Vuoi sapere la verità, caro lettore, non ne trovo il senso, in me intendo.
Sarà il trecentesimo inizio di schifilibro e ancora ci provo.
Devo ammettere che ammiro la mia tenacia, lei non molla, non perché non abbia altro da pensare ma perché ogni giorno e, dico davvero ogni giorno, qualcosa mi fa scrivere.
Se mettessi insieme tutti gli inizi di frasi, tutti i capoversi, i mezzi romanzetti che ho prodotto, salvato sul mio pc e riletto distrattamente, potrei stampare un libro.
Certo, un libro senza senso, con molti errori ortografici e di sintassi, ma pur sempre un libro.
Tutti possono scrivere un libro, pochissimi possono scrivere il secondo, ma scrivere e pensare a trecento storie e buttarle giù è un’opera titanica ed impossibile.
In conclusione, nel caso ve lo stiate chiedendo, no, non mi considero uno scrittore e nemmeno voglio esserlo, piuttosto mi considero uno che non ha un cazzo da fare se non buttare giù parole su un foglio bianco per poi dimenticarsene del tutto.
Paura dell’immortalità? No, al contrario.
Paura della mortalità? Beh nessuno di noi…insomma, cazzo si!
Mi lascio trasportare dagli eventi, una mia caratteristica, però riprendo il filo dopo poco, quindi non ti stancare così facilmente.
Devi immaginarti come se ti fossi appena seduto ad un tavolino con amici ed un logorroico monotematico che non lascia parlare nessuno sta parlando proprio con te e non ti lascia libero, cosa faresti? Gli daresti fuoco?
Se stai pensando, giustamente, “Si, gli darei fuoco!”, allora fallo ma non con il logorroico monotematico ma bensì con il mio libro, almeno non verrai incriminato per omicidio.
Vai in un posto lontano da tutti, non in un parco, prendi il mio libro e dagli fuoco, pubblica l’atto su qualsiasi social media, così vediamo se illuminiamo questo mondo con il falò, perché preferisco illuminare il mondo con le mie pagine che vivere per sempre in una libreria tra polvere, fiati puzzolenti e occhiali spessi di miopia.
Potete immaginare, solo per un attimo, l’universo, così nero, come può essere illuminato da miliardi di fiaccole del mio libro?
Bruciare per illuminare.
Non saprei immaginarmi niente di più onorevole.
In sostanza, eccomi qui a parlare al presente della mia storia passata, di quella estate che cambio’ in parte il corso della mia vita.
Tutto inizio’per un motivo economico “L’importante è che paghi il conto!” mi urlo‘ Cris.
“Cris puoi immaginare se vendo il mio primo libro? A parte il conto che ti sarà saldato ma pensa anche la fama che avrà il tuo pub”.
Cris rimane a fissare il bicchiere mentre lo asciuga con un vecchio strofinaccio rosso e bianco a quadretti “io me ne frego della fama” scherza, almeno ho sempre creduto così, ma è vero, Cris se ne frega della fama come poi me ne frego anch’io… ma io quel conto devo pagarlo.
Sto vivendo l’estate del 2017 calda, umida e a tratti piovosa, Bologna come tutti gli anni si svuota nei week end di giugno e luglio, ma si spopola per l’intero mese di agosto, IO SONO LEGGENDA, ricordi quel film…vero?
La città è bellissima, torna a respirare da un altro inverno lungo e difficile, anche lei povera si riposa, prende fiato e mi consente di vivere come tutti gli anni, qui, con lei.
Ne parlo quasi come fosse una lei o la LEI, beh per me è così’, la amo come amerei una mia amica stretta, una mia amante, una mia confidente, la mia fidanzata.
Si’è vero può sembrare una strana perversione sentimentale e/o sessuale ma niente di tutto questo, sono solo molto affezionato alla mia città.
Per vivere la mia città d’estate e sopravvivere al caldo estremo bisogna rispettare tre semplici regole:
1) non uscire dalle 10:00 alle 23:00
2) bere molta acqua
3) evitare di bere alcolici o di drogarsi
Ecco perché io mi trovo alle 15:30 da Cris a bere birra e fumare.
Il pub di Cris si trova in centro, a pochi passi dalle Due Torri, è piccolo, quadrato e lucido di quel legno che sembra finto.
In buona sostanza il pub di Cris non è bello e non è ben frequentato ecco perché lo amo.
Cris conosce me e Roberto, detto Robbi, da almeno dodici anni, lui è una persona riservata e non si confida mai con nessuno, ma sembra sopportarci.
“Hai visto Robbi?” chiedo a Cris
“..”
“Ehi Cris…hai visto Robbi?”
“Il mio bar è quadrato, piccolo e luminoso se non lo vedi tu non lo vedo neanch’io”.
Non fa una piega il suo ragionamento.
