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La trama di Berenice

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È la sera del 4 maggio 1949, Torino guarda verso Superga con il naso all’insù. In un salotto del centro, Berenice recide un ciuffo dei suoi capelli e uno di quelli della figlia e consegna al dottore la piccola Margherita. Rabbia e senso di colpa si insinuano nel cordone ombelicale che legherà per sempre le due donne.

Vent’anni dopo, in una Torino contestatrice, il caso fa trovare a Margherita il documento che scatena la sua ribellione verso il dottore e il mondo di convenzioni e menzogne in cui è stata cresciuta, spingendola a fare di tutto per scoprire la verità.

In un tempo scandito dal susseguirsi delle epoche storiche, un teatrino di matrigne, fidanzati e famiglie allargate danza intorno alle due donne e alla leggenda della treccia recisa.

INTRODUZIONE

Quella notte la lampada liberty dello studio non fu spenta neanche per un attimo. Le libellule incise sui vetri arancioni danzarono sui loro stagni la triste melodia dell’inganno e del senso di colpa. Lilli, per la prima volta nei suoi dieci anni di vita, poté entrare in casa e vegliare il suo padrone, condividendone il dolore. Il dottore era stanco, si sentiva vecchio e stufo. All’alba si ritrovò ancora vestito, la cravatta allentata, le scarpe gettate disordinatamente in un angolo, i capelli spettinati, seduto scomposto su uno sgabello sotto la finestra dalle belle tende gialle damascate, la testa tra le mani e Lilli ai piedi.

Non era corso a cercarla. Margherita stava sicuramente bene, non aveva dubbi, era una ragazza in gamba. Non era lei che doveva cercare, ma Berenice.

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1.

Berenice se ne stava dietro i vetri del primo piano, con al seno la sua piccola, piena di ricci ispidi e rossastri. Camminava avanti e indietro a passi lenti, torcendo tra le dita quelle piccole ciocche, le tirava e le lasciava andare, delicatamente. Guardò di nuovo giù, verso la piazza. Erano le 19:45 del 4 maggio 1949 e la gente, uscita dai laboratori e dai cortili, vocife-rava sconvolta, cercando traccia della scia di fumo verso la collina di Superga. Berenice spense la radio che continuava a parlare dell’incidente e rimase in silenzio a osservare e interpretare le espressioni lontane di tutte quelle figurine che si muovevano là sotto. Una FIAT nuova di zecca interruppe il vociare e aprì la folla, che si richiuse all’istante. Berenice lo vide arrivare, elegante e distinto come al solito, incurante di ciò che stava turbando la sua Torino. Il dottore posteggiò davanti al portone di piazza Carlina 18, scese, alzò un attimo gli occhi al cielo e chiuse l’auto. Su tutto aleggiava un sapore denso e silenzioso di abbandono. La piccola Margherita succhiava voracemente il seno di sua madre, senza alcuna intenzione di staccarsi. Due piani più sotto, il pesante portone di noce massiccio si richiudeva fragorosamente, fagocitando nella silenziosa penombra dell’androne l’elegante e impassibile figura del dottore.
L’uomo salì le scale, imperturbabile, la cravatta bordeaux che usciva appena dal panciotto blu, la schiena dritta, le spalle ben aperte, il ciuffo ondulato di morbidi capelli rossastri ben fermo. Tirò fuori dalla tasca la cipolla regalatagli dall’esercito: le 19:50. Premette il pulsante di bachelite. Pochi secondi dopo Rosa arrivò ad aprire l’uscio e gli indicò con un gesto che Berenice si trovava in salotto. Margherita sembrava sapere. Aveva poco più di due mesi e le labbra sempre imbronciate, come se fin dalla sua venuta al mondo sentisse il dolore della madre, iniettato attraverso il cordone ombelicale. Chissà se sentiva anche la richiesta di pietà della povera Berenice. Berenice pregava tutti i giorni, pregava con tutte le forze perché sua figlia potesse perdonarla, potesse capire che lei doveva tirarsi indietro e consegnarla a suo padre. La folla di sotto era piombata nel silenzio, la radio di qualche bottegaio aveva confermato senza dubbi che l’aereo schiantatosi sulla collina di Superga era proprio quello che stava riaccompagnando a casa il Grande Torino. Una lacrima rigava il volto fiero di Berenice, mentre Margherita si attaccava all’altro seno.
«L’ultima poppata, piccola mia, per oggi. Poi dovrai solo aspettare qualche giorno» disse Berenice alla bambina, aggiustandole i riccioli. «Se tuo padre non cambia idea. Ma ti prometto che ti vedrò crescere e invecchiare, sarò la tua om-bra, anche se tu non lo saprai mai. Perdonami, ti prego. Tuo padre, ne sono certa, ti ama davvero, starai bene, vedrai. È solo colpa mia, il destino ha voluto così.» Berenice farfugliava frasi apparentemente sconclusionate, che Margherita pareva però comprendere perfettamente. Rosa prese il soprabito del dottore e gli offrì un caffè. Lui accettò e chiese di Antonio. La donna corse alla finestra della cucina a chiamare il marito, che era sceso giù in piazza con tutti gli altri. Il dottore si sedette al tavolo della cucina e iniziò a giocare con il suo orologio da tasca. Aveva da poco superato i quarantacinque anni e aveva ancora la postura e la fierezza di un giovane indomito. Non c’era mai niente fuori posto in lui, era impossibile trovarlo in fallo. Eppure, il suo sguardo ceruleo, quella sera, sembrava perdersi lontano. Stava ferendo due donne. Sua moglie non parlava più da quando lui le aveva comunicato la sua decisione, e certo non poteva biasimarla. Aveva provato a spiegarle che questo figlio lui doveva averlo. Che famiglia sarebbe stata, altrimenti? Avevano sempre desiderato un bambino! Non poteva fare diversamente.

