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La zona in nero – Vol. 1

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Brugherio, 2014. In una fossa comune vengono ritrovate delle ossa umane e pochissimi oggetti personali che ne rendono difficile il riconoscimento.
Federico Galimberti, agente commerciale tornato da poco in città, e Martina Colombo, vicecomandante della polizia, si interessano alle indagini, a cui partecipano anche i fratelli Fossati e “il Taglia”. Il ritrovamento di altre ossa umane e di ossa di animali, spolpate e con piccole incisioni, sembra rappresentare una svolta, al punto che il caso diventa di pubblico dominio e la stampa inizia a parlare dello “Scarnificatore”.
Con l’avanzare delle indagini, ogni giorno emergono nuovi dettagli su crimini compiuti nell’arco di cinquant’anni. C’è davvero un assassino seriale in circolazione, che uccide dal 1963, anno della scomparsa della prima vittima?

PROLOGO

SETTEMBRE 1963

Piero Gallarana uscì in strada con la sua camminata ondeggiante. Si fermò vicino alla sua bicicletta e si accese una sigaretta. Lanciò uno sguardo strafottente tutt’intorno, come se volesse mandare a fare in culo il mondo, diede un tiro, salì in sella e partì pedalando forte.
Ci mise cinque minuti esatti a raggiungere il bar in centro al paese e pochi secondi per scendere dalla bici, appoggiare in malo modo il ferrovecchio al muro ed entrare nel bar.
Trovò Carlo Neroni e Peppe Crucitta seduti a un tavolino, con le sigarette in bocca e due bicchieri di vino davanti. Salutò con un monosillabo e si sedette accanto a loro.

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Si rivolse senza troppa educazione al barista chiedendogli una birra, che gli fu portata dopo un minuto senza troppo entusiasmo.
«Questa, una volta tanto, la paghi, oppure segno?» chiese il barista appoggiando il boccale sul tavolo.
«E che palle!» sbottò Piero. «Fra qualche giorno mi arrivano un po’ di soldi e ti pago! Cazzo, neanche ti dovessi milioni! Segna, segna!»
Il barista se ne tornò dietro il bancone bofonchiando e aggiunse il costo della birra alla lunga lista di debiti di quel giovane sfaccendato perennemente senza soldi.
Il terzetto iniziò a consultare un giornale di ippica, discutendo animatamente su quale cavallo e in quale corsa puntare.
A un certo punto, Crucitta disse: «Va bene trovare i cavalli giusti, però dobbiamo anche racimolare un po’ di grano da puntarci sopra, altrimenti non serve a un cazzo».
«Io non ho una lira» affermò Neroni.
«Io ne ho meno di te!» Crucitta gli fece eco.
«Se ne avevo, non stavo qua» disse Gallarana. «Però c’è della carne al fuoco» aggiunse a bassa voce.
Si alzò e fece segno ai compari di seguirlo. Uscirono dal bar. Ai tanti che passavano nei paraggi offrirono uno spettacolo familiare: il solito terzetto di giovani che ciondolavano attorno al bar Noseda, sigaretta in bocca, bicchiere in mano, linguaggio sboccato, atteggiamento insolente.
Anche i discorsi fra i tre erano qualcosa di piuttosto abituale, comprese le parti di essi che venivano pronunciati sottovoce.
«Allora, come ci organizziamo?» bisbigliò Crucitta.
«Per me si può fare anche questa sera.» Il Neroni si rese subito disponibile.
Gallarana alzò le spalle, emise uno sbuffo di fumo, si produsse in una smorfia e disse: «Per me prima è, meglio è, quindi vada per questa notte. Ci vediamo alle due e trenta davanti alla scuola».
Il terzetto rientrò nel locale, non prima di aver rivolto una serie di fischi e di volgarità a un gruppetto di ragazze che stava passando dall’altro lato della piazza.