Come non fanno una piega tutti i ragionamenti semplici in risposta a domanda stupide e scontate.
Robbi lo conosco da tutta la vita invece, non è un Adone, ha il capello corto nero, è grassoccio, non molto abile, distrattamente buffo, buon bevitore a volte, diciamo che con certe temperature e una camminata da casa sua a Cris può arrivare proprio come in questo momento: maglietta bianca sudata, fiatone, sigaretta in bocca.
Con il fiatone tra un tiro e l’altro guarda Cris e gli chiede una birra, Cris appoggia il suo strofinaccio rosso e bianco a quadretti prende il bicchiere appena asciugato e ci versa dentro un bel po’ di birra fresca, a me viene sete e me ne ordino un’altra.
Lo lascio riprendersi, questo caldo come prima cosa ti dà alla testa, è come se vivessi in un mondo ovattato, poi ti appanna gli occhi, poi la bocca diventa secca, per non parlare dell’umore che da nero diventa pece.
Le chiacchiere da pub o, meglio, le chiacchiere nel pub di Cris in estate avvengono seguendo un certo rituale, non complicato ed in maniera tacita conosciuto da tutti:
1) la persona che entra deve aver il tempo di riprendersi dal caldo e poter ordinare in santa pace
2) dato il primo sorso si può partire con la chiacchierata
Tic toc, tic toc…le lancette scorrono
Sorso di Robbi…
“Niente di nuovo” mi dice senza nemmeno guardarmi e continua “anche perché cosa può esserci di nuovo in questa città, con questo caldo?”
Anche questa frase non fa una piega e risponde ad una domanda indiretta “Che mi racconti?”
Quindi, come spesso capita in questo periodo dell’anno, in questa città ci si ubriaca senza motivo, si parla di niente consapevolmente e si arriva a settembre.
– CAPITOLO 2 –
SPOILER ALERT
Asia non è la mia ragazza, la storia con lei non è una storia d’amore.
Accendo l’amplificatore, solo chi ce l’ha, può sapere che suono produce quando è acceso.
Il ronzio delle casse c’è, prendo fuori un vinile, questo atto, quasi sacro, lo faccio solo quando sono ubriaco.
Facendolo da sbronzo questo procedimento richiede una certa attenzione, la prima è centrare il buco del disco, la seconda è non far scorrere l’ago su tutto il vinile.
Mi trovo con Asia, anche lei ubriaca.
In sottofondo “Starway to Heaven” semplice, anche per i non addetti ai lavori, il gruppo è famoso quindi non devi fare filippiche su chi o chi sono e diciamolo hanno una certa carica sessuale.
Io ed Asia frequentiamo la stessa università a Milano, ci vediamo qualche volta là, ci vediamo qualche volta qua, a Bologna.
Lei, Asia, mora capello corto sopra le spalle, magra, collo fino ed un sorriso che ti scioglie.
No, non sono innamorato di lei, la considero un’amica, diciamo così, lei segue la mia filosofia:
Io bevo birra e me ne frego.
Stiamo lì distesi sul letto, le casse riproducono quel suono di disco finito, stuck – stuck, insistente come il mio mal di testa, noioso come Asia quando si addormenta e non se ne torna a casa propria.
La notte non dormo mai, ma in compenso rifletto, non essendo un premio Nobel ed essendo ubriaco, disteso sul letto, potete immaginare i miei pensieri.
Penso ad Asia domani mattina che vuole mangiare sano a colazione, quindi ci tocca uscire, penso a quel rumore di disco finito che non molla, penso a quanto sarebbe faticoso alzarsi per spegnere tutto.
Penso a tante cose inutili come a quel lampione fuori da casa mia, fermo, solo, con un unico scopo.
Asia si gira su un fianco, penso che sia arrivato il momento di provare a svegliarla.
“As…As…”
“Mmm che c’è?” mi dice scocciata con gli occhi chiusi strizzati.
“Ma quindi che fai, rimani qui?” le dico mettendole una mano sulla spalla.
“Lo sai vero che sei palloso?” continua a parlami scocciata con gli occhi chiusi strizzati.
“Ma no, lo chiedevo per capire se posso chiudere la porta, spegnere lo stereo…”
“Perchè? Non potevi farlo comunque?” sempre scocciata con un occhio semiaperto.
“Vado” mi alzo con uno scatto nervoso, perché non capisce che non è una cosa personale, vale per tutte!
Ovvero voglio svegliarmi solo, è così difficile da capire?
Spengo lo stereo ed in quel momento le orecchie iniziano a fischiarmi, non c’è mai fine al peggio, chiudo casa a chiave, prendo l’acqua e torno a letto.
Asia dorme di nuovo.
Io bevo l’acqua, mi sdraio, chiudo gli occhi e continuo a pensare a quel lampione fuori da casa mia, fermo, solo, con un unico scopo.
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