2021-02-02

Aggiornamento

I luoghi di Berenice La Villa dei Tigli I luoghi e i personaggi del romanzo sono per lo più di fantasia, o a volte di rielaborazione fantastica di ricordi. La Villa dei Tigli, però, esiste. Non ha questo nome, che è inventato. E per la verità non esiste più, esisteva. Una villa magnifica, magica, in provincia di Torino, con un giardino dolce e pieno di angoli nascosti e diversi tra loro. I cedri del Libano, il roseto, l'orto, la fontana dei pesci, le jucca, le fragole, il pero, le storie di chi l'aveva abitata prima ancora. E molto altro ancora. Un luogo dell'anima, da cui non potevo fare altro che iniziare a raccontare.
2020-12-04

Aggiornamento

Una recensione che mi emoziona particolarmente in quanto scritta da una delle mie primissime lettrici in tempi non sospetti..

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    La cosa che più mi piace del libro è l’aria che si respira, in qualsiasi epoca ci si trovi. E’ sempre come lo avresti immaginato, anche se non lo hai vissuto. Per me il vero protagonista è il Dottore. Tutto è mosso da lui, dall’inizio alla fine, lui crea il destino delle due donne e questo ci fa capire come le nostre decisioni e azioni coinvolgono la vita di chi ci sta intorno, come dice l’autrice nel libro stesso.
    Molto profondo psicologicamente.
    Bravissima!

  2. (proprietario verificato)

    Abito in uno dei luoghi narrati ed è molto emozionante leggere e ritrovarsi nei posti!
    Il libro, è vero, ha un fondo di drammaticità, ma a me sta divertendo perchè è intrigante il modo in cui si arriva a sciogliere i nodi e capire chi è il “colpevole”! Davvero bello, sto leggendo tutta la bozza!
    Bravissima!

  3. (proprietario verificato)

    Un Ottimo libro, da gustarsi alla sera al lume di una abat jour e con una tisana fumante sul tavolino, rilassandosi ed immergendosi all’interno di una Torino dall’atmosfera irriconoscibile per i giorni nostri. La cura dei dettagli nelle scene cattura e trasporta il lettore lungo una storia che non può lasciare indifferenti, toccandolo nelle profondità dell’animo e portando alla luce sensazioni dal sapore agrodolci per le scelte che i personaggi talvolta compiono e talvolta sono costretti a compiere. Complimenti!

