la sua con le altre ragazze.
Gli studenti venivano sempre divisi in maschi e femmine durante le lezioni mattutine poiché si concentravano sulla parte fisica, come la lotta o la meditazione, mentre il pomeriggio si riunivano per le lezioni più comuni come la geografia, la matematica o le lingue.
Quest’accademia, diversamente da quelle normali, non forniva solamente un bagaglio culturale agli studenti ma insegnava anche di cosa può essere capace la mente umana e come gestire i poteri che ne derivano.
Julia si stava esercitando con una compagna nella sala di combattimento. Nonostante fosse una ragazza mingherlina, quando colpiva non aveva pietà, a ogni pugno e calcio s’intravedevano i muscoli delle braccia e delle gambe contrarsi e riusciva a respingere ogni colpo dell’avversaria senza battere ciglio.
esclamò il maestro Xeno. continuò rivolgendosi alla sua compagna.
Il maestro Xeno suonò il gong in fondo all’aula, decretando la fine della lezione, e le ragazze lo raggiunsero sistemandosi automaticamente in una riga ordinata.
cominciò l’uomo, continuò senza perdere la sua compostezza. <È chiaro che ormai siete adulte, siete pronte ad affrontare il mondo e mostrare di che pasta siete fatte. Non potrei essere più fiero di voi… di ognuna di voi. Sono il vostro insegnante da quasi quindici anni, ho imparato a conoscervi e credetemi quando vi dico che per me è stato un onore tramandarvi quello che so. Ora siete pronte a cominciare un nuovo capitolo. Non siate tristi e non abbiate paura… io conosco le vostre capacità e posso assicurarvi che nessun ostacolo riuscirà a fermarvi. Ora su, andate, vi auguro veramente ogni bene>.
Le ragazze fecero un piccolo inchino, alcune di loro si asciugarono gli occhi e tutte insieme iniziarono ad avviarsi verso la porta.
chiamò il maestro Xeno. privato>.
dica, Maestro> rispose lei avvicinandosi.
dentro che ti porterà molto lontano nella vita>. Mentre pronunciava queste parole si sfilò la collana dal collo e la porse dolcemente alla ragazza. .
Julia guardò la collana, un grazioso medaglione raffigurante una maestosa aquila, il simbolo del villaggio, dei suoi abitanti e della sua famiglia.
disse la ragazza abbracciandolo.
Fin da quando era piccola, il maestro Xeno era sempre stato il suo docente preferito e con gli anni aveva cominciato ad assumere più un ruolo di fratello maggiore per lei. La aiutava sempre quando ne aveva bisogno, quando qualcosa la preoccupava o aveva qualche dubbio sapeva che lui aveva la risposta che le serviva; inutile dire che gli voleva anche molto bene, perciò dirgli addio la addolorava molto. La sua vita stava per cambiare e il maestro Xeno era una delle cose che avrebbe dovuto lasciare indietro.
Si allontanò lasciandolo lì impalato e corse in giardino dove si erano riuniti tutti quelli dell’ultimo anno. Le altre lezioni erano state annullate per fare spazio a una festa di fine anno. In mezzo a ragazzi che urlavano di felicità per l’inizio delle vacanze e altri disperati all’idea di separarsi, Julia intravide Alex e corse da lui.
così è finita eh?> disse affiancandolo.
rispose lui fissando un punto fisso nel vuoto.
Come ti fa sentire?> chiese lei confusa.
disse girandosi a guardare l’accademia.
Julia rise. Era tipico di Alex. Quel giorno avevano raggiunto un traguardo gigantesco e lei stava provando un milione di emozioni tutte insieme, ma sicuramente non la paura. Tuttavia, i timori del cugino non la sorprendevano affatto, in fin dei conti i due erano sempre stati molto diversi sotto questo aspetto. Nonostante la
loro complicità, Julia era sempre stata più impulsiva e agiva senza pensare alle conseguenze, mentre Alex era quello più razionale e impediva alla ragazza di fare cose potenzialmente mortali, salvandole probabilmente la vita in un paio di occasioni.
gli propose Julia con un sorriso rassicurante.
