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L’angelo e il Dio ignorante

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Futuro prossimo. I prodotti di ricambio biologico potrebbero costituire una concreta via verso l’immortalità, per chi possa effettivamente permetterselo. La BSP Corporation detiene il monopolio del mercato, grazie ai prodigi scientifici del dottor Kurt Abram e alle ineguagliabili capacità comunicative dell’amministratore delegato, il dottor Chen Li Fou. Ma cosa ne sarebbe dell’umanità, se i prodotti sviluppassero identità ed emozioni dal subconscio collettivo ancorato al DNA non codificante? E cosa, se il prodotto di laboratorio fosse il Committente stesso, ma con volontà propria? Se la clonazione è violenza, quello fatto a Liam è stato qualcosa di peggio…

Prologo

Il chiarore dell’alba aveva appena cominciato a scolorare il tappeto luminoso della città, quando l’elicottero atterrò tra le luci di posizione della pista in cima al grattacielo dell’Health General Hospital, a quell’ora ancora avvolto dalla foschia.

Il frastuono martellante delle eliche cominciò a ridursi, i motori si spensero e fu silenzio. Solo allora, dal ventre della macchina, si materializzarono due figure bianche che spingevano una barella verso l’ingresso che si apriva luminoso al centro della terrazza.

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Dal fondo della lettiga, George Valentine riconobbe il dottor Maggath, l’oncologo che lo aveva preso in cura fin dall’inizio. Se ne stava lì dritto sulla soglia per accogliere lui, l’illustre malato. Era un uomo elegante, magro e con il viso compatto che appariva abbronzato anche se immerso nel bagliore del neon.

«Allora, come va il nostro grande campione? Tutto a posto?» gli chiese, sfoderando un sorriso di circostanza. «Vedrai, non ci saranno problemi. Ora ti portiamo nella tua stanza, così potrai riposare. Domani le biopsie, e poi di nuovo a casa…»

Il dottore, senza aspettare risposta, con un gesto autorevole, indicò ai paramedici di muoversi e li seguì a passo svelto.

Ora George poteva vedere solo i tubi al neon che correvano lungo il soffitto del corridoio, seguendo gli improvvisi cambi di direzione della barella.

Ormai la paura gli si era stabilmente incistata dentro, come un parassita. L’incubo non era cominciato quando il dolore lo aveva abbattuto sul campo da gioco. No, l’angoscia aveva preso a crescere dopo, mentre spiava le facce perplesse dei dottori intenti ad analizzare le immagini del suo ginocchio, o quando cercava di interpretare le loro mezze frasi piene di allusioni sfuggenti e di incomprensibili termini tecnici.

Solo con l’entrata in scena di Maggath, tutto gli era diventato chiaro: lui era una star dell’oncologia, conosciuta da tutti. Il suo nome significava solo una cosa: cancro.

Da allora il panico si era materializzato in tutta la sua sconcia concretezza.

Era il terrore di chi ha tutto da perdere, di chi non ha mai visto da vicino qualcuno morire. La paura di chi ha sempre vinto e che non ha mai considerato la sofferenza come qualcosa di reale.

Ora George osservava frastornato il pannello grigio che chiudeva in alto l’ascensore. Percepì il sibilo che li risucchiava verso il basso, e ancora la voce del medico che diceva: «Adesso andiamo in camera. Se vuoi, potrai prendere un sedativo. Vedrai, domani con l’anestesia non sentirai nulla, non sarà niente di speciale… stai tranquillo».

L’ascensore si arrestò con un sobbalzo.

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Ignazio Pandolfo
è un ex docente universitario della facoltà di Medicina dell’Università di Messina e un apprezzato pittore. L’angelo e il Dio ignorante è l’ultimo dei suoi sei romanzi.
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