“La vita addosso” è il viaggio di una vita intensa e irrequieta mai arresa.
La protagonista, Lena, ripercorre esperienze ed emozioni che l’accompagnano dalla sua infanzia fino alla maturità, attraverso una prosa poetica che domina il mondo dei sensi e gli stati d’animo. Nelle pagine vanno in scena i ricordi, le emozioni, i personaggi chiave incontrati, ognuno di loro rappresenta un pezzo di storia vissuta, alcuni portano la dolcezza della nostalgia, il conforto, la salvezza, altri rappresentano la cattiveria estrema, la paura, il dolore.
Tra le pagine le emozioni parlano, il dolore accarezza, ama e cura portando alla consapevolezza del significato della vita, l’anima si spoglia dalle congetture imposte dalla società governata dalla tecnica e razionalità e urla la voglia di restare umana.
Senza più il peso dei pregiudizi e dei giudizi che le sono stati cuciti da sempre, finalmente Lena capirà che il vero coraggio è semplicemente indossare la vita addosso.
Perché ho scritto questo libro?
Da sempre avevo in testa la voglia di raccontare una storia, 5 anni fa una scintilla è partita e ha dato vita all’immagine di Lena, ho sentito il bisogno di dare voce a questa donna, alle sue emozioni, ai suoi ricordi, ai dolori ma soprattutto alla forza e il coraggio che ci sono dietro per restare in piedi quando tutto crolla. Ho sentito dentro me la necessità che Lena fosse un messaggio di speranza e lotta per tutte le donne, in un mondo cinico, la sua rivalsa è vivere con autenticità.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Capitolo I
Fin da bambina Lena si sentiva diversa, vedeva la sua immagine indefinita allo specchio, nessun giocattolo colpiva la sua attenzione, non capiva il mondo intorno a lei, una piccola vita in mezzo al caos, provava a spiegare i suoi interessi, le sue passioni, il suo sentirsi differente ma l’ambiente piccolo e stereotipato non le permetteva di esprimersi, lei piccola in un mondo di grandi, ed i grandi problemi toglievano il suo piccolo tempo di bambina, capì presto che doveva cavarsela da sola.
Il suo mondo lo creò presto, fatto di musica, di libri, di curiosità, a nessuno importava ma lei riuscì a crearsi un piccolo spazio in questo mondo e sapeva che mai niente e nessuno avrebbe potuto strapparglielo ed entrarvi.
Quanta vita in un minuscolo corpicino e pensare che, ancora oggi, molti pensano che i bambini non debbano sapere, che debbano semplicemente essere relegati in un angolo, esclusi dal mondo degli adulti, eppure quegli stessi adulti li gettano al mondo, li lasciano soli a tradurre parole ed azioni ancora incomprensibili.
Ben presto la sua miglior compagnia divenne la musica, la musica le insegnò a prendere in mano una penna e sentirsi meno sola, mentre tutti correvano intorno a lei, restava ferma con i suoi libri, i suoi pensieri, le sue paure.
Con le mani si tappava le orecchie perché non potesse sentire il rumore del silenzio o il rumore di parole urlate troppo forte.
Forse iniziò allora il suo viaggio, un viaggio in solitaria a costruirsi il suo piccolo mondo, quel mondo che oggi è il suo tutto e il suo niente.
I ricordi oggi sono annebbiati da un’infanzia forse mai vissuta, pochi aneddoti felici, tanta solitudine e intorno personaggi che ancora oggi non conosce davvero. L’unica consolazione avere una penna ed un quaderno dove scrivere di quella gonna odiosa che ricorda ancora, di una madre ansiosa e con tanti pesi addosso, di un grande padre che ringrazia di aver ricevuto in dono, di fratelli troppo grandi per parlarci e troppo piccoli per prendersi cura di lei, di un nonno dopotutto simpatico ed una nonna ambigua che le ha permesso di comprendere sua madre, di parenti lontani ma di cuore che rivede con piacere e ad altri che non potrà rivedere mai più perché il loro tempo è ormai finito su questa terra, di altre figure non meglio identificate che apparivano come lucciole di notte creando problemi e confusione nella sua casa, non capiva da dove arrivavano, che facevano e nessuno se lo chiedeva, arrivavano come uragani e sparivano lasciando domande senza risposte e un caos primordiale, non le piaceva tutto questo, era un piccolo osservatore impotente, le domande se le faceva ma preferiva stare in silenzio.
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