Alex annuì cercando di cambiare espressione senza troppo successo e insieme si unirono a un gruppo di ragazzi seduti sul prato.
Una volta terminati i festeggiamenti, i due cugini s’incamminarono verso valle per raggiungere casa. Era da tanto che non facevano la strada di ritorno da soli, ma quel giorno i gemelli erano già tornati a casa e Sergio era stato cacciato. Julia notò che c’era qualcosa di strano in Alex ma, conoscendolo, decise di lasciargli il suo tempo. Parlarono solo di come il loro amico Sergio avesse distrutto il tavolo del rinfresco poco prima di essere mandato a casa dal preside.
Varcata la porta d’ingresso vennero sorpresi da un enorme striscione nel bel mezzo del salotto con scritto “Congratulazioni Julia e Alex” e una ventina di persone che sembrava non aspettasse altro che loro arrivassero per applaudirli, congratularsi e, una volta compiuto il loro dovere, abbuffarsi di tramezzini, pizzette e dolci vari, preparati con cura dalla signora Sparri quella mattina.
Tra gli invitati c’erano i nonni, gli zii, i cugini, i vicini di casa e i colleghi di lavoro. Julia si sentiva quasi in imbarazzo all’idea che tutte quelle persone si trovassero lì solo per lei e Alex. Tutti volevano sapere dei loro progetti, delle loro mete, del giorno in cui sarebbero partiti, se avevano già preso casa, se sapevano dove sarebbero andati i loro compagni, con chi sarebbero andati… anche se era palese per tutti che i due cugini non si sarebbero mai separati soprattutto per affrontare un viaggio così
importante.
domani… sì sì, staremo insieme> stava dicendo Alex alla vicina di casa. poi ci trasferiremo in Italia e da lì decideremo quali città visitare>.
Come loro, molti dei loro compagni avevano deciso di partire dall’ Europa, per lo stile di vita più simile al loro; altri invece avevano deciso di osare un po’ di più e avevano optato per l’India, il Nord America e l’Australia. Nessuno aveva scelto il Sud America, ma questa non era una sorpresa. Era una cosa risaputa che quella parte del mondo era abitata da persone con capacità come le loro ma con una mentalità diversa, persone che non piacevano alla gente del Villaggio di Erde.
Per tutto il pomeriggio Alex aveva continuato a comportarsi in modo strano, freddo, come alla festa a scuola. Si sforzava di essere gentile con gli invitati, ma gli unici a cui aveva regalato un vero sorriso e a cui aveva mostrato del vero affetto erano stati i nonni, i genitori di suo padre e della madre di Julia, ma una volta separatosi da loro era tornato a chiudersi nella sua armatura, isolandosi da tutti.
Qualche ora dopo, quando ormai Alex e Julia erano sazi e avevano raccontato i loro piani a tutti gli invitati, la festa cominciò a diventare noiosa, almeno per loro due. Gli adulti si erano messi a fare discorsi da adulti mentre i gemelli e gli altri bambini erano andati a giocare in giardino.
I due cugini si guardarono in cerca di una scusa per andarsene da lì, ma così su due piedi non trovarono niente di abbastanza importante per abbandonare una festa in suo onore. L’occasione si presentò quando alla porta apparve un ragazzo con i capelli blu elettrico.
esclamò Julia abbracciandolo.
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Alla vista di Sergio finalmente Alex
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parve rallegrarsi,
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salutò
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l’amico con un grande sorriso e si spostarono in giardino insieme ai bambini.
I due ragazzi cominciarono a fare la lotta sull’erba, simulando un combattimento ed esibendosi davanti ai ragazzini che li guardavano con occhi sognanti, speranzosi di diventare bravi come loro un giorno. Ovviamente vinse Alex, era alto quasi trenta centimetri più dell’amico e decisamente più muscoloso, non che ci volesse molto. Sergio aveva quasi tre anni in meno di Alex e doveva ancora svilupparsi completamente: non aveva un accenno di barba, era basso e mingherlino, fisicamente sembrava ancora un bambino e nonostante i dieci centimetri guadagnati durante l’inverno era ancora sotto la media della sua età.
