La chiesa addobbata di tutto punto, i partecipanti in religioso silenzio che ascoltano con attenzione le parole del sacerdote, l’emozione si palpa nell’aria e qualcuno tira un lungo sospiro in attesa che la cerimonia abbia il suo culmine quando, consacrati da Dio, l’uomo e la donna vicino l’altare saranno uniti per sempre.
Una frase fatta facente parte di quel rituale che caratterizza la celebrazione di un matrimonio. Ma per chi, come me, vorrebbe che ciò non accadesse, che quel giorno non fosse mai arrivato, ha un significato particolare; quasi incoraggia ad esprimere il mio dissenso, la mia voglia di dire: “Io sono contrario”.
La donna che amo ed ho sempre amato, fin dal nostro primo incontro, non può sposare un altro uomo. Una storia fantastica, una poesia fatta non di parole o versi, ma composta dall’insieme di gesti, carezze, brividi, sorrisi, abbracci, sofferenze condivise, emozioni, fantastiche sensazioni e, naturalmente, immenso amore. Impossibile dimenticare il suo sguardo ed il modo così esclusivo di ammirarmi.
Parlo o sto zitto? Dio, perché la vita è sempre così difficile. Rovinerei tutto. Lei lì, bellissima nel suo splendido abito bianco, felice e con accanto colui che ama. Se intervengo adesso, manderei tutto a rotoli rovinando la nostra preziosa ed indissolubile amicizia. Ho resistito in altri frangenti e non rovinerò ogni cosa per un momento di debolezza. Anche se in un certo senso oggi la perderò per sempre, è troppo importante quello che ci lega.
Bisbigliando dico: “Ti Amo…”
Le due parole più belle del mondo che diventano tali soltanto quando è tutto il tuo essere a parlare.
“Matteo, vuoi prendere Erica come tua sposa promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita?”
“Si, lo voglio.”
Mordo il labbro inferiore…
“Erica, vuoi prendere Matteo come tuo sposo promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita?”
“Si, lo voglio.”
Ha dato il suo assenso definitivo. Un sì che non ammette repliche.
“Il Signore onnipotente e misericordioso confermi il consenso che avete manifestato davanti alla Chiesa e si degni di ricolmarvi della sua benedizione. Vi dichiaro marito e moglie…”
Scatta spontaneo l’applauso degli invitati. Sembrano tutti contenti, giustamente felici del fatto che due persone a loro care abbiano coronato il sogno di una vita. Io no, pur provandoci in tutti i modi, non riesco a battere le mani. Un dolore lancinante mi trafigge il cuore. Gli altri sorridono ed a me, invece, viene da piangere.
Provando a scacciare i brutti pensieri, a bassa voce, dico: “Vai caro amore mio, è il tuo momento.”
Secondo capitolo
…GIOCO DI SGUARDI
La cerimonia nuziale sta per volgere al termine. Mani in tasca, continuo a sbuffare defilandomi in fondo alla navata. Mi chiedo e mi ripeto per quale motivo non sono al posto dello sposo. Lei era mia. Di nessun altro. Quando riuscirò ad essere nuovamente felice?
Quando smetterò di desiderare invano un futuro insieme ad Erica?
Con il volto tra le mani penso a cosa non darei pur di provare nuovamente quelle indescrivibili vibrazioni.
Sono allo stremo e trattengo a stento le lacrime.
“Hey Fabio, tutto bene?”
Preso alla sprovvista e cercando di ricompormi velocemente, curvo le labbra in un sorriso poco credibile; mento goffamente dicendo: “Tutto a gonfie vele. Non preoccuparti Federica.”
“Guarda che faccia che hai. Per favore, non prendermi in giro e smettila di tormentarti. Metti un punto a questa storia e riprendi in mano la tua vita.”
Sospiro profondamente.
“Dovevo darti retta qualche anno fa. Invece, ho gettato alle ortiche un sentimento che mai avevo provato e che forse non riuscirò più a provare.”
“Vedrai che ti capiterà ancora. Inizia a fare pace con te stesso. Liberati dai sensi di colpa ormai superflui. Esisti Fabio e ricordati che per imparare a vivere occorre prima sapere amare.”
