Pioveva a San Juan, pioveva ormai da giorni.
Migliaia di gocce impazzite continuavano a cadere dal cielo chiaro del mattino al nero asfalto consumato dai camion a rimorchio. Sylvia non usava l’ombrello e come ogni mattina proseguiva senza indugio, saltellando da un albero all’altro per cercare riparo.
Era diretta al lavoro. Per l’ennesima volta attraversava il passaggio a livello guardando soltanto da un lato, nonostante il pericolo di un treno in arrivo da entrambe le direzioni. Manteneva le orecchie ben tese per evitare di perdere quella specie di scommessa. Contava i passi. Le piaceva credere che concludere con un numero pari sarebbe stato di buon auspicio per qualsiasi cosa avrebbe fatto di lì a poco. I suoi capelli neri erano naturalmente crespi, ma in pubblico apparivano sempre impeccabilmente lisci.
Arrivata a destinazione pigiò il tasto per chiamare l’ascensore e, come spesso le capitava, impegnò i secondi di attesa per immaginare i volti che avrebbe incontrato lungo il tragitto. Dopo alcuni istanti fu a bordo e in breve si illuminò la luce del quinto piano. Attraversò il corridoio ben arredato in direzione dell’ufficio amministrativo della Core Consulting per unirsi finalmente alla schiera di impiegati che le sembrava sempre la stesse aspettando.
Sylvia aveva ventuno anni. Studiava Economia all’università di San Juan e contrariamente a tutte le sue coetanee non si preoccupava del futuro, non cercava un marito e amava il rum con la cola. Aveva le idee chiare: non avrebbe fatto l’amore per la prima volta che con suo marito. Luís, il ragazzo con cui da tempo aveva una relazione complicata, avrebbe dovuto aspettare.
Percepiva la fortuna del vivere in una piccola cittadina.
Amava osservare i gesti rituali della gente che si riconosceva per strada, i loro reciproci sguardi di sorpresa e gli scambi di sorrisi che sembravano allietare il cammino che divideva una destinazione dall’altra. Ciò raggiungeva l’apoteosi la domenica mattina nella zona del centro commerciale al lato della chiesa di Don José, quando il popolo dei cattolici faceva la spola tra spesa e messa settimanali.
Sentiva che quello era l’anno giusto.
Uscire dall’isola di Puerto Rico era da sempre il suo più grande desiderio. Passava le giornate a immaginare l’Europa, il vecchio continente fatto di secoli di storia che a scuola aveva soltanto sfiorato sui testi degli autori classici. Sentiva il richiamo della Spagna, l’odiata e amata madrepatria, ma soprattutto la terra in cui era nato suo padre.
Con un movimento gentile la segretaria del direttore fece per offrirle un tè caldo, mentre il temporale ancora rumoreggiava alle finestre e infreddoliva in maniera insolita tutti gli uffici. Sylvia si voltò mostrando un’espressione piacevolmente stupita, distese il braccio, avvolse le dita curate della mano destra intorno al bicchiere fumante e ringraziò amabilmente.
Tutti i colleghi la adoravano e non potevano fare a meno di prendersi cura di lei. Chiuso per interminabili riunioni nell’ufficio direzionale, il signor Muñoz aspettava con interesse il giorno in cui si sarebbe laureata per poterle finalmente offrire il posto di responsabilità che lei desiderava e al quale si sarebbe dedicata con zelo tutta la vita.
La giornata trascorreva lenta. Da alcune settimane Sylvia si stava occupando di gestire operazioni importanti per conto dell’azienda. Nello specifico aveva avuto il compito di revisionare una serie di documenti riguardanti gli aspetti contabili delle più grandi società di Puerto Rico. Il suo compito era quello di correggere le frequenti imprecisioni formali e fare infine controfirmare le carte al lontanissimo direttore, solo un paio di uffici più in là dell’open space nel quale lei si trovava.
Sylvia sognava un posto di lavoro prestigioso e di avere a disposizione una simpatica ragazzetta di ventuno anni che di quando in quando le avrebbe portato dei fogli su cui apporre la sua firma. Avrebbe avuto un ufficio personale e un moderno telefono per chiacchierare con le amiche ogni volta che lo avesse desiderato. Per non parlare dello stipendio, tanto cospicuo da risolverle la maggior parte dei problemi!
All’improvviso dal centralino chiesero di lei e immediatamente la sua mano fece un cenno per passare la chiamata sulla linea diretta. Con leggera ansia afferrò la cornetta per rispondere: «Habla Sylvia…1».