I tre ragazzi si conoscevano fin da quando erano piccoli. Sergio viveva nella casa di fronte a quella dei nonni di Julia e Alex e, ogni volta che andavano a trovarli, passavano ore e ore a giocare con il loro piccolo amico. Quando finalmente anche lui cominciò la scuola, iniziarono col vedersi tutti i giorni e a fare la strada insieme quelle volte che andavano dai nonni dopo scuola, il che accadeva spesso quando erano piccoli dato che i loro genitori erano occupati con le missioni del villaggio. I tre amici cominciarono così a frequentarsi ogni pomeriggio girovagando per i boschi attorno al villaggio, ai piedi del Monte Rut, attraversando il fiume Sisco, l’unica fonte di acqua di tutto il villaggio che sorgeva proprio in cima alla maestosa montagna. Amavano esplorare e appena trovavano qualche prato verde i ragazzi si esercitavano con la lotta e i nuovi trucchi che imparavano a scuola.
Una volta finita la dimostrazione in giardino i tre amici si trasferirono nel seminterrato di Julia che ormai da anni era diventata la loro tana. L’avevano allestita a mo’ di salottino con due vecchi divani, un tavolino e qualche mobile. Vicino al divano più grande c’era un giradischi e appese al muro c’erano delle mensole con almeno un centinaio di vinili, tutti scelti con cura da Julia durante gli innumerevoli viaggi di famiglia. Un angolo della stanza era rialzato, come un piccolo palco, e sopra
custodiva la batteria di Sergio, il basso di Julia e la chitarra di Alex.
I tre ragazzi suonavano insieme da quando erano piccoli e qualche volta capitava che venissero chiamati in paese per esibirsi; erano anche piuttosto bravi ma, vivendo in un villaggio così piccolo e isolato dal resto del mondo, non potevano certo ambire a una carriera da musicisti.
Si buttarono sul divano e nessuno dei tre sembrava avere alcuna voglia di parlare. Ad Alex era tornato il malumore, Sergio, all’idea di non rivedere i suoi migliori amici per un anno, era demoralizzato, e anche Julia, che di solito era sempre allegra e vitale, vedendo i due ragazzi in quelle condizioni, s’incupì.
Il primo a parlare fu Alex, che finalmente sembrava aver trovato il coraggio di condividere quello che gli stava passando per la testa da tutto il giorno.
disse incerto il ragazzo.
rispose Julia cercando di essere gentile.
replicò preoccupato.
lo rassicurò Julia non troppo convinta. quando eravamo piccoli la prima volta che siamo scesi in mezzo a loro? Quando siamo andati a trovare i Waters a Londra?>.
Alex annuì.
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la interruppe Alex cercando di difendersi.
Gli altri due risero.
così spaventato che la mattina i tuoi genitori ti hanno
dovuto cercare per quasi un’ora mentre ti nascondevi sotto il letto. Alla fine ti hanno convinto a partire, siamo andati nel Ponte degli Dei, abbiamo guardato giù e…>
<... e siamo partiti. La sensazione più bella della mia vita> disse il ragazzo sorridendo. noi!>.
disse Julia. concluse con un gridolino eccitato.
Alex le sorrise.
.
Julia era soddisfatta. Il suo discorso sembrava aver convinto il cugino, il quale adesso stava cercando di convincere Sergio che un anno passa velocemente e che si sarebbero rivisti presto. I tre amici restarono lì seduti a parlare fino a notte inoltrata quando sentirono qualcuno scendere le scale. Era il signor Sparri e aveva l’aria contrariata.
papà!> lo salutò Julia con un sorriso.
rispose lui. .
cinque minuti, papà> rispose la figlia con tono supplichevole.
aggiunse rivolgendosi all’amico.
va bene> replicò il padre riprendendo il suo sguardo severo.
fin dei conti da domani ve la dovrete cavare da soli,
decidete voi quando andare a dormire. Buonanotte ragazzi>. Responsabilmente i ragazzi decisero di restare in piedi solamente mezz’ora in più, giusto il tempo di concludere il discorso e salutarsi. Un’ora dopo, infatti, si ritrovarono per la seconda notte di fila in cima al Monte Rut e come la notte precedente rimasero lì fino all’alba. A quel punto erano abbastanza stanchi per tornare a casa e andare a letto.