La mia migliore amica ha assolutamente ragione. Ma, tra il dire ed il fare, c’è di mezzo il mare. Forse dovrei comprare una barca. Scuoto la testa, riflettendo un momento sulla mia ironia da quattro soldi, quella stessa ironia che però ad Erica piaceva particolarmente. Mi perdo per un istante nei ricordi.
“Fabio?”
Ritorno in me.
“Dimmi.”
“Adesso raggiungo la mamma della sposa. Tra borse, bouquet e quant’altro, avrà sicuramente bisogno di una mano.”
“Si, hai ragione. Appena il tempo di scrollarmi di dosso un po’ di negatività ed arrivo anche io. Non voglio rovinare tutto.”
“Ecco, bravo. Mi sembra una buona idea. Senti una cosa.”
Federica mi ha appena afferrato le mani.
Guardandomi dritto negli occhi inizia a parlare usando un tono grave e severo, di chi sa bene quanto ho sofferto e di chi desidera con tutta sé stessa che ciò non accada più.
“Smettila di piangerti addosso!”
Quella frase è come un pugno allo stomaco e, mentre lei si allontana, ho una vertigine.
Provo una profonda vergogna.
Ho bisogno di prendere fiato come se avessi appena concluso una lunga corsa.
Schiarisco le idee strizzando gli occhi tra l’indice ed il pollice della mano destra.
Tento un autoconvincimento ripetendo mentalmente che questo è un bel giorno. Devo essere contento, gli sposi lo meritano.
Erica ha coronato il sogno di sempre. Questo basta e avanza.
Se penso di aver davvero raggiunto la consapevolezza che l’amore è dono totale e gratuito di sé stessi, allora è il momento di dimostrarlo.
Ma ne sono davvero convinto? O è semplicemente facile a dirsi ma difficilissimo a farsi?
Gratto nervosamente la fronte.
Cavolo quanto è complicato.
Come faccio a non pensare a lei, al nostro incontro, all’alchimia che si era creata sin dai primi istanti e rifletto ancora: amore incondizionato!
Ma è davvero possibile?
Perplesso e con la sensazione di non poter cavare un ragno dal buco, smetto di osservare i miei piedi ed alzo lo sguardo incrociando gli occhi di Gesù Misericordioso.
Lì davanti a me sembra quasi mi scruti con molta attenzione.
Una splendida statua in legno sapientemente intagliata dall’artista che, con grande talento, è riuscito a disegnare degli occhi pieni di espressività, pieni di una dolcezza ed infinita tenerezza.
Senza nemmeno rendermene conto mi viene in mente una frase che spesso ascoltavo da bambino quando frequentavo il catechismo: “…fai agli altri quello che vorresti facessero a te…”
Ancora immobile davanti al Cristo, non posso che essere d’accordo.
Cavalcando l’onda di questa improvvisa illuminazione, inizio a convincermi che è il caso di mettere da parte ogni brutto pensiero godendosi, fino in fondo, un momento così straordinario, importante e definitivo.
A rendere il proposito ancora più semplice, è un’altra occhiata che non a caso mi colpisce.
Quanta felicità in quel modo di osservarmi.
Un’espressione innocente incorniciata in un sorriso abbacinante.
Ricambio sbalordito questo gioco di sguardi.
Il buon umore sembra fare improvvisamente capolino; avverto una profonda sensazione di pace e di speranza.
Il dolore lancinante, quell’insopportabile senso di inadeguatezza e di amarissima sconfitta, appaiono oramai lontani.
Forse, il momento di darsi una mossa è davvero arrivato.
Che senso ha rimanere qui fermo come un pesce lesso?
Perché? Serve forse a qualcosa? Cambierebbe le carte in tavola?
Finiscila di piangerti addosso.
Come un mantra ripeto la frase che Federica mi ha sbattuto in faccia senza usare mezzi termini, senza cercare giri di parole.
Decido finalmente di andare incontro agli sposi lasciando definitivamente alle spalle i cattivi pensieri.
Passo dal corridoio centrale mentre strizzo l’occhio a chi non ha ancora smesso di guardarmi fisso negli occhi.
Quale migliore antidoto per uscire dalla inconcludente commiserazione se non l’effetto disarmenta di essere preziosi per qualcuno?
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Un racconto appassionante da leggere tutto d’un fiato! Regala emozioni vere impossibili da non condividere e che riempiono il cuore. Grande Francesco ❤️