Liam è un giovane apprendista fabbro che vive alla giornata, arrangiandosi come può e cercando di non finire in mezzo ai guai. Ha perso i genitori quando era ancora in fasce ed è stato cresciuto da Treasa, che si è presa cura di lui e di Vincent, un altro giovane orfano. Un giorno, fuggendo dal terribile Kieran, che vuole punirlo per un furto, si ritrova nella misteriosa foresta bianca di Oran, protagonista delle leggende che Treasa racconta da sempre. L’incontro con un piccolo mostriciattolo che si intrufola in un albero cambierà per sempre l’esistenza di Liam, ponendolo di fronte a un mondo sotterraneo abitato dal Male e da creature spaventose con cui dovrà fare i conti.
Parte uno.
Nella foresta di Oran
1
«Fermati! Piccolo ladruncolo!» gridò Kieran.
Liam aveva gli occhi fuori dalle orbite, l’adrenalina gli scorreva nelle vene e lo faceva correre come se fosse stato inseguito da un demone. E in effetti, Kieran il contadino, quello a cui Liam aveva appena rubato una splendida e succosa arancia, aveva proprio l’aspetto di un demone. La pelle nera come gli inferi era dura, seccata dal sole. La bocca, povera di denti, si contorceva in smorfie ripugnanti.
In paese lo chiamavano “l’Orco”, ma a lui quel soprannome non andava troppo a genio.
Gli occhi iniettati di sangue dell’Orco erano incollati alla schiena del furfantello, che stringeva al petto quella maledetta arancia.
Liam aveva il fiato corto e le gambe, piuttosto esili per la sua età, stavano per cedere in preda ai crampi. L’Orco l’avrebbe preso e sarebbero stati guai.
Quell’orribile soprannome non era dovuto soltanto all’aspetto, perché Kieran era un bruto, uno di quelli che trovano divertenti le frustate.
La grande porta di Wynnegard era sempre più vicina e oltre le mura c’era la strada del regno, una lunga lingua di pietre irregolari che si perdeva all’orizzonte.
L’Orco era più veloce di lui e l’avrebbe raggiunto in pochi istanti.
Wynnegard era una città isolata, a diversi giorni di cammino da qualunque altra abitazione o rifugio. Una stella lucente nell’immensità delle tenebre, collegata al resto delle terre conosciute da una sola lunghissima strada.
Partendo dalla città, questa tortuosa lingua di terra costeggiava a sinistra le pendici del monte Vom, un’interminabile barriera di rocce calcaree dalle quali sgorgava un’acqua purissima, quella con cui si dissetavano i cittadini di Wynnegard.
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A destra, invece, la strada delimitava il confine con la grande foresta bianca di Oran, un luogo proibito agli uomini, figurarsi a un ragazzino. Era un fitto e impenetrabile groviglio di alberi bianchi di cui non si scorgeva la fine e su cui si raccontavano storie e terribili leggende.
Si diceva, infatti, che quel bosco fosse un luogo sacro e al tempo stesso infernale. Tra le pallide fronde, si sarebbero celate creature non appartenenti al genere umano, esseri antichissimi e soprannaturali, confinati chissà quanti secoli addietro nella foresta bianca, affinché fossero imprigionati dalla sua luce.
Pochi metri e Liam avrebbe terminato la sua corsa. Davanti a sé la foresta di Oran, alle spalle l’Orco: non aveva scampo.
Kieran si avvicinava camminando lentamente, come il boia che raggiunge sul patibolo il condannato a morte.
Si sarebbe potuto dire che l’Orco stesse sorridendo, se ciò che era stampato sulla sua faccia si fosse potuto definire un sorriso.
«È finita, ragazzino. Ora vedrai cosa succede a chi ruba la merce di Kieran» disse l’uomo.
Liam si girò di scatto, pietrificato, mentre i suoi occhi continuavano a cercare disperatamente una via di fuga, ma non poté fare a meno di fissare il suo carnefice. Era abituato alle botte, un ladruncolo ne prende tante, ma sapeva che l’Orco non si sarebbe limitato a picchiarlo.
Kieran era sempre più vicino, non aveva fretta, pregustava la violenza che di lì a poco avrebbe scatenato.
Liam indietreggiava lentamente e, a ogni passo in avanti dell’Orco, lui ne faceva due indietro. Raggiunse presto il confine e un pallido cespuglio gli accarezzò la nuca regalandogli un brivido fresco. Era spacciato, a meno che…
L’idea peggiore che potesse balenare nella sua mente. Un barlume nello sguardo: l’Orco colse le sue intenzioni e scattò verso di lui, ma dovette arrestarsi.
Alessia Meoli (proprietario verificato)
Un libro appassionante, una lettura scorrevole e di impatto, le cui immagini rimangono impresse nella mente. Il mio primo fantasy, ora aspetto il seguito…
piafiandanese (proprietario verificato)
Un fantasy avvincente, si entra nel romanzo, emozionante fino alla fine. C’è il coraggio, l’appartenenza, la determinazione, l’ironia, l’amore.
Scritto bene. Il romanzo, prende, coinvolge.
Consigliatissimo per adulti e ragazzi.