Erano circa le due e trentacinque quando il gruppo si ritrovò davanti alla scuola elementare Federico Sciviero di Brugherio, nascosti nel buio, dietro al monumento ai caduti. L’ultimo ad arrivare fu Neroni, silenzioso sulla sua bicicletta con il fanale spento.
Una volta tanto, erano tutti e tre sobri contemporaneamente. Dovevano lavorare quella notte e serviva essere lucidi.
«Avete i ferri?» chiese Gallarana sottovoce.
Gli altri due emisero dei mugugni di assenso. Neroni mostrò la borsa che aveva a tracolla, di cui al buio si intravedeva poco più del contorno.
«Dai, muoviamoci allora.» Salì sulla bicicletta, partì e gli altri lo seguirono.
Attraversarono l’incrocio con la strada provinciale e imboccarono quella che portava a Monza, con andatura non frettolosa, sempre tenendo i fanali spenti. A parte un camion in prossimità dello stabilimento della Candy, non incontrarono nessuno; successivamente prati, campi, cespugli, alberi e, dopo un po’, la città.
In circa mezz’ora erano nel centro di Monza. Nascosero le biciclette in un vicolo e proseguirono a piedi, procedendo per le vie più strette e buie. Dopo qualche minuto, si fermarono. Celati nell’oscurità di un vicolo che sbucava su via Italia, osservavano il loro obiettivo. La saracinesca del negozio era a pochi metri da loro, dall’altro lato della strada. La tabaccheria Scotti sembrava lì apposta ad aspettarli.
L’idea era semplice: forzare la saracinesca, accaparrare tutte le stecche di sigarette che potevano e fuggire via, veloci come il vento.
A un segnale di Gallarana si avventarono sulla saracinesca come un branco di lupi affamati; con i piedi di porco la divelsero in pochi minuti e Gallarana e Crucitta penetrarono nel negozio, mentre Neroni rimase all’esterno a fare il palo.
I due giovani, facendosi luce con due torce elettriche, riempirono i sacchi che avevano in mano con tutto quello che capitò loro a tiro: sigarette, pacchetti di sigari, di tabacco, scatole di fiammiferi, ogni cosa; Gallarana aprì la cassa – che ovviamente, a bottega chiusa, conteneva solo pochi spiccioli – e arraffò anche quelli.
Non erano passati nemmeno tre minuti, che i due ladri schizzarono fuori in strada con tre sacchi di tela contenenti la refurtiva; ne diedero uno a Neroni e corsero via. Con il rumore fatto rompendo la serranda, qualcuno degli abitanti degli eleganti palazzi che si affacciavano sulla via si era sicuramente svegliato e aveva chiamato i carabinieri.
Si rituffarono nella penombra delle stradine laterali e, correndo nel buio, raggiunsero le bici. Salirono in sella e pedalarono forte, sempre a fanali spenti e percorrendo le zone meno illuminate. Fecero una strada diversa rispetto all’andata, continuando a pedalare finché non si ritrovarono in campagna. Erano sullo stradone che portava a Concorezzo. Prima di arrivare all’incrocio del Malcantone, imboccarono una vicinale che si addentrava nei campi, più buia del buio. Si infilarono dietro a un cespuglio e si divisero il contante che avevano trovato in cassa alla luce di una torcia: poche centinaia di lire a testa.
Si accordarono sul da farsi: sarebbero andati al solito posto a nascondere i sacchi con la roba e poi, il pomeriggio del giorno dopo, Piero, con le buone o con le cattive, si sarebbe fatto dare da suo cugino il motocarro, quando questi fosse tornato dal lavoro; avrebbe poi raggiunto il nascondiglio, preso la merce e sarebbe andato a piazzarla a Milano in via Savona, da un tizio che conosceva. Il giorno successivo tutti e tre si sarebbero spartiti il ricavato della “vendita”.
Presero dai sacchi due pacchetti di sigarette a testa, rimontarono sghignazzando sulle bici e poi ripresero la corsa. Erano ormai le quattro del mattino.
La sera successiva Gallarana andò con il motocarro (lo aveva sottratto di nascosto al cugino mentre questi era in casa sua a cenare) al cascinotto semidiroccato in mezzo ai campi dove lui e i suoi tre compari erano soliti nascondere il frutto dei loro occasionali “lavori”. Entrò nel capanno, spostò una cassa piena di ciarpame e in terra apparvero tre assi di legno inchiodate insieme; sollevò quella sorta di botola ed estrasse dalla buca che ricopriva i tre sacchi di tela che avevano nascosto la notte prima. Caricò tutto sul motocarro e partì.
Non era realmente necessario un mezzo del genere per trasportare quel magro bottino, ma perfino uno come Gallarana, che non era un genio, aveva capito che andarsene in giro in bicicletta o sul tram con tre sacchi di tela pieni di sigarette avrebbe potuto attirare l’attenzione.
Percorse tutto il sentiero campestre fino a giungere sulla strada, dove si fermò perché si accorse di aver bisogno di orinare. Scese dal carro e si mise a pisciare a bordo del sentiero, senza curare di ripararsi. Una donna di mezza età passò in bicicletta lungo la strada e, vedendolo, alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, sconsolata. Una volta che ebbe finito di annaffiare l’erba, il giovane si accese una sigaretta e fece per aprire lo sportello del veicolo, quando gli si avvicinò un cane. Era nero, di taglia piuttosto grossa. Lo aveva già visto da quelle parti, era un randagio buono e tranquillo che bazzicava le cascine in cerca di qualcosa da mangiare. L’animale gli si avvicinò scodinzolando, ma Piero lo allontanò bruscamente con la mano. Il cane insistette a farglisi vicino, in cerca di qualcosa di cui cibarsi e magari di una carezza, guardandolo con occhi buoni; il giovinastro gli rifilò un calcio nelle costole e un altro sulla coscia e il cane si allontanò guaendo. Gallarana salì sul carro ridacchiando dei lamenti della bestia, accese il motore e partì.

2023-06-21

Aggiornamento

Foto profilo
2022-09-16

Aggiornamento

Ritratto di scrittore

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Avvincente e coinvolgente! Per chi conosce bene i luoghi in cui è ambientato ancora di più!
    Una critica? Non possiamo rimanere in sospeso! Vogliamo sapere come prosegue!!

  2. (proprietario verificato)

    Lavoro in Brianza e attraverso le zone del thriller quotidianamente.
    Da oggi vedrò quelle vie con occhi diversi….chissà possa trovare qualche traccia dello “Scarnificatore”! 🙂
    Il libro mi ha appassionato dalle prime pagine e coinvolto molto. Dopo ogni capitolo volevo subito leggere il successivo.

    Complimenti all’autore. Adesso non vedo l’ora che esca il secondo capitolo della storia.

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Christian Canzi
È nato nel 1974 e vive da sempre a Brugherio (MB). Si è laureato in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente presso l’Università di Milano-Bicocca e si occupa di sostenibilità ambientale da più di venticinque anni. Ama la natura, il trekking in montagna, lo sport (ha praticato pallacanestro e taekwondo), la lettura, il cinema, la musica e i viaggi. Ama anche coltivare la propria curiosità e i rapporti con le persone a cui tiene.
La zona in nero - Episodio uno è il suo primo romanzo, a cui fa seguito La zona in nero - Episodio due.
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