Dall’altro capo del filo la voce calma e impostata di una donna chiese informazioni per accertarsi dell’identità dell’interlocutore. Sylvia si mise in ascolto cercando di anticipare con acrobazie di immaginazione ciò che di lì a qualche secondo avrebbe saputo. A quel punto un’impiegata dell’università le comunicò che aveva vinto una borsa di studio per l’Europa!
Aveva le gambe tremanti dall’emozione. Ripensò immediatamente al momento in cui seguendo il proprio istinto e qualche consiglio dell’amica Melisa aveva deciso di inoltrare per l’ennesima volta la domanda di ammissione: …benedetto quel giorno!
Inconsapevole delle emozioni che aveva provocato, la voce dell’impiegata al telefono proseguì spiegando nei dettagli i passi burocratici da seguire, tuttavia, nonostante gli sforzi per rimanere in ascolto, la mente di Sylvia stava già facendo le valigie.
Riagganciata la cornetta si abbandonò totalmente a mille pensieri sulle avventure che sperava di vivere nel Paese che per sei mesi avrebbe ospitato la sua nuova casa. Certo, avrebbe dovuto frequentare i corsi, studiare e prepararsi per gli esami, ma tutto questo non la turbava: “voci di corridoio” assicuravano che gli esami sostenuti all’estero erano quanto di più facile potesse esistere. Durante il tempo libero avrebbe invece viaggiato, assaggiato cibi mai provati prima e fatto domande alla gente del luogo.
La segretaria richiamò la sua attenzione sfiorandole una spalla: «Sylvia… che ti succede?».
«Ops… niente, niente… Ho ricevuto una bella e inaspettata notizia ma ancora non posso parlarne!» rispose lei riconcentrandosi sul da farsi.
Come Sylvia, la maggior parte dei suoi amici era iscritta alla facoltà di Economia. I genitori di alcuni di loro erano proprietari di fiorenti società di revisione dei conti, mentre Sylvia poteva contare solo sulle proprie capacità intellettive e su un’innata predisposizione per le pubbliche relazioni.
Immaginava che il signor Muñoz un giorno le avrebbe potuto offrire il posto di responsabilità che desiderava, ma ancora una volta smise di fantasticare e riprese a lavorare.
Terminata la sua giornata, alle venti in punto, cominciò a sistemare la piccola scrivania che nei tre giorni a settimana prestabiliti costituiva il suo intimo spazio di lavoro. Si avvolse il foulard intorno al collo e aprì uno spiraglio della finestra per sentire l’odore dei ciottoli d’asfalto ripuliti dall’acqua: aveva smesso di piovere.
«Ciao a tutti» disse ad alta voce cercando di raggiungere l’intera sala con un unico sforzo.
Strizzò l’occhio alla sua amica segretaria e se ne andò.
Lungo la via del ritorno si immerse nella freschezza del paesaggio. Osservò le luci dei lampioni riflesse nelle piccole gocce di pioggia in bilico sulla punta delle foglie e sugli spigoli dei cartelli stradali.
Chissà se la mia vita cambierà… si chiedeva in silenzio muovendo con nervosismo le labbra carnose. Che mai potrà accadere in soli sei mesi? Che occasione! Dio solo sa quanto ho desiderato questo momento!
Decise che avrebbe dato l’indomani la notizia alla madre, che, come spesso accadeva, avrebbe poi informato il padre. Con lui il dialogo era complicato e sperava che in questo modo sarebbe stato tutto più facile.
Gianfranco Chiale (proprietario verificato)
Un autore emergente ma che sa già toccare corde sensibili e portarti nella sua storia.
Cosimo Clemente
Grazie Monica, mi fa molto piacere il tuo apprezzamento, buona lettura! 🙂
Monica Davenia (proprietario verificato)
Il Romanzo La Stanza delle Stelle arriva dritto al cuore, iniziarlo a leggere è stato come partire per un viaggio entusiasmante, leggetelo e non ve ne pentirete!
Cosimo Clemente
Grazie Antonella per il tuo importante apprezzamento 🙂 In fondo siamo tutti fatti di acqua ed emozioni 🙂
Antonella Quirico (proprietario verificato)
Bel romanzo di esordio di Cosimo. Evoca ricordi e rimpianti del meraviglioso periodo della vita in cui tutti almeno una volta hanno vissuto di sogni
Cosimo Clemente
Grazie Sonia! È un onore aver creato una storia che ti ha appassionato 🙂
Sonia Benedetti (proprietario verificato)
Un romanzo da leggere tutto d’un fiato, evoca immagini piene di colori e le emozioni intense ed indelebili della gioventù che appartegono ad ognuno di noi: davvero bello! 🙂