Pasquale Russo, Pippo Rizzo e Sergio Corengia erano nati lo stesso anno, agli antipodi d’Italia, ma erano cresciuti insieme, diventando migliori amici.
I genitori di Pasquale erano originari dell’entroterra campano, nell’avellinese, e quelli di Pippo erano salentini. Avevano in comune il fatto di essere emigrati a Torino verso la fine degli anni Sessanta e di aver trovato lavoro allo stabilimento Mirafiori della Fiat.
In quegli anni la vita non era rose e fiori per i meridionali. La tristezza degli affetti lontani era amplificata dal clima freddo e dal tempo grigio. L’accento piemontese, alieno alle loro orecchie, rimarcava di continuo il loro trovarsi lì.
La Fiat, però, dava loro da vivere e i genitori di Pasquale e Pippo erano grati di avere quella possibilità, per cui lavoravano duro senza lamentarsi. Con lo stipendio pagavano l’affitto, mantenevano la famiglia e, con grandi sacrifici e straordinari a non finire, riuscivano anche a mettere da parte qualcosa.
Russo e Rizzo non erano solo colleghi di lavoro e meridionali. In comune avevano anche l’aver dato ai figli il nome del proprio padre e aver fatto in modo che nascessero al Sud, quasi che il fatto di aver scritto “Torino” sulla carta d’identità potesse contaminarli a vita.
E poi c’era Corengia.
Collega di lavoro dei due, era uno dei settentrionali, non tanti in realtà, a non aver pregiudizi sui “terroni”, come venivano chiamati gli emigranti dal Sud Italia. In un tempo in cui il solo sentire l’accento meridionale nel chiedere informazioni per una casa in affitto procurava brusche chiusure di citofono, Corengia aveva imparato presto ad apprezzare la serietà e l’abnegazione sul lavoro di Russo e Rizzo. Calmi, pacati, senza grilli per la testa, il loro unico obiettivo era mandare avanti la famiglia e assicurare ai figli un futuro migliore di quello che era toccato a loro.
Era stato Corengia, nel 1967, a trovare casa a Rizzo nel paesino di provincia in cui viveva, vicino Torino. Aveva personalmente garantito al proprietario che, anche se il suo collega era meridionale, era comunque una brava persona. Così Rizzo aveva potuto farsi raggiungere dalla moglie, sposata l’anno prima nella natia Puglia.
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