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La settimana che ci ha stravolto la vita

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Samantha e Riccardo sono molto più simili di quello che credono. Lui è un soldato dell’esercito sempre in giro per missioni nel mondo, lei è una hostess che passa la maggior parte del tempo in volo: entrambi sono molto cinici riguardo l’amore, non hanno mai trovato una persona con cui costruire qualcosa di duraturo, anche a causa dei loro lavori che non permettono la stabilità necessaria. Quando Samantha atterra a Istanbul, però, un contrattempo la costringerà a un cambio radicale di piani. Sarà costretta a fermarsi in Turchia per qualche giorno e proprio lì incontrerà Riccardo. Le loro vite sembrano essere destinate a incrociarsi, e un turbinio di emozioni che non credevano nemmeno esistessero le stravolgerà per sempre.

Capitolo 1

Dalla finestra della mia camera d’albergo s’intravede la torre Eiffel, maestosa signora di Parigi, che domina sugli altri edifici della città.

Sono sveglia da circa un quarto d’ora ma, se non fosse stato per la colazione appena ricevuta in camera, avrei continuato a dormire ancora un po’. Stanotte ho avuto di nuovo difficoltà ad addormentarmi, ecco perché mi sento stordita. Il motivo è che passo più tempo in aria che con i piedi per terra e quindi il mio sonno ne risente.

Scopro la cloche e rimango stupita dalla varietà di cibo al suo interno. Come prima cosa, vengo inebriata dall’inconfondibile fragranza dei classici croissant francesi e questo mi fa salire l’acquolina in bocca. Inoltre c’è un invitante bicchiere di succo d’arancia dal tipico colore brillante, in un cestino ci sono delle fette di pane appena tostato e in una ciotolina hanno messo dei quadratini di burro confezionato. Hanno aggiunto anche una teiera con dell’acqua bollente, una tazza rivolta verso il basso e delle bustine di tè dai vari gusti. Possibile che normalmente una sola persona possa mangiare tutto questo? Alla fine, dopo un’indecisione iniziale, opto per il cornetto e il succo. Mentre tiro un morso e assaporo questa delizia, devo ammettere che non è un caso che qui in Francia siano così buoni, perché sono dei veri maestri nel crearli e si sente notevolmente la differenza con quelli mangiati in altre nazioni.

Ora sì che posso iniziare la mia giornata. Vorrei innanzitutto approfittare del bel tempo per fare un giro in città e scattare qualche foto. Devo sbrigarmi, però, perché alle quattro meno un quarto ho il volo per la Turchia. Stranamente è la prima volta che vado verso questa destinazione. In tutti gli anni di carriera non mi è mai capitato ed è per questo che sono euforica all’idea di andarci. So che la capitale è molto bella e affascinante. Sono sicura che mi riserverà grandi sorprese.

Un altro motivo per cui non vedo l’ora di partire è perché potrò passare del tempo con le mie due colleghe e amiche Britt e Jennifer, che non vedo da qualche settimana. Di solito viaggiamo insieme, ma ultimamente ci hanno messo in turni diversi.

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Controllo l’orario sul cellulare: sono le undici. Com’è tardi, accidenti! Perciò mi butto sotto la doccia e mi vesto velocemente. Ogni giorno dedico qualche minuto in più al make-up: è una cosa a cui non posso rinunciare. Metto il mio immancabile eyeliner nero, mascara, un tocco di colore alle guance con il fard e infine il rossetto rosso. Mi guardo allo specchio e sono soddisfatta della mia opera.

Di fronte a me, vedo una giovane donna di trent’anni fiera di dove è arrivata, professionalmente parlando. Ho faticato tanto per raggiungere i miei obiettivi e devo ringraziare solo la mia tenacia e la mia perspicacia se ci sono riuscita.

Sul lato sentimentale, ahimè, ho collezionato solo cuori infranti, ma fortunatamente non il mio. Non riesco a legarmi veramente a qualcuno, non ho mai conosciuto l’amore vero. Ho incontrato senza dubbio persone interessanti e piacevoli nella mia vita, ma nessuno mai a tal punto da farmi perdere la testa.

