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Lamento milanese

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Luca ha trentasei anni e lavora in una libreria indipendente a Milano. La sua vita scorre lenta tra qualche uscita con i due amici di sempre, il lavoro, le profonde riflessioni ispirate dai luoghi storici della città, le letture e la passione per la scrittura. Ed è proprio quando il suo manoscritto riceve l’ennesimo rifiuto da una casa editrice che Luca sprofonda in un’autocritica che mette in dubbio tutti i suoi punti fermi. Davvero vorrebbe fare lo scrittore? C’è altro oltre ai libri, la letteratura e il suo continuo filosofare? Ecco allora prospettarsi un’idea di cambiamento, uno sguardo che da dentro si volge all’esterno, verso quella città che non ti offre nulla se non fai uno sforzo per cercare. E spesso quello che si cerca è più vicino di quanto si pensi…

PARTE PRIMA

CAPITOLO UNO

Una cosa era certa: per Luca Cattaneo non esisteva medicina migliore del sonno.

Era il suo primo riflesso quando si annoiava, quando era fuori fase, quando voleva liberarsi dal male. Per sentirsi meglio bastava anche una manciata di minuti. Il sonno sapeva curargli a meraviglia la sovreccitazione cerebrale che talvolta lo sfiancava. Era un sedativo. Ma non solo. C’era di mezzo anche il piacere della ripartenza; a volte desiderava solo spegnersi un po’, separarsi dalla realtà, far calare il sipario. E allora si stendeva e si abbandonava alla goduria della pausa.

Era una sera piovosa.

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La sveglia sul comodino segnava le venti e trenta. Luca si stava gustando un dolce dormiveglia.

In pausa pranzo aveva comprato un disco di Sakamoto per anestetizzare le ore vespertine ma, una volta a casa, s’era steso in diagonale sul letto e il nero flutto del sonno l’aveva inghiottito.

Indugiava, pervaso da una leggera sensazione di benessere. Voleva rimanere immerso nella protettiva semicoscienza.

Ma la strada, quella furente centrifuga sotto le sue finestre, non ammetteva sonnolenze. Un micidiale domino di clacson si diede cura di svegliarlo del tutto. Come odiava quei congegni malefici, isterici.

Scese dal letto, stropicciato.

Andò in cucina. Prese il telecomando e si mise a cercare un telefilm.

Tentativo inutile. Orario sbagliato.

Non rimaneva che farsi un salvifico panino col gorgonzola. Luca ne era ghiotto. Nelle cupe serate invernali, quando l’insofferenza lo attanagliava, era solito coccolarsi e consolarsi con un libro, del vino rosso e un bel fettozzo di questa superstar degli erborinati italiani.

Il morale se ne avvantaggiò all’istante.

Milano, a quell’ora, era un pandemonio. Un carosello futurista di motorini, auto, tram e ambulanze urlanti che alzavano un gran frastuono e sembrava volessero entrare di prepotenza nel suo appartamento, a due passi da corso Buenos Aires.

Un po’ inebetito e con le briciole sul maglione, Luca rifletté sul da farsi. Non sapeva se rimanere chez lui a fare il solitario (inteso come persona che fugge ogni compagnia, non il passatempo da psicopatici che si fa con le carte) oppure sentire i suoi due amici e confondersi nella giungla metropolitana alla ricerca di una birra, che a Milano è d’obbligo chiamare “birretta”, in quanto i milanesi non sanno resistere alla tentazione di usare sempre e comunque un buon diminutivo. Nonostante gli indubbi effetti lenitivi dell’alcol, temeva comunque di annoiarsi.

C’era la chitarra che, dal fondo della stanza, lo guardava tutta impettita e gli ricordava quel pezzo di Bowie che gli veniva male; ma c’era anche quel film al cinema…

Luca Cattaneo era un indeciso cronico, e odiava esserlo. Quando si trovava, come quella sera, in una situazione di stallo, arrivava a desiderare di non avere mai tempo libero, di non dover mai scegliere cosa fare. Tutte le volte che sentiva o pensava quelle due parole, un circuito mentale gli suggeriva una frase che suonava un po’ angosciante: Tempo libero per cosa?

Aveva spesso la sensazione che fosse sempre meglio fare “qualcos’altro”, raramente si sentiva pienamente soddisfatto della scelta. Troppe sirene lo attiravano, e lui era incapace di districarsi agevolmente in mezzo a quella sinfonia di inviti allettanti e maliosi.

Prese tempo. Guardò fuori dalla finestra. Uggia.

2023-11-08

Aggiornamento

Arrivati al traguardo di 200 copie!!
2023-10-14

Evento

Polpetta doc
Con gli amici di Shareradio si è parlato del romanzo "Lamento milanese". Una chiacchierata informale e piacevole. Aneddoti, contesto storico e genesi del libro che in definitiva è un atto d'amore per Milano e per i suoi bottegai
2023-10-14

Aggiornamento

Con gli amici di Shareradio si è parlato di Lamento milanese. Una piacevole ed informale chiacchierata per saperne di più sul romanzo di Marcello Rossi. Aneddoti, inquadramento storico, genesi di questo atto d'amore per Milano e per i suoi bottegai
2023-10-02

Aggiornamento

La Milano agrodolce degli anni duemila

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    E’ stata una lettura piacevole e divertente. Dal libro traspare tutto l’amore dell’autore per la sua città e ne ho ricavato informazioni e aneddoti che neanch’io conoscevo. Vivendo anch’io a Milano ho ritrovato luoghi, situazioni e personaggi a me noti e che, ahimè, vanno scomparendo.

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Marcello Rossi
Vive e lavora a Milano, dov’è nato nel 1972. Si è laureato in Scienze politiche con una tesi dal titolo “Il rinascimento del vino italiano dopo lo scandalo del metanolo”. Ha esordito nel 2006 con il romanzo “Tutti i pomeriggi dopo la siesta”. Da più di vent’anni gestisce una vineria di quartiere e nel tempo libero gli piace leggere, osservare le persone e approfondire gli usi e i costumi della sua città.
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