  4. (proprietario verificato)

    Il romanzo sembra una fiction, gli eventi si susseguono e si sovrappongono con un ritmo che pare lento all’inizio, ma poi corre veloce e inchioda il lettore che vuole sapere come prosegue! L’argomento sembra doloroso, ma rappresenta la vita di ognuno di noi. L’autrice fa emergere bene il susseguirsi degli avvenimenti della vita dei personaggi in cui possiamo rispecchiarci. Il mondo di bugie e sotterfugi, di formalismi e scelte fatte a fin di un bene apparente è davvero quello in cui spesso ci troviamo ogni giorno.
    Davvero ben scritto!

  5. (proprietario verificato)

    L’idea della leggenda della Regina Berenice e della sua leggenda mitologica è affascinante e fa da filo conduttore di una vicenda personale e famigliare toccante ma allo stesso tempo trattata con umanità. L’intreccio è stretto ma si dipana pagina dopo pagina svelando al lettore le protagoniste e la loro profondità. Ottimo esordio, brava!

  6. (proprietario verificato)

    Berenice è una forza della natura! Personaggio incredibile, che passa dalle bombe della guerra, ai bordelli non per colpa, alla famiglia del Dottore, all’insegnamento. E con il coraggio di non mollare mai, neanche per sua figlia! Un esempio da seguire oggi soprattutto.
    Il romanzo è anche divertente, alcune situazioni e personaggi sono incredibilmente veri!
    Sto per finirlo e mi piacerebbe un seguito!

  7. (proprietario verificato)

    Torino sullo sfondo promette tanto e andando avanti nella lettura di questo romanzo le promesse si fanno realtà! Un vero e proprio viaggio tra epoche diverse che lascia a bocca aperta. Complimenti!

  8. (proprietario verificato)

    Bellissimo l’excursus tra epoche diverse, gestito in maniera da non annoiare mai e tenere vivo l’interesse! Margherita mi piace molto, ragazza dura apparentemente che nasconde grandi fragilità. I personaggi sembrano gli amici con cui parliamo ogni giorno. Bel libro, nulla che manchi per essere trovato in libreria!

  9. (proprietario verificato)

    Le donne e Torino. La scrittrice con una profonda conoscenza della cultura umanistica e fortemente radicata al suo territorio, ci porta in un viaggio di introspezione nel quale affiorano sentimenti personali a volte inconfessabili anche a sè stessi. Ottimo e sentito cadeaux natalizio!

  10. (proprietario verificato)

    Sto leggendo con piacere questo romanzo che si intreccia tra presente, passato e luoghi del cuore. Lo aspettavo da tempo, ne avevo parlato con l’autrice e sono felice di essermi fidata! La storia di Berenice e Margherita è un argomento coì attuale e ricco di spunti per tante persone che potrebbero aver affrontato lo stesso dolore. L’autrice delinea in maniera delicatissima ma toccante i sentimenti che emergono dalle due donne. E Torino sullo sfondo è proprio resa in maniera eccellente! Complimenti, lo consiglio!

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Lorena Impronta
è nata a Torino nel 1980 ed è cresciuta nel capoluogo piemontese, dove oggi vive e lavora. Commercialista amante delle lettere e delle lingue antiche, del liberty e del decò, della danza e dell’introspezione, ha iniziato a scrivere come redattrice su Il Salice, il giornale del Liceo Valsalice di Torino, dove ha frequentato il liceo classico, per poi continuare su Il Corriere dell’Arte di Torino per diversi anni. Alcuni suoi racconti hanno vinto vari premi letterari, tra cui il Concorso letterario Cisaf di Torino, il premio Gimò Angeli e Demoni e il premio internazionale Marguerite Yourcenar. La Trama di Berenice è il suo primo romanzo edito.
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