Come aveva previsto il signor Sparri, la mattina dopo non si svegliarono, ma fortunatamente avendo già preparato le valigie non avevano nessun impegno. Un’oretta prima di pranzo entrarono in camera i gemelli e si misero a saltare sopra i letti dei due addormentati.
Alex!> urlarono in coro. <È ora di alzarsi!>.
I due cugini si misero seduti e guardarono i due bambini, eccitati per il primo giorno di vacanza. Dopo aver saltato qualche altro minuto, i gemelli uscirono. Julia si rese conto che una delle cose che le sarebbe mancata di più durante il prossimo anno sarebbe stato essere svegliata dai suoi fratellini nei giorni di festa.
Julia e Alex finalmente si alzarono e andarono in cantina a raccattare le ultime cose. Alex prese la sua chitarra e il basso di Julia, la quale prese il giradischi a valigetta e si mise a scegliere quali vinili portare con sé e a quali rinunciare per un anno.
Quando risalirono trovarono la tavola apparecchiata e i nonni che entravano nel vialetto. Abbracciarono i due nipotini più piccoli e poi i due più grandi. In pochi minuti arrivarono anche il signor Sparri e dopo di lui Sergio, con l’aria di uno che si era appena svegliato. Il signor Sparri li squadrò ma, come aveva promesso, non disse nulla.
Poco dopo erano tutti seduti a tavola. Il pranzo si svolse in modo piacevole, nulla di troppo triste. Parlarono soprattutto di tutte le sregolatezze compiute dai ragazzi fin da quando erano piccoli. Inizialmente le storie erano accompagnate dallo sguardo di disapprovazione del signor Sparri, che, più che altro, si ricordava di tutti i guai che gli avevano causato, ma alla fine cedette anche lui e si unì alle risate della sua famiglia.
Il tempo trascorse anche troppo velocemente e in un batter d’occhio arrivò il momento dei saluti. I nonni consegnarono ad Alex un bracciale di cuoio con incisa l’immagine di un’aquila, esattamente come quella raffigurata nel ciondolo di Julia.
la tua età. Lui non vedeva l’ora che arrivasse questo momento per poterlo regalare a te> spiegò nonna Linda con gli occhi lucidi. uomo>.
Alex lo indossò immediatamente e guardò i nonni con dolcezza. Non si sarebbe mai più levato quel bracciale in vita sua.
A rovinare quel momento ci pensò Sergio con la sua voce stridula.
ho una notizia bellissima! Doveva essere una sorpresa ma… non ce la faccio, ve lo devo dire!> gridò emozionato. <È da settimane che cerco di immaginare un anno senza di voi e non la vedo una cosa possibile quindi...> prese fiato cercando di creare suspense.
<È grandioso, Ser!> esclamò Julia.
Al momento di salutarsi, i tre amici si abbracciarono quasi come fosse l’ultima volta, consapevoli che la loro amicizia e le loro vite da quel giorno sarebbe cambiata per sempre.
Alex e Julia finirono di salutare tutti. Quando fu il turno della signora Sparri scoppiò a piangere, abbracciando la figlia più stretta che poteva come se non volesse lasciarla andare via; poi passò al nipote, così simile a suo fratello, che per dieci anni aveva cresciuto come un figlio e che ormai era diventato tale.
Il signor Sparri li accompagnò alle porte del villaggio fino al Ponte degli Dei. Guardò Alex con gli occhi lucidi.
un ragazzo speciale, figliolo. I tuoi genitori sarebbero
molto fieri di te come lo sono io adesso. Tieni d’occhio tua cugina e non farti convincere a fare stupidaggini> si raccomandò.
lo rassicurò guardando Julia con sguardo di sfida.
disse la ragazza abbracciando il padre. Lui la strinse a sé, la baciò sulla fronte per poi lasciarla andare. Guardò i suoi ragazzi, zaino in spalla, valigia in una mano e chitarra nell’altra, saltare dal Ponte, pronti a cominciare la loro nuova avventura.
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