Il mio lavoro di hostess non ha giovato nelle relazioni, lo ammetto, perché non sono mai nello stesso posto per più di tre giorni consecutivi e questo ha causato molti contrasti con le persone che frequentavo.

Solo una volta c’è stato un uomo che credevo fosse quello giusto: Charlie, un newyorkese con cui sono stata insieme per quasi un anno e che purtroppo è ancora preso da me, perché mi tartassa con messaggi e chiamate.

Quando ci siamo conosciuti, in quel periodo la compagnia per cui lavoro mi aveva assegnato le rotte sul lato ovest. Quel giorno aveva attirato la mia attenzione un uomo dalla folta chioma nera, seduto al suo posto nell’aereo, mentre leggeva un libro nascosto dietro un paio di occhiali alla moda. Mi aveva incuriosito il suo aspetto da nerd in contrasto con il fisico scolpito, stretto nella giacca elegante. Era perso nel suo mondo e, quando mi ero avvicinata per chiedergli se volesse qualcosa da bere, la sua reazione mi aveva fatto sorridere. Non appena alzato lo sguardo dalla sua lettura, era passato dall’essere infastidito per averlo interrotto, ad apparire sbalordito per aver trovato me davanti. In un primo momento la cosa era finita lì, ma quando il volo era atterrato al JFK, lo avevo trovato ad aspettarmi per fare le dovute presentazioni, invitandomi a prendere un caffè. Charlie mi disse che faceva il professore alla Columbia University, nonostante la giovane età, ovvero quarant’anni. Ero rimasta stupita perché ne dimostrava molti meno e sapeva di essere un uomo molto attraente. Alto, con capelli mossi e leggermente lunghi, il fisico statuario in contrasto con il suo essere intellettuale e introverso. Proprio questo mi aveva colpito di lui e volli approfondire la conoscenza anche in seguito. Infatti mi portò a fare una passeggiata a Central Park e poi andammo a cena.

Tra un mio volo e l’altro, lui era sempre lì ad aspettarmi e il tempo più gradevole trascorso insieme era sotto le lenzuola. Passarono i mesi e, quando la nostra diventò una vera relazione, lui mi portò a conoscere la sua classe. In occasione di un convegno sull’arte italiana a Firenze, gli presentai la mia famiglia. I primi tempi è sempre tutto bello, c’è la voglia di conoscersi e di viversi, in più noi avevamo troppo poco tempo per stare insieme e questo accresceva la voglia l’uno dell’altra, ma poi fui costretta a cambiare rotta, spostandomi sul versante orientale. Questo mi impediva di recarmi a New York e la nostra relazione fu messa a dura prova. Sembrava funzionare nonostante la distanza, perché ci sentivamo e ci videochiamavamo appena era possibile, ma poi i contatti erano diventati meno frequenti e un giorno scoprii che Charlie aveva avuto un’avventura con una sua allieva. Patetico cliché. Fu allora che decisi di mettere fine a quella relazione, ovvero circa un mesetto fa, e devo dire che mi sento piuttosto bene. Questa è la conferma che non ero innamorata di lui, perché ci ho messo una pietra sopra senza alcun ripensamento. Mi ha definita “cuore di ghiaccio”, ma io direi che è molto meglio essere considerata così e non “sporco traditore” come lo è stato lui. Ognuno ha ciò che merita.

Finito di prepararmi, controllo di aver preso tutto dalla camera, metto la borsa a tracolla, prendo il trolley e scendo nella hall.

«Bonjour, Mademoiselle Fiore, dormito bene?» mi chiede il receptionist con il suo accento francese.

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Jessica Gianfrate
nasce in Puglia e trascorre i primi anni della sua vita in Sicilia. Una volta tornata nella terra d’origine, pianta le sue radici a Gioia del Colle, senza mai smettere di sognare e viaggiare con la mente. Dopo un’esperienza lavorativa in un’agenzia di viaggi, che le ha regalato la possibilità di incontrare suo marito, e aiutata dalla sua passione per i libri, ha capito che la sua vocazione è la scrittura. La settimana che ci ha stravolto la vita è il suo romanzo d’esordio.
Jessica Gianfrate on Instagram
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