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La settimana decisiva. Memorie dall’ultima fabbrica

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Affacciata sul mar Ionio sorge una grande acciaieria: un mostro dalla doppia faccia che nutre e insieme avvelena, che dà lavoro ma guasta l’aria, che porta ricchezza ma ruba la salute. Lo sa bene Luca Russo, che in quell’acciaieria ha lavorato tutta la vita e decide di raccontarne la memoria, tra politica, questione ambientale, morti bianche, esuberi, proteste e picchetti. In molti hanno detto tanto sulla fabbrica, ma Luca non vuole più essere raccontato dalle parole di altri e quindi decide di scrivere un libro in cui mostrare dall’interno, dal ventre del mostro, che cosa è stata davvero l’ultima grande acciaieria d’Italia.

PREFAZIONE

Chi leggerà questo romanzo sarà inevitabilmente portato a pensare alle recenti vicende di Taranto e dell’ex Ilva, al conflitto drammatico fra salute e lavoro. Troverà magari originale il punto di vista che l’autore assume, quello di un operaio dell’ultima generazione – la leva entrata in fabbrica con il turn over che, fra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila, ha quasi completamente sostituito le maestranze protagoniste delle grandi mobilitazioni dei decenni precedenti. Un operaio a suo modo “anomalo” per questi tempi: un militante che sceglie di stare tra le prime linee di un movimento in ritirata (non di rado scomposta), dalle cui fila sono sempre di più quelli che disertano. Un uomo che mostra le cicatrici profonde che le tante sconfitte di una lotta durissima hanno scavato nella sua anima.

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Questa è, se vogliamo, l’intelaiatura storica del libro, ma la “polpa” è tanto altro. Al centro di tutto c’è un buco nero che si dilata man mano che gli eventi stringono in una morsa il protagonista e il suo microcosmo. A finire risucchiati in quel gorgo non sono semplicemente i suoi principali riferimenti esistenziali – il lavoro, l’impegno sindacale, gli affetti. È un intero mondo che si scompone: il mondo della fabbrica.

Il libro di Fabio Boccuni si inscrive consapevolmente in una tradizione che ha ottenuto solo di recente il riconoscimento che merita. In prima battuta, nell’Italia della Ricostruzione e poi del boom, la fabbrica è stata raccontata da alcuni settori della letteratura italiana come il nucleo di una nuova civiltà: la “civiltà delle macchine” – come iconicamente fu battezzata la rivista promossa nei primi anni Cinquanta da Finmeccanica, ispirata e diretta dall’ingegnere-poeta Leonardo Sinisgalli. In quella prospettiva la fabbrica era considerata la base di una cultura di tipo nuovo, che si proponeva di intrecciare tecnica e umanesimo. In seguito, autori come Volponi, Ottieri, Balestrini hanno messo in luce le contraddizioni di quel programma, evidenziando il dramma della condizione umana nel meccanismo produttivo, l’alienazione e la nocività che all’esperienza della fabbrica sono strutturalmente correlate.

Ma il libro di Fabio Boccuni si connette soprattutto alla linea ideale che lega il Primo Levi di La chiave a stella e La dismissione di Ermanno Rea. È la prospettiva di chi vede (e vive) la fabbrica non solo come un complesso di ingranaggi e di gerarchie rispetto al quale l’individuo ha solo due scelte: integrarsi o fuggire. La fabbrica è anche l’arena in cui va in scena un gioco sociale: si stabiliscono relazioni, si misurano i rapporti di forza, si assimilano logiche e linguaggi. In fabbrica, in sostanza, si compie un percorso di formazione che, nel bene e nel male, scolpisce il soggetto.

Certo, c’è il disciplinamento imposto dalle strutture aziendali, ma c’è anche il fatto che la fabbrica è un contesto complesso, in cui si muovono attori di diverso tipo e che (soprattutto) non può mai fare a meno dei lavoratori. È in questo scarto che si insinua la possibilità – che non è detto diventi realtà – del conflitto. Questo presuppone però una trasformazione del soggetto, che deve assumere la “razionalità della fabbrica”: conoscere il processo produttivo e le norme delle relazioni industriali, essere capace di tenere in piedi rapporti di rappresentanza, sviluppare abilità negoziali ecc. Tutto questo è indispensabile per tenere testa al “padrone”.

È così che si forma un certo tipo di coscienza, che altro non è che una logica della realtà. Essa discerne con nettezza il possibile dall’immaginario e basa la propria azione sulla consapevolezza che di fronte a sé esistono dei limiti oggettivi – l’organizzazione del lavoro, la tecnologia, le gerarchie aziendali – che non possono essere piegati o rimossi con semplici atti di volontà. La fabbrica è quindi il contesto in cui si compie un apprendistato talvolta duro, da cui emerge un particolare tipo di individuo: il militante sindacale.

È in questo senso che si forma Luca Russo, il protagonista di queste pagine. Attraverso i suoi occhi noi possiamo vedere le diverse sfaccettature di una delle principali vertenze industriali della storia d’Italia. C’è la lotta contro i poteri che controllano l’azienda e non di rado cercano di calpestare i lavoratori; c’è lo scontro fra settori diversi della comunità locale, che a tratti assume i contorni di una “guerra civile” fra visioni del mondo quasi inconciliabili; e c’è la difesa strenua non solo del posto di lavoro, ma di un’identità, di una cultura, di un modo di stare al mondo. È questo forse il piano più vibrante, quello che conferisce al racconto i toni della tragedia.

Per i canoni della “società liquida” la flessibilità lavorativa è una cosa ovvia. Ma qui non ci troviamo semplicemente di fronte a individui che a un certo punto della loro vita si pongono il problema di ricollocarsi sul mercato del lavoro. Fabio Boccuni delinea una vera e propria “apocalisse” che, a differenza di quelle analizzate da Ernesto De Martino, non conduce ad alcuno sbocco positivo. Il mondo della fabbrica si avvia al crepuscolo, lasciando sul terreno esistenze frantumate e disperdendo un intero patrimonio di idee, di pratiche, di relazioni.

A farne le spese è soprattutto chi, come il nostro Luca Russo, di quella storia ha rappresentato la coscienza più lucida. Resta ancora della vita da vivere, certo. Ma è un vivere da spiantato, da disadattato, da esule. È un ritrarsi progressivo, fino quasi a diventare solo una voce che chiama dal sottosuolo.

Verrebbe da invocare una rigenerazione umana, che faccia almeno il paio con la rigenerazione urbana che in tanti si affannano a reclamare per le vecchie aree industriali. Ma per restituire senso agli esseri umani gli archistar servono a poco.

E una domanda allora sorge spontanea: questo nuovo mondo, questo mondo senza fabbriche, è in fondo un progresso?

Salvatore Romeo

2024-04-13

Lo Jonio

Una bella recensione a firma di Stefania Castellana sulle pagine del settimanale Lo Jonio.
2024-04-12

Taranto BuonaSera

Il Direttore di Taranto BuonaSera Enzo Ferrari ha commentato "La settimana decisiva. Memorie dall'ultima fabbrica" https://www.tarantobuonasera.it/news/cronaca/849856/la-fragilita-dimenticata-delluomo-operaio.html
2024-04-06

la Repubblica – Bari

Lo storico Salvatore Romeo ha commentato "La settimana decisiva. Memorie dall'ultima fabbrica" sulle pagine de la Repubblica.
2024-04-04

Il Mago di Oz

Francesco Scatigno ha recensito "La settimana decisiva. Memorie dall'ultima fabbrica" sul blog di controinformazione e controcultura Il Mago Di Oz

https://www.magozine.it/taranto-lilva-il-lavoro-e-lambiente-nel-romanzo-di-boccuni/
2024-02-04

Corriere del Mezzogiorno

Francesco Mazzotta, che ringrazio, ha recensito "La settimana decisiva. Memorie dall'ultima fabbrica" sul Corriere del Mezzogiorno.
2023-06-29

Aggiornamento

Avrei dovuto comunicarlo già domenica scorsa, ma io sono sempre un po’ in ritardo su tutto. Comunque abbiamo raggiunto e superato le 200 copie di pre-ordine, questo significa che il libro verrà pubblicato. È doveroso un ringraziamento a tutti quelli che hanno già acquistato il libro; a quelli che si sono spesi per diffonderlo; a chi ha avuto fiducia in un libro che, nei fatti, ancora non esiste; ai pochi che l’hanno già letto e che mi hanno dato il coraggio di proporlo ad un pubblico più vasto, anche se adesso si fa sentire un po’ il peso della responsabilità di non deludere le aspettative. Io vi ringrazierei tutti a uno a uno, e qualcuno, in realtà, l’ho già ringraziato in privato, ma se ci metto tutti i nomi l’aggiornamento diventerebbe troppo lungo. E poi la verità è che io non ci avevo neanche pensato ad un ringraziamento collettivo: Alice mi ha consigliato di farlo. Chi è Alice? Alice è... Vabbé, questo ve lo spiegherò un'altra volta. Dunque grazie! Grazie a tutti quelli che hanno permesso e permetteranno la pubblicazione e la diffusione di questo libro, che non è certamente un libro indispensabile, ma utile forse sì, utile può esserlo. Quando è iniziato questo percorso non pensavo di poter raggiungere l’obbiettivo in un mese, ma adesso che siamo arrivati fin qui, anche grazie a tutti voi, penso che sarebbe veramente un peccato fermarci proprio adesso. Per cui continuiamo a diffondere il libro, per garantirgli una maggiore circolazione, ché poi è l’unica cosa che conta veramente: perché gli uomini alla fine passano, mentre i libri, se tutto va bene, possono anche diventare immortali. Da parte mia, nel frattempo, mi impegnerò ad accorciare il più possibile i tempi previsti per la stampa e la consegna. Grazie a tutti. L’autore.

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Fabio Boccuni
È nato a Taranto nell’aprile del 1982, e qui vive e lavora. Dopo il diploma, conseguito in un istituto tecnico-industriale, viene assunto in fabbrica come operaio. Dal 2016 è un rappresentante sindacale della Fiom-Cgil. “La settimana decisiva. Memorie dall’ultima fabbrica” è il suo primo